Risposta ad Introvigne sulla manifestazione del 20 giugno … e su altro – di Corrado Gnerre

di Corrado Gnerre

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zzzzrm206Caro Introvigne, a proposito di via stretta, anzi strettissima, dovresti sapere che l’approccio sociologico è insufficiente non solo per fare dovuti distinguo, ma anche per capire cosa veramente c’è dietro (e alla base) di certe scelte dei cattolici oggi.

Personalmente ho ritenuto opportuno non schierarmi in merito alla manifestazione del 20 giugno non aderendo, ma nemmeno permettendomi di sconsigliarne la partecipazione. Non aderendo, perché molte (troppe) erano le perplessità che avevo nel merito (perplessità che mi auguravo non prendessero consistenza, cosa che invece è avvenuta); non sconsigliando, perché sapevo bene che la stragrande maggioranza avrebbe partecipato con ottime intenzioni. Quelle ottime intenzioni che alla tua analisi sociologica possono facilmente sfuggire e che tu riduci semplicisticamente dicendo che chi ha partecipato è il cattolico in linea con gli odierni orientamenti pastorali.

Ma dov’è l’errore nel tuo approccio? Ti rispondo elencando quattro punti.

  • Ormai tu hai dichiarato guerra al mondo che solitamente viene definito “tradizionalista” (aggettivo su cui si può discutere), ma ti rifiuti di capire che questo mondo, pur con tutti i suoi limiti e facendo i dovuti distinguo, ha storicamente e cattolicamente vinto per un semplice motivo: perché i fatti gli hanno dato ragione. Lasciamo stare la questione del Vaticano II (rottura o ermeneutica della continuità) resta (ed è un fatto) che non solo i dati dell’eclisse della vita cristiana sono quelli che sono, ma i problemi che pone la pastorale contemporanea non sono certo di poco conto. La tua intelligenza non può non capire che non c’è pastorale senza dottrina e che anche coloro che decretano la morte della dottrina o che ritengono che la pastorale possa sganciarsi totalmente da questa, in realtà partono sempre da un dato teorico e teologico, appunto: l’oblio della Dunque, ciò che oggi stiamo patendo è “figlio” di una ben precisa scelta teologica e di un certo orientamento magisteriale (mi riferisco soprattutto al magistero ordinario). Tu forse sei un po’ lontano dalla realtà, ti manca il contatto con il mondo cattolico, quello che s’incontra per le strade e nelle piazze. Prova a parlare con i ragazzi delle leggi omosessualiste che tra un po’ avremo anche in Italia, e ti accorgerai che spesso ad opporvisi sono ragazzi non cresciuti né in parrocchie né in oratori. I ragazzi cresciuti a Nutella e ACR, invece, in molti casi hanno idee tutt’altro che cattoliche e -vedi il caso degli scout- optano per altre scelte.
  • Vengo al secondo punto. Tu continui (perché ormai è storia lunga) ad affermare che l’errore di colui che definisci “cattolico fondamentalista” sarebbe quello di “cristallizzare” la Tradizione, anzi –dici- di “ipostatizzarla”. Mi fa meraviglia, ma lo dovresti sapere bene: per un cattolico la Tradizione è proprio un’ipostasi. E’ chi non è cattolico che la può ritenere non tale. Nel linguaggio filosofico “ipostasi” significa ciò che “sta fermo” al di là del divenire. La Tradizione è la Verità; e la Verità è la natura costitutiva di Dio: nulla di più immutabile, nulla di più assoluto.
  • Ma veniamo più specificamente in merito al riferimento del tuo intervento: la partecipazione alla manifestazione del 20 giugno. Anche in questo caso l’uso esclusivo del metodo sociologico ti fa dimenticare che per un cattolico la questione dell’omosessualismo non può essere totalmente sganciata dalla diffusione (sociologicamente rilevante) del peccato di omosessualità. Se tu confondi il ricordare che la pratica omosessuale sia contro-natura con l’essere contro le persone omosessuali, allora lo stesso Catechismo (anche quello di San Giovanni Paolo II e non solo di San Pio X) è contro le persone omosessuali … e certamente non ti sentiresti di affermare una cosa del genere.
  • Il quarto punto è quello più grave. Con il dovuto rispetto, è un errore da “matita blu”. Sono d’accordo con la definizione che tu dai di “cattolico clericale”, sono d’accordo anche con quella di “laicismo”, ma non sono per nulla d’accordo su come definisci il “cattolico tradizionalista”. Tu dici che fondamentalmente questo tipo di cattolico tende a rinnegare il valore della ragione e quindi la giusta autonomia del naturale dal So bene che tu sei cresciuto con persone che ti hanno parlato continuamente di Regalità Sociale di Cristo. E cos’è questa Regalità se non l’unico vero antidoto tanto alla deriva teocratica di immanentismo fideista (sul modello islamico per intenderci) quanto di quella liberale e totalitaria in cui le strutture politiche diventano realtà totalmente ontonome e auto-giudicantesi?

