di Don Marcello Stanzione
Annibale Maria Di Francia nacque a Messina il 5 luglio 1851 da una famiglia della nobiltà cittadina. Circa diciottenne sentì la vocazione al sacerdozio, che egli stesso definì “improvvisa, irresistibile, sicurissima”. Tale chiamata crebbe nella consapevolezza della primaria importanza della preghiera per le vocazioni, ispirata al comando di Gesù La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe (Mt 9,37-38 e Lc 10,2).
Ancora diacono, incontrò un mendicante che lo portò alla scoperta del quartiere più povero e degradato di Messina, chiamato Avignone, dove ottenne di stabilirsi dopo l’ordinazione sacerdotale e dove iniziò le opere di soccorso e di educazione dell’infanzia e della gioventù fondando gli Orfanotrofi Antoniani (1882). Tali , istituti, nati per accogliere, soccorrere e formare “civilmente e religiosamente” i più bisognosi, svilupparono collegi, scuole di arti e mestieri e di ogni altro tipo, centri di formazione professionale, colonie agricole. Considerò “operai della messe” non soltanto i sacerdoti, ma anche tutti coloro che sono chiamati a impegnarsi in attività a beneficio del prossimo e il Rogate (la preghiera per le vocazioni) divenne il programma della sua vita. Attratti dal suo carisma, uomini e donne si unirono a lui: Annibale fondò così le Figlie del Divino Zelo nel 1887 e, dieci anni più tardi, i Padri Rogazionisti. Vissuto nel crescente esercizio delle virtù cristiane, morì a Messina l’1 giugno 1927.
Il suo carisma ha trovato la massima rispondenza ecclesiale nella Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, istituita da Paolo VI nel 1964. La Chiesa ha proclamato Annibale Di Francia “insigne apostolo della preghiera per le vocazioni” e Giovanni Paolo II, beatificandolo il 7 ottobre 1990, lo ha riconosciuto “autentico anticipatore e zelante maestro della moderna pastorale vocazionale”. Il 16 maggio 2004 è stato canonizzato dallo stesso Giovanni Paolo II.
Ecco cosa dice sant’Annibale riguardo al culto dei sette arcangeli:
“Nel capitolo [12] del Libro di Tobia, nella Santa Scrittura, si legge che l’Arcangelo San Raffaele, quando si manifestò al santo Tobia e al di lui figliuolo, disse: “Io sono Raffaele, uno dei Sette Angeli che stiamo al Divino Cospetto” [Tb 12,15]. E secondo questa rivelazione, dunque, vi sono in Cielo Sette Angeli dei quali è detto che stanno continuamente alla Divina Presenza, non perché gli altri Angeli non stiano al cospetto dell’Altissimo contemplandolo, godendolo, e sempre pronti ad eseguire ogni sua volontà; ma bensì perché quei Sette Angeli gli stanno più immediati, ricevono maggior cognizione della presenza dell’Altissimo, e sono come gli eletti ad eseguire gli ordini di sua Divina Maestà per trasmetterli non solo agli uomini su questa terra, ma anche agli altri Angeli nel Cielo. Dei primi quattro di questi santi Angeli troviamo i sublimi ed espressivi nomi nella Santa Scrittura; gli altri tre ci vengono fatti conoscere da una pia rivelazione fatta ad un Servo del Signore in un Convento in antichi tempi. Tutti e sette i nomi sono misteriosi, e contengono, nella loro etimologia, dei significati particolari ed ammirabili. Diamo qui i nomi dei Sette Angeli della Divina Presenza, col loro significato: 1° San Michele – Zelo di Dio. 2° San Gabriele – Fortezza di Dio. 3° San Raffaele – Medicina di Dio. 4° Sant’Uriele -. Fuoco di Dio. 5° San Saaltiele – preghiera di Dio. 6° San Geudiele -. Lode di Dio. 7° San Barachiele – Benedizione di Dio. Grande è la potenza di questi Sette Angeli; efficacissima è la loro intercessione; sommamente giovevole la loro protezione. Utilissimo è l’invocarli tutti e sette nelle diverse circostanze della vita, e specialmente perché ci siano protettori in morte. E non è meno utile invocare la protezione di questi sette gloriosissimi Angeli nel tempo dei divini castighi perché ce ne liberino. Di Mosè si legge che perché stava alla Divina Presenza a trattare con Dio da faccia a faccia, la sua preghiera e la sua intercessione placavano qualunque sdegno del Signore, e Dio, per amore di Mosè perdonava le gravi iniquità del suo popolo. Molto più possiamo sperare che i Sette Angeli che contemplano in modo più speciale di tutti gli altri la Faccia dell’Altissimo, con la loro intercessione saranno potenti ad ottenerci il perdono e la preservazione dei divini castighi; tanto più che essi ora possono presentare al Divino Cospetto i meriti del Signor Nostro Gesù Cristo e della Santissima Vergine Maria. Resta però che anche noi ci diportiamo in modo e ci riduciamo in tale stato, mediante la penitenza e la vita cristiana, che possiamo stare con fiducia al cospetto di Gesù Cristo Signor Nostro, giusta la sua stessa divina Parola registrata nel Vangelo”.
