di Giovanni Servodio
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Ci è stato segnalato l’articolo di Stefano Filippi: La guerra santa in nome di Dio, alle spalle del Papa, pubblicato su Il Giornale del 28 novembre 2016.
Siamo andati a leggerlo e ci siamo accorti che parlava di “fondamentalisti” che si oppongono a papa Bergoglio. L’Autore fa una lunga disamina e cerca di risalire all’origine del termine “fondamentalismo”, chiamando in causa anche il Papa, ma, per meglio far comprendere di che si tratta, ha pensato bene (o male? … punti di vista!) di interpellare nientemeno che Massimo Introvigne che, come tutti sanno, è la massima autorità italiana in materia.
L’autore riporta che Introvigne non si preoccupa tanto dei “nemici del Concilio, i sedevacantisti, i lefebvriani e quanti lo considerano [Bergoglio] un antipapa al pari dei pontefici dopo Pio XII…” “Introvigne si dice preoccupato piuttosto dalla «realtà più diffusa e informale di persone che non aderiscono a questi gruppi, vanno a messa nella loro parrocchia o alla messa tradizionale in latino, ma sviluppano, divulgano o assorbono posizioni fondamentaliste»”.
E’ evidente che non si può non tenere conto di quanto pensa e dice Introvigne, come fosse un tizio qualunque, e quindi abbiamo aguzzato la vista: e l’Autore dice che “Il sociologo ha sintetizzato le sue idee in un lungo colloquio con la rivista culturale online Lanuovaeuropa.org”.
Cosa fare, se non andare a cercare subito la sicuramente brillante sintesi di Introvigne? Cerchiamo, e troviamo sul sito Lanuovaeuropa un dossier: Fondamentalismi nella Chiesa e offensive laiciste che contiene La realtà del fondamentalismo cattolico, dove è presente un’intervista a Massimo Introvigne.
Sfortunatamente, l’intero intervento è disponibile solo per gli abbonati, e ce ne dispiace, ma è di dominio pubblico la prima parte dell’intervista, che riportiamo, e che basta a far capire l’ampiezza, l’altezza e la profondità del pensiero introvignese.
Professore, come mai ha scelto di applicare a settori tradizionalisti del cattolicesimo la definizione di fondamentalismo, che abitualmente viene applicata all’islam?
In verità il fondamentalismo nacque nel protestantesimo, e solo un secolo dopo questa parola è stata applicata all’Islam. Nacque negli ambienti più conservatori del protestantesimo, che furono orgogliosi di definirsi fondamentalisti. Le loro idee vennero esposte ad esempio in una collana di opuscoli che si chiamava The Fundamentals. Il fondamentalismo protestante si caratterizza per una adesione letteralista alla Scrittura (insistendo sul principio originario del protestantesimo, «Sola Scriptura») in contrapposizione alle nuove interpretazioni che i teologi andavano elaborando con un approccio storico-critico attinto dalla modernità, in particolare dallo sviluppo delle scienze umane, sensibile anche alle teorie evoluzioniste. Dobbiamo notare che la Scrittura non si autointerpreta, ma implica inevitabilmente un’interpretazione. Per questo nel protestantesimo le autorità effettive sono i teologi – detentori dell’interpretazione, e non i vescovi-burocrati, detentori per così dire della gestione. Perciò il fondamentalismo protestante si oppone ai teologi più che alla gerarchia. Nel mondo cattolico una versione assolutamente identica del fenomeno non è possibile, perché il cattolicesimo, a differenza del protestantesimo e dell’islam, non è una religione del libro.
E dunque in che senso lei parla di fondamentalismo cattolico?
Nel cattolicesimo accade un processo per certi versi analogo nei suoi esordi a quello del mondo protestante: quando sembra che la Chiesa si apra alla modernità, nasce una reazione, una rivendicazione del ritorno ai «fondamenti». Solo che il fondamento in questo caso non è la Scrittura, ma la Tradizione, e il contrasto non è con i teologi ma con il papa e i vescovi uniti con lui. Io lo definisco un fondamentalismo della Tradizione, perché oppone la Tradizione – con la T maiuscola – all’autorità vivente della Chiesa.
E come si può fissare che cosa è Tradizione e che cosa no?
