Scriptorium – Recensioni. Rubrica quindicinale di Cristina Siccardi

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Il matrimonio sotto attacco – di Don Pietro Leone – L’autore, che da molti anni insegna lettere classiche e filosofia negli istituti universitari, dedicandosi anche alla formazione spirituale fondata sulla dottrina e sulla Messa tridentina, offre, con questo accurato studio, la possibilità di comprendere che cosa sia il matrimonio cattolico e che cosa esso comporti.

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Ciò che è stato naturale e ragionevole fin dai tempi antichi oggi non lo è più; anche la Chiesa, la prima a dover essere ligia alle leggi di natura perché occupata nelle leggi di sovra natura, non sa più (paradosso dei paradossi) che cosa sia, per esempio, una famiglia o, se lo sa, nasconde quel che è per adeguarsi alle distorsioni, alle follie, alle manchevolezze, alle menzogne, agli abissi delle ideologie del mondo occidentale contemporaneo.

L’esortazione apostolica di Francesco, Amoris Laetitia, che a buon diritto è stata ribattezzata da molti Amoris tristitia, nel provocare tanta confusione e tanti errori fra clero e fedeli, ha reso necessari strumenti adeguati per rammentare e ribadire ciò che la Chiesa ha sempre detto in materia di matrimonio e di famiglia. Fra i diversi testi che tentano di riposizionare nei giusti ambiti coniugi e figli, ne abbiamo scelto uno che, senza ipocrisie e inutili affettazioni, esamina con rigore ciò che nel nostro tempo viene violentemente infangato, traumatizzato, calpestato in nome di una libertà senza regole e senza principi, che conduce all’autodistruzione sia della famiglia (prima cellula della società) che dell’individuo che della società stessa. Parliamo del saggio Il matrimonio sotto attacco di Don Pietro Leone, edito da Solfanelli. L’autore, che da molti anni insegna lettere classiche e filosofia negli istituti universitari, dedicandosi anche alla formazione spirituale fondata sulla dottrina e sulla Messa tridentina, offre, con questo accurato studio, la possibilità di comprendere che cosa sia il matrimonio cattolico e che cosa esso comporti.

«[…] bisognerebbe dire che, in queste pagine, le idee vengono fatte camminare con la testa rivolta», così afferma Alessandro Gnocchi nella invitante presentazione al testo, «verso il Cielo. Perché è proprio questo il pregio maggiore del lavoro di don Leone, quello di riconoscere a fondamento dell’ordine naturale il volere e la legge di Dio. Oltre che l’unico modo corretto per trattare argomenti che riguardano la morale, si tratta anche dell’unico metodo che metta la Verità al riparo delle opinioni. E di questo bisogna essere grati all’autore». Troppe volte, sostiene con  buona ragione Gnocchi, diversi credenti si illudono di fare un servizio alla Verità ponendola a confronto con le teorie e le follie che la aggrediscono ogni giorno con maggior tracotanza e con maggior superbia da “superuomini” e “superdonne” sempre meno uomini e sempre meno donne; ma la Verità non è un’opinione come tante altre: «Non si può mai difendere una legge mettendo tra parentesi il legislatore, tanto più quando, come nel caso di Dio, sia anche giudice. L’eclisse del legislatore e del giudice porta fatalmente all’eclisse della legge. Solo quando si stia ben saldi in questa convinzione è possibile argomentare maneggiando temi che non pertengono alla fede, ma alla legge naturale, con la buona probabilità di uscire vincitori da una disputa. Da questo punto di vista, don Pietro Leone diventa un maestro anche per ciò che riguarda il metodo, oltre che il merito. Chiunque abbia la pazienza di leggere questo libro, magari anche di studiarselo e di annotarselo negli snodi fondamentali, avrà sicuramente acquisito una formazione che lo renderà più saldo nella propria vita e, allo stesso tempo, lo fortificherà al cospetto di tutte quelle idee bislacche, quando non palesemente anticristiane, così popolari nel mondo e anche nella Chiesa di oggi», dove l’Amoris laetitia dà prova tangibile delle eresie ivi contenute, in particolare al capitolo VIII, dove si afferma (nn. 293-294): «La scelta del matrimonio civile o, in diversi casi, della semplice convivenza, molto spesso non è motivata da pregiudizi o resistenze nei confronti dell’unione sacramentale, ma da situazioni culturali o contingenti. In queste situazioni potranno essere valorizzati quei segni di amore che in qualche modo riflettono l’amore di Dio»; «Tutte queste situazioni vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo. Si tratta di accoglierle e accompagnarle con pazienza e delicatezza». Si parla poi delle situazioni irregolari, ovvero dei peccatori pubblici, in particolare dei divorziati risposati, pubblici adulteri, verso i quali, afferma il Papa: «sono da evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni» (n. 296). Forse che Gesù, Capo della Chiesa, affermò, nei Suoi espliciti giudizi nei confronti di coloro che abbracciano il peccato mortale, che occorreva valutare caso per caso? Il peccato è peccato, sempre, a seconda di chi lo commetta, si chiami Marco o Lucia, Riccardo o Caterina ed ognuno di essi, grazie a Cristo Salvatore, può essere liberato per vivere meglio in terra e meritarsi il Paradiso.

