di Belvecchio

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Non v’è dubbio che a partire dal Vaticano II, quella che prima era la Chiesa cattolica ha assunto sempre più le connotazioni di una “chiesa” come ce n’erano tante sparse nel mondo sulla scia della rivoluzione luterana.

Essendo il culto il centro naturale e qualificante di ogni religione, i moderni uomini Chiesa si disposero subito a modificare il culto cattolico per sostituirlo con un culto nuovo di stampo protestante. La Messa cattolica, risalente agli Apostoli, venne soppiantata da quella che Mons. Lefebvre chiamava opportunamente “la messa di Lutero”.

Cambiata la Messa, non poteva non cambiare la dottrina, con un procedere, ovviamente, più articolato e insieme più sottile e più subdolo. Pian piano si è passati dalla tensione verso il Cielo e Dio, alla tensione verso la terra e l’uomo. Con accenti alternativamente morbidi e incisivi, anno dopo anno si è adattato il credo cattolico in modo che esprimesse il nuovo oggetto di culto: la celebre espressione di Gaudium et Spes, 24, ripresa anche dal nuovo Catechismo, 356: “l’uomo è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa”, ha trovato sempre maggiore applicazione “pastorale”, fino a giungere ai nostri giorni al culto per la “madre terra”, in vari modi espresso ed osannato dal nuovo improbabile Papa Francesco.

Come accade per ogni corpo che si muove attratto dalla gravità terrestre, la cui velocità di caduta accelera sempre più fino all’impatto col punto più basso, così accade per questo corpo morto che è diventata la neo-chiesa abortita dal Vaticano II.

Dopo aver posto il prete al centro della cerimonia eucaristica e averne fatto l’attore protagonista, si è passati a chiamare in presbiterio una frotta di comparse, anch’esse  in odore di protagonismo, e si è montato uno scenario da avanspettacolo, in cui Nostro Signore è spesso quasi del tutto assente, anche fisicamente, essendo relegato in un angolo remoto della nuova “chiesa” non più casa di Dio.

Il prevalere dell’uomo come protagonista si fondava sulla scusa, di stampo chiaramente luterano, del cosiddetto “sacerdozio comune dei fedeli”, senza la minima cura  per la contraddizione che pretendeva di spacciare, subdolamente, il sacerdozio “sacramentale”, esclusivo dell’ordinato, per un pur dichiarato sacerdozio “comune”. Ma la contraddizione è inevitabilmente la conseguenza della moderna concezione che considera la Verità del tutto compatibile con l’errore.

Chiunque abbia ancora anche solo il semplice buonsenso si rende conto che passare da questo stadio, “tutti preti”, allo stadio successivo “tutti uomini”, non ci voleva un grande sforzo, così da considerare che in definitiva il nuovo “tutti uomini” non necessita più del prete, essendo essi uomini bastevoli a loro stessi.

Eccoci quindi giunti alla ulteriore “innovazione” dei laici che possono sostituire indifferentemente i religioni e i preti, nel dirigere i nominali “Ordini” e parrocchie. E’ la notizia segnalata da Francesca de Villasmundo riguardo ai diversi Ordini francescani, insieme alla notizia segnalata da Christa Pongratz-Lippitt sulla novità pastorale e parrocchiale avviata dal cardinale Marx – nomen omen!

Ora, che i Francescani si siano ridotti a confondere professione religiosa e laicato è cosa che più che stupire, indigna, perché non si capisce bene quale sia ormai il motivo per cui certi uomini vestano ancora il saio piuttosto che andarsene per il mondo a goderselo. Se un laico può svolgere la funzione di “guardiano” del convento o di “provinciale” dell’Ordine, a che scopo farsi frate e non organizzare invece dei club riservati ai “soci”?

Se tutto questo non fosse devastante, sarebbe ridicolo e indicativo del fatto che ormai la facoltà intellettiva è “andata a farsi benedire”… è proprio il caso di dire.
Non v’è dubbio che da un certo punto di vista stiamo parlando dei frutti del Vaticano II, ma occorre notare che in maniera più generale è in atto un processo che riguarda sia gli uomini di Chiesa, sia e soprattutto tutti gli altri uomini: tolte le eccezioni e la Provvidenza di Dio, stiamo vivendo un processo di deterioramento che a momenti si confonde con la pazzia. Un mondo impazzito e sempre più dimentico di Dio, un mondo che più si allontana da Dio e più impazzisce e più impazzisce e più si allontana da Dio… in un circolo vizioso che sembra quasi indicare la fine di ogni cosa, con l’annunciata preventiva provvisoria comparsa dell’Anticristo.

