Riflessioni dopo il commento di Introvigne su Palmaro – di Elisabetta Frezza e Patrizia Fermani

Noi tutti stiamo soffrendo la imposizione dello stravolgimento della legge naturale e divina da forze che la Chiesa, per il suo divino mandato e quindi per la sua stessa ragion d’essere, dovrebbe combattere fino al martirio, come è avvenuto nei secoli e come tuttora avviene in tante parti del mondo. Ma la Chiesa, proprio là da dove dovrebbe irradiare la propria luce per guidare anche nel buio della storia, si confonde con i suoi nemici e abbandona il gregge in balia dei lupi.

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di Elisabetta Frezza e Patrizia Fermani

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pptrlfllMassimo Introvigne, nella sua replica all’intervento di Mario Palmaro su “La Nuova Bussola”, individua inopinatamente due contraddittori invece di uno: se avesse letto il commento di Giuliano Ferrara alla omelia tenuta da Bergoglio per la canonizzazione di Favre, si sarebbe accorto infatti che il direttore del Foglio non lesina certo un forte entusiasmo per il “gesuitismo cinquecentesco”, esteso a quello à la carte del Vescovo di Roma.

Di fronte alla critica serrata di Mario Palmaro per la direzione impressa alla Chiesa nell’ultimo anno, Introvigne fornisce subito la chiave di lettura della teologia di Bergoglio, che ricalcherebbe esattamente quella ignaziana: lo scopo fondamentale dell’uomo, quello per cui è stato creato, è rendere gloria a Dio. Come si rende gloria a Dio? Salvando la propria anima e aiutando gli altri a salvare la loro. A questo punto il buon cristiano si chiede cosa deve fare per salvarsi l’anima. La risposta è perentoria: rendendo gloria a Dio.

Un po’ come la storia del re che, seduto sul sofà, diceva al suo scudiero: “raccontami una storia” e lo scudiero cominciò: “c’era una volta un re, seduto sul sofà, che diceva al suo scudiero: raccontami una storia….”.

Dunque il problema è quello della storia, cioè della Salvezza. Non definendo il contenuto di questa, affermare che “tutto il resto è mezzo allo scopo, compresa la morale, sia individuale che sociale” significa abolire qualunque criterio di valutazione e di orientamento delle azioni umane.

Mentre rimaniamo sospesi nel vuoto di questo dubbio capitale, Introvigne non trova di meglio che andare a spasso tra giansenisti e gesuiti, tra Pascal e l’incolpevole Del Noce, passando per il sempreverde Martini, fino ad arruolare nel machiavellico disegno – che  appunto vuole sottomettere ad una imprecisata salvezza ogni esigenza morale – persino gli ignari Pio X e Benedetto XVI, il cui pensiero, tanto lucidamente espresso proprio nel famoso discorso ai Bernardins, viene impunemente contraffatto.

Della salvezza delle anime continuiamo a non sapere nulla, ma improvvisamente ci viene offerto un interessante spunto di comprensione: fondamentale per essa è il successo mediatico del papato. Il Vicario di Cristo non si può permettere di calare il proprio share irritando il pensiero televisivo dominante coll’affrontare temi “divisivi”, che vanno lasciati al “discernimento” creativo dei vescovi. Un eventuale invito a Sanremo, per esempio, rischierebbe di essere compromesso.

Del resto – dice Introvigne – “le strategie non sono né vere né false: sono giuste o sbagliate”. Nessuno ha mai così icasticamente espresso il pensiero del segretario fiorentino. Così come, va riconosciuto, nessun interprete era riuscito finora a immedesimarsi tanto bene nel pensiero di Bergoglio.

A questo punto, però, vale la pena di ricordare a Introvigne che le parole che segnano le realtà decisive per la vita dell’uomo non possono essere svuotate dei loro imprescindibili significati, magari paludandole con suggestioni erudite.

La gloria di un Dio vicino all’uomo com’è il Dio di Gesù Cristo non può non passare per l’obbedienza alla Sua volontà: una volontà che non può non essere diretta al bene dell’uomo.

