A proposito di Pio IX e il Risorgimento – di Cristian Usai

di Cristian Usai

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sspxLa risposta alla domanda “Furono Pio IX e la cattolicità tutta in Italia, contrari all’unificazione nazionale?” non è affatto scontata! Con il presente contributo si tenterà di dimostrare che la risposta a tale domanda è una sola: No! Con buona pace dei neo mazziniani e filo massoni, e dei cattolici di tendenze indipendentiste.

Come affermato dal prof. Marco Impagliazzo:

«I cattolici e Pio IX non furono contrari all’unità d’Italia; bensì, al processo di unificazione che andava affermandosi dopo il 1848 e che pareva seguire il corso della Rivoluzione Francese e delle leggi anti ecclesiastiche piemontesi di Cavour e Siccardi […]».[1]

Il problema per Pio IX, venerato Pontefice di sempiterna memoria, e per i cattolici in generale, fu quindi il fatto di vedersi imposto uno status che pareva loro una continuazione della politica rivoluzionaria francese e ciò, in effetti, era inaccettabile. I cattolici e lo stesso Pontefice non erano contro l’unità d’Italia, tutt’altro, avevano storicamente contribuito al progresso dell’identità italiana. Il cattolicesimo, da quasi tutti gli italiani professato, aveva sempre costituito e continuava a costituire, un elemento essenziale dell’identità italiana. I Papi, da Adriano VI in poi, erano sempre stati italiani ed erano orgogliosi di tale appartenenza: l’Italia era la loro terra, anche se non in senso politico. D’altronde c’era una tradizione in tal senso che risaliva almeno a Gregorio Magno il quale, come provato dai suoi scritti, aveva una profonda e convinta consapevolezza d’essere il “difensore dell’Italia tutta”, specie dai longobardi.[2] L’identità italiana era più che mai viva nel mondo cattolico, al di là dell’esistenza a livello politico, di una Nazione italiana. Ergo: occorre ben distinguere il concetto di unità d’Italia, condivisa da Pio IX, da ciò che nella realtà si materializzò a livello politico e militare dal 1848 in poi in nome di tale concetto e ovviamente non condiviso da Pio IX.

Nel periodo immediatamente antecedente all’unità d’Italia non ci fu mai un disegno politico di esclusione dei cattolici dal Risorgimento. Del resto il nemico era l’Austria, non la Chiesa. Tuttavia, il Risorgimento rappresentava per molti cattolici e non ultimo per Pio IX, un superamento dell’dell’ancien régime sino allora vivo nei diversi Stati della penisola italiana. La Chiesa era fortemente legata all’ancien régime, non avendo accettato la svolta della Rivoluzione francese e le nuove ambizioni dell’800, caratterizzato dalla nascita degli stati nazionali e dal diffondersi del liberalismo. D’altro canto, i sostenitori dell’unità nazionale, perché avrebbero dovuto minare l’autorità della Chiesa quando era tale autorità a garantire l’ordine sociale?[3] L’anticlericalismo era contenuto, le masse erano cattoliche e devote, l’unità d’Italia non avrebbe e, di fatto, così fu, ridimensionato la pratica religiosa, le stesse élites liberali erano composte da gente di Chiesa, ma non erano papaline, erano anzi a favore di un ridimensionamento del potere e dell’influenza della Chiesa come istituzione.  All’indomani della Breccia di Porta Pia, il paese si consolidava e i cattolici mostravano coerentemente di sentirsi italiani a tutti gli effetti, non senza conservare un altrettanto coerente atteggiamento critico nei confronti della classe dirigente liberale, considerata rivoluzionaria, atea, anticristiana, corrotta e a torto non rappresentativa del paese reale, tralasciando il fatto che in Parlamento sedevano personaggi d’alta levatura morale. La nuova nazione fu immediatamente accettata dai cattolici, non sempre pubblicamente, ma sicuramente nei fatti.