Tornando alla questione dei laici che potrebbero sostituire i preti, la cosa porta ad una curiosa riflessione: l’accelerazione verso il basso è possibile che possa indurre gli attuali uomini di Chiesa a fare un salto di qualità? Pensiamo al processo possibile che porterebbe la Chiesa ad andare oltre la stessa Riforma protestante. Con Lutero si è superato il ministero sacramentale, in nome del “sacerdozio comune” dei credenti, a 500 anni da Lutero, dopo averne riconosciuto i meriti che neanche lui pensava di avere, perché non passare al ministero mondano, in nome della mera “dignità comune” di chi si crede credente?

A prima vista il ragionamento sembrerebbe un po’ scomposto, ma, a ben pensarci, cosa impedisce che dopo aver imitato Lutero, i moderni uomini di Chiesa imitino le sette proliferate al suo séguito, come i testimoni di Genova o Gena o Geova che dir si voglia?

A che servono i preti e finanche i “laici virtuosi” per la predicazione del nuovo vangelo centrato sul culto dell’uomo? Infatti bastano delle persone di buona volontà, con molto tempo a disposizione, minimamente forniti di libretti d’istruzione per la conduzione pastorale di altri uomini. Conduzione che a questo punto, per prima cosa, bisognerà smettere di chiamare “pastorale”, termine obsoleto e che richiama negativamente l’idea del “pastore” e delle pecore… roba da altri tempi, soprattutto perché i “pastori” non servono più, e ormai da tempo – neanche tra i luterani e compagni –, visto che non ci sono più pecore da governare, ma solo individui autosufficienti che vivono allo stato brado e sono occultamente gestiti dalla moderna fabbrica delle opinioni, altrimenti detta, con un neologismo un po’ ridicolo, “potere multimediale”.

In un tale contesto, per fare incontrare ogni tanto gli abitanti di questa o di quella contrada, basta un simpatico componente del gruppo, sia esso maschio o femmina o diversamente sessuato; purché abbia voglia di intrattenere i convenuti sui problemi della conduzione della vita ordinaria e, perché no, di ricordare anche che esiste un libro che è come una raccolta di buoni pensieri, il quale non viene più supervisionato dalle scomparse strutture “ecclesiali”, ma, ancora col nome così comodo di “bibbia”, è suscettibile di essere letto e capito dal colto e dall’inclito e, soprattutto, dal comune uomo della strada cresciuto sotto lo stimolo della moderna informazione di massa.

Cosa ci starebbero a fare, in un contesto siffatto, i guardiani dei conventi, i vecchi parroci, i consiglieri parrocchiali, i ministri straordinari autorizzati dai vecchi vescovi, le stesse ex dame di carità?
L’importante è il momento conviviale, magari con qualche braciola da mettere sulla brace, durante il quale sarà possibile fraternizzare, o sorellizzare, o comunque lasciare che si dia corso alle diverse voglie individuali o di coppia o di gruppo, consapevoli che “chi vuol esser lieto sia: di doman non c’è certezza”.

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fonte: UnaVox

14 commenti su “Quo vadis, ecclesia? – di Belvecchio”

  1. Insomma, la dissoluzione totale, il superamento del luteranesimo per un ‘sacerdozio’ gratis e self service, secondo la necessità del momento, accantonando i sacramenti ormai obsoleti per sostituirli con belle parole e iniziative socialmente utili, soprattutto da attuare nelle periferie e quanto più lontano dalle chiese dove diventa ormai ridicolo soffermarsi per pregare davanti al tabernacolo o sgranare un rosario il primo sabato del mese facendo compagnia alla Madonna per almeno un quarto d’ora. Come farlo, se celebrate le rare messe mattutine, tutte le luci vengono spente, neanche una candela per vederci e se si sta lì, si rischia pure di rimaner derisi? “Chiesa in uscita, fuori, fuori” incitano le direttive delle curie vescovili; figuriamoci se nei conventi i guardiani abbiano ancora ragion d’essere. D’altronde da mane a sera hanno così tanto da fare che non solo non attendono più al convento, ma non capiscono neanche più che senso abbia quel saio che non indossano più e di cui ormai si vergognano, come se li mettesse a nudo. E’ tutto normale se si pensa che oggi in Egitto uno che dovrebbe rappresentare Cristo in terra non Lo ha nominato neanche una volta.

