di Piero Laporta
Come un Cecco Angiolieri in falsetto, “S’io fossi donna, domani andrei a manifestare”, sonetta Marco Tarquinio, direttore di
Avvenire, per la manifestazione “difendere la dignità delle donne” di chi difende la dignità delle donne marchiandole da “puttane” se varcano la soglia d’una villa.
“S’io fossi donna”; Tarquinio si delizierebbe fra le maîtresses à penser che predicarono il libero amore finché le parcelle del chirurgo plastico non furono insostenibili o inutili, ancor più spesso. Alba Parietti, bollata per “rifatta” da Aldo Busi, è un’antologia.
“S’io fossi donna”; Tarquinio non incendia come “S’io fossi foco” d’Angiolieri, nè si ribella alla madre disfatta, come Busi, piuttosto rantola l’irrimediabile malinconia d’essere come non si desidera e desiderare quello che non si è. Fa dunque tristezza che Tarquinio rinunci alla compagnia delle maîtresses à penser. “Si fossi Tarquinio com’i sono e fui”, il suo sonetto si spezza lì, senza il genio di Cecco per concluderlo e l’onestà per cancellarlo. Non è donna e non è foco, forse è cattolico; un difetto rimediabile, dopo tutto, come dimostrarono i suoi sodali e dalle sue stanze.