Noi non adoriamo una dea Kalì, per la cui gloria l’uomo viene annientato, ma Dio Padre che ci indica la strada del bene. La legge di Dio è preordinata al bene dell’uomo, come singolo e come comunità. E la Chiesa ha avuto da sempre il compito di guidare verso la vita buona che, sola, è strumento di salvezza.

Noi tutti stiamo soffrendo la imposizione dello stravolgimento della legge naturale e divina da forze che la Chiesa, per il suo divino mandato e quindi per la sua stessa ragion d’essere, dovrebbe combattere fino al martirio, come è avvenuto nei secoli e come tuttora avviene in tante parti del mondo. Ma la Chiesa, proprio là da dove dovrebbe irradiare la propria luce per guidare anche nel buio della storia, si confonde con i suoi nemici e abbandona il gregge in balia dei lupi.

Mentre il papato raccoglie il consenso, una intera società si sta dissolvendo tragicamente, incapace di comprendere a quale destino vengono condannati i propri figli. Non vediamo in nessun modo, in tutto questo, nè la gloria di Dio nè la salvezza delle anime.

14 commenti su “Riflessioni dopo il commento di Introvigne su Palmaro – di Elisabetta Frezza e Patrizia Fermani”

  1. Un ottimo articolo.

    Solo preme sottolineare un passaggio che non è chiaro, e che equivale ad aggiungere confusione alla già abbondante…… ossia:

    ***
    La gloria di un Dio vicino all’uomo com’è il Dio di Gesù Cristo non può non passare per l’obbedienza alla Sua volontà: una volontà che non può non essere diretta al bene dell’uomo.

    ***

    ….. non esiste il “Dio di Gesù Cristo” in quanto Egli stesso è quel Dio…. lo so, che fu lo stesso Benedetto XVI in un suo libro del 1976 formulare questa frase, quando ancora era Cardinale… ma è una frase ambigua …..e con ciò bisogna, maneggiarala con molta cura …. c’è il rischio di banalizzare e quindi minare il Dogma della SS. Trinità.

    Certo si dirà che al suo interno il libro non fa altro che riformulare il Dogma ( e ci mancherebbe…. ) ma, è una frase ambigua, ripresa in seguito da più parti, anche in alcune pastorali alla Bruno Forte ….. gli sprovveduti e coloro che ignorano la Dottrina ( persone deboli ed indifese) saranno indotti a pensare che al di sopra di Gesù Cristo, vi sia un’altro Dio…. ossia il ” Dio di Gesù Cristo ” …..appunto….. ai semplici ossia al gregge, devono essere rivolte sempre ed in ogni dove, parole altrettanto semplici…..

    1. Patrizia Fermani

      cara Giustina , è mia la responsabilità della citazione che riproduce il titolo del libro di Ratzinger incentrato sulla teologia trinitaria, ed effettivamente ho sottovalutato la possibilità di un fraintendimento perché stavamo parlando della ineluttabilità della legge divina. Grazie comunque , nell’attesa di conoscerLa personalmente. Patrizia

      1. Gentilissima e carissima dott.ssa Patrizia, sono io che ringrazio Lei per la cortese risposta. Non avevo dubbi circa Le Sue intenzioni a proposito della citazione del libro dell’allora card. Ratzinger.

        Lei non ha nessunissima colpa e un po’ mi sento in colpa io per averLe per così dire scritto quel mio appunto sopra. Purtroppo mi sono sentita in dovere, non per Lei ma per quanti inavvertitamente possono fraintendere ….e purtroppo ce ne sono molti, aiutati da catechesi di certi prelati che usano quella frase a cuor leggero…… anzi per alcuni….. non sembra vero poter dire quella frase, aggiungendola a sofismi del tutto fuori luogo.

        Grazie ancora per tutto quel che fa e che scrive per noi, carissima dott.ssa Patrizia, sarà un onore conoscerLa personalmente.

        Con immensa stima.

        Giustina

  2. Bravissime Elisabetta Frezza e Patrizia Fermani ! Difficile replicare al Prof. Introvigne. Voi lo avete fatto in modo inappuntabile.