    1. “Chiesa in uscita, fuori, fuori” incitano le direttive delle curie vescovili” : la “chiesa” di Bergoglio è effettivamente in uscita, ma di cervello, e questo a partire dal vertice fino ad arrivare alla base; ma i capi lo sono in maniera esponenziale, visto che debbono guidare i loro sottoposti, convincendoli a depistare il gregge, dalla via stretta e tortuosa che conduce in Paradiso alla via larga, ad 8 corsie, che conduce all’inferno : vedi Amoris Laetitia, cerimonia di Lund, ineterreligiisità, riabilitazione di Lutero, elogi a Pannella e Bonino, rinuncia al proselitismo, missionarietà solo umanitaria, modifiche al NOM tali da poterlo concelebrare con luterani ed anglicani (ovviamente espungendone Consacrazione e Presenza Reale, cose di cui a Bergoglio non gli po’ fregar de meno, visto che non si inginocchia mai di fronte a Cristo Eucaristia, ma lo fa solo davanti a migranti, musulmani, pastore luterane, ecc.). Praticamente sono già nell’anticamera dell’inferno e bussano forte per entrarvi : buon viaggio, e a mai più rivedervi, cari signori ! Christus Vincit !

  2. Luciano Pranzetti

    Eccellente analisi della situazione ecclesiale. Abbattuta la verticalità – trascendenza e il dogma – la Chiesa umana è diventata orizzontale – immanenza e elativismo – priva dello slancio ascetico e condannata, perciò, a dibattersi nella palude della mondanità tra sindacati, marce della pace, lavoro e salario, salotti tv, immigrazione massiva, gabinetti esterni al colonnato di San Pietro ad usum pauperum. . . .Exsurge Domine, quia venerunt gentes in hereditatem tuam et polluerunt Templum sanctum tuum (Ps. 78, 1).

  3. IL NEMICO ALLE PORTE

    Ottimo articolo. Suggerisco di andare a leggere i vari messaggi dell MADONNA di ANGUERA che parlano diffusamente (praticamente in ogni messaggio) del pericolo costituito dalla FALSA CHIESA rispetto alla VERA CHIESA.
    Nel messaggio del 13/04/2017 dice testualmente
    “Ricordate oggi l’istituzione del Sacerdozio e dell’Eucaristia; due Pilastri della Chiesa del mio Gesù, senza i quali le anime vivrebbero nella costante oscurità spirituale. La Grande Vittoria della Chiesa sta nella fedeltà dei suoi ministri e nello zelo per l’Eucaristia. I prescelti di Gesù per essere i continuatori della Sua Missione devono mantenere la loro fedeltà a Gesù, che li ha chiamati e inviati. Le parole del mio Gesù sono chiare su questa Verità Non Negoziabile: Lui è realmente presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità nell’Eucaristia. Quelli che appartengono al Mio Gesù devono sempre annunciare senza paura questa verità. Mio figlio non ha lasciato per voi un simbolo, ma la realtà di se stesso. Egli ha affidato alla Chiesa la difesa della piena verità. Dite a tutti che il pane del nemico (Lutero) è solo…

  4. IL NEMICO ALLE PORTE

    Ultima frase :
    Dite a tutti che il pane del nemico (Lutero) è solo pane.
    Proseguo…
    Leggete bene i messaggi e vedrete che i riferimenti anche espliciti alla neochiesa e ai protestanti così come alla situazione attuale della CHIESA sono costanti a riprova, se ce ne fosse bisogno, di quello che si può constatare nella realtà.
    Consoliamoci quanto meno siamo sulla strada giusta ma prepariamoci a tempi difficili.

  5. Però Bergoglio è andato in Egitto a portare la sua solidarietà ai cristiani colpiti duramente dal terrorismo islamico, questo non si può negare!

  6. Nel mio piccolo ho capito che una concausa di quanto descritto dall’Autore stia nel fatto che il XX secolo ha dovuto fare i conti con l’affermarsi e l’esplodere della psicologia/psicoanalisi, con tutti i loro enormi e variegati sviluppi, sia validi che farlocchi e basati sul vuoto.
    Una di queste derive è stata ed è lo psicologismo.
    La Chiesa cattolica, dal CVII, nel clima di ‘nuova fiducia verso il mondo ‘ e nel suo promuovere le scienze e le discipline umane, ha mostrato di non avere ancora gli anticorpi per fronteggiare l’infezione che ne sarebbe potuta derivare:

    (segue)