Ecco, lei ha toccato subito un nodo molto problematico. La Tradizione non è contenuta in un testo ufficiale, non sta in un libro come la Scrittura sta nella Bibbia e i precetti dell’Islam nel Corano. Dove trovarla dunque? Vediamo che, se i fondamentalisti protestanti hanno il problema di trovare la Scrittura autointerpretante, i fondamentalisti cattolici ne hanno uno ancora più arduo. Perché in tutta la grande teologia della storia della Chiesa cattolica, la Tradizione è un dato vivente e che cos’è la Tradizione oggi lo definiscono il papa e i vescovi. Chi vuole contrapporre la Tradizione al papa ha bisogno di crearsi lui una Tradizione, deve stabilire lui fino a quando la Chiesa è stata autentica e quando ha deviato, e in che cosa. Perciò nella galassia fondamentalista non c’è accordo nell’identificare il dato della Tradizione.
Avevamo ragione a parlare di ampiezza, di altezza e di profondità? Ma forse sarebbe più appropriato parlare di profondità abissale del pensiero introvignese.
Vediamo.
Tutta la luce accecante di Introvigne sta in quest’ultima risposta, dato che le prime due sono solo strumentali per giungere a questa illuminazione: “La Tradizione non è contenuta in un testo ufficiale, non sta in un libro come la Scrittura sta nella Bibbia e i precetti dell’Islam nel Corano. Dove trovarla dunque?”
Già, dove trovarla? Sta tutto qui il problema di Introvigne, nella sua abissale ignoranza circa il senso, la portata e l’individuazione della Tradizione cattolica. Ecco perché fa il sociologo, perché di cattolicesimo non capisce un’acca.
Introvigne non sa che esistono le Lettere Apostoliche, che riportano la Tradizione consegnata da Nostro Signore; non sa che esistono i Padri della Chiesa, i cui insegnamenti costituiscono parte della Tradizione; non sa che nella Chiesa cattolica esiste una cosa anche affatto misteriosa che si chiama Depositum Fidei; non sa che esistono interi Concilii che si sono espressi infallibilmente sul contenuto della Tradizione. L’unica cosa che sa, il sociologo, è quanto ha orecchiato qua e là da qualche papa ultimo grido: “la Tradizione è un dato vivente”.
Che preparazione, caspita! E cosa significherebbe una tale ovvietà buttata lì come l’acqua calda?
Significherebbe che – dice Introvigne – “che cos’è la Tradizione oggi lo definiscono il papa e i vescovi”.
Noi non siamo sociologi, ma conoscendo l’italiano quanto basta, ci sembra che affermare che “la Tradizione oggi la definiscono il papa e i vescovi”, significa affermare che ad ogni oggi la Tradizione cambierebbe sulla base delle definizioni del papa e dei vescovi.
Scusi, Introvigne, ma una Tradizione così, che Tradizione è?
Lei lo sa, Introvigne, qual è il significato quanto meno letterale del termine “tradizione”? O in sociologia queste cose non le insegnano?
Le rinfreschiamo la memoria, se possibile, o Le suggeriamo, se necessario… come preferisce.
Vocabolario Treccani: Tradizione. Trasmissione nel tempo, da una generazione a quelle successive, di memorie, notizie, testimonianze.
Vocabolario Garzanti: Tradizione. Contenuto culturale trasmesso dalle generazioni passate.
Vocabolario Zanichelli: Concezione antica tramandata e alla quale si crede e si tien fede.
Vocabolario Devoto-Oli: Tradizione. Complesso delle memorie, notizie e testimonianze trasmesse da una generazione all’altra.
E ci fermiamo qui per non confondere Introvigne, ma quanto basta per capire e far capire che la Tradizione è un dato “certo” “trasmesso” nel tempo da uomo a uomo, cioè ricevuto dalla generazione precedente e consegnato alla generazione successiva. Non c’è niente da definire, caro Introvigne, è già tutto definito, semmai ci sarà solo da aggiornarne l’esposizione, come quando prima si trasmetteva, la Tradizione, in latino o in greco, e dopo è stata trasmessa in italiano, in francese, in tedesco, ecc.
Il che significa che se qualcuno volesse ogni giorno ridefinire la Tradizione, non si tratterebbe più di Tradizione, ma di una novità volta per volta buona per se stessa, e basta.
Se poi Introvigne cercasse il pelo nell’uovo e volesse sapere più particolarmente cos’è la “Tradizione cattolica”, le stesse fonti precisano:
Garzanti: Il patrimonio di verità e di norme rivelate da Dio, trasmesso non dalla Bibbia ma dall’insegnamento degli Apostoli e dei Padri della Chiesa.
