Prediche in chiesa, quanti bla bla… – di Giovanni Lugaresi

… basta prediche, lasciatele perdere, cari preti e frati, ma dateci una celebrazione che ci coinvolga, che ci prenda, che ci faccia… non capire (un mistero mai lo si potrà comprendere, altrimenti non sarebbe un mistero), ma adorare Nostro Signore.

di Giovanni Lugaresi

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C’è stato un tempo in cui il Vangelo lo si spiegava (questa la formula in uso) soltanto nelle messe solenni, o parrocchiali della domenica. Nelle celebrazioni infrasettimanali della “messa bassa”, non c’era predica.

Ora, non c’è messa domenicale e/o festiva, a qualsiasi ora, in qualsiasi chiesa, ma anche messe infrasettimanali, nelle chiese (in cui si celebrano, quotidianamente, quando si celebrano) in cui non ci sia la predica… Così che dai 7-8 minuti minimo, ai 15-20 minuti massimo (esperienze personali di chi scrive), ecco le prediche, od omelie come ormai dovunque (o quasi) vengono chiamate.

Preti di tutte le età si sentono in dovere di… predicare (è un obbligo?). Quasi sempre leggendo, altre volte parlando a braccio, spesso annoiando i fedeli con un bla-bla ripetitivo di concetti che non inducono certo alla riflessione, a guardare dentro se stessi, men che meno ad elevare la propria anima. Il paragone coi politici non è a caso; infatti, sembra debbano sempre, comunque, esternare, quasi dovessero andare in cerca di voti…

Ma la Chiesa – osservava Prezzolini – non è un partito politico!

Che tristezza! Accresciuta poi: quando ci sono i canti, banali sovente, eseguiti da pochi, e quando il celebrante fa tutto di corsa, quasi debba scappare per altri importanti, inderogabili appuntamenti… quasi che quello della celebrazione del “divin sacrificio”, come un tempo veniva chiamato, non dovesse essere, per un sacerdote, l’appuntamento più importante della sua giornata: l’appuntamento con Dio per eccellenza, perché è a Dio che occorre innanzitutto guardare

Ora, non v’ha dubbio, checché ne dicano i sostenitori del novus ordo, che proprio con questo “nuovo rito”, la messa sia scaduta, e ciascuno proceda ad libitum, guardando ai protestanti e a certe loro “stravaganze” ormai entrate nelle nostre chiese, e ignorando la sacralità delle liturgie degli Ortodossi.

Raccoglimento nel silenzio? Per carità: è un parlare, parlare, parlare, o cantare, ecco! I fedeli ascoltano poi tutto in italiano, ma che cosa capiscono? Ecco un punto. Hanno la percezione, la consapevolezza, che quel che avviene sull’altare, non è “la cena del Signore”, alla quale ancorché “beati” sono “invitati”; ma si tratta del “rinnovamento del sacrificio della Croce”… in maniera incruenta, certo, con il sacerdote in persona Christi?

Se questo è vero, è ancora valido, allora, ecco una richiesta: basta prediche, lasciatele perdere, cari preti e frati, ma dateci una celebrazione che ci coinvolga, che ci prenda, che ci faccia… non capire (un mistero mai lo si potrà comprendere, altrimenti non sarebbe un mistero), ma adorare Nostro Signore.

Cari preti e frati, dovete celebrare la messa in maniera edificante, per edificare noi fedeli che crediamo nel mistero della Transustanziazione, e non in una qualsiasi (seppur “del Signore”) cena, che sa tanto di protestantesimo, appunto.

Noi siamo, e vogliamo restare cattolici, con tutto il rispetto degli altri, ma saldi nella nostra fede. E per gli incontri conviviali, socializzanti, ci saranno ben altre occasioni, altri luoghi, che non le messe e le chiese!

E’ chiedere troppo? Una predica in meno, e una concentrazione particolare nel celebrare la messa, nel rinnovare il sacrificio della Croce, rendendone partecipi noi fedeli, noi che cerchiamo, chiediamo, parole di Vita Eterna, non tanti inutili bla-bla ripetuti per 15-20 minuti…

Silenzio e raccoglimento sono stati banditi dalla liturgia postconciliare, o ancora hanno diritto di cittadinanza nella Chiesa cattolica? Per il cardinal Sarah, sì, ma per tanti altri, “troppi altri” ministri di Dio?

