Senatores boni viri… – di Lino Di Stefano

di Lino Di Stefano

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zzsntL’intero proverbio latino suona: “Senatus mala bestia, senatores boni viri”, ma, nella fattispecie, è risultata valida solo la seconda parte dell’adagio per il semplice motivo che il Presidente del Consiglio Renzi, parlando il 16 settembre al Senato – dopo aver interloquito alla Camera – se l’è presa con tutti e con tutto , in particolare, con la Magistratura e con le Forze dell’Ordine. Con la prima, ha avuto ed ha ragioni da vendere, ma con le seconde ha avuto torto marcio perché, evidentemente, egli si è dimostrato anche molto disinformato.

Per lasciare ai magistrati le ferie che hanno – e ne hanno tante visto che essi godono di ben 51 giorni di vacanze all’anno – basta un provvedimento governativo ‘ad hoc’ senza tanti ‘itinera’ parlamentari, mentre, invece, bisognerebbe concedere qualche giorno in più ad alcune categorie di lavoratori più svantaggiati e, di conseguenza, più deboli. E ve ne sono tante.

Ora, questo ‘dinamico’ ragazzo che ricopre una carica importante senza suffragio popolare – e ciò non va mai dimenticato – e con la sola esperienza politica di presidente della Provincia di Firenze e di sindaco, per qualche anno, del Comune della medesima città, sproloquia di continuo senza rendersi delle reali condizione della Nazione – non paese, con la lettera minuscola, come ama scrivere la maggior parte della stampa italiana – promettendo, altresì, mare e monti al cospetto di una situazione economica non drammatica, ma tragica. Come, ‘obtorto collo’, sta riconoscendo anche lui.

Meno male che i responsabili economici della politica italiana ed europea – segnatamente Mario Draghi Presidente della BCE – ogni giorno lo inchiodano davanti alla veridicità dei numeri i quali se per il grande filosofo francese Henri Bergson “non hanno memoria”, per il motto – scolpito sul frontone della sede del nostro ISTAT, sita nella Capitale – suonano, al contrario, in maniera incontrovertibile e vale a dire, testualmente: “Numerus omnium rerum nodus”.

E proprio l’altro ieri, Renzi in Senato ha discusso di legge elettorale, lavoro, giustizia, Pubblica Amministrazione mediante luoghi comuni che lasciano il tempo che trovano sostenendo, di volta in volta, che “l’Italia ha interrotto la caduta”, il governo “sta per lasciare il segno in modo indelebile”, “noi chiediamo di abituarci al concetto che si vada a votare a febbraio 2018”, con i mille giorni si “imposta un ragionamento che ci porta al 2018 a condizione di mettere in campo le riforme necessarie” – insomma che vuole farsi l‘intera legislatura! -, “la decrescita è felice per chi non ha mai visto in faccia un cassintegrato”.

    Il Presidente del Consiglio ha, infine, così concluso: “E’ finito il tempo della rendita per quei magistrati che pensano che sospensione feriale di 45 giorni sia un tabù invalicabile” ed è giunto il momento in cui le forze dell’ordine “non possono permettersi di evocare delle forme di protesta che sono contro la legalità”. Naturalmente, ‘more solito’, nessun riferimento dello stesso ai nostri marò ed al fenomeno dell’immigrazione clandestina che porta sul suolo italiano, ogni giorno, più di duemila migranti che ci costano – cifra ufficiale del Ministero dell’Interno – ben 9 milioni di euro al mese.

   Per quanto riguarda il primo punto, come abbiamo accennato all’inizio, è sufficiente un provvedimento ‘ad hoc’ del Governo per ridimensionare i privilegi dei magistrati – ma le attuali istituzioni possiedono tale ‘animus pugnandi’? – mentre per quel che inerisce al secondo aspetto, le Forze dell’Ordine – soprattutto, Polizia. Carabinieri e Guardia di Finanza – hanno diritto ad una remunerazione più consona al delicato compito che svolgono quotidianamente; compito che spesso e volentieri si conclude in episodi cruenti e, talvolta, nella morte, come, tutti i giorni, ci ricordano gli organi d’informazione.