Treccani: Una delle due fonti della rivelazione. Il concetto di tradizione trova la sua origine e la sua giustificazione nel cristianesimo primitivo, nel mandato agli Apostoli di predicare quanto Cristo aveva insegnato, a tutti i popoli fino alla fine del mondo: di qui l’importanza dell’insegnamento orale degli apostoli, non esaurito dai loro scritti.
Zanichelli: Memorie e insegnamenti che non provengono dalla Bibbia.
Devoto-Oli: Insieme delle verità rivelate non contenute nei libri del Nuovo Testamento, trasmesse oralmente per mezzo della predicazione degli Apostoli alle comunità cristiane e successivamente raccolte e tramandate ai Padri della Chiesa nei loro scritti.
Da dove si capisce meglio che la Tradizione cattolica risale direttamente a Nostro Signore Gesù Cristo ed è stata trasmessa alle diverse generazioni di cattolici dagli Apostoli prima e dai loro successori poi. Così che se qualcuno, Introvigne o qualche papa o vescovo suoi amici, volesse definire cosa sia la Tradizione, non farebbe altro che sostituirsi agli Apostoli e, ignorando l’insegnamento di Gesù Cristo, presenterebbe una tradizione tutta sua personale, magari “aggiornata”, ma certo non risalente a Cristo e a Dio, ma inventata dagli uomini.
E se poi Introvigne, che è un fine e attento sociologo, non riuscisse a cogliere l’evidenza della differenza che c’è tra le sue idee e la realtà, ecco il pronunciamento dogmatico vincolante del Concilio di Trento, che insegna che
“si conservi nella Chiesa la stessa purezza del Vangelo, quel Vangelo che … il signore nostro Gesù Cristo, figlio di Dio, prima promulgò con la sua bocca, poi comandò che venisse predicato ad ogni creatura per mezzo dei suoi Apostoli, quale fonte di ogni verità salvifica e della disciplina dei costumi. E poiché il Sinodo sa che questa verità e disciplina è contenuta nei libri scritti e nelle tradizioni non scritte – che raccolte dagli apostoli dalla bocca dello stesso Cristo e dagli stessi apostoli, sotto l’ispirazione dello Spirito santo, tramandate quasi di mano in mano sono giunte fino a noi…” (Sessione IV, Primo decreto: Si ricevono i libri sacri e le tradizioni apostoliche.)
Pronunciamento che demolisce in tutto l’introvignese “definizione, di oggi, della Tradizione da parte dei papi e dei vescovi”… frutto evidente dell’immaginazione incontrollata del nostro sociologo che si mostra malamente onnisciente.
E siccome non vogliamo far mancare alcunché all’edificazione, speriamo, di Introvigne, ecco cosa insegna e conferma il dogmatico Concilio Vaticano I circa questa trasmissione della Tradizione:
“Lo Spirito Santo infatti, non è stato promesso ai successori di Pietro per rivelare, con la sua ispirazione, una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo e per far conoscere con fedeltà, con la sua assistenza, la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede.” (Costituzione dogmatica Pastor Aeternus, cap. IV).
Insegnamento che impegna papi e vescovi non a definire oggi cos’è la Tradizione, come immagina fantasiosamente Introvigne che ripete a pappagallo certe infelici battute vaticanosecondiste, ma a ribadire “la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede”, cioè la Tradizione, con scrupolo e fedeltà; il che equivale a dire, in lingua italiana non necessariamente “sociologica”, che non c’è niente da definire perché è tutto definito, e quello che è definito è esattamente quella Tradizione che Introvigne non riesce a capire dove si trovi.
O è distratto o non capisce l’italiano o, peggio, fa finta… cioè racconta cose inventate da lui. E siccome non possiamo pensare che manchi di una qualche dote di intelligenza, siamo costretti a considerare che se parla, come fa qui, in un’intervista destinata ad essere divulgata, sia pure a pagamento, si sarà quanto meno documentato prima, e quindi ciò che afferma è volutamente sbagliato, forse perché presume che, trattandosi del suo “verbo”, tutti lo ingurgiteranno senza fiatare.
Eccessiva presunzione, se così fosse, ma se non fosse così resterebbe da concludere che Introvigne abbia una tendenza irrefrenabile a dire cose sbagliate… che razza di sociologia faccia, lo lasciamo immaginare ai nostri lettori.