La tentazione, a volte, sarebbe di uscire dal tempio, profanato, vergognosamente profanato, e di andare a cercare altrove il senso del sacro, l’adorazione di Nostro Signore, l’immersione delle nostre anime nel mistero… Ma per chi scrive esiste anche il senso della penitenza, e allora, ecco, restare in segno (accettazione) di una penitenza di cui poco o punto oggi si parla, ma che non ha mai fatto male ad alcuno, anzi!

E’ sbagliato? Il Signore giudicherà. Perché ormai sulla scia di chi quel… copyright inventò, è raro trovare un prete che giudichi a norma di Decalogo, di Precetti della Chiesa, di Opere di misericordia non soltanto corporali. Del resto, troppi vescovi e preti sono impegnatissimi a discettare di e su ecologia, mutamenti climatici, migranti, scioperi all’Alitalia, per dare ascolto a poveri vecchi cattolici che vorrebbero sentir parlare più spesso, e soprattutto, di anima e di grazia, di peccato e di perdono, certo, perdono, ma con il proponimento peraltro di “non peccare più”, dato che fu detto: “… neanche io ti condanno. Va’ e non peccare più”, anche se chi lo riferiva (San Giovanni evangelista) non aveva il registratore!

22 commenti su “Prediche in chiesa, quanti bla bla… – di Giovanni Lugaresi”

    1. Ben detto. Anch’io, durante queste prediche, dedico il mio tempo alla preghiera personale. In una predica “standard” ci stanno alcune decine del Santo Rosario.

  1. Grazie, Sig. Giovanni, per aver messo nero su bianco (come si usa dire!) quello che è il mio stato d’animo nel partecipare (questo è l’intento) alla celebrazione della Messa quotidiana. Non saprei come ringraziarla. Io, di certo, non avrei saputo farlo meglio, pur sentendo quel profondo, costante e sempre più pesante disagio. Il celebrante dice banalità alla moda? Verissimo! Ha sempre fretta? Verissimo! Non si ferma neppure un momento per fare il ringraziamento dopo la Celebrazione? Verissimo! Non ha neppure il tempo per accendere le candele prima e per spegnerle dopo? Verissimo! Canta sempre? Verissimo! Anzi, il canto di “fine messa” viene solo intonato, e se qualcuno lo vuole portare a termine, bene, altrimenti … chi se ne frega!
    Che il Padre eterno abbia misericordia di noi per come trattiamo Suo Figlio!

  2. Parole Sante! Qua e là vi è ancora, occorre dirlo, qualche sacerdote che mostra un minimo di consapevolezza di ciò che celebra, per sé e per i fedeli astanti, pur nelle limitazioni del novus ordo, ma (e qui parlo della mia diocesi, quella milanese, molto più frequenti sono le messe “pausa pranzo”, che nella rapidità non vogliono offendere lo schedaling giornaliero del milanese imbruttito… Paolo VI, che in uno dei suoi non infrequenti, sprazzi di lucidità, soleva dire (me lo riferisce chi quegli anni li ha vissuti appieno) che al milanese non bisogna insegnare a far soldi, ma a pregare. Mi vien da chiedere al Beati, cosa, ora, nel novus ordo da lui promulgato, sia effettivamente rimasto di quel suo slancio verace e sincero (qianto meno io così, forse ingenuamente, continuo a ritenerlo)

  3. la causa dell’appiattimento e dell’avvilimento delle prediche (oso dire) va ricercata negli sproloqui demagogici in discesa dalla mente sfrenata dei docenti dei seminari

  4. Estraniandomi dalle chiacchiere moderniste (salmo responsoriale,predica, preghiera dei fedeli), riesco a ritagliarmi il tempo per recitare il S.Rosario comprensivo di litanie finali. Almeno cerco di fare qualcosa di cattolico quando vado alla messa N.O.