Concludo permettendomi di dire che il problema tuo e di certi ambienti a te vicini è l’aver abbandonato questa prospettiva. Avete dimenticato nei fatti che anche la soluzione liberale è una forma totalitaria, che non può esserci una fondazione assiologica alternativa a qualsiasi deriva di positivismo giuridico senza un fondamento metafisico. Ed è per questo che quando si agisce a livello politico (con azioni politiche dirette o con azioni civico-culturali, come può essere una manifestazione come quella del 20 giugno) non si può cattolicamente dimenticare questa prospettiva. Ed è anche per questo che mi riconosco nel Cattolicesimo della Tradizione (espressione che ritengo più precisa e meno ambigua di “cattolicesimo tradizionalista”), perché è l’unico cattolicesimo che assume una posizione intelligente nei confronti della storia: né estraniandosi da essa né diventandone cortigiana.

Lo so molto bene che un conto è il “male minore” altro il “bene possibile” e che molti fondano la propria azione “politica” su quest’ultimo principio. Non sto qui a sindacare perché alle volte il discrimine può essere molto labile. C’è un fatto, però, che un conto è fare una valutazione di questo tipo, altro, come fai tu, teorizzare una posizione che ha ormai dimenticato il principio perenne della Regalità Sociale di Cristo.

9 commenti su “Risposta ad Introvigne sulla manifestazione del 20 giugno … e su altro – di Corrado Gnerre”

  1. Sul sagrato di san Giovanni in Laterano, caro professore, è stata inserita nel 2000 un’atroce lapide che fa riferimento ai “Diritti Umani”, in particolare alla “libertà dalla sofferenza e dalla fame”, affermati da rappresentanti di tutte le religioni (non ricordo i termino esatti).
    È il primo tentativo di sacralizzazione – a mia conoscenza- dell’odierna eresia Arcobaleno: Arcobaleno nel senso che “ogni gruppo umano vede Dio a suo modo”.

    Certo: ogni gruppo umano vede Dio a suo modo, perché non Lo vede. Noi Lo ascoltiamo (“Fides ex auditu”), e Lo vedremo, con il Suo aiuto.
    Non “noi” nel senso di Italiani, di “Occidentali” o chissà che altro: “noi” nel senso di Cattolici. E siccome Dio ci ha redenti, Egli “ha preso possesso del Suo Regno”, come lei ricorda

  2. Introvigne, carissimo professor Gnerre, è la persona che ha tenuto a distinguere la massoneria in buona e cattiva. Sto semplificando ovviamente per ragioni di spazio, ma il senso era questo. Vi è una massoneria accettabile, quella anglosassone, perché monarchica e di destra; vi è una massoneria cattiva, quella francese e latina, che è di sinistra e anticlericale. Basta solo questo per inquadrare il personaggio e gli ambienti che ruotano intorno alla sua figura. Comincio a dubitare che i libri dedicati a confutare Dan Brown e il mito di Rennes-le-Chateau miravano più a immunizzare certi ambienti a scacchi che a difendere la Chiesa. Ma forse sono troppo cattivo. Come non detto!
    Il problema principale di Introvigne, come lei ha fatto comprendere tra le righe, è quello di aver abbracciato una visione liberale, neo-con e Teo-con, che con la Dottrina Sociale della Chiesa e con la Regalità Sociale di Cristo non ha nulla da spartire. Ma è il risultato di un processo lungo, iniziato negli ’80.

