San Malachia è uno dei personaggi più interessanti della Chiesa medievale. Nato in Irlanda nel 1095 – l’anno in cui fu indetta la Prima Crociata – fu vescovo, Primate di Irlanda. Il suo vero nome era Máel Máedóc Ua Morgair e apparteneva alla straordinaria tradizione del cristianesimo irlandese, che aveva avuto inizio con il grande San Patrizio. Divenuto vescovo a poco più di trent’anni, scelto per le sue straordinarie qualità spirituali e ascetiche, mise mano a una riforma della Chiesa irlandese nel senso di una restaurazione dell’intensità religiosa degli inizi, combattendo il lassismo dottrinale e i vizi dilaganti tra il clero.

Nel corso di un pellegrinaggio compiuto a Roma nel 1138, ebbe modo di fermarsi a lungo a Clairvaux e di stringere una profonda amicizia con San Bernardo di Chiaravalle che sarebbe durata tutta la vita. Nel corso di un secondo viaggio, compiuto nel 1148, ammalatosi, si spense tra le braccia del Dottor Mellifluus, questo gigante della Fede con cui condivideva speranze e azioni per il bene della Chiesa.

Nel 1149, pochi mesi dopo la sua morte, Bernardo  scrisse la Vita di San Malachia Vescovo, attingendo direttamente all’esperienza personale, alle testimonianze raccolte e ai racconti personali di Malachia. Il motivo per cui l’abate di Clairvaux dedicò questa fatica all’amico da poco morto viene chiarito nelle prime pagine dell’introduzione: “Dal momento che l’uomo santo è scomparso dalla terra, mi sembra non inutile richiamare in mezzo a noi, tra coloro già redenti da questo mondo, il vescovo Malachia, persona veramente santa, e nostro contemporaneo, di eccezionale sapienza e virtù. Era costui lucerna che arde e che illumina, e non è stata spenta, ma solo rimossa”.

Per San Bernardo la crisi della Chiesa era crisi di santità, e l’unica riforma possibile non era certo quella rivoluzionaria degli eretici che egli combatteva senza tregua, ma la riforma della santità, “Oggi è ottimo chi non è troppo cattivo”, osservò con amarezza.

Malachia, tuttavia, più che per la sua attività di santo sacerdote e vescovo, è celebre per le profezie sui papi che gli sono attribuite. Queste vennero pubblicate a Venezia nel 1595 a cura di un monaco benedettino proveniente dalle Fiandre, Arnold de Wyon, dal titolo Lignum vitae, ornamentum et decus Ecclesiae. Si trattava di una monumentale storia in più volumi dell’Ordine di san Benedetto. Nel primo volume, Arnold presentava ai lettori uno scritto, per secoli inedito e sconosciuto, attribuito a un santo monaco e vescovo irlandese vissuto nel XII secolo, Malachia di Armagh. Riformatore del monachesimo, amico di una delle più straordinarie figure dell’Europa medievale, San Bernardo di Chiaravalle che ne fu il primo biografo stimato dai pontefici, omonimo del profeta Malachia con cui si chiude l’Antico Testamento. Le profezie che gli sono attribuite sono composte da una serie di brevi oracoli che descrivono le caratteristiche dei papi e la successione dei pontificati da quello di Celestino II – eletto nel 1143 – fino a Pietro II, l’ultimo papa. Sarebbero la conseguenza di una visione avuta da Malachia a Roma nel corso del pellegrinaggio che aveva compiuto al soglio di San Pietro: 111 descrizioni sintetiche di altrettanti pontefici, fatte con brevi frasi latine.

Dopo le 111 frasi, ecco che l’autore del testo conclude la sua esplorazione del futuro con questa ulteriore e ultima profezia: “In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae sedebit Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus iudicabit populum suum. Finis”. Tradotto dal latino significa che durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro Romano, che pascerà il suo gregge fra molte tribolazioni; quando queste saranno passate, la città dai sette colli sarà distrutta e il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine.

Scorrendo l’elenco dei papi descritti da Malachia, ci accorgiamo che i 111 papi da lui descritti sono trascorsi. Benedetto XVI corrisponde all’ultimo, contrassegnato come “De gloria olivae”. La gloria dell’ulivo, che richiama un simbolo benedettino. Siamo dunque arrivati a “Petrus Romanus”?
Il tutto, naturalmente, se prendiamo in considerazione che le profezie di Malachia siano attendibili.

San Bernardo, che spirò nel 1153, cinque anni dopo di lui, pur preso da innumerevoli impegni, che andavano ben oltre le attività monastiche di Clairvaux, scrisse la biografia di un uomo in cui riconosceva una straordinaria statura umana e spirituale. Tuttavia nella sua opera non c’è alcun cenno alle sedicenti profezie. Ma si potrebbe obiettare che si trattava di un testo molto delicato, la cui divulgazione poteva essere stata giudicata inopportuna dal Dottore della Chiesa, che era un grande uomo di Dio, un mistico, ma anche un politico che, attraverso l’opera dell’ordine cistercense aveva riformato nel senso di una profonda radicalità evangelica lo spirito benedettino e cambiato il volto della Chiesa.

