di Marcello Foa
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L’Europa ha un problema e qualcuno potrebbe dire: sai che novità; però questa volta il problema è più serio. Mi riferisco, ovviamente, alla vittoria del partito di destra in Polonia, che è stata accolta dalla stampa internazionale ricorrendo alle solite argomentazioni, quasi pavloviane: quella destra è populista, inaffidabile, magari anche un po’ razzista. In realtà quasi nessuno si occupa con costanza di Paesi come la Polonia per maturare editoriali competenti e i giudizi degli inviati e degli osservatori risultano pertanto banali, più orecchiati che davvero motivati. Il partito che ha vinto a Varsavia potrebbe rivelarsi inaffidabile oppure, a sorpresa, salutare. Lo vedremo. Ma non è questo il punto.
Il punto è che il malessere palesato dagli elettori polacchi non è episodico e nemmeno delimitato geograficamente, paradossalmente sta diventando europeo. Basta un breve giro d’orizzonte per rendersene conto. In Polonia e in Ungheria sono al potere due partiti euroscettici, la Gran Bretagna fra qualche mese andrà a votare per un referendum che propone addirittura l’uscita dall’Unione europea, sebbene Londra, come sappiamo, non abbia nemmeno adottato l’euro. In Francia Marine Le Pen continua a salire nei sondaggi ed è molto probabile che alle prossime presidenziali arrivi al ballottaggio.
Spostiamoci un po’ più a sud e il quadro non cambia. Anzi. In Portogallo, alle elezioni dello scorso 5 ottobre il partito di centrodestra non è riuscito a ottenere la maggioranza assoluta e il Partito socialista ha formato un’alleanza con i partiti dell’estrema sinistra euroscettica e chiede di poter governare. Hanno i numeri e secondo le regole democratiche ne hanno diritto; non sono ancora al potere solo perché il presidente della Repubblica, con una procedura che fa gridare al colpo di Stato, si rifiuta di dare loro l’incarico.
In Grecia sappiamo cos’è successo. In Spagna il tanto decantato miracolo economico è risultato essere un bluff, un’illusione statistica come ha riconosciuto il New York Times e movimenti stile podemos prendono il sopravvento su quelli tradizionali. In Italia oggi la maggioranza è, in teoria, euroscettica: sommate i voti del Movimento 5 stelle (25%) della Lega Nord (16%), Fratelli d’Italia (5%) e di altre formazioni minori e si supera il 50%.
Le motivazioni che spingono partiti molto diversi fra loro, talvolta di destra talaltra di sinistra, non sono affatto univoche. Nei Paesi del Sud è un’austerity che ha dissanguato l’economia reale, lasciandola tramortita, a generare un malcontento che sfocia nella disperazione sociale e porta a tassi di disoccupazione inconcepibili fino a pochi anni fa. In quelli dell’est è il dramma dei profughi, a nord il sentimento di un’usurpazione dell’identità. In fondo anche la Svizzera, pur non essendo membro della Ue, vive lo stesso fenomeno: l’affermazione dell’UDC è essenzialmente identitaria e di autodifesa.
Ad accomunare tutti, però, è il sentimento di sfiducia nei confronti di Bruxelles e del processo di costruzione europea. Quando masse così eterogenee, ma così numerose, si esprimono in maniera univoca, la risposta dell’Unione europea non può essere quella consueta, corporativistica, o meglio élitaria di chi pensa che si tratti di fenomeni marginali e trascurabili. Ventitré anni dopo Maastricht e quindici anni dopo l’euro, la Ue dovrebbe essere popolare e consolidata. Sta avvenendo esattamente il contrario: è sempre più impopolare e tellurica nelle sue fondamenta. E la sufficienza con cui certe élite negano a se stesse la realtà rischia di essere prodromica a sviluppi inimmaginabili, collettivi e diffusi.
Chissà se a Bruxelles ne sono consapevoli…
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4 commenti su “Quel che l’Europa NON capisce (e gli euroscettici capiscono benissimo) – di Marcello Foa”
una delle cause è l’invasione degli immigrati.dicono “non bisogna avere paura”…..non hanno capito:ci stiamo rompendo le scatole…e abbiamo anche un rifiuto a trasformare l’europa:la nostra terra!la paura è solo realismo !!!!!!!!!basta!l’europa è la nostra terra:capito,merkel,junker,van rompuy che avete guarda un po’ vinto il premio kalergi?capito caritas,bergoglio,s,egidio e compagnia?
È un fatto. Non è una tendenza.
L’Islam è un aggressore e questa forma spirituale dilagante è ormai visible. Impregna l’Europa. Gli europei italiani sono coacervo razziale, fin da Roma antica, ma dopo la caduta dell’Impero l’unità spirituale era intimamente percepibile nel Cristo Re e nel Sacro e Romano Impero. L’Islam è estraneo al nostro mondo in termini di assolutezza: Dio non è il madesimo, è il monoteismo assoluto e non il Dio Trinitario che per amore dell’uomo si è “estroflesso” fino a raggiungerci nell’incarnazione di Gesù; i simboli islamici sono astratti, informali, pitagorici, lontani dal carisma della comunione; il loro confessionalismo è tecnico, assillante, ridondante, letterale, idiotifica la massa; il dispotismo è la regola politica. Se aumenteranno di numero distruggeranno la civiltà cristiana contenuta nell’elaborazione figurativa di duemila anni di comunione con Cristo. Prima di questo potrebbe esplodere una guerra.
Ai paesi dell’Est però non faceva tanto schifo quando la parte più feticcia dei loro paesi emigrava ed emigra ancora da noi…
L’Islam ci sta invadendo.
Anche oggi ho incontrato, davanti alla Cattedrale (della mia città) 3 islamici, giovani, vestiti
di tutto punto con tonaca, papalina,lunga barba; come ho già scritto sono sempre di più..
E “indipendentemente” da questo, qualcuno può indicarmi UN SOLO VANTAGGIO che
abbiamo facendo parte dell’Europa?