  7. GS 36:
    «Nella cura pastorale si conoscano sufficientemente e si faccia uso non soltanto dei principi della teologia, ma anche delle scoperte delle scienze profane, in primo luogo della psicologia e della sociologia, cosicché anche i fedeli siano condotti a una più pura e più matura vita di fede. […] I fedeli dunque vivano in strettissima unione con gli uomini del loro tempo, e si sforzino di penetrare perfettamente il loro modo di pensare e di sentire, quali si esprimono mediante la cultura. Sappiano armonizzare la conoscenza delle nuove scienze, delle nuove dottrine e delle più recenti scoperte con la morale e il pensiero cristiano, affinché il senso religioso e la rettitudine morale procedano in essi di pari passo con la conoscenza scientifica e con il continuo progresso della tecnica; potranno così giudicare e interpretare tutte le cose con senso autenticamente cristiano.>>

  8. Il CVII auspicava correttamente l’armonizzazione delle nuove dottrine con la morale e il pensiero cristiano, e sulla carta questo prometteva bene. I fatti però sono andati da un’altra parte senza che i muraglioni di contenimento predisposti (solo successivamente) alla valanga che iniziava a ingrossarsi potessero ormai avere effetto. I due Papi S. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno tentato disperatamente di salvare sia la capra che i cavoli, ossia l’obbedienza al dettato del CVII e la salvaguardia del Deposito della Fede, senza però riuscire in pieno ad arginare l’apostasia strisciante generata anche dallo psicologismo, che mette sul piedistallo l’IO.
    Quel che lascia basiti è che l’avvento di quest’ultimo papa, lontano dal rafforzare i contrafforti teologico-strutturali gettati dai suoi predecessori, ha tuffato la Chiesa nel pieno di un vortice sentimental-emotivistico di sapore telenovelistic-sudamericano (prescindendo da tutti gli altri risvolti problematici di questo pontificato e senza negare quanto di buono può eventualmente presentare)

    1. Cara Marisa, non direi che l’ausilio delle “scienze profane” della psicologia e della sociologia sia utile nella cura delle anime. Psicologi e sociologi (adesso la dico grossa) molto spesso sono venditori di fumo, a caro prezzo per giunta. Tutto il loro studio nei casi che affrontano è rielaborato dal loro personale punto di vista, che in genere è lontano dal buon senso informato ai buoni principi della morale e della religione.Una volta il consiglio del parroco o del confessore o del direttore spirituale valeva più di qualsiasi considerazione che oggi possa uscire dalla bocca dei possessori delle c.d. scienze profane. E valeva perché non scaturiva da riflessioni freudiane o di altri consimili, ma dalla parola di Dio e dall’insegnamento che da sempre impartiva la Chiesa cattolica. La quale Chiesa oggi ha dato le dimissioni a favore di personaggi che essa stessa ritiene più preparati e maggiormente in grado di guardare nel profondo dei cuori. Inorridirebbe il Santo Curato che spese tutta la vita dando buoni e santi consigli, se rinascesse oggi.

      1. So per esperienza professionale che psicologi, psicoterapeuti, sociologi (e psichiatri e neuropsichiatri infantili, mediatori familiari, avvocati specializzati in Diritto di famiglia, assistenti sociali e altri profili professionali) se non sono business oriented (= votati ad inquattare quattrini) ma sono realmente interessati all’uomo e alle sue sofferenze – possono dare una mano concreta e molto valida a trarre dalla palude chi soffre. Questo è particolarmente vero nei consultori di ispirazione cristiana, dove la persona è considerata Persona e non individuo.
        Concordo comunque con Lei che tutta questa ricchezza professionale avrebbe dovuto AFFIANCARSI e non sostituirsi quasi in toto – come è poi accaduto – alla sapienza magistrale della Chiesa e ai suoi doni di consiglio.

  9. Luciano Pranzetti

    GP II e B XVI tentarono di arginare la frana dell’apostasìa? Ma se sono loro ad aver progettato e realizzato l’uguaglianza di tutte le religioni con le parate, alla nordcoreana di Assisi! Mentre l’emerito metteva in guardia dal relativismo, promuoveva Teilhard de Chardin patrono delle Università Cattoliche, si faceva “cresimare” da uno sciamano maori similmente a quanto GP II aveva fatto a Madras dove un sacerdotessa di Shiva lo aveva segnato sulla fronte con un “crisma” osceno. L’avvento di quest’ultmo papa, cara Marisa è stato programmato dai predecessori. ma dobbiamo precisare che il supermercato dell’apostasìa è il CV2 e i papi ne sono i capicommessi.i

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