Né Pio IX, né gran parte dei cattolici italiani, seppero cogliere le opportunità che il crollo dell’ancien régime e la perdita del potere temporale da parte del Papa, stavano offrendo loro: nascita di un episcopato italiano, sorgere e diffondersi di un movimento cattolico laicale italiano, diffondersi di un cattolicesimo nazionale italiano, compatto, popolare, impegnato nel sociale, rappresentante di gran parte del paese. Inoltre, tornarono in capo alla Santa Sede le sue prerogative nelle causae maiores, cioè nelle nomine e rimozioni dei vescovi, prerogative prima facenti capo ai sovrani d’ancien régime che ponevano loro uomini nelle cariche ecclesiastiche.

Pio IX commise un secondo fondamentale errore politico; infatti scrive ancora il prof. Impagliazzo:

“[…] [Pio IX] si rifiutò, nel 1848, di mettersi alla guida della guerra degli stati italiani contro l’Austria, poiché Egli sosteneva di non poter guidare una guerra tra potenze cattoliche in quanto Vicario di Cristo. È da ricordare che l’Austria di Metternich, nel 1847, occupò Ferrara come risposta al diffondersi della fama di liberale che veniva attribuita a Pio IX, il quale invece, promulgò semplicemente un atto di perdono subito dopo l’elezione a Sommo Pontefice; atto che fu considerato in tutta Europa come rivoluzionario e liberale e determinò il crescere del sostegno a Pio IX. Questa decisione è stata in genere presentata come la dimostrazione dell’avversione del Papa per l’unificazione nazionale. Indubbiamente, rifiutandosi di sostenere la guerra contro l’Austria spiazzò i suoi sostenitori e iniziò così un isolamento crescente di Pio IX davanti all’ opinione pubblica risorgimentale. Ma, in sede storica, si deve riconoscere che non fu una scelta anti-italiana: subito dopo, egli si preoccupò di manifestare la sua simpatia per la causa italiana, indicando una via di mediazione pacifica per realizzare l’unità nazionale[…].”[4]

La scelta di Pio IX sopra esposta, che dal punto di vista ecclesiale fu l’inizio di un cammino che avrebbe portato la figura del Pontefice ad assumere il ruolo di “ padre comune di tutte le genti”, fece naufragare il progetto di porre il Papa alla guida di una federazione di stati italiani. Guardando a questa vicenda col senno di poi, non si può non costatare che il Signore Nostro Gesù Cristo ha preservato il papato da ciò cui sarebbe andato incontro, qualora Pio IX avesse accettato la proposta di Gioberti e Rosmini e cioè ciò cui andò incontro la Casa Savoia all’indomani della II guerra mondiale. Se realizzato, tale progetto[5] avrebbe incardinato lo Stato della Chiesa nella nuova era e magari, avrebbe anche garantito il mantenimento del potere temporale da parte del Papa. Per comprendere l’atteggiamento di Pio IX, occorre rammentare che per lui, la “questione romana”, che si sarebbe risolta soltanto nel 1929 con la stipula dei Patti Lateranensi, stava divenendo una questione di principio, che comprendeva la rivendicazione della piena indipendenza del Papa e della Chiesa dal potere politico e un certo senso di “separazione della Chiesa dalle cose secolari del nuovo stato” che ispirò l’“intransigenza” cattolica tra XIX e XX secolo (furono gli anni del “non expedit”). Le motivazioni di fondo delle scelte di Pio IX erano più che altro di natura religiosa e nei decenni a seguire, hanno ricollocato la figura del Papa nel contesto internazionale, giovando alla Chiesa e all’Italia, come hanno del resto sottolineato i suoi venerati successori.

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[1] Cfr. “Chiesa e Stato in Italia dall’Unità a oggi”  di Marco Impagliazzo, commissionato dalla Diocesi di Treviso
[2] Cfr. Ibi.
[3] Ibi.
[4] “Chiesa e Stato in Italia dall’Unità a oggi”  di Marco Impagliazzo, commissionato dalla Diocesi di Treviso

[5] Proposto da Gioberti e Rosmini.

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1 commento su “A proposito di Pio IX e il Risorgimento – di Cristian Usai”

  1. Secondo il principio di AUTODETERMINAZIONE dei popoli…perché il vostro popolo non votò ?e perché a quel punto voi perdendo il territorio attraverso una occupazione di un esercito francese e non tramite volontà dei popoli la bolla papale di Pio IX non ebbe ripercussioni a livello internazionale…le bolle papali non potevano annullare gli accordi internazionali?

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