SIRIA. NOTIZIE, SILENZI, BUGIE, DISTORSIONI. TUTTO NON CONTROLLABILE – di Giovanni Lazzaretti

Nessuno può reggere a un assedio mediatico

di Giovanni Lazzaretti

siria

Damasco, palazzo del presidente Assad, mercoledì 8 giugno 2011

  • Presidente, ci sono pressioni internazionali fortissime per la liberazione di Amina Abdallah.”

  • Amina Abdallah? E chi diavolo è?”

  • E’ una signora lesbica che ci contesta su Internet.”

  • E liberatela questa Amina! Con tutti i guai che abbiamo non sarà certo il problema maggiore!”

  • Non possiamo farlo, presidente. Non l’abbiamo mai arrestata.”

  • Un equivoco, insomma. Andate, e ditelo ai media.”

  • L’abbiamo fatto, ma si mettono tutti a ridere. Dicono che siamo un regime alla frutta, che nega persino l’evidenza.”

  • L’evidenza? Che evidenza?”

  • L’evidenza di Internet.”

  • E allora andate a prendere questa Amina e fatele pressione perché dica lei al mondo che non è stata arrestata!”

  • Proveremo, presidente.”

Poche ore dopo.

  • Niente da fare, presidente.”

  • Non vuole collaborare, eh? Me lo immaginavo. Una che ci attacca non può che godere di questo malinteso.”

  • No, presidente, la questione è più complessa. Amina Abdallah non esiste.”

  • Non esiste? Ci chiedono di liberare una che non esiste? Ma perché gli occidentali devono credere a ogni balla che gli viene raccontata?”.

  • Fanno di peggio, presidente. Legga questo brano.”

Era la voce della libertà in un Paese in cui ogni diritto è calpestato. Era una donna, era lesbica. Oggi di lei non si sa più nulla. Amina Abdallah Arraf cercava di gridare al mondo il disagio e i soprusi che le persone ogni giorno vivono in Siria. […] Lunedì un’auto dei servizi segreti l’ha prelevata mentre camminava per la strada e di lei si è persa ogni traccia. I suoi amici del web però non si arrendono e si mobilitano per chiedere alle autorità di Damasco di rilasciare Amina. Da Facebook a Twitter si moltiplicano le iniziative a favore della giovane omosessuale […] La blogger è stata arrestata lunedì pomeriggio mentre passeggiava con un amico. Ignoto il luogo dove la ragazza è detenuta, malgrado i suoi familiari stiano cercando disperatamente di rintracciarla.”

  • Disperazione inesistente di una famiglia inesistente per l’arresto inesistente di una donna inesistente. Ma cosa possiamo fare?”

  • Niente, presidente. Se ci assediano con armi preponderanti e noi siamo disperati e perduti, abbiamo comunque due possibilità di scelta: arrenderci o morire da eroi. Ma di fronte a un assedio mediatico ci lasciano una possibilità sola.”

  • Già. Morire da fessi.”

Quella volta ad Assad andò bene. Dopo qualche giorno si scoprì che la bella Amina era Tom McMaster, un americano che scriveva da Edimburgo. E le foto di Amina che circolavano su Internet erano di Jelena Lecic, una signora croata residente a Londra, che non c’entrava nulla con la vicenda.

Pensate che i solerti parlamentari (anche italiani) che si sono spesi per Amina abbiano fatto vistosa autocritica? No di certo, ci pensa Internet a coprirli: se digitate su Google AMINA ABDALLAH vi appaiono 5.000.000 di siti. Ma se digitate AMINA ABDALLAH MCMASTER (o MACMASTER) ve ne appaiono meno di un decimo. Per Internet la smentita della storia esiste e contemporaneamente non esiste.

Tom McMaster era un solitario ed è riuscito a intortare il mondo intero. Mettete al suo posto una potente organizzazione militare, una potente organizzazione politica, una potente cortina mediatica, e vedrete che si può assediare la Siria in modo completo, trasmettendo in occidente una “rivolta interna” che si sta svolgendo con modalità completamente diverse da come appaiono.

Ricopio da Giordano Stabile, La Stampa del 28 gennaio.

