Roma. Dalla Chiesa dei Santi alla chiesa dei cani – di Isidoro D’Anna

Penso sappiate tutti cos’è Roma, o almeno cosa si pensa che sia stata. Le cronache, ormai molto sbiadite e riposte in qualche piccolo forziere, narrano che qui ci fosse una volta nientepopodimeno che il centro della Cristianità. Mah, sarà vero? E poi, che significa?
No, adesso, invece di fare «nuove tutte le cose» (Ap 21,5), si fanno morte tutte le cose, in attesa che qualcuno venga a reggere tra gli applausi e poi nel terrore un nuovo governo mondiale.

Insomma, per farla breve, ho visitato due chiese, in cerca di confessione e per tastare il terreno di una S. Messa domenicale.
Non sono due chiese qualunque, sapete. Sono state costruite entrambe sotto il glorioso pontificato di Pio XII, il Pastore Angelico.
La prima è Santa Emerenziana, nell’omonima piazza. Nome non comune, ma si tratta della martire associata a Sant’Agnese, perché erano sorelle di latte – non di sangue – ed Emerenziana venne uccisa quando manifestò pubblicamente il lutto per Agnese appena martirizzata. Infatti, non a caso qui vicino sorge la Basilica di Sant’Agnese fuori le mura, sopra piazza Annibaliano dove si ferma la metro.
Mi affaccio dalla porta laterale di S. Emerenziana e dentro c’è gente seduta, impegnata a sorbirsi uno spettacolo musicale da circo animato da voci di minorenni. Non vedo i giovanissimi circensi, ma riconosco lo stile. Evito di entrare e me ne vado. Eccovi comunque un’immagine dell’esterno disponibile su internet:

 

Chiesa di S. Emerenziana, Roma

Fonte:
Di Croberto68 – Opera propria, CC BY 3.0,
https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6861788

 

Dunque, per raggiungere da lì Santa Maria Goretti, la seconda chiesa in lista, bisogna proseguire in direzione opposta rispetto alla Basilica di Sant’Agnese, praticamente lungo viale Libia, verso Montesacro.
Più o meno a metà del viale si gira a destra e si percorre la parallela via di S. Maria Goretti, raggiungendo con pochi passi la chiesa dedicata alla santa fanciulla martire della purezza, e in questo simile a S. Agnese.
La chiesa di S. Maria Goretti fu costruita e inaugurata nel 1954. Esteticamente non è un granché, in quanto assomiglia a un grosso monolite. Dentro è persino peggio, perché con la sua navata unica e lo stile freddo e mediocre ha l’aria di un capannone.
Ma la sorpresa l’ho avuta ancor prima d’entrare. Guardate che patacca hanno appiccicato sopra la porta:

 

Chiesa S. Maria Goretti - porta dei Neocatecumenali

Chiesa di S. Maria Goretti in mano ai Neocatecumenali

 

Praticamente, non è più la chiesa di S. Maria Goretti, proclamata santa da Pio XII e dallo stesso Sommo Pontefice onorata con l’iniziativa di dedicarle un luogo di culto. No, è la chiesa neomodernista dei Neocatecumenali, che com’è noto hanno gravi problemi di fede, evidenti soprattutto dal loro maltrattamento della SS. Eucaristia.
Beh, che dovevo fare? Proseguire a piedi verso Montesacro, e poi magari trascinarmi nella notte alla volta di Viterbo? M’è toccato entrare.
Dentro ho scoperto l’interno concepito a mo’ di deposito industriale. Ho faticato a trovare il Tabernacolo, per un motivo molto semplice: è al suo posto, in fondo e al centro del presbiterio, ma ci hanno piazzato davanti tutto l’armamentario modernista-massonico-protestante della riforma liturgica, con una struttura che copre la visuale del Tabernacolo a tutti i fedeli nella navata. Ciò nonostante ho avuto tre grandi consolazioni, datate, direi, almeno 70 anni l’una.

