Scriptorium – Recensioni – rubrica quindicinale di Cristina Siccardi

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Recensioni  –  rubrica quindicinale di Cristina Siccardi

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Catechismo della crisi della Chiesa – di Don Matthias Gaudron FSSPX  –  un libro che chiarifica i perché e i modi che hanno portato alla deriva odierna nella Chiesa e non della Chiesa.

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zzzzgaudron_copertina«Esiste davvero, oggi, una crisi della Chiesa?

A meno di chiudersi gli occhi, non si può non riconoscere che la Chiesa cattolica soffre oggi di una grave crisi. Negli anni ’60, in occasione del Concilio Vaticano II, si sperava in una nuova primavera della Chiesa, ma è successo il contrario. Migliaia di sacerdoti hanno abbandonato il sacerdozio, migliaia di religiosi e religiose sono tornati alla vita secolare. In Europa ed in America del Nord le vocazioni si fanno rare e ormai non si contano più i seminari, i conventi e le case religiose che hanno dovuto chiudere. Molte parrocchie restano senza sacerdoti e le congregazioni religiose devono abbandonare scuole, ospedali e case per anziani. “Si direbbe” – così si lamentava Paolo VI il 29 giugno 1972 – “che da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio”» (p. 7).

Questa la risposta alla prima domanda posta nel primo capitolo del magnifico libro di Don Matthias Gaudron FSSPX, Catechismo della crisi della Chiesa (Editrice Ichthys), un libro che chiarifica i perché e i modi che hanno portato alla deriva odierna nella Chiesa e non della Chiesa, perché l’autore è convinto, e con lui tutti coloro che credono realmente nella Chiesa, che la crisi che oggi la investe, per quanto drammatiche ne siano le proporzioni, non inficia in nulla la sua essenza, ma può intaccare soltanto i suoi aspetti accidentali; perciò il dramma si consuma nella Chiesa, ma non appartiene alla Chiesa, ovvero al Corpo mistico di Nostro Signore, perché essa, in quanto tale, è istituzione divina.

Con queste premesse è chiaro che il volume si occupa unicamente di ciò che non funziona nella Chiesa e di portare quindi delle spiegazioni ai fedeli per non essere abbagliati dagli errori e dalle confusioni di oggi seminate dai parroci fino ad arrivare alla più alta gerarchia ecclesiastica. Tale situazione è sotto gli occhi di tutti e mentre il Papa auspica sempre più accelerate innovazioni pastorali e dottrinali, come è emerso dalla recente conclusione del Sinodo, le voci di dissenso – sia privatamente che pubblicamente – aumentano di quantità e di potenza.

In questo saggio, formulato attraverso domande precise e risposte precise, vengono analizzati i fatti, basandosi sul buon senso e, soprattutto, sull’amore per Gesù Cristo e per la sua Chiesa. Si tratta di un vero e proprio vademecum al fine di orientare il cristiano nel caos che ogni impera e renderlo cosciente del grave stato di necessità in cui il gregge di Dio si trova, dove ognuno afferma ciò che vuole in un panorama di indubbia anarchiesa.

Cinquant’anni fa, attraverso il Concilio Vaticano II, si volle compiere “misericordia” nei confronti degli errori (ciò che è avvenuto nuovamente al Sinodo sulla famiglia e ciò che si prospetta nell’anno per la  Misericordia che si aprirà a breve) e non si volle più condannarli, dando loro diritto di asilo nelle coscienze di clero e laici: questa linea è stata la responsabile della crisi della Chiesa e della crisi di ogni cattolico. Unica strada maestra è la Tradizione, quella che non tradisce né il Vangelo, né i Padri della Chiesa, né il Magistero di sempre, né la comunione dei Santi, né il gregge affidato al Vicario del Buon Pastore.

Nell’illuminante dichiarazione del Vescovo Monsignor Bernard Fellay sulla Relatio finalis del Sinodo egli afferma:

«Di fronte agli errori attuali e alle legislazioni civili contro la santità del matrimonio e la purezza dei costumi, la legge naturale non ammette eccezioni, poiché Dio, nella sua infinita sapienza, dando agli uomini la Sua legge, ha previsto tutti i casi e tutte le circostanze, a differenza dei legislatori umani. Così non si può ammettere la cosiddetta morale di situazione, che si propone di adattare le regole di condotta dettate dalla legge naturale alle circostanze variabili delle diverse culture. La soluzione dei problemi di ordine morale non deve essere sottomessa alla sola coscienza degli sposi o dei pastori, e la legge naturale si impone alla coscienza come regola dell’agire.

La sollecitudine del Buon Samaritano verso il peccatore si manifesta con una misericordia che non scende a patti con il peccato, come il medico che vuole aiutare efficacemente un malato a recuperare la salute non scende a patti con la malattia, ma l’aiuta a vincerla. Non ci si può liberare dell’insegnamento evangelico in nome di una pastorale soggettivista che – pur ricordandolo in termini generali – l’abolirebbe caso per caso. Non si può accordare ai vescovi la facoltà di sospendere la legge dell’indissolubilità ad casum, senza esporsi a un indebolimento della dottrina del Vangelo e a un frazionamento dell’autorità nella Chiesa. In effetti in questa prospettiva erronea quello che è affermato dottrinalmente potrebbe essere negato pastoralmente, e quello che è proibito de jure potrebbe essere autorizzato de facto.

In questa confusione estrema, spetta ormai al Papa – in conformità alla sua carica e nei limiti a lui fissati dal Cristo – di ribadire con chiarezza e fermezza la verità cattolica quod semper, quod ubique, quod ab omnibus[1], e di impedire che questa verità universale non sia praticamente o localmente contraddetta.