Fatto questo veloce richiamo didattico a favore di Introvigne, dei vescovi e dei papi suoi conoscenti e di tutti gli improvvisati introvignani che oggi impazzano in campo neocattolico, cerchiamo di capire cosa intende suggerire Introvigne quando se ne esce con esilaranti battute come questa: “Chi vuole contrapporre la Tradizione al papa ha bisogno di crearsi lui una Tradizione, deve stabilire lui fino a quando la Chiesa è stata autentica e quando ha deviato, e in che cosa. Perciò nella galassia fondamentalista non c’è accordo nell’identificare il dato della Tradizione”.
Battuta che, pur volendo essere intelligente, inciampa nel buon senso e rotola a terra sbucciandosi le ginocchia e anche un po’ di corteccia cerebrale.
Sull’identificazione del “dato della Tradizione” abbiamo detto e abbiamo anche capito che il confuso e il disaccordato non è il “fondamentalista”, ma lo stesso Introvigne; il quale è talmente confuso che suggerisce che ci sia qualcuno o alcuni che si “creano” una loro Tradizione per far dispetto al Papa.
Ecco, questo elemento è quello che fa luce sulla vera intenzione di Introvigne. Per pura vanagloria o forse per fare il bel cicisbeo alla corte papale, addebita a quelli che non gli piacciono le sue stesse incontrollate pulsioni censorie: prima vogliono opporsi al Papa e quindi si inventano una loro Tradizione.
La realtà è che, Introvigne, prima vuole fabbricare il simulacro del cattivo cattolico, imbevuto di falsa tradizione, e poi ci ricama sopra le giustificazioni, posticce, infondate e puerilmente articolate. Così il nemico da odiare è pronto per essere offerto al consumo del cattolico comune.
Disgrazia vuole che, come accade spesso ai cortigiani interessati, il loro operare da apprendisti stregoni finisce col ritorcersi contro loro stessi, col risultato che anche un povero cattolico terra terra come noi non fa fatica a dimostrare che Introvigne, più che sociologo, più che cattolico, più che esperto di religioni, è un piccolo azzeccagarbugli, un po’ maldestro e un po’ tronfio… basta uno spillo per gonfiarlo.
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23 commenti su “Quando l’ignoranza si fa sociologia – di Giovanni Servodio”
Il mio commento qui:
http://opportuneimportune.blogspot.it/2016/12/tra-guerra-santa-e-caccia-alle-streghe.html
Quando Introvigne riuscirà finalmente a trovare la Tradizione, dirà: “Ho vinto quaccheccossaaa?”
No, la Tradizione non la stabilisce il Papa, tantomeno El Papa.
E poi, Introvigne dice: “…sviluppano, divulgano o assorbono posizioni fondamentaliste” …quasi parlasse di malati infettivi!
LA VERITA’ E’ FONDAMENTALISTA!
110 e lode!
Ignoranza e malafede insieme: che triste connubio….
Guardando la foto che accompagna l’articolo, fotomontaggio della copertina di un libro di Introvigne, ho pensato ad un articolo dedicato al ‘divino’ Otelma! No, non pensate male, anche se ‘indovinereste’!
Se fondamentalista é vangello alla léttera, quando la léttera é molto chiara, come quella del no assoluto di Gesú al divorzio, a diferenza dei farisei, tutti dovréssemo éssere d’accordo. Invece Introvigne e Bergoglio mi sembra di stare di piú coi farisei. Non ci vuole tanto di tradizione per dire di no alla comunione in peccato, come quella dei divorziati risposati, con l’aiuto di Bergoglio ed Introvigne.
Semplificando ulteriormente il discorso: esistono la verità divina e la legge divina.
1-I “fondamentalisti cattolici” dicono che verità divina e legge divina sono cose certe e immutabili, e che anche il Papa deve esservi sottomesso.
2- I seguaci della “tradizione vivente” dicono che verità divina e legge divina coincidono con ciò che dice e fa il Papa attuale (vivo, regnante), che mai può sbagliare e mai decadere dal papato.
La prima posizione implica che, in certi casi anomali (crisi), il Papa può sbagliare e/o decadere dal papato.
La seconda posizione nega il principio di non contraddizione, la metafisica, la conoscenza razionale di Dio, il primato di Dio sul Papa, la possibilità per un fedele di sapere cosa sia cattolico o meno in base al contenuto di qualcosa (senza sapere chi ha detto quel qualcosa).