La prima, una coppia di sposi anziani, ai quali ho chiesto se c’era la possibilità della confessione. Purtroppo, non a quell’ora, è stata la gentile risposta. Siccome il marito se ne stava prima da solo seduto su una sedia vicino a una porta e mostrava un’aria distinta, avevo provato a chiedergli se era un sacerdote. Con un dolce sorriso mi ha detto che era stato una volta chierichetto, aggiungendo umilmente e piamente: «Io non sono nessuno».
Mentre mi allontanavo, ho notato una signora anziana, dall’aspetto umile e povero, un po’ in sovrappeso, che si era seduta girata verso un’immagine della Madonna e teneva in mano una modestissima corona del Santo Rosario. Ho pensato che forse aveva bisogno di aiuto, di conforto e mi si è stretto il cuore. Le sono passato vicino lentamente, non sapendo cosa fare per lei, eccetto ricordarla nel prossimo Rosario. Chissà cos’ha nel cuore, lei, così sola e apparentemente lesa dalla violenza di un’umanità senza più fede.

Allora sono tornato sui miei passi, e ho poi rifatto capolino in S. Emerenziana. L’ingresso laterale ha due porte, una più esterna e una più interna, con un piccolo spazio frapposto. Ero proprio là in mezzo e mi apprestavo ad entrare in cerca di un prete per confessarmi, quando ha fatto irruzione da fuori con aria disinvolta una donna sui 45-50 anni che teneva al guinzaglio un cane. Si avvicina con passo sicuro alla porta interna, e io le chiedo: «Entra col cane?». Lei: «Sì, io di solito entro sempre con il cane». «Ah, qui fanno entrare col cane…», e dicendo questo già sono rivolto di nuovo verso l’uscita. La donna chiede, con una faccia e una voce dove non si coglie segno di vita spirituale: «Ha paura del cane?». Esco.
Chiaro allora che siamo passati dalla Chiesa dei Santi, ormai tanto vecchia che io stesso sono nato dopo, alla chiesa dei cani, nel senso della razza e delle cose sante calpestate dai cani, da persone che hanno un animo di cani quando non di porci.
Direi di concludere con un’altra citazione dal libro dell’Apocalisse (22, 11-15):

Il perverso continui pure a essere perverso, l’impuro continui ad essere impuro e il giusto continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora.
Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il principio e la fine. Beati coloro che lavano le loro vesti: avranno parte all’albero della vita e potranno entrare per le porte nella città. Fuori i cani, i fattucchieri, gli immorali, gli omicidi, gli idolàtri e chiunque ama e pratica la menzogna!

Questa Parola, per quanto nascosta dai Giuda dei nostri tempi, si avvererà sicuramente, perché è Parola di Dio e non di povere creature umane impazzite di superbia.

 

 

Fonte lucechesorge.org

9 commenti su “Roma. Dalla Chiesa dei Santi alla chiesa dei cani – di Isidoro D’Anna”

  1. Apriamo i porti, ci raccomanda papa Francesco, facendo bella mostra della spilla propagandistica. mi vien da pensare “ma quanti porti vanta lo stato Città del Vaticano?” (analogamente a quanto disse quella volta Stalin “su quante divisioni può contare il papa?”). A questo mia angosciante dubbio risponde oggi l’Ammiraglio in capo del Vaticano, su precisa richiesta di Aldo Maria Valli. Non c’è che dire, Kafka o Freud non avrebbero saputo far di meglio, complimenti.

  2. A.M. Sono convinto che in questi nostri tempi (ma come NON mai! ) l’impoverimento del ” sensu fidei” dimostrato anche al mancato rispetto del “sacro”, stia calpestando i valori secolari del Cattolicesimo, senza i dovuti interventi dei prelati responsabili.

    Che vi siano pseudo fedeli che ne combinino di ogni colore…considerata la defettibilità di ogi essere umano…passi, ma che NON si intervenga im forma chiara, decisa e sempre indirizzata ad una cultura vera, sincera del sacro, non solo è inaccettabile, ma testimonia come si stia vivendo una nuova era di “martirio spirituale” per molti credenti veri e sinceri .