  3. “Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi! Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti” Lc. 6, 26.

  4. Ottima contestazione, più che commento, allo scritto del prof. Introvigne, carissime Elisabetta e Patrizia, fatto con vera maestria. Quando si cerca in tutti i modi di giustificare l’ingiustificabile, di far capire l’incomprensibile, di tradurre sempre e tutto quanto afferma il Papa per renderlo accessibile alla gente, significa che il primo interlocutore, cioè il Papa non si fa assolutamente capire o, peggio ancora, usa un linguaggio cifrato solo per pochi “intenditori”.
    Ma Cristo non ha detto che “chi non si fa come un bambino, non entrerà nel Regno dei Cieli?” E cosa significa farsi bambino se non usare un linguaggio semplice, immediato, trasparente, umile, che mentre spiega cose sublimi e profonde, le sa illuminare di quella Sapienza divina che tutte le anime belle e semplici sanno dire, capire e trasmettere? Il mondo politico è pieno di parole inutili e incomprensibili senza che ci si mettano anche gli ecclesiastici o i cattolici impegnati.
    Quando mi sento dire ad esempio che certi contestatori del Papa, (la sottoscritta ad esempio) sanno solo estrapolare sue frasi dubbie e non mettono in evidenza l’insieme della bellezza della sua catechesi, io rimango inorridita e rispondo che TUTTO DEL PAPA DEVE ESSERE PERFETTAMENTE IN LINEA CON IL PENSIERO DELLA CHIESA CATTOLICA, TUTTO, NEPPURE UNA VIRGOLA CI DEVE ESSERE DI ERRORE, O DI ERESIA O ANCHE FOSSE SOLO DI DUBBIO INCULCATO, perché basta una sola frase dubbia o scorretta o errata in un bellissimo contesto per rendere nullo o tacciabile di eresia tutto il resto, o per lo meno renderlo gravemente pericoloso per le anime. IL nostro carissimo Papa emerito Benedetto aveva ad esempio il dono delle lingue, cioè sapeva dare dottrina su argomenti di altissimo livello teologico con espressioni assai chiare che davano anche gioia al cuore, oltre che luce alla coscienza. Ho conservato tutta la “Traccia” dei suoi numerosi interventi e sono uno più chiaro dell’altro.
    Per questo il Pontefice, in forza della sua altissima autorità che gli viene direttamente da Dio, dovrebbe parlare molto poco, ben calibrato e molto chiaro, e non dovrebbe aver bisogno di intermediari che si prendano la briga di portare il suo discorso dove loro credono più opportuno, facendo acrobaticamente l’arrampicata degli specchi per rassicurare la gente ormai smarrita e disorientata.