Con la tradizione vivente si ‘torna’ all’animismo, ai culti oracolari, e questo se si può ancora parlare di religione (altrimenti parliamo semplicemente di dittatura).
La Costituzione dogmatica “Dei Verbum” del Conc. Vatic. II parla della Tradizione nei numeri 8, 9 e 10. In una frase del punto 8 sottomette addirittura la Sacra Scrittura all’interpretazione della Tradizione: “È questa Tradizione che fa conoscere alla Chiesa l’intero canone dei libri sacri e nella Chiesa fa più profondamente comprendere e rende ininterrottamente operanti le stesse sacre Scritture”
C’è da considerare anche che la Tradizione precede la Sacra Scrittura, che prima di essere stata composta nei Libri Sacri fu predicata. Quindi Essa stessa (la Sacra Scrittura), deriva dalla Tradizione.
Io, caro Lucio, aggiungo che qualora mi soffermi a considerare il rapporto Tradizione-Scrittura sotto l’aspetto cronologico, la mia mente vede che Stefano protomartire patì fino all’effusione del sangue per amore e solo per amore di Cristo il Logos-Verità, senza potersi appellare ad una Tradizione che era statu nascenti; il suo martirio semmai ebbe, riguardo alla Tradizione stessa, un ufficio intensivo; né poteva fare richiamo alla Scrittura neo-testamentaria, in quanto questa allorché fu lapidato, ancora incubava nei calami degli scrittori sacri. Così, grazie al primo martire, vediamo come Tradizione e Sacra Scrittura abbiano fons et culmen in Gesù Cristo Verbo Incarnato.
Infatti San Pietro scrive che non a privata interpretazione va soggetta la Scrittura e la Rivelazione ma…. a chi ha l’infallibilità. E Introvigne non ce l’ha ma neanche il suo papocchio.
Faccio notare che il concetto di “fondamentalismo” oggi usato nasce diversi decenni fa in riferimento all’Ebraismo e poi all’Islam.
Da quando c’è lo Stato di Israele – inizialmente “laico” (capitale Tel Aviv), poi “con capitale eterna e indivisibile Gerusalemme”, infine costituzionalmente ebraico- esistono gli Ebrei fondamentalisti: quelli che vogliono fare come se gli avvenimenti del Primo Secolo fossero un incidente di percorso… ricostruire il Tempio e ripartire dal I secolo a.C.
Da quando c’è il “risveglio islamico” (ad esempio da quando l’Algeria “si accorse che i Francesi erano una lebbra”, cinquant’anni fa, e iniziò subito dopo a conquistare la Francia “tramite il ventre delle donne musulmane”), ci sono i fondamentalisti musulmani: quelli che riprendono le persecuzioni e le invasioni, per sottomettere gli Infedeli.
Oggi -per fatwa prima dei Massoni, oggi del Clero massonico- sono nati i “fondamentalisti cattolici”: quelli che pensano che Cristo Si sia lasciato immolare per i nostri peccati, e che sia presente in ogni tabernacolo
E che la Madonna sia la Regina del Cielo e della terra, la più eccelsa di tutte le creature, che il Suo parto sia stato verginale e tante e tante altre verità.
La Tradizione è IMMUTABILE ed ha i suoi contenuti ben precisi!
Il magistero (anche quello papale) si deve adeguare ad essa: e se non si adegua? Allora è anti-magistero, che non è possibile seguire, visto che non possiamo dare l’assenso a due cose opposte!
Che non sia possibile seguire ciò che contraddice la fede di sempre è certissimo (e basta leggere i documenti del CVI e del Concilio di Trento per capirlo), le domande da farsi sono piuttosto le seguenti:
può essere considerato vero papa l’autore di atti di antimagistero?
Può essere considerato vero papa un modernista? (I modernisti furono scomunicati ipso facto da San Pio X).
Può un eretico FORMALE essere considerato un membro della Chiesa e quindi il capo visibile della Chiesa? Sicuramente NO!
Bergoglio può essere considerato eretico? Eretico materiale SICURAMENTE, per quel che riguarda l’eresia formale, solo la Chiesa Docente può stabilirlo con certezza…i dubia sono un primo passo per arrivare a tale certezza, forse è per questo che danno tanto fastidio.