  3. Questa parola si avvererà sicuramente, ma diciamolo addolorati pensando a chi cadrà fra le fiamme dell’inferno, il luogo di dolore eterno che fa rabbrividire solo a pensarci. E diciamolo nell’umile speranza di non dovervi cadere noi.

  4. Carla D'Agostino Ungaretti

    Sono romana fino al midollo, amo infinitamente la mia città e piango quando leggo queste cronache sempre più frequenti. Se avessi 20 anni di meno e meno acciacchi, farei il diavolo a quattro in tutte le sedi appropriate, diocesi, parrocchie, quartieri confidando nell’aiuto di Dio e dei due Santi fondatori della nostra Chiesa particolare, Pietro e Paolo che per questa città hanno affrontato il martirio. Purtroppo non potrei neppure consigliare all’autore dell’articolo un’altra chiesa, perché quello che ha visto nelle chiese citate, che io conosco benissimo, si verifica più o meno dappertutto. E allora piango e prego lo Spirito Santo perché ci illumini tutti, cominciando dal Vescovo di Roma e da tutti i suoi parroci.

  5. In compenso speranza per il domani i giovani/giovanissimi crescono alle messe di don vitaliano ad Avellino al canto di Soldi di Mohamod ( o come si scrive), mentre i vecchi presenti se ne sttano stolidi in volto, consci ormai di non aver nulla da dire ( e mai hanno avuto).
    Ho appena letto in Ezechiele, 22,26:
    “I suoi sacerdoti ( e qui, con ‘don’ Vitaliano, abbiamo ‘ sacerdoti’ che sono essi stessi una presa in giro…) violano la mia legge, profanano le mie cose sante. Non fanno distinzione fra il sacro e il profano, non insegnano a distinguere fra puro e impuro, non rispettano i miei sabati e io sono profanato in mezzo a loro…
    Io ho cercato qualcuno che si ergesse sulla breccia di fronte a me, per difendere il proprio paese dalla mia devastazione, ma non l’ho trovato.. Io rovescerò su loro tutti il mio sdegno. Li consumerò con il fuoco della mia collera. La loro condotta farò ricadere sulle loro teste». Oracolo del Signore”.

  6. Lo scrittore cattolico Rino Camilleri ha visto di più e di peggio……..alle Sante Messe domenicali a Milano…
    P.S. A proposito di cani , due domeniche fa, nella Chiesa della mia parrocchia a Milano, c’era dopo la Messa un signore con il suo cagnolino che alle Lodi si é seduto tranquillamente nella panca della prima fila con alla destra il quaderno delle lodi ed il cagnolino appoggiato sul suo braccio sinistro. Però nella Chiesa di oggi lo scandalo sono le Messe celebrate nel Vetus Ordo…..

  7. In compenso speranza per il domani i giovani/giovanissimi crescono alle messe di don vitaliano ad Avellino al canto di Soldi di Mohamod ( o come si scrive), mentre i vecchi presenti se ne sttano stolidi in volto, consci ormai di non aver nulla da dire ( e mai avuto). Ho appena letto in Ezechiele, 22,26:
    “I suoi sacerdoti ( e qui con ‘don’ Vitaliano abbiamo ‘ sacerdoti’ che sono essi stessi una presa in giro…) violano la mia legge, profanano le mie cose sante. Non fanno distinzione fra il sacro e il profano, non insegnano a distinguere fra puro e impuro, non rispettano i miei sabati e io sono profanato in mezzo a loro…
    Io ho cercato qualcuno che si ergesse sulla breccia di fronte a me, per difendere il loro paese dalla mia devastazione, ma non l’ho trovato.. Io rovescerò su loro tutti il mio sdegno. Li consumerò con il fuoco della mia collera. La loro condotta farò ricadere sulle loro teste». Oracolo del Signore”. (Dio di Bergoglio permettendo…)

  8. Cesaremaria Glori

    Ricordiamo che prima che Bergoglio fosse eletto papa un fulmine saettando sfiorò la cupola michelangiolesca e s’abbatté nei dintorni. E Bergoglio infatti opera e pernotta in quella sorta di conciergerie che è Santa Marta. Entro le mura della Sede Apostolica veglia ancora il vecchio papa.

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