Ricordo di Francesco Nardacchione, molisano, medico e terziario francescano – di Lino Di Stefano

di Lino Di Stefano

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Anche la regione Molise, nella piccolezza della sua superficie, annovera fra i suoi figli personaggi illustri come, per fare solo qualche nome, il generale, patriota e scrittore Gabriele Pepe (1779-1849), il grande storico Vincenzo Cuoco (1770-1823) – entrambi nativi di Civitacampomarano, minuscolo paese della provincia di Campobasso – Francesco D’Ovidio (1849-1925) nato a Campobasso, critico e filologo, autore de ‘Le correzioni ai Promessi Sposi’ (1895) e ‘Studi sulla Divina Commedia’ (1901).

Ancora, Pietro Ramaglia (1872-1975) di Ripabottoni, minuto centro sempre del capoluogo di regione – illustre clinico e studioso della meningite – Giambattista Masciotta (1864-1933) di Casacalenda, sempre nella menzionata provincia, il maggiore storico della regione, autore dei celebri quattro grossi volumi intitolati ‘Il Molise dalle origini ai nostri giorni’.

Il pontefice del ‘gran rifiuto’, Celestino V di Isernia (1215-1296), lo scienziato e patriota Leopoldo Pilla (1805-1848) di Venafro (Isernia), morto alla testa dei suoi studenti nella sanguinosa battaglia di Curtatone il 29 maggio 1848,  lo scrittore Francesco Jòvine (1902-1950) di Guardialfiera (CB) autore, tra l’altro dei due rilevanti romanzi di ispirazione verista, ‘Signora Ava’ (1942) e ‘Terre del Sacramento’ (1950), ed altri personaggi.

A tali eminenti personalità non possiamo non aggiungere Francesco Nardacchione, medico illustre e terziario francescano; nato l’11 maggio del 1860 a Jelsi, un paesino, sempre in provincia di Campobasso, a dieci anni si trasferì a Casacalenda al seguito del padre, cancelliere nella locale Pretura, rimanendovi per tutta la vita e considerando la località sua patria adottiva nonché  importante sfera della sua missione religiosa.

Dopo gli studi medi, a Campobasso, presso il Liceo Classico ‘Mario Pagano’ – quest’ultimo, filosofo, giurista ed uomo politico lucano, morto sul patibolo nel 1799 – si addottorò nell’Università di Napoli, dove  ebbe come Maestri Cardarelli e Bianchi, ed esercitò la professione di Ippocrate per cinquant’anni  distinguendosi per le innate qualità diagnostiche.

Il clinico, diventato celebre in tutto il Molise, e pure in altre regioni, dedicò l’intera sua esistenza all’amore di Dio e a mitigare le infermità fisiche e spirituali dei cittadini senza mai chiedere ricompense; anzi, come sostiene un suo biografo, la sola retribuzione “fu il sorriso di gratitudine sui volti rassegnati”. Il suo occhio clinico era talmente rinomato che i medesimi suoi Maestri, Cardarelli e Bianchi, lo interpellavano per chiedergli consigli sui casi più gravi.

Il medico molisano condusse sempre una vita all’insegna della semplicità e della frugalità tant’è vero che, sorretto da sentito amore per i propri simili, consegnava di persona ai malati il denaro per l’acquisto dei farmaci; terziario, dedicò la propria esistenza all’amore di San Francesco, prediligendo i suoi Figli  soprattutto nelle vesti di  Sindaco Apostolico  del Convento di Sant’Onofrio, patrono del paese.

Convento che egli fece restaurare a sue spese dopo trent’anni di abbandono in seguito alle leggi di soppressione di tutte le Corporazioni Religiose del 1866; nel 1929, il Dr. Nardacchione adornò, ancora quasi completamente ‘suo sumptu’, il Monastero di ogni agio necessario per permettere ai Religiosi  di destinarlo a casa di Noviziato della loro Provincia Monastica di San Michele Arcangelo, nelle Puglie.

Il terziario francescano si spense il 23 novembre del 1936 destinando la maggior parte  delle sue rendite al menzionato Convento dove volle che i suoi resti mortali fossero sepolti. Conclude il suo biografo: “Chiuse la sua nobile esistenza lasciando una eredità di amore e di gratitudine che il tempo non potrà affievolire, ma rafforzerà nell’inestinguibile ricordo e sicuramente consacrerà a maggiori riconoscimenti”. Francesco Nardacchione è, giustamente, chiamato il ‘Giuseppe Moscati’ del Molise, quest’ultimo anche santo.

3 commenti su “Ricordo di Francesco Nardacchione, molisano, medico e terziario francescano – di Lino Di Stefano”

  1. Ringrazio di cuore Di Stefano per questo contributo alla mia terra. Una terra ignorata, sovente neanche menzionata dai media e quanto presa in considerazione, spesso solo per farci ironia (il Molise non esiste). Abbiamo avuto un assaggio anche dall’ex primo ministro in aspettativa. Eppure, chi si addentra in essa, scopre un mondo fatto di umiltà, lavoro, identità, tutto nella cornice di una natura ancora incontaminata e valori sentiti dal profondo. È una sorta di ‘contea’ nel senso tolkieniano, fatta di gente bonaria, ma pronta, con sacrificio e determinazione, a lottare nelle avversità. Di Stefano si è dimenticato di citare Larino, l’antica Larinum, centro strategico prima sannita e poi romano. Cicerone difese Cluenzio (Pro Cluentio) nella celebre arringa in difesa del larinese. E le Terre del Sacramento conservano ancora oggi un fascino straordinario, dalle Piane di Larino a Guardialfiera, da Montenero di Bisaccia al Cratere frentano, una fetta collinosa fertilissima che va dall’Adriatico al fiabesco mondo del Molise montuoso. Grazie Di Stefano.

  2. dai Feder, non prendertela anche a noi napoletani, non è che trattano troppo bene:-)
    L’importante è amare Nostro Signore Gesù Cristo…al Suo cospetto, tutto crolla,tranne la Sua infallibile Giustizia e Misericordia.

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