Scriptorium – Recensioni. Rubrica quindicinale di Cristina Siccardi

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Recensioni  –  rubrica quindicinale di Cristina Siccardi

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La pastorale familiare in Italia. Una ricerca nazionale a dieci anni dal Direttorio di pastorale familiare a cura di Pietro Boffi. Un libro che descrive l’ “impegnativo” cammino che ha condotto all’Esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia: risultato di un pensiero teologico e pastorale che opera ormai da lunghissimo tempo.

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zzzzpsrlfmlrFiumi, tonnellate di parole si sono dette e scritte sul problema «famiglia» all’interno della Chiesa. La ragione è evidente: da quell’orizzonte bramato si voleva arrivare alla Amoris laetitia. Nel 1993 la CEI presentò il Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa italiana, annunciando che esso «si pone nella scia del cammino che la Chiesa italiana ha percorso dal Concilio Vaticano II ad oggi e che intende continuare a percorrere con rinnovata freschezza negli anni futuri, certa che la pastorale familiare costituisce una delle priorità della nuova evangelizzazione».

È proprio qui il problema: quella «freschezza» tanto bramata dal Concilio più drammatico della Storia, si è trasformata in putrefazione e la ragione è evidente: non guardando più a Dio, rifiutando lo sguardo soprannaturale, ponendosi su un piano di autosufficienza e orgoglio nei confronti della legge divina, evitando di osservare in faccia la realtà – ovvero alla propensione istintuale di ogni uomo al peccato piuttosto che alla virtù – si è caduti tragicamente nell’errore più grossolano possibile e fra le braccia del principe di questo mondo.

«Se il cammino percorso dalla pastorale familiare in questi ormai undici anni dalla pubblicazione del Direttorio è stato notevole e ha coinvolto in misura diversificata la quasi totalità delle diocesi italiane, la verifica e la riflessione sui dati emersi ci ha aperto un orizzonte ancora vasto e affascinante che ci chiama a continuare questa splendida avventura pastorale», sta scritto ne La pastorale familiare in Italia. Una ricerca nazionale a dieci anni dal Direttorio di pastorale familiare (San Paolo 2005) a cura di Pietro Boffi e realizzato con il patrocinio del Centro Internazionale Studi Famiglia e dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia. L’avventura di questo “impegnativo” cammino ha condotto all’Esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia: risultato di un pensiero teologico e pastorale che opera ormai da lunghissimo tempo.

Nel 2005, nel primo anno del Pontificato di Benedetto XVI, si scriveva che c’era un «nodo problematico al quale la Chiesa dovrà offrire più attenzione e risorse nei prossimi anni: è il mondo delle “famiglie in situazione difficile o irregolare”, alle quali il Direttorio dedica l’intero capitolo VII. A dire il vero, si sta notando in questi ultimi anni una crescente convergenza di interesse da parte delle comunità cristiane su questo problema: del resto la presenza sempre più numerosa di separati, divorziati e di risposati nelle nostre parrocchie ci costringe a domandarci quale attenzione pastorale vada ad essi dedicata». Un’attenta lettura del VII capitolo del Direttorio del 1993, sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II, emesso dalla CEI e non dall’attuale Cardinale Kasper, rende evidente che la prima preoccupazione di quei Vescovi non era quello di ribadire le regole di accesso alla Riconciliazione e alla Comunione, ma «piuttosto quella di sollecitare le comunità cristiane a un discernimento nella carità e nella verità e soprattutto all’accoglienza di tutti coloro che hanno sperimentato la grande sofferenza della rottura del vincolo coniugale. Sono situazioni alle quali dobbiamo accostarci in punta di piedi, con rispetto e affetto, rinunciando a giudizi sommari che risultano spesso ingiusti e presuntuosi».

Presuntuosa tutta la Chiesa che fino alle politiche religiose del Vaticano II in poi chiamava l’adulterio peccato mortale?

Nel 2005 la CEI si compiaceva nell’osservare l’insistenza del Direttorio, nelle diverse situazioni di irregolarità di fronte al sacramento del matrimonio, di chiedere (Cfr. n. 200) ai sacerdoti e alle comunità di «sviluppare un’azione pastorale accogliente e misericordiosa verso tutti», perciò «anche il problema dei sacramenti ai divorziati risposati potrà essere visto sotto un’altra angolatura e la riflessione potrà fare in futuro ulteriori passi nel seno della carità e della verità, perché la misericordia vera nasce dalla sintesi di queste due attenzioni: soltanto lì però dove gli operatori pastorali e la comunità avranno prima accolto queste persone e si saranno fatte carico delle loro sofferenze, offrendo il volto di una Chiesa che, sull’esempio di Gesù, accoglie le persone per accompagnarle alla scoperta dell’amore di Dio in tutta la sua carica trasformante e rigenerante». Il volto auspicato di quella “misericordia” invocata dalla CEI undici anni fa è quello di Papa Francesco. Grande prova e grande responsabilità oggi viene affidata dal Signore ai credenti in Cristo e ai timorati di Dio: saper scegliere la Verità («NO» al peccato mortale e «SI» alla conversione!), senza aiuto umano, fra i marosi di una rivoluzione totalizzante.

3 commenti su “Scriptorium – Recensioni. Rubrica quindicinale di Cristina Siccardi”

  1. Carità, verità, accoglienza, misericordia: prerogative di Gesù. Certamente, ma ad un patto: che le persone coinvolte si pentano dei loro peccati e si convertano. Questo fece Gesù e ha ordinato di fare, altrimenti cade tutto, cadono almeno un comandamento e di conseguenza un sacramento. Cade la Confessione di cui non c’è più bisogno perché il peccato è scomparso e cade l’Eucaristia nel suo valore intrinseco (Corpo, Sangue, Anima e Divinità di NSGC), visto che è possibile servirsene (espressione orrenda) come e quando si vuole, indipendentemente dallo stato di grazia. Scomparsa poi anche quella santa ammonizione per cui se si è in peccato mortale e ci si accosta alla Comunione si mangia e beve la propria condanna, cancellato tutto, in onore di San Giuseppe e proprio per la sua festa, di lui che è stato il custode della Sacra Famiglia e il santo Sposo della Vergine Maria.
    E qualcuno continua a farsi una risata quando dico, senza per nulla scherzare (come ho detto nel commento all’articolo qui sopra), di far parte di un’altra religione: la religione Cattolica.

  2. ” giudizi sommari che risultano spesso ingiusti e presuntuosi”
    Ma il 6° comandamento, secondo il dimenticato Catechismo, proibisce la rottura del matrimonio operata dal divorzio: è ancora valido o è un “giudizio presuntuoso”?

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