Presentazione del libro “Unam Sanctam” di Paolo Pasqualucci

Redazione .

unamsanctamAnnunciato da circa quattro mesi nelle “novità” dell’Editore Marco Solfanelli, il 18 marzo corrente è andato in distribuzione il libro del filosofo e saggista cattolico Paolo Pasqualucci:  “Unam Sanctam.  Studio sulle deviazioni dottrinali nella Chiesa cattolica del XXI secolo, pp. 440, Euro 34.  Si tratta di uno studio assai impegnativo (in venti capitoli) dei testi più contestati del pastorale Concilio Ecumenico Vaticano II.  Con il gentile permesso dell’editore, ne pubblichiamo qui la pagina introduttiva, dedicata “Al Lettore”.

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“Il presente saggio, quali che siano i suoi limiti, vuole offrire un contributo al dibattito attuale sul Concilio Ecumenico Vaticano II.  Il cinquantesimo anniversario del suo inizio (11 ottobre 1962), testé conclusosi, ha visto celebrazioni che ne esaltavano i supposti grandi vantaggi che ne sarebbero derivati alla Chiesa universale.  Tuttavia negli ultimi anni ha preso pubblicamente piede un discorso critico sul Concilio, alimentato da una minoranza di teologi e laici; discorso che, nonostante l’ostilità della maggioranza, schierata a priori con la vulgata dominante, sta trovando un’attenzione un tempo impensabile presso i fedeli.  Non si tratta ovviamente di masse sterminate e tuttavia un certo interesse per “il problema” posto dal Vaticano II comincia a diffondersi.  Di fronte al perdurare ed anzi all’aggravarsi della crisi della Chiesa Cattolica, che covava sotto le ceneri per esplodere con il Vaticano II, si sente sempre più il bisogno di discutere liberamente del Concilio e delle sue conseguenze, e vale sempre meno il ricorso al principio d’autorità per impedire sul nascere ogni discussione, delegittimandola a priori.

Il saggio, pensato e scritto dal punto di vista del Cattolico comune e non dello specialista, è basato soprattutto sull’analisi e sul raffronto dei testi, e di testi che credo nessuno abbia mai confrontato tra loro.  È anche un saggio di controversistica cattolica, critico nei confronti delle tesi sostenute dal prof. Pietro Cantoni, nel suo recente libro intitolato:  Riforma nella continuità.  Riflessioni sul Vaticano II e sull’anti-conciliarismo (SugarCo, Milano 2011), dove “l’anti-conciliarismo” sarebbe la critica al Vaticano II; tesi che partono dal presupposto che il Concilio sia intoccabile perché dotato di una sua propria, peculiare infallibilità.  Un’impostazione del genere, che esprime l’atteggiamento ancora dominante presso l’odierna Gerarchia, non si può accettare nei confronti di un Concilio Ecumenico che non ha dichiarato dogmi né condannato errori, fissando persino per iscritto questa sua desistenza dall’esercizio delle tradizionali facoltà del magistero straordinario della Chiesa, intrinseco ad un Concilio Ecumenico:  definire in modo solenne le verità di fede e condannare gli errori che le insidiano.

Le tesi del prof. Cantoni sono dirette specificamente contro gli argomenti di mons. Brunero Gherardini, decano dei teologi italiani, emerito della Lateranense, il quale, in particolare negli ultimi anni, ha sottoposto i testi del Concilio ad obiettive quanto penetranti critiche alla luce della Tradizione della Chiesa.  Inoltre, ha rivolto al Papa [S.S. Benedetto XVI] una rispettosa supplica affinché egli voglia consentire all’apertura di un dibattito teologico pubblico ed ufficiale sul Concilio stesso, supplica rimasta finora senza risposta.

L’analisi da me condotta trae naturalmente ampio ammaestramento dall’opera di mons. Gherardini e si riallaccia idealmente a Iota Unum di Romano Amerio, il testo fondamentale, che ha permesso a tanti Cattolici di inquadrare nella giusta luce il Vaticano II.  La mia non è opera che abbia pretese di originalità.  Per quanto sta alle mie capacità, è nient’altro che una difesa della dottrina tradizionale della Chiesa, oscurata dal “fumo di Satana” penetrato nella Chiesa stessa sin dall’epoca del Concilio.  Una difesa, pertanto, dell’Unam Sanctam, come recita il nostro Credo.  Alla fine, ne siamo per fede tutti sicuri, con l’aiuto di Dio essa trionferà della pur grave crisi che da più di cinquant’anni l’affligge e la consuma”.