  5. Prediche interminabili di taglio modernista filo massonico (si sentono in dovere di preparare le masse al NWO)…e poi questi insopportabili canti ad ogni passaggio della S.Messa, con ste’ chitarre…giovani anziani a braccia alzate mimando movimenti sconclusionati, che applaudono…basta vi prego! e per finire predica conclusiva di 5\6 minuti del s.parroco che corregge il tiro su quello che ha detto il cappellano.

  6. Vado ai servizi novus ordo (che non ritengo cattolici) solo per funerali dove rimago nell’ultimo banco, lontano dal chiasso (che non manca nemmeno nei funerali). Per me c’è un unica Santa Messa cattolica: quella di sempre! Sia lodato Gesù Cristo!

  7. Ben detto. Soprattutto dopo la Comunione si vorrebbe restare un po’ in silenzio per dialogare con Gesù, per ringraziarlo di essersi degnato di venire in noi peccatori, per pregarlo per le nostre angosce, per lodarlo per l’immenso dono che ci ha fatto istituendo l’Eucarestia, segno tangibile della sua presenza tuttora qui. Ma no. Appena arrivati nel banco, ecco che parte il canto, e addio comunione interiore con Gesù. Io mi trovo a recuperare questo tempo speciale la sera nel silenzio della mia stanza. Povero Gesù! Non è più il Centro e al centro. Solo uno spazietto così.
    E poveri noi. Che duro però provvedere da soli a mantenere salda la nostra fede, la nostra interiorità, ad alimentare la nostra sete di Dio, di infinito, senza l’aiuto della Chiesa che ci rinsaldi e ci confermi. Soli e strattonati dal mondo che ci entra dentro con la forza da ogni lato, e che bisogna con violenza respingere se no ci perdiamo, perdiamo il nostro centro, il contatto con la nostra anima. Tutto è relativo ma questo contatto interiore non si può perdere. E’ la la nostra anima, sarà la nostra…

  8. Basta fare una scelta coraggiosa (e di sacrificio) di andare solamente alla S. Messa di sempre. Se ogni cattolico facesse questa scelta, forse gran parte dei sacerdoti si raddrizzerebbero

    1. Sono d’accordo con Sursum Corda. Tuttavia, per me la scelta era d’obbligo quando anni fa mi resi conto di cosa stava accadendo nel NO. Ritengo ci vuole molto più “coraggio” affrontare un servizio novus ordo – e tutto il resto offerto da questa nuova chiesa in costante oggiornamento – che fare decine e decine di km ogni domenica e sopportare chi mi accusa di non essere in “piena comunione”. Cosa che ultimamente ho notato non avviene quasi più. Ma nonostante il disagio che dicono di provare i cattolici NO (almeno quelli che conosco io) difficilmente fanno delle scelte, preferiscono rimanere a casa che prendere una posizione cattolica. Sia lodato Gesù Cristo!

  9. Spero di non sembrare sacrilego se dico che durante le “omelie”, ex prediche, salve eccezioni ormai rarissime mi tiro in disparte, mi inginocchio davanti alla statua della Madonna (ove ringraziando Iddio si riesca ancora a trovarLa, cosa non del tutto scontata nelle chiese moderne) e recito un S. Rosario, che spesso e volentieri prolungo deliberatamente fin oltre quegli imbarazzanti spettacoli che sono la “preghiera dei fedeli” (profusione di sproloqui a sfondo variabile ma per lo più inneggianti a ecumenismo, dialogo, inclusività, pacifismo, ecologismo, animalismo, veganismo, e via discorrendo verso il peggio) e il cosiddetto “segno di pace” (gaio momento di espansività sociale, cui spesso manca solo uno scambio di indirizzi e-mail; per tacer di quando il sacerdote scende e abbraccia a raffica tutti quelli della prima fila), per tenermene alla larga. A volte la potenza degli altoparlanti e l’istrionismo dell’omelista (si dirà così?), ex predicatore, mi tolgono la concentrazione sul Rosario, ma cerco di tener duro. Caso mai, Iddio mi perdoni.

