di Annalena Benini
fonte: Libertà e Persona
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Non credo di essere in grado di giustificare quella manicure di troppo fatta nel 2009: gentile signor Fisco, lo so, non me la sarei potuta permettere, ma sono una contribuente imbranata e pigra, che non sa mettersi lo smalto da sola. E una viziosa, che compra troppi croccantini al gatto, non sa imporgli la giusta misura di cibo e finisce con lo sforare di molto anche le tabelle del supermercato. All’angoscia provocata dal redditometro, e dal controllo mensile delle proprie spese, per verificare che siano adeguate alle tabelle Istat e se sia opportuno iscriversi in palestra (non sarà considerato troppo arrogante come gesto? forse meglio una bocciofila, più sobria, o un corso di cucito, teso anche a dimostrare che le spese di abbigliamento sono limitate alle materie prime), si aggiunge la vergogna, il senso di peccato: se spendo sessantadue euro su Amazon per comprare il libro fotografico con l’intera storia di Kate Moss, invece che investire quel tesoretto in manutenzione di veicoli, sono una persona abietta?
E quando il Fisco, invertendo l’onere della prova, mi chiederà di spiegare per quale senso di irresponsabilità ho comprato Kate Moss se alla stessa cifra potevo avere un tostapane utile alla famiglia, non potrò mentire e giurare che no, era davvero un tostapane, Amazon vende anche piccoli elettrodomestici, perché Serpico (Servizio per le informazioni sul contribuente) ha registrato ogni prelievo con il Bancomat, ogni movimento della mia carta di credito, ogni ricevuta di Amazon a mio nome, e lì c’era scritto proprio: “Kate Moss The Book”, ho anche lasciato un feedback per lamentarmi che era arrivato con le pagine un po’ bagnate di pioggia e Serpico, che è un supercervellone, l’ha già aggiunto alla sua scheda. Nessuna ossessione, nessuna segreta debolezza è più al sicuro: una signora rispettabile che da due anni infilava in un maialino di coccio le monetine che le restavano dal parcheggio e dalla spesa, a un certo punto ha rotto il maialino e ha deciso di investirne il contenuto nel più famoso parrucchiere della città. E’ uscita felice, senza più orribili mèche striate, ma cosa dirà al Fisco? Crederanno alla storia del maialino? Avrebbe dovuto fotografare i cocci e le monetine, e conservare la documentazione, ma era il 2010, vivevamo ancora ignari, certi di avere la libertà di spendere mezzo stipendio in lenzuola di lino e poi vivere di tonno in scatola per un paio di mesi, senza che ci fosse niente di sospetto o di sbagliato.
E la pentola per fare il risotto non sembrava ancora un segno di evasione fiscale. Ora bisognerà conservare lo scontrino per anni e poi provare di averla acquistata con una piccola eredità, o con una vincita al Lotto. Oppure tornare al baratto, che a Serpico forse ancora sfugge: tu mi dai quella borsa che sogno da tutta la vita, ma che ho troppa paura di comprare, io do ripetizioni di greco a tuo figlio per un quadrimestre. Tu mi dai quattro pizze margherite con acciuga il sabato sera e io domenica lavo i piatti. Ci scambiamo i libri, le scarpe, le case e i passaggi in macchina, riscopriamo la solidarietà umana e costruiamo nuove soglie Istat: quelle della vita libera dal Grande Fratello.