Dell’ampio e denso studio vogliamo segnalare i temi fondamentali:  l’analisi del nuovo concetto di Chiesa “allargato” ai non-cattolici in nome del nuovo ecumenismo (costituzione conciliare Lumen Gentium 8 e decreto Unitatis Redintegratio 3) – capp. I e II;  l’accurato parallelo tra gli artt. 1-7 dello schema preparatorio sulla Chiesa, scartato grazie ai colpi di mano dei progressisti in Concilio, intitolato Aeternum Unigeniti  e gli articoli 1-8 della Lumen Gentium – parallelo che permette di vedere come lo schema scartato sia stato modificato in modo da far sparire (in quello definitivo, approdato alla fine alla Lumen Gentium) tutti i riferimenti al Primato di Pietro, alla Chiesa come unico nuovo “Israele dello Spirito”, al concetto di Chiesa “militante”, etc. (capp. III-VIII);  l’analisi critica del nuovo concetto di Incarnazione che compare nella costituzione Gaudium et spes 22, come “unione in certo modo di Cristo ad ogni uomo”, non conforme alla Tradizione della Chiesa e fortemente sospetto di panteismo (di blondeliano “pancristismo” secondo mons. Gherardini) – capp. XI-XIII; l’esposizione del possibile “antropocentrismo” di Gaudium et spes  12 e 24, per il modo nel quale si presenta il concetto della creazione dell’uomo, “sola creatura che Dio abbia voluto  per se stessa”, quasi l’azione creatrice di Dio avesse avuto nell’uomo il suo “termine” ultimo (cap. XIV);  la critica della nuova collegialità (Lumen Gentium 22), che sembra aver creato due distinti titolari e due distinti esercizi della suprema potestà di governo sulla Chiesa universale:  il Papa da solo ed il Collegio dei vescovi con il Papa (non più il Papa da solo e quando è in concilio con tutti i vescovi nell’esercizio del magistero straordinario del Concilio ecumenico ma il Papa da solo e il Collegio con il Papa, con l’unico limite al Collegio di non poter esercitare la sua titolarità della detta giurisdizione senza l’autorizzazione del Papa) – cap. XV;  la critica al nuovo concetto di “libertà religiosa”(dichiarazione conciliare Dignitatis humanae) che appare in effetti un laico corpo estraneo nel contesto dottrinale del Concilio (cap. XVI).  In questo capitolo (il più lungo dell’opera) l’autore dedica un’accurata analisi all’esegesi biblica di Spinoza (considerato uno dei padri della moderna libertà religiosa, anche dai cattolici progressisti) dimostrandone gli errori e le falsità, condotta com’è da Spinoza all’insegna di una luciferina avversione sia per l’Antico che per il Nuovo Testamento.  Due capitoli sono poi dedicati ai gravi problemi posti dalla costituzione Dei Verbum sulla divina rivelazione, che, oltre ad aver introdotto un concetto ambiguo di “tradizione vivente” sembra aver intorbidato alquanto il dogma dell’Inerranza delle Scritture (capp. XVII e XVIII).  Una riflessione sull’insostenibile concetto di dogmaticità che si vuole attribuire al pastorale Vaticano II (cap. XIX:  “Se esiste un’infallibilità implicita e surrettizia allora anche il Vaticano II è un concilio dogmatico”) e sul carattere neoilluministico della Gaudium et spes, costituzione “sulla Chiesa nel mondo contemporaneo” aperta a tutti i soffi del pensiero  moderno e contemporaneo, concludono il volume.

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“Unam Sanctam”, di Paolo Pasqualucci, ed. Solfanelli – pagg. 440, euro 34,00 – per acquisti on line inviare una mail a info@riscossacristiana.it . Per le modalità di pagamento, clicca qui

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1 commento su “Presentazione del libro “Unam Sanctam” di Paolo Pasqualucci”

  1. Giuseppe Di Bevagna

    Il segno delle eresie aperte o striscianti è l’intenzione di addolicere le verità rivelate. i teologi gnostici attribuivano il male del mondo a un demiurgo cattivo e in tale modo dispensavano i cerdenti dall’obbligo di piegare il capo al cospettoi dell’angosciante mistero d’iniquità. Lutero era convinto che i fedeli avrebbero più facilmente creduto ove la Chiesa avesse rinunciato alla (ai suoi occhi) pretesa di credere alla presenza di Cristo nel pane eucaristico. (il risultato del luteranesimo è la germania ridotta al più bieco paganesimo). i modernisti credevano di far ritornare le folle nella chiesa sostenendo che la Resurrezione di Nostro Signore fu un sogno dei fedeli delusi. benché dimezzato dalla furberia pretesca il modernismo post-conciliare è servito a svuotare le Chiese. adesso qualche migliaia di spettatori plaudenti e festanti si reca a piazza San Pietro per assistere alle pie manfrine… e questo scioglie i nodi del dubbio sulla modernizzazione. o no?

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