Tuttavia si sa, e ogni giorno ne abbiamo testimonianza, scopo di molti pastori della Chiesa odierna non è quello di curare le anime – coscientemente o incoscientemente? – bensì di favorire la diffusione del vivere nel peccato mortale. Ecco che il compendio di Don Leone è assai prezioso per tutti, cattolici, similcattolici, acattolici, perché in esso è contenuto l’insegnamento autentico della Chiesa: i cattolici potranno abbeverarsene; i similcattolici potranno comprendere gli errori liberali insiti nella Chiesa modernista e scegliere da che parte stare; mentre gli acattolici si metteranno il cuore in pace, pensando che esistono ancora ecclesiastici preparati che si attengono all’integro pensiero della Tradizione della Chiesa, senza la quale il Cattolicesimo finisce per tramutarsi in Protestantesimo, cosa che, peraltro, va tanto di moda ai nostri giorni antitrinitari (un dio senza identità, uguale per tutte le religioni) e antimariani; allo stesso tempo verrà loro rinfrescata la memoria su cosa siano realmente, per un cattolico, il matrimonio e la famiglia.

Il male che ha prodotto e produrrà l’Amoris laetitia alle anime e alle famiglie è incalcolabile, così come è incalcolabile il male che ha prodotto, a livello materiale e spirituale, l’introduzione del divorzio e dell’aborto nella legislazione degli Stati: «Lo scivolamento nella coscienza popolare da una mentalità proibitiva a una permissiva nei confronti della sessualità e dell’aborto, con le sue conseguenze in termini di un’epidemia virale di portata e violenza senza precedenti e nella diretta e sistematica distruzione di milioni di vite umane ogni anno, rappresenta un attacco smisurato ai beni del matrimonio e sembra richiedere come urgente una valutazione morale ponderata della natura della sessualità e dell’aborto» (p.11), scrive l’autore de Il matrimonio sotto attacco, irrinunciabile libro per rendersi conto che la dottrina romana sul matrimonio è l’unica in grado di realizzare in pienezza sposa-sposo, madre-padre-figli al fine di edificare Famiglie che siano famiglie e non surrogati. Ciò significa essere disposti al sacrificio ed essere vigili nell’individuare tentazioni e peccati. È così che il timor di Dio è il miglior deterrente per mettere al bando egoismi ed edonismi, ponendo in comunione le necessità di ciascuno; così facendo doveri e diritti vengono a pareggiare in equilibrio poiché il rispetto verso le leggi divine implica, inevitabilmente, il rispetto per ogni membro del nucleo familiare, composto da padre, madre, prole.