Il fondatore dei Padri Rogazionisti e delle Suore del Divin Zelo, in onore dei sette santi spiriti celesti compone pure una preghiera definita Invocazione ed ossequio:
“ O gloriosissimi Sette Angeli, che state più che tutti gli altri alla presenza dell’Altissimo per fruire della sua eterna luce nel lume della Gloria, e per eseguire prontamente ogni sua Divina Volontà, noi ci consoliamo con voi per così eccelsa ed eterna predestinazione; e riconoscendo la immensa vostra potenza presso il trono dell’Altissimo, al vostro folgorante cospetto ci atterriamo per venerare profondamente la vostra esimia grandezza e maestà; e affidati alla pietosissima inclinazione che ritrae dalla infinita Bontà di Dio, per aiutare e sollevare le afflitte creature di questa valle di lacrime, noi umilissimamente vi supplichiamo perché in questo tremendo flagello di Dio, Angeli gloriosissimi, candelabri sempre ardenti innanzi all’Altissimo, elevate l’ardore delle vostre efficacissime suppliche a nostro favore, innanzi a sua Divina Maestà. Ah, che noi non siamo degni di stare dinanzi alla sua Divina Presenza avendo ilo disprezzato le tante volte, e reputo quasi che non ci fosse, talmente commettendo ogni peccato, onde pieni di confusione e di terrore al Divino Cospetto, dovremmo dire: Montagne cadeteci addosso, e copriteci, per non vedere la Faccia di un Dio sdegnato [cfr. Ap 6,16; Os 10,8]. Ma giacché l’Adorabile Signor Nostro Gesù Cristo, nell’infinita Carità del suo dolcissimo Cuore, per l’intercessione della sempre pietosissima Madre sua, ci ha sopportati finora, e non ci ha sterminati nel suo giusto furore, ma vuole che ci convertiamo e viviamo, noi leviamo le mani supplichevoli alla maestosa vostra presenza, e vi preghiamo che vogliate per noi talmente intercede al Divino Cospetto che la Divinità offesa ne sia tosto compensata e placata, e il turbine della giusta ira, che si manifesta con questo flagello, passi tosto da noi e dilegui senza recarci nocimento, onde ciascuno di quelli che v’invocano con le rette disposizioni, possa dire, mercé la vostra potente mediazione: “Io non morrò, ma vivrò, e canterò le misericordie del Signore”. [cfr. Sal 117,17]. E perché tanta misericordia possiamo noi conseguire, eccoci pronti a riparare ad ogni offesa alla presenza dell’Altissimo. Si, vogliamo riparare con ogni più intima contrizione delle nostre colpe e con la più umile e sincera confessione al ministro di Dio nel Tribunale della Penitenza, senza del quale è inutile e temeraria cosa lo sperare nella vostra protezione. Angeli santissimi, risarcite voi la Divina augustissima Presenza di tutti i torti e disonori che gli abbiamo sfacciatamente arrecati con tanti nostri falli; pregate incessantemente per noi il giusto nostro Giudice e pure amorosissimo Padre Gesù Signor Nostro, e placatelo Voi; unite le efficacissime vostre preghiere a quelle che noi miseri presentiamo alla gran Madre di Dio e Regina vostra l’Immacolata Signora Maria, affinché ci rendiamo degni che la intercessione onnipotente della gran Madre di Dio, per la vostra mediazione, ci valga a vera conversione, a perfetta liberazione dei meritati castighi,e ad eterna salvezza. Amen. E intanto noi con la recita di sette Gloria Patri, intendiamo da parte vostra lodare, benedire, esaltare e ringraziare la Santissima divinissima Trinità per la vostra creazione ed eterna glorificazione”. Si recitano sette Gloria Patri per la intenzione anzidetta, e con le braccia distese in Croce.