Le immagini dei bambini uccisi, con i volti coperti di sangue, messi in fila nei teli di plastica rossa, sono attaccate alla meglio con scotch su uno dei cartelli in cartone. «Assad assassino», si legge. La notizia del massacro di giovedì a Homs, con le prime immagini affidabili, «occidentali», a documentarlo, ha attraversato rapidamente il confine tra Siria e Libano. […] Finora sono filtrate solo voci, le testimonianze raccolte dall’opposizione, difficili da verificare. Fino a quelle fotografie, firmate Agenzia Reuters. Il massacro di giovedì. Sul come sia avvenuto, bisogna fidarsi delle testimonianze raccolte dal Consiglio nazionale siriano, il fronte di opposizione al regime di Bashar al Assad creato sul modello del CNT libico.”

Ottimo. Sul modello del CNT libico.

Poiché il CNT libico è quello che ci ha raccontato la balla dei “10.000 morti + 50.000 feriti + fosse comuni” in un momento in cui in Libia non era accaduto praticamente nulla, possiamo capire quanto possono essere affidabili le testimonianze del CN siriano. Che poi le immagini della Reuters abbiano la valenza di una prova perché “occidentali” è una cosa che fa un po’ ridere. Non furono degli occidentali a inventarsi la “strage di Timisoara”, con tanto di foto?

Assad prima o poi finirà come Gheddafi, e un proconsole del Qatar o degli Emirati si installerà al suo posto. Come in Libia, dove adesso comanda Al-Kib “l’americano”, l’uomo del Petroleum Institute degli Emirati Arabi Uniti.

Noi occidentali siamo fatti così. I dittatori laici che tengono a bada il fondamentalismo non ci piacciono. Ci piace la finta democrazia esportata dalle monarchie assolute islamiche della penisola arabica.

Ma perché gli occidentali devono credere a ogni balla che gli viene raccontata?”

Raccontate quello che volete sulla Siria, io non ci credo.

Non sono obbligato a crederci, vista la valanga di bugie che ci avete raccontato sulla Libia. Già ci avete raccontato di una manifestazione di 50.000 persone contro Assad, mai avvenuta. Ci avete mostrato in TV una manifestazione contro Assad che si è rivelata essere pro Assad. Adesso al-Arabiya (l’affidabile TV che parlò dei 10.000 morti e 50.000 feriti libici su Twitter) parla di 337 morti a Homs (che precisione) e 1300 feriti.

E’ più credibile ciò che dice l’agenzia ufficiale SANA: queste notizie sono diffuse ad arte per incitare la violenza, mentre «gruppi terroristi armati hanno sparato bombe in modo indiscriminato su numerose strade e quartieri in un’escalation metodica con lo scopo di uccidere cittadini e di alterare la realtà dei fatti» (www.ilSole24ore.com). Perché SANA è più credibile? Perché anche in Libia andò esattamente così.

Comunque, visto che l’inglese lo masticano tutti, date un’occhiata ogni tanto all’agenzia SANA (Syrian Arab News Agency – www.sana.sy -) per avere un altro punto di vista. SANA è la voce del regime? Eh, certo. Come al-Arabiya è la voce del futuro regime.

E se SANA non vi basta, cercate su Internet la coraggiosissima Madre Agnès-Mariam de la Croix, una che cura i corpi senza dimenticare le menti e la verità. Sta nella zona caldissima di Homs e Hama, e rischia grosso. Che sant’Agnese la protegga.

http://www.maryakub.org/Article_positions_du_monastere_St_Jacques_le_Mutile_par_rapport_aux_evenements.html

http://www.maryakub.org/Article_nouvelles_des_Chretiens_de_diocese_de_Homs_et_de_Hama.html

http://www.ossin.org/siria/madre-agnes-mariam-de-la-croix-siria.html

Speriamo che i giornalisti onesti si sveglino.

Se tutto ciò che filtra dalla Siria sono le chiacchiere dei ribelli e le foto della Reuters, un giornalista onesto dovrebbe limitarsi a dire “Siria: disponiamo solo di voci non controllabili”. E meglio dire così, visto che un “ribelle siriano” e un “contractor” assoldato dall’occidente non sono facilmente distinguibili.

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