Filosofia e teologia, senza connivenze con gli errori, vengono così in soccorso, grazie a Don Leone, alle povere coppie dei nostri giorni, sempre più affogate nella confusione del mondo e della Chiesa. Da cinquant’anni a questa parte, dopo il Concilio Vaticano II, gli errori sono stati seminati con intensità crescente, attraverso un Magistero sempre più inquinato dal soggettivismo radicale, dall’antropocentrismo, dal personalismo. L’autore spiega, secondo i canoni della Tradizione catechetica, la natura della sessualità, contrapponendo la dottrina di sempre a quella nuova e rivoluzionaria. Prendere atto della bellezza dell’unione coniugale, quando fidanzato e fidanzata, coscienti dell’importante scelta di coabitare insieme per una vita intera, condividendo tutto, significa rendersi conto di essere disposti ad entrare in un progetto naturale e soprannaturale, rinnegando il male per seguire il Bene: «[…] il rifiuto di Dio ha generato la cecità tanto verso il senso oggettivo e la bontà della castità, del matrimonio, della procreazione, quanto verso le grazie soprannaturali che sono disponibili e necessarie per il loro compimento. La conseguente mancanza e fallimento della castità, del matrimonio, e della procreazione hanno oscurato ancor di più il loro senso e valore, e sembrano confermare che essi non abbiano accesso alla Grazia soprannaturale» (p, 121).

Rifiutando Dio, l’uomo rifiuta la sua unica possibilità di compimento e di felicità, scrive Don Leone, esiliandosi in un mondo drammatico, triste, desolante, squallido, privo di significato, in tal modo nell’uomo accresce il desiderio di amore, che si trasmuta in ossessivo piacere e in possesso per ciò che in quel momento si vuole ottenere, rifiutando malvagiamente ciò che può essere di ostacolo fra l’individuo e l’oggetto del piacere sensibile e contingente, così «il rifiuto di Dio è connesso in molti casi con il rifiuto della moralità oggettiva, dal momento che Dio è solitamente rifiutato come l’autore della moralità oggettiva, come un ostacolo all’autonomia morale. Questo a sua volta fa crescere l’egoismo e conseguentemente anche la sofferenza» (p. 122).

Meritorio poi il giudizio espresso contro la teologia del corpo, inaugurata da Giovanni Paolo II con una serie di discorsi pronunciati fra il settembre del 1979 e il novembre del 1984; infatti quando «si valuta questa dottrina alla luce della Tradizione […] si vede che essa, nelle sue posizioni principali, non rappresenta uno sviluppo dell’insegnamento cattolico (nel senso di una chiarificazione o di un approfondimento di quell’insegnamento), ma piuttosto di una rottura con esso: in altre parole rappresenta qualcosa di nuovo. Per questa ragione esso non può essere descritto come una dottrina cattolica, ma piuttosto come una serie di riflessioni personali del Papa di allora» (p. 241). Così come ora accade con l’Amoris laetitia, dove gli sposi cattolici non possono e non devono riconoscersi.

2 commenti su “Scriptorium – Recensioni. Rubrica quindicinale di Cristina Siccardi”

  1. La Chiesa è e deve essere comunità dei cristiani-cattolici, non deve essere un’entità aperta a tutto e tutti come predicano adesso alcuni prelati, la Chiesa deve essere comunità per il benessere spirituale, etico e morale dei suoi appartenenti come lo Stato deve essere comunità per il benessere materiale e sociale dei suoi appartenenti. Queste due comunità dovrebbero essere d’esempio per tutti gli altri popoli del mondo materialmente e spiritualmente più poveri di noi.

  2. normanno Malaguti

    ll primo che dovrebbe leggere, meditare e attuare questo libro prezioso è colui che viene chiamato Papa Francesco, ma questo è un sogno. Soltanto un miracolo eccezionale può cambiare la situazione, che da Giovanni XXIII, ha mutato radicalmente il cammino della Chiesa.
    Con lo sconvolgimento, che con orrore attendiamo della Celebrazione Eucaristica, verrà distrutta la Chiesa Una Santa Cattolica ed Apostolica.
    Speriamo che prestissimo, ci venga concesso un Sommo Pontefice secondo il Cuore di Dio .

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