Seguendo il consiglio del Cristo: vigilate et orate, noi preghiamo per il Papa: oremus pro Pontifice nostro Francisco, e restiamo vigilanti: non tradat eum in manibus inimicorum eius[2], perché Dio non lo abbandoni al potere dei suoi nemici. Supplichiamo Maria, Madre di Dio, di ottenergli le grazie che gli permetteranno di essere il custode fedele dei tesori del Suo Divin Figlio»[3].

Punto fermo del vademecum è che la Chiesa è continuamente assistita dal Signore e che sbagli e manchevolezze dei suoi pastori, seppure sporchino l’abito della Sposa, non imbrattano la sua anima. Afferma nella prefazione Don Pierpaolo Petrucci, Superiore della FSSPX del distretto italiano: «La Chiesa di Cristo che si identifica pienamente con la Chiesa cattolica è divina e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa […] Dio permette il male sempre per ottenere un bene più grande» (p. 3).

Questo saggio è di carattere divulgativo, quindi di facile accesso a tutti e non soltanto fruibile dagli addetti ai lavori; è molto documentato; arricchito di note e riferimenti; è didattico; tocca tutte le questioni necessarie per comprendere la situazione attuale della Chiesa attraverso XI capitoli snelli, ma allo stesso tempo di sostanziale contenuto: spesso la sintesi aiuta a comprendere meglio questioni, problemi e situazioni. Insomma un libro molto concreto e realista, che uscì in Germania nel 1997, fu poi tradotto in francese nel 2010 ed oggi viene proposto ai lettori italiani attraverso un’edizione ulteriormente migliorata, e in questa revisione si è voluto tener conto degli eventi che hanno caratterizzato quest’ultimo ventennio.

Il catechismo della crisi della Chiesa non solo aiuterà a capire molte cose, ma a dare anche gli strumenti necessari per continuare, coscientemente e intelligentemente, a combattere la buona battaglia, a sperare nella Verità portata dal Salvatore, a credere nella Chiesa di Roma, Una, Santa, Cattolica e Apostolica.

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[1] S. Vincenzo di Lerino, Commonitorium.

[2] Oratio pro summo Pontifice.

[3] con voci episcopali di tal Fede e di tal Sapienza, Cristo, ancora una volta e come ha promesso, non abbandonerà mai a se stessa la Sua Chiesa: http://www.dici.org/en/documents/dichiarazione-a-proposito-della-relatio-finalis-del-sinodo-sulla-famiglia/

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Don Matthias Gaudron FSSPXCatechismo della crisi della Chiesa (Editrice Ichthys) – per acquisti on line, clicca qui 

4 commenti su “Scriptorium – Recensioni – rubrica quindicinale di Cristina Siccardi”

  1. “..l’autore è convinto, e con lui tutti coloro che credono realmente nella Chiesa, che la crisi che oggi la investe, per quanto drammatiche ne siano le proporzioni, non inficia in nulla la sua essenza, ma può intaccare soltanto i suoi aspetti accidentali; perciò il dramma si consuma nella Chiesa, ma non appartiene alla Chiesa..”

    Ottimo libro, ottima analisi, però sono un po’ in disaccordo su questo punto:
    “nella Chiesa e non della Chiesa..”.
    L’essenza della Chiesa, “secondo me”, è MANIFESTATA da quanto accade
    nella Chiesa, perché in tutta l’esistenza umana, qualsiasi sia la categoria,
    l’apparenza conta sempre moltissimo, almeno per la popolazione “normale”.
    Del resto Cristo, Crocifisso, in apparenza scomparve completamente e
    soltanto la Sua Resurrezione acquietò gli apostoli, i discepoli, la sua gente..
    Forse la mia ignoranza mi ha fatto scrivere un commento poco corretto.
    Mi scuso.

    1. Carissima Paola, è molto utile, secondo me, leggere il commento qui sotto di Amos Previero; egli chiarisce che prima del CVII, Chiesa era l’insieme dei vescovi, mentre i seguaci del suo messaggio erano i cristiani battezzati. A me è risultata molto utile questa distinzione perché, a dire il vero, questo chiamare Chiesa vescovi, preti e laici tutti insieme, non mi ha mai convinto, ma l’ho recepito passivamente, quasi senza accorgermene, anzi, ritenendo una mia lacuna non averlo saputo fino a un certo punto della mia vita. Quindi la deriva ‘nella’ Chiesa (che è sotto gli occhi di tutti) non è quella ‘della’ Chiesa che è di istituzione divina e quindi non soggetta alla corruzione. Possiamo temere per la deriva nella chiesa, ma dobbiamo assolutamente confidare nell’indistruttibilità della Chiesa. E non deve scusarsi: l’ignoranza, chi più, chi meno, in certi argomenti ce l’abbiamo tutti!
      Cari saluti

  2. L’essenza della crisi del cattolicesimo è data dall’estensione del concetto di chiesa ai laici ( Lutero). Per chiesa si intendeva l’insieme dei vescovi mentre i seguaci del suo messaggio, basato sulle scritture e sulla tradizione, erano detti cristiani che dichiaravano la loro adesione facendosi battezzare. Chiamando chiesa anche i laici i vescovi con a capo il Papa hanno tradito se stessi è creato la confusione dei ruoli: Papà e vescovi vogliono fare i parroci, i laici aspirano ad essere preti e i preti ad essere laici. L’artificiosità di questa situazione si può riassumere nella parola ” ecclesiale” nata sulle orme del Concilio Ecumenico Vat. II unendo una radice greca con una desinenza Latina, che secondo un mio professore non può sussistere come non può continuare a sussistere una chiesa in stato confusionale. È solo così si possono definire i vescovi oggi.

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