   I tagli, dunque, si possono e si devono fare nei confronti di quelle caste – e sappiamo quali – che arroccate ai loro lauti privilegi non mollano di un centimetro e resistono ad oltranza ad ogni conato di ridimensionamento. Qui, Renzi e la sua compagine governativa devono sferrare il colpo decisivo e fare in modo che l’’equità’, concepita nei termini  ragionevoli, si capisce, scardini  lo ‘status quo antea’, che dura da diversi decenni, e faccia piazza pulita.

   E torniamo, un istante, al citato proverbio e vale a dire, “Senatus mala bestia, senatores boni viri’  con cui abbiamo esordito nell’articolo. Nella menzionata circostanza, ha funzionato solo la seconda parte dell’espressione latina, mentre, quasi sempre – e Sigmund Freud ce lo rammenta – la “mala bestia” – nelle varie evenienze della vita, ha avuto ed ha, quasi sempre, il sopravvento sui “boni viri”.

    Insomma, i trecento e passa Senatori della Repubblica, invece di uscire dall’aula o mettere in atto una qualche forma di ostruzionismo, naturalmente nei limiti della legalità, hanno ascoltato le dichiarazione di chi li ha pervicacemente liquidati ed ha realizzato l’abolizione del Senato della Repubblica, un’istituzione più che millenaria, come abbiamo osservato, sempre sulle colonne di tale sito; forse con l’unica speranza, degli attuali ‘Patres conscripti’!!!, di poter concludere il mandato, cioè di fruire dei mille giorni preventivati da Renzi, coincidenti, com’è lapalissiano, con la fine dell’attuale legislatura.

   Se, al contrario, i “boni viri” si fossero comportati, almeno nella circostanza, da “mala bestia”, avrebbero  dovuto tutti, abbandonare l’aula e lasciare il Presidente del Consiglio, in solitudine, alle prese con le sue vuote elucubrazioni. E, invece, no. I senatori – legati come sono alla cadrega – sono rimasti tutti al loro posto poiché per mettere in atto una qualche forma di dissenso, avrebbero dovuto sciorinare un pizzico di coraggio, che, come osserva opportunamente don Lisander Manzoni,  “chi non ce l’ha , non se lo può dare”!

    Qualche altra timida manifestazione di disaccordo, operata dai nostri senatori, ha lasciato e lascerà il tempo che trova perché, come scrive giustamente, ne ‘Il Principe’, il grande Machiavelli: “l’uomo dimentica più facilmente la morte del padre che la perdita del patrimonio”. Ora, quasi sicuramente per tre anni, il patrimonio senatoriale sarà ancora consistente.

2 commenti su “Senatores boni viri… – di Lino Di Stefano”

  1. Il Signor Renzi è partito con una repubblica, finirà come Napoleone Bonaparte , in una monarchia ? Da tanti anni siamo fuori dal tunnel ( l’ amatisssimo Monti !!!, quante volte ce lo disse ) e la luce che appariva in fondo, ondo ondo, ndooooooooo ci ha inondati tutti di un nuovo benessere ? Mi pare proprio di no. Nella nostra povera regione , il fiorente calzaturiero è solo un ricordo , il tessile pure , l’ industrie meccaniche anche, le imprese di costruzione quasi tutte fallite , licenziamenti nelle ferrovie , negozi che chiudono a tambur battente , l’ agricoltura e la pastorizia si barcamenano. La misericordiosa Equitalia che impazza in ogni settore . Disoccupati a centinaia, padri e figli a spasso . Bravo Signor Renzi, continui con le sue belle chiaccherate. Ma qui in veneto disemo : con le ciacole no se imbarca cuchi ; e cari senatori ricordeve che chi se fa pegora ‘ l lupo el se lo magna . Non ci resta che augurare Buon appetito .

  2. Giorgio Rapanelli

    Fino a che un certo numero di italiani non morirà di fame, non succederà nulla. Apatia, silenzio, chiacchiere e lamentele al bar.

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