“ SCRITTO NEL VENTO”: UN LIBRO E UN CONVEGNO SUGLI ANGELI AD AGROPOLI (SA) CON DON STANZIONE – di Carlo di Pietro

di Carlo di Pietro

 

L’editrice Segno di Udine sta per inviare in tutte le librerie cattoliche d’Italia il volume “Scritto nel vento”, una antologia sugli angeli di autori vari, con tre importanti relazioni dello storico ed archeologo Antonio Capano, della critica d’arte Antonella Nigro e del sacerdote don Marcello Stanzione.

angeliIl volume di oltre 200 pagine si vende al prezzo di euro 15,00. Sabato 24 marzo con inizio alle ore 15,30 l’associazione culturale “ Gli occhi di Argo” organizza un convegno sugli angeli presso l’auditorium “ Giovanni Paolo II” della parrocchia di Santa Maria delle Grazie ad Agropoli (Sa) e tra i vari relatori don Marcello Stanzione tratterà il tema assai caro ai cattolici del ministero degli angeli custodi. L’argomento “angeli custodi” può suscitare risatine d’incredulità, smorfie di disappunto o ancora nessuna presa in considerazione. D’altra parte ho osservato che la “provocazione” dell’angelo custode ha offerto spunti di discussione e riflessione sulle realtà invisibili che sono le più importanti ad alcuni giovani dai dodici ai trent’anni, non necessariamente praticanti, anzi a volte scettici, distaccati, e disamorati per Gesù Cristo.

Ho ben presente quello che Gesù disse a Nicodemo: “Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?” (Gv, 3, 12).

Analogamente, Ignazio nella sua lettera agli abitanti di Tralle: “Non potrei scrivervi cose celesti? Ma temo di recarvi danno essendo voi piccoli. Perdonatemi! Non potendo assimilare vi congestionereste”.

È vivo in me il ricordo del clamore provocato dal documento “les formes multiples” (Enchiridion Vaticanum, vol. 5, 1347-1393) della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, pubblicato il 26 giugno 1975 sull’Osservatore romano e la derisione della maggior parte della stampa verso Paolo VI (che ricordava l’esistenza del diavolo) manifestava non soltanto la generale superficialità degli operatori degli strumenti della comunicazione sociale, ma anche l’orizzontalità del pensiero disabituato a trattare l’invisibile.

È Descartes che in occidente, negli ultimi secoli, ha introdotto l’assurda chiusura del credere solo a ciò che si vede e perciò Dio e i puri spiriti sono comodamente relegati ai mondi dei sogni, delle favole e dei miti.

I popoli industrializzati venerano nuovi “idoli muti” (1 Cor 12, 2) costruiti su misura: la scienza, la tecnologia, il progresso, il partito, il consumo. Senza parlare di quelli antichi quali il potere, il denaro, il successo, il piacere.

È necessario ricordare che, al di fuori del cristianesimo, l’esperienza religiosa di un mondo di esseri invisibili sottomessi a Dio, accomuna differenti popoli in diversi tempi. La storie delle religioni all’epoca biblica, dimostra che tutte le religioni e tutte le filosofie del bacino mediterraneo e dell’oriente, conoscono essere intermediari di qualche tipo tra dei e uomini. Nell’antica Persia, la dottrina personale di Zarathustra, descrive gli Amesha Spenta come spiriti che attorniano l’essere supremo, ma non ricevono culto. L’influsso del carsismo sulla Bibbia, che già si ritiene per certo, va oggi giudicato con riservatezza a causa della difficoltà d’interpretazione e della sua datazione.

In India, il giainismo considera l’Assoluto come una personalità composita formata da una pluralità di anime perfette, nessuna delle quali è superiore alle altre: questa comunità di spiriti liberi si chiama Jiva. Budda, Siddharta Gautama, viene salutato alla sua nascita, 560 a.C., dai Deva, spiriti angelici. Shaw, un iniquo re di Shag che siede “sui calcagni senza servire né Dio né gli Spiriti del cielo e della terra” verrà combattuto da Fa, figlio di Wan. Così è scritto nello Shu King o libro della storia che è una raccolta di antichi documenti cinesi, alcuni dei quali risalgono a 2400 anni a.C. e pare siano stati riuniti da Confucio.