  5. Ultimamente, diciamo pure sino a ieri, ho cercato di difendere il Santo Padre Francesco, ossia mi sono barcamenato nella ricerca di difendere ciò che, obiettivamente, è sotto ogni punto di vista indifendibile. Sono confuso e disorientato. Non ho dubbi che vi sia una via d’uscita da questa situazione grottesca e pericolosa in cui la Santa Chiesa si trova, ma il non vederla mi scoraggia, mi intristisce, mi incattivisce. Ancora ho dei dubbi riguardo all’efficacia del, chiamiamolo, metodo Gnocchi-Palmaro, per intenderci. Ancora sono convinto che occorra salvare il salvabile, adesso come adesso, occorre con umiltà e perseveranza affrontare nuove e impervie sfide circa la catechesi, occorre allontanare la malizia del Demonio dai cuori indifesi di tante pecorelle. Sbattere in faccia la Verità mi chiedo se sia la soluzione oppure il micidiale affondo. Mi chiedo se il Papa stia seguendo una strategia atta al ripescaggio di tutti quei cristiani finiti nella rete del Maligno. A volte, sperimento io stesso la necessità di dover dire ai bambini del catechismo parrocchiale che mi sono stati affidati, di non pendere dalle labbra del catechista, perché le mie parole, anche se utilizzate al fine di annunciare il Vangelo, sono fallibili, sono deboli. Continuo esortandoli a rivolgersi nella preghiera a Cristo, perché sappiamo che il Maestro dal quale imparare ogni cosa, non è lontano, non è passato ma è accanto a loro e li sostiene, li conforta, li consiglia. Cominciamo con il prendere atto che questo Papa ha riportato tantissime persone al confessionale. Francesco ha riacceso nei cuori della gente l’amore per Gesù Eucaristico. Ha ridato consapevolezza a tantissime anime di avere anche una Madre, Maria Santissima alla quale chiedere di avvicinarci sempre più a suo Figlio. Sono tanti i gesti e le parole che hanno riacceso deboli ma ardenti fiammelle di fede in numerose anime. Vogliamo forse negare tutto ciò!? E’ l’esperienza di Cristo che fa nascere l’amore per Lui che è la Verità, Verità difficile da accettare se non la si ama anzitutto! Alcuni discorsi del Santo Padre sono obiettivamente ambigui ma la gente è ora più che mai tornata ad aver sete di Cristo. Certo fatica ad ammetterlo ma ne è consapevole. Molti attirati da questo Papa si stanno lentamente e progressivamente riavvicinando a Gesù, chi ha il coraggio di smentire un tale fatto? L’incontro con Gesù ha come inevitabile presupposto la sua ricerca con cuore sincero non sapendo a memoria il catechismo! Prima occorre riportare i figli a casa mostrando dolcezza e comprensione poi si penserà a cambiarli d’abito, a ripulirli, a reintegrarli nella piena comunione con una Famiglia che, per quanto unità e concorde, rimane santa e peccatrice, bisognosa lei stessa di quella misericordia che è chiamata ad accordare al suo prossimo. Fatico a difendere Papa Francesco ma voglio fidarmi di Colui che gli ha consegnato le Chiavi del Cielo e della terra! SALUS ANIMARUM SUPREMA LEX ECCLESIAE ESTO. Viviamo ogni giorno nel nostro cuore, come ha detto il Santo Padre, il giudizio di Dio per salvare la nostra anima ed essere nelle condizioni ottimali per prodigarci alla Salvezza di quelle dei nostri fratelli vicini e lontani! Siano lodati Gesù e Maria! Sempre siano lodati!

    1. Sì sempre siano lodati!
      In relazione al ritorno dei fedeli al confessionale mi permetto di sottolineare un aspetto che, per quel che ne posso capirne io, non è secondario.
      Per ben confessarsi ci vuole la Grazia del pentimento, il proposito ecc. ma, specie se si è stati da tanto tempo incatenati dal Maligno e ostili alla Santa Chiesa, ai preti e magari anche al “cattivissimo” Benedetto XVI (!!??!), saranno state queste numerose persone capaci e pronte per una completa e delicata confessione fatta come Dio comanda? Oggi la quasi totalità dei sacerdoti non sanno come si deve ben confessare, non sanno che occorre fare con prudenza e carità le domande al penitente per aiutarlo e catechizzarlo. Nei seminari questo è un argomento quasi secondario spesso lasciato all’estro dell’insegnante di turno, tanto c’è la Misericordia!!. Non voglio nemmeno osare sperare che i sacerdoti ( moltissimi di loro) abbiano studiato o letto “Pratica del confessore” del glorioso Sant’Alfonso Maria de Liguori, Patrono dei confessori e dei moralisti nonché Dottore della Chiesa; ma avranno almeno chiaro il Catechismo di San Pio X nei numeri dal 335 al 390 circa? Mi spaventano molto le confessioni fatte senza preparazione e senza conversione autentica perché sono foriere di sacrilegi. Uso il plurale perché poi sarà inevitabile anche un drammatico sacrilegio eucaristico.
      La conversione è un miracolo e chi si converte lo fa per credere non per discutere, ed esige una verità, una sola, anche scomoda, ma che sia la chiara Verità.