    1. Caro Alberto. mi consolano le sue parole : credevo di essere il solo a comportarmi così, come dice lei. Durante l’omelia io mi ritiro in me stesso e prego mentalmente, spesso in latino; se però lo sproloquio è troppo indecente, allora esco e rientro ad omelia terminata. Non do mai strette di mano, non prendo la comunione sulla mano, la preghiera dei fedeli la faccio secondo le mie intenzioni, cattoliche. Last but not least, non parlo più coi preti (tranne che del tempo e del traffico): dispero infatti di trovarne onesti e cattolici, quindi ci rinuncio : uno mi ha messo alla porta urlando “per fortuna che c’è stata la grazia della Riforma” (gli avevo portato un mio libro sulla Madonna di Lourdes), un altro, mio vecchio e caro amico, al quale avevo chiesto cosa ne pensasse della diatriba sul “pro multis” e “pro omnibus” si è quasi scandalizzato, facendomi una tirata sulla necessità di non discriminare nessuno e concludendo poi “per fortuna abbiamo papa Francesco”. Che pena !

      1. Scusi, Alberto, ho dimenticato di mettere il mio pseudonimo. Catholicus, alla faccia di chi dice “io non sono cattolico” (e allora se ne vada, che è meglio!).

    2. io invece in Chiesa – quelle di una volta, costruite da ben altri cristiani – ci vado solo quando sono libere da presenza di preti ( intendo i preti di oggi) , qualunque funzione facciano.

  10. Poi ci sono casi peggiori, come la parrocchia dove vivo ora. Durante la messa domenicale, in più di una occasione avevano sprecato tempo con le solite “attività collaterali” con bambini e adolescenti; il parroco, per recuperare tempo, non ha saltato la predica: ha saltato una delle due letture obbligatorie! Questo è successo almeno quattro volte negli ultimi mesi.

    1. Questa, caro Giulio, davvero non l’avevo mai sentita: ma che problema c’è? Originalità, adeguamento alle situazioni. E che è tutta ‘sta rigidità liturgica?!
      E della “concelebrazione” incontrollata delle “pie donne” specialmente alla consacrazione, ne vogliamo parlare?
      Solo una volta ho sentito un prete rimproverarle; in genere ci fanno su una risatina.

    2. non si può esprimere il concetto che invece di sopportare i soprusi di questi preti, quale quello di saltare una lettura – piccola roba, in fondo, a confronto…- sarebbe meglio saltare del tutto questi preti e mandarli a quel paese?

  11. Ho partecipato di recente al funerale di una cara amica, malata da tempo. Omelia a parte, piena di luoghi comuni che male fanno a chi vorrebbe ricordare chi è mancato con speranza e fede, ci sono stati applausi dopo la lettera letta dai figli e dopo la benedizione della salma; cosa alla quale io non riesco proprio ad abituarmi. Ma il finale è stato dedicato al canto a tre voci di “Imagine”, di John Lennon, quanto di più lontano e negante per la nostra religione. Dopo, giù applausi. Tristezza e sconforto mi accompagnano ancora: si perde l’essenza di questa pur triste cerimonia, trasformandola in una sorta di vuoto rito pagano che nega ogni speranza di vita eterna

  12. Tradizionalista

    Abito a Milano e riesco ad andare sempre alla Messa tridentina delle 10 (chiesa di Santa Maria alla Consolazione) dove le prediche sono eccezionali: concise ma intense e ricche.
    Iniziano con le parole “sia lodato Gesù Cristo”; lì per la prima volta ho ascoltato parole come peccato, penitenza, preghiera, Novissimi.
    Per me sono così importanti che cerco di memorizzarle e poi a casa scrivo una piccola sintesi.
    Per quanto riguarda le Messe novus ordo ne ho trovate celebrate con devozione in Duomo alle 7.10 e all’abbazia di Chiaravalle alle 17.30.
    Qui il celebrante ha iniziato l’omelia con queste parole: “Volete fare la Comunione avendo commesso peccati? Dovete confessarvi se non volete andare all’inferno!”
    Qualche volta mi sono capitate celebrazioni “che voi umani non potete neanche immaginare” ma sono stati casi rari ….

    Sursum corda!
    Habemus ad Dominum

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