    1. Mi permetto di ripetere, caro Feder: Introvigne è stato molto meno massonizzante dell’ambiente clericale piemontese degli ultimi decenni (dal card. Pellegrino in poi) finché – del tutto recentemente – non è stato “richiamato alla disciplina” e “messo al lavoro” dall’Autorità, ed espressamente dall’arcivescovo Nosiglia.
      Faccio presente a lei e a tutti che non è semplice essere “mobilitati” dal Vescovo e dire di no. Non lo dico per giustificare il dott. Introvigne (che non ha bisogno di me), ma per far presente la gravità della situazione, laddove il Clero sia maggioritariamente “fuori strada”

  3. Anche se penso ancora che è stata importante la dimostrazione del 20 scorso,
    perché è stata una testimonianza (almeno per me) significativa del no
    all’omosessualismo e al “””GENDER””” debbo dire che da molto tempo sono
    nauseata da Introvigne.
    Ringrazio Corrado Gnerre per il suo articolo e particolarmente per la conclusione.

  4. Antonino Allegretti

    La più grave disgrazia che ha colpito Alleanza Cattolica è stato il malanno di Cantoni. Malanno che ha portato Introvigne ad essere il reggente vicario dell’associazione. Come scrive giustamente FEDER Introvigne è appecoronato ai neocon e teocon. Su La Nuova Bussola Quotidiana gli articoli di Introvigne sulla Russia e sull’Ucraina sono pedisseque a quanto pronunciato dall’amministrazione USA. Ciò non è sicuramente chiesto da mons. Nosiglia, Ritengo invece che Introvigne sia condizionato da ambienti beocon e teocon.
    Che N.S. Signore lo illumini e lo porti a conversione.

    1. Ma secondo lei, caro signor Allegretti, l’impostazione suicidaria del Clero oggi dominante (“il Cattolicesimo vuole solo dare il suo contributo a una società che è ormai, grazie a Dio, APERTA e multireligiosa”) non è legata ai diktat massonici “atlantici”, cioè formulati su questa e sull’altra sponda dell’ Atlantico Settentrionale?

      Papa Pio XII -che già aveva esultato “Con inmenso gozo” appena eletto, per la vittoria di Franco sui “materialisti” e sui “laicisti”, cioè sui Comunisti e sui Massoni congiunti, si condannò al disprezzo esprimendo forti perplessità sulla nascente NATO e sull’entrata in essa dell’ Italia.
      Oggi l’impostazione NATO è molto peggiore – e il nostro Clero, in maggioranza, non lavora per Cristo RE (e non “Chairman”), ma per la PACE, da costruire accostando i diversi colori. Cioè non crede che Dio si sopra gli uomini, ma NEL Mondo (Hegel)

  5. Forse è come dice lei, Raffaele, ma sembra che Introvigne ci metta un po’ troppo entusiasmo nella sua mobilitazione da “richiamato alla disciplina”.

    1. Avrebbe dovuto dire “Il vostro sistema clerical-illuminato-tollerante fatelo procedere voi, senza di me”.
      Voglio solo sottolineare che se valutiamo 1 la sua responsabilità, dobbiamo valutare 100 quella del Clero.

      Ripeto, a molti non è chiaro che cosa sia l’ambiente torinese (marginale geograficamente e richiuso a nicchia su se stesso): cestinato dai tempi dell’ultima guerra il vero don Bosco (Lepanto+ Savona/Pio VII+ Papa Pio IX+ Maria Ausiliatrice+ Eucarestia+ scuola+ profezia antisabauda+ nuova chiesa per neutralizzare il “tempio” valdese ), si è insediata una finzione paramassonica onnipervasiva

  6. Sono d’accordo su Introvigne che non ritengo più cattolico. Ma non sono d’accordo – in quanto sottintende due cattolicesimi – con l’affermazione: “…mi riconosco nel Cattolicesimo della Tradizione (espressione che ritengo più precisa e meno ambigua di “cattolicesimo tradizionalista”), perché è l’unico cattolicesimo che assume una posizione intelligente nei confronti della storia …”. Io sono semplicemente CATTOLICA come i miei avi. Teologicamente il cattolicesimo non può che essere unico.Quello che deragliò con VCll non è cattolicesimo.Un palese indice di ciò sono i “movimenti”, come le infinite congregazioni riprodotte dai protestanti da Lutero in poi.Ora anche le“consolidate” (chiesa luterana di Svezia, Scozia ecc) approvano tutte le nefandezze da “nozze gay”, gender, aborto,utero in affitto ecc (anche tra“preti”“pretesse” “vescovi” “vescovesse”).Andando contro le stesse parole di Nostro Signore sono ancora da ritenersi cristiani? La non cattolica chiesa conciliare sta percorrendo la stessa strada.

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