Nel XIX secolo in Giappone, Kawate Bunjiro, fondatore della setta religiosa e conservatrice dei Konko Kyo, adorava durante la sua giovinezza un demone Konjin. Dopo una grave malattia la sua fede nel demone mutò e Bunjiro iniziò a predicare che Dio è unico e buono e non abbandona mai coloro che confidano in lui.

In Arabia i musulmani, al termine della preghiera Rak’a, salutano i due angeli che tengono conto delle preghiere e di cui riconoscono l’invisibile presenza.

È necessario rilevare che la legittima prosecuzione delle idee antico-testamentarie non ha mai portato ad una divinizzazione degli angeli: anzi, proprio questa è la differenza fondamentale con gli spiriti buoni di altre religioni.

Dal 1925, in Nigeria, le chiese dei cherubini e dei serafini si sono diffuse in tutta l’Africa occidentale. I membri di questa chiesa si identificano con tali arcangeli, non li adorano, ma vogliono imitarli nel loro modo di pregare Dio. Per questi cristiani gli angeli sono i membri della chiesa in Cielo. È dunque dall’Africa che sembra venire una ventata per riconsiderare l’antico credo negli angeli custodi.

Tempi diversi, popoli differenti, eppure la credenza negli angeli continua a vivere. Dove si fonda? Com’è possibile “hic et nunc” una tale fede? Sopravvivenza di una superstizione o espressione di una realtà vissuta? Proiezioni del bisogno di sicurezza o consapevolezza profonda di aiuti celesti? Chi può dire con certezza assoluta che la realtà è solo quella che i nostri limitati cinque sensi riescono a percepire? E che forse una voce, un sogno, un’intuizione, una riflessione, sono meno reali di una sasso, un fiore, un sole o un mare? Sono realtà di natura differente di un universo invisibile che ci circonda, che viene soffocata, spenta, ma non è certamente messa a tacere. Perché? Si potrebbe riempire una intera biblioteca raccogliendo le espressioni di certezza nella protezione degli angeli che l’umanità nella storia ha espresso; tuttavia, centinaia di volumi non porterebbero prove scientifiche a sostegno dell’esperienza vissuta da milioni di persone di diversi tempi e culture. D’altra parte non si può pretendere di dimostrare il credo, che altrimenti non sarebbe più credo. Si può solo mostrare che il credo è credibile. Infatti molte persone, nel corso dei secoli, hanno creduto ad esseri spirituali che l’accompagnano nel bene e nel male e perciò il troppo giovane metodo scientifico che parte da quello che vede è del tutto inadeguato per conoscere tale realtà universale. Il credo non si misura, non si “quantizza”, ma si vive e si sperimenta.

Incessantemente, la testimonianza biblica, la professione di fede della Chiesa e la dottrina teologica degli angeli e dei demoni, indicano al credente che vive la propria storia di salvezza o di dannazione, la quale va “al di là” ed è “più ampia” dell’ambito umano. La Chiesa non deve dimenticare che il Regno di Dio abbraccia, “più che la sola realtà riconoscibile dagli uomini”, anche la rivelazione del mondo angelico che gli è “associato e circostante”.

È affascinante pensare a questo mondo invisibile che ci circonda e a cui partecipa sia Dio sia l’umanità. Alla Chiesa celeste, ricordata dalla liturgia della Messa, partecipano Maria, i santi conosciuti e sconosciuti, i morti, i nascituri e quelli che non sono nati per atti disumani, gli angeli servitori di Dio e amici delle persone.

Così la dottrina sugli angeli custodi porta più vicino al credente il mistero di Dio, che in ogni tempo è con i chiamati.

 

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