Introvigne fa parte della nuova religione mondiale (culto all’uomo finalmente, parole di Paolo VI), quella col pastore idolo di cui parla la Bibbia e la Valtorta. Nulla di strano che si esprima con questi termini: l’uomo vuole a tutti i costi una religione, lorsignori illuminati gliela danno, e ciò che decide illorcapo è legge. Bene e male soggettivamente parlando. L’oggettivo non esiste più.
Come ho già commentato altre volte, non credo nella buonafede di Introvigne. A mio personalissimo parere questo inquietante signore è pungolato e ben remunerato per dire e scrivere quello che dice e scrive.
Da chi? Ah, saperlo!
Ho un video di qualche anno fa in cui Introvigne, per spiegare che i Testimoni di Geova cambiano verità a seconda delle scelte del corpo direttivo, parlava di “Dottrina del bordeggiamento” solo che in questo caso identifica i fondamentalisti non in chi vuole mantenere la tradizione, ma in chi vuole cambiare. Lo cito testualmente: “Il rifiuto delle trasfusioni di sangue non fa parte, come sappiamo, dell’esperienza originaria dei Testimoni di Geova; è stata introdotta dopo. D’altro canto i testimoni di Geova hanno la dottrina del bordeggiamento, per cui il Corpo Direttivo bordeggia, detto con termine velico, nell’identificare la verità e quindi è perfettamente per loro normale che cambi. A un certo punto una interpretazione rigorosamente fondamentalista e letterale del divieto di mangiare sangue ha portato a vietare anche le trasfusioni”. Il video è un WHS: “I Testimoni di Geova. Chi sono e cosa credono”, co-produzione Cipielle audiovisivi – Elle Di Ci Audiovisivi, 1996.
La prima cosa che mi piace pensare è che questo articolo sia letto da decine di migliaia di cattolici.
La seconda cosa che voglio fare è trasmetterlo ai miei corrispondenti.
La terza cosa che consiglio: FATELO GIRARE…
Avete notato che c’è il cibo ”di una volta “”, e tutto quello che potete immaginare ” di una volta “‘, ma non si può assolutamente parlare della ” fede di una volta ”.?
Comunque come dimenticare la discesa dell ‘ Introvigne nel più grande tempio panteista al mondo,solo che si blocco’ e fece marcia indietro, oppure la sua partecipazione alla messa nera che abbandono’ prontamente al momento della profanazione, o l’amicizia con un certo esponente dell’ OTO e della Finanza, al punto da ospitarselo in
casa. ..o l’amicizia con una certa indovina detta Carmela Mercederaro, ma che anni prima era stata un prete…proprio un prete di santa romana
chiesa…
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Ancora co stò Introgne??? Ma chi è ????
Il sito di Facebook di Radio Vaticana in lingua tedesca pubblica una vignetta di Omissis nei panni di Lutero:
http://opportuneimportune.blogspot.it/2016/12/rei-confessi-e-i-censori-che-dicono.html
“La Tradizione è un dato vivente” -e su questo siamo d’accordo- “su cos’è la Tradizione “OGGI” lo definiscono il Papa e i Vescovi ….”. Ecco la chiave di volta di tutto il ragionamento. Ne consegue dunque che nel corso della Storia i Cattolici non hanno ricevuto il tesoro della Rivelazione, frutto congiunto della Sacra Scrittura e dell’insegnamento degli Apostoli e dei Padri della Chiesa, ma hanno seguito le direttive “personali” del Pontefice Tizio, Caio, Sempronio, Mevio … con soluzioni di continuità in materia di contenuti della Fede e della morale. L’ermeneutica della continuità sarebbe quindi una invenzione dei soliti fondamentalisti, di quanti pregano, sperano, adorano ed amano NS Gesù Cristo e indegnamente cercano di accoglierLo nella Parola e nei Sacramenti. E nel prossimo. Gli stessi fondamentalisti pensano anche che la Chiesa sia stata fondata dal Figlio di Dio e che altresì non sia opera umana il Mistero racchiuso nella Sacra Liturgia; che lo stesso Depositum Fidei debba essere accolto nella sua interezza; che non sia ammissibile brandire l’ultimo Concilio…
come un’arma. Andando avanti di questo passo cos’altro partoriranno i teologi della nouvelle vague? Confidiamo nel Signore, affinché illumini i cuori e le menti e scriva dritto sulle nostre righe pasticciate.