      1. Carissimo Roberto, fosse per me, ciò che ha scritto sarebbe più che condivisibile. Anzi, parliamoci chiaro: personalmente sottoscrivo tutto quanto da lei affermato. Il punto però non è ciò che penso io oppure lei, ma ciò che pensa Cristo. Con profondo rammarico mi duole ammetter che io e Lui, non siamo sempre sulla stessa lunghezza d’onda. Mi costa sforzo e fatica a volte accettare la pedagogia divina. Fosse per me, se non mi trattenessi, se non cercassi di astenermi dal giudicare, ebbene i miei giudizi, le mie parole sarebbero forse anche più intransigenti ma scuramente meno clementi di quelle usate da coloro che fino ad ora si sono avvicendati su questo blog e altrove nell’esprimere il proprio sconcerto. Tornando a noi, proviamo a pensare alla Parabola del figliol prodigo. Forse che il Padre correndo ad abbracciare il figlio che lo aveva abbandonato, dopo averlo avvistato da lontano sulla via del ritorno, gli ha frugato nelle tasche per valutare quanto del proprio patrimonio il figlio aveva sperperato? Forse che si è riempito di sdegno per l’impresentabilità degli stracci logori e sporchi con i quali era vestito? Forse che lo ho rimproverato per le malefatte commesse? No, gli è saltato al collo prima ancora che il figlio riuscisse a prendere il coraggio di gettarsi, così come era conciato, nelle sue braccia! Questo ci dice la Parola di Dio. Dovremmo noi pretendere che i sacri Ministri si comportino diversamente dal luminoso e chiaro esempio offerto loro da Colui nel nome del quale agiscono? Suvvia, sappiamo che il Signore conosce ogni cosa, Egli è onnisciente. Dio nella sua onnipotenza si ferma dinanzi alla nostra libertà. Al Signore basta un cenno di libero avvicinamento a Lui per poter agire con la Grazia al fine di trasformarci. Mi creda, sono indegno di parlare a nome di Cristo, ma, senza timore di sbagliarmi, penso proprio che l Signore abbia gioito indicibilmente per tutti coloro che, pur impresentabili, pur in parte poco consapevoli di quanto andavano a ricevere, sono tornati a Lui con una, foss’anche flebile, timida e insufficiente, manifestazione di fiducia!

    1. Ne approfitto, poiché ne sento la necessità, per ringraziare RiscossaCristiana e ogni singolo autore degli ottimi(anche se non sempre totalmente condivisibili, per quanto mi riguarda) articoli che vengono inseriti. Grazie all’intrepido coraggio di tanti testimoni che, pur con tutti i limiti che si addicono a chiunque di noi, con amore e autentica passione si ergono a difesa della nostra amata Madre Chiesa! A loro rivolgo il mio più cordiale incoraggiamento e assicuro, negli evidenti limiti della mia debole persona, un ricordo nella preghiera!

  6. Ho letto l’articolo del Prof. Introvigne e, se ho ben capito, terra terra si può riassumere così: L’attuale Papa si è scelto il compito di condurre nella Chiesa più uomini possibile, mostrandosi il misericordioso, includente,…di manica larga; ha conquistato la simpatia di tutto il mondo! Lascia ai vescovi, e alle singole Conferenze episcopali, il compito di ribadire la dottrina immutabile della Chiesa sulle questioni fondamentali dei principi irrinunciabili. Mi sembra però che i Vescovi questo lavoro (diciamo tra virgolette “sporco”) sembra che proprio non lo vogliano fare e forse non hanno tutti i torti. Correrebbero il rischio di sentirsi dire di essere “più… papisti del Papa”

  7. Riccardino Paniz

    Tutto bene, sono in sintonia perfetta con Elisabetta Frezza e Patrizia Fermani. Di più: il loro articolo offre il destro per riflettere sulla locuzione “Dio di Gesù Cristo” che, come dice la Signora Giustina, è fonte di una qualche inquietudine. Sarebbe forse meglio espungerla dal lessico cattolico? Forse no, purché la si maneggi con cura estrema. Comunque, se non lo avete già fatto, leggete qua. Senza albagia e con l’intenzione di fare a tutti cosa gradita. Cordialmente.

    http://disputationes-theologicae.blogspot.it/2010/01/mons-gherardini-stronca-la-cristologia.html

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