Una Chiesa che attraversava un periodo difficile dovuto a problemi che spesso nascevano al vertice. Nel corso della sua storia, la Chiesa ha conosciuto ben trentatre antipapi; per trentatre volte la cattolicità si è vista divisa, ha conosciuto la contrapposizione tra chi rivendicava la posizione di successore dell’apostolo Pietro, di Vicario di Cristo: il più grande onore e onere per un cristiano.
Di questi trentatre antipapi ben nove appartengono al XII secolo, il secolo di Bernardo e Malachia.
Si comprende quale potesse essere l’importanza al tempo di una profezia sui pontefici.
Se dunque Bernardo non dice nulla sui sedicenti oracoli di Malachia, allo stesso tempo nella biografia dell’amico ci dice chiaramente che Malachia possedeva il dono della profezia.
Dunque le previsioni sui papi sono plausibili? Possono essere più di un clamoroso falso redatto nel 1595? Difficile rispondere. Tuttavia sia le profezie sulla Chiesa che la vita stessa di Malachia, spesa in un servizio totale a Gesù Cristo, ci mostrano che sulla paura deve sempre prevalere la speranza. “Non paevalebunt”, ci è stato detto, e non possiamo dubitarne, certi che la Chiesa non si fonda solo sugli uomini, fragili peccatori, ma su Gesù Cristo, che ne è la sola, vera guida.

6 commenti su “San Malachia”

  1. Certamente la Chiesa si fonda su Gesù, e proprio LUI è stato più volte chiarissimo con Santa Faustina, e cito “a memoria” uno dei suoi avvisi: “Ora è il tempo della mia Misericordia, poi verrà quello del mio Giudizio e GUAI A CHI NON SI ACCORGERA’ DEI SEGNI DELLA MIA ULTIMA VENUTA!!!!
    E ci può essere qualcosa di più diabolico di quanto stanno facendo “tecnicamente” sul sesso dei bambini?????
    GESU’: Chi fa del male a questi bambini, meglio sarebbe gli fosse messa una macina al collo e…”…

    1. Certamente la Chiesa Cattolica sta vivendo il periodo più buio della sua storia, la posta in palio è decisiva perchè mai come oggi la Fede in Gesù Cristo Unigenito Figlio di Dio Seconda Persona della Santissima Trinità è messa in discussione addirittura dai vertici della Chiesa, c’è in pericolo la vera Fede, interviste vere o presunte che meriterebbero secche smentite in cui si dichiarerebbe, parlo al condizionale, che Gesù dopo essere stato crocifisso e deposto nel sepolcro sarebbe Risorto in Spirito dimenticandosi del Santissimo Corpo, della Carne del Cristo, alimentano la confusione, alzano il polverone, lasciando sempre più i semplici cattolici come me nella disperazione più profonda. Quando tornerà il nostro Salvatore Gesù Cristo troverà la Fede sulla terra?

  2. Elena Albertelli

    Questo è anche il mese del nostro santo patrono, San Giusto, festeggiato solennemente ogni anno il giorno 3 novembre nella cattedrale cittadina. Su tutti i calendari, però, ha lasciato il posto a Santa Silvia e a un elenco assai lungo di “colleghi” in cui il suo nome non appare nemmeno per sbaglio. Povera Trieste.

  3. mi sono informato e questo sarebbe l’ultimo papa solo se nella lista si comprendono anche gli antipapi, se questi ultimi sono esclusi abbiamo ancora una decina di papi prima della parousia finale

  4. Gli antipapi sono stati compresi nella lista di san Malachia,anche oggi abbiamo antipapi seppure vanno ancora dichiarati tali, chiunque è contro il Vangelo è antipapa, 2 papi poi vanno bene per gli imbecilli.

  5. Una specie di “giuramento antimodernista” questa professione di fede di un’ottimo cattolico, professore di matematica (scienza e fede: nessuna contraddizione) :

    CREDO
    Che Gesù Cristo è la Seconda Persona della Santissima Trinità, vero Uomo e vero Dio, in ogni istante della sua vita terrena, fin dal concepimento e anche nell’istante della Sua morte in croce !

    CREDO
    Che Maria Vergine è Santa fin dal suo concepimento e sia rimasta santa e Immacolata durante tutta la sua vita, che è stata assunta in cielo in anima e corpo, ed è madre di Dio e della Chiesa.

    CREDO
    Che Satana non è un simbolo, un’astrazione ma un essere spirituale, trascendente, pervertito e pervertitore, padre della menzogna e omicida fin dal principio.

    CREDO
    Che Dio non vuole la pluralità delle religioni ma che ogni uomo giunga alla conoscenza della Verità rivelata nell’unico Nome nel quale è stabilito che possiamo essere salvati : Gesù Cristo.

    CREDO
    Che Gesù è presente realmente nella Santissima Eucarestia in Corpo, Anima, Sangue e Divinità e che sia doveroso piegare le ginocchia solo dinanzi a Lui e Mai dinanzi a qualsiasi altra figura, simbolo o idolo.

    CREDO
    Che il peccato offende Dio e per ricevere il perdono e la Sua Misericordia è necessaria la confessione sacramentale, il pentimento sincero e il proposito di non peccare più.
    MIO DIO IO CREDO; ADORO; SPERO E TI AMO. TI CHIEDO PERDONO PER QUELLI CHE NON CREDONO NON ADORANO NON SPERANO E NON TI AMANO.

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