SOTTO IL MURO DI BERLINO – di Lino Di Stefano

di Lino Di Stefano

 


lbmE’ interessante il presente romanzo – ‘Il concerto sotto il muro’ (Albatros, Roma, 2012) – di Bruno Magliocchetti che segue immediatamente il suo ultimo saggio, ‘L’angelo azzurro’ (2011), libro dedicato al figlio scomparso prematuramente. Romanzo, aggiungiamo, che se non è vero, è oltremodo verosimile; visti, da una parte, l’intreccio da cui esso è sorretto e, dall’altra, il contesto storico in cui lo stesso è ambientato. Quest’ultimo, avente come sfondo, in particolare, l’Italia e le due Germanie con le rispettive capitali Roma, Berlino Ovest e Berlino Pankow.

Il volume copre un ampio arco di tempo che va dai primi anni del dopoguerra alla caduta del famigerato muro – ‘Der Mauer’, per i Tedeschi – di Berlino nel 1989. Anche i personaggi, ben delineati, non sono molti, compresi alcuni minori, ed essi rispondono ai nomi di Mario, Eleonora, sua moglie, Corrado e Marcello, figli della coppia, e una profuga tedesca di nome Ellen. Lo sfondo basilare degli eventi è la Capitale d’Italia sebbene anche Berlino giochi un ruolo non secondario nell’ambito  delle intricate vicende diluite, nelle loro varie fasi, dall’Autore del libro.

Mario costituisce una delle pedine fondamentali di un’organizzazione segreta italo-tedesca  denominata ‘Alfa’ diretta ad impedire, con azioni di sabotaggio – siamo nel periodo della guerra fredda, successiva, dopo la Conferenza di Yalta, iniziata nel dicembre 1945, alla divisione dell’Europa in due sfere d’influenza, russa ed americana – l’invasione dell’Europa da parte delle truppe sovietiche. Ricordiamo, ‘per incidens’, che anche lo scomparso ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, fu a capo, durante il gelo fra le potenze occidentali ed orientali, di un’organizzazione paramilitare, chiamata ‘Gladio’, volta ad ostacolare l’avvento del comunismo in Italia e nell’Europa occidentale.

La cellula ‘Alfa, potente ed efficiente, conta tra i suoi affiliati anche Corrado il quale, con la mente obnubilata da ideologie politiche di estrema destra, segnatamente neonaziste, si muove in segreto tra l’Italia e la Germania affinché la causa sposata dalla menzionata organizzazione raggiunga i suoi scopi anche con la violenza. In effetti,  il Corrado prima maniera, è un fanatico ortodosso  che trova nella spietatezza della sua indole i connotati peggiori.

Individuo spregevole – in ciò indottrinato pure dal padre – uomo violento e soggetto poco raccomandabile da ogni punto di vista, Corrado trova la propria ragione di vita nella ‘Volontà di potenza, la ‘Wille zur Macht di Nietzsche; concezione male intesa perché la visione del pensatore tedesco rientra in una prospettiva filosofica, contrariamente a quella del giovane intrisa solo di deliri e di tracotanze parossistici.

L’impeto malefico del giovane romano, infatti, è teso soltanto a scardinare gli ostacoli che si frappongono all’irruenza delle sue perversioni sempre in agguato, queste ultime, e ognora cariche di finalità nichilistiche. Perfidie, che, in seguito, il tempo e l’esperienza si incaricheranno di  stemperare e di incanalare in scelte sorrette da alcuni valori. Ma se questi sono i tratti essenziali di una personalità con turbe patologiche quale quella del primo Corrado, non meno diabolica si presenta il temperamento di Mario, suo genitore.

Avvocato di successo, uomo facoltoso,  e personalità contorta, Mario ritiene, nella sua onnipotenza, che tutto gli sia consentito. In realtà è così, almeno per un lungo periodo, sicché la sua esistenza si divide fra l’attività cospirativa – che egli non lascia trapelare – e una serie di azioni inqualificabili sia verso le donne, sia verso l’umanità intera; contrariamente ad Eleonora – sua moglie, da lui abbandonata – la quale ha anch’essa qualcosa da farsi perdonare, sul piano morale, ma al confronto del marito resta una persona ancora con dei sani princìpi. Marcello, dal suo canto, pittore e un uomo di altra tempra, decide di vivere all’estero considerata la complicata situazione familiare. Stando così le cose, all’improvviso, compare su tale squallido scenario familiare, Ellen una bella ragazza berlinese, dotata di una sana educazione e di professione musicista. Essa, all’atto dell’erezione del muro, ha la sfortuna di restare intrappolata nel territorio della DDR dopo aver subito negli anni giovanili una formazione tipicamente nazionalsocialista.

Nei lunghi dialoghi ideati dall’Autore, essa mette in evidenza questo stato di disagio e non si lascia sfuggire l’occasione per scagliarsi contro tutti i totalitarismi; amico e innamorata di Maximilian – il quale, ad un certo, punto, per salvarsi, è costretto ad arruolarsi nei ‘Vopos’- la temibile polizia popolare della Germania Est – viene da questi, fortunosamente, aiutata, a scavalcare il muro mentre l’amico non ce la fa compiere il medesimo atto perché colpito a morte dai colleghi orientali.

Sempre in una circostanza fortuita, Ellen, orfana della madre perché violentata ed uccisa dai soldati russi, conosce Corrado a Berlino Ovest il quale si guadagna la fiducia della ragazza e la convince a trasferirsi in Italia, nella casa paterna, senza rivelarle la propria attività spionistica. La ragazza, sola e indifesa,  diventa anche amica  di Eleonora. Egli, però, da individuo perverso qual è, la violenta costringendola addirittura ad abortire. Nel frattempo, anche la domestica siciliana è costretta a subire le attenzioni di Corrado; questa per l’onta subita si suicida gettandosi nel Tevere, mentre Tanino, il fidanzato di lei – coinvolto in loschi affari in Germania – la vendica organizzando un attentato contro Corrado, a Roma.

Questi, colpito alla testa, lotta tra la vita e la morte, ma alla fine riesce a salvarsi  sebbene condannato alla sedia a rotelle. Marcello, intanto, tornato dalla Danimarca e conosciuta Ellen se ne innamora fino al punto di sposarla. Inizia, in tal modo, una fase felice della vita di Ellen la quale, pianista provetta, miete successi nei più prestigiosi teatri musicali d’Italia e d’Europa. Torna più volte nella città di nascita dove si fa apprezzare per la sua bravura e dove  decide di esibirsi in un concerto sotto il muro anche per onorare la memoria dei genitori.

Ma, all’apice del successo – così decide la più volte citata, dall’Autore, ‘eterogenesi dei fini’ – Marcello, impresario della moglie, si ammala di un tumore al cervello, dopo alcune avvisaglie in quel momento non valutati suscettibili di sviluppi letali; insomma, un truce destino si abbatte sull’intera famiglia con Marcello che muore a Berlino lasciando la moglie affranta in un cupo dolore. Mario, frattanto, fa ammenda dei suoi macroscopici errori e, riconciliato con la moglie, assiste impotente alla tragedia dei figli.

A questo punto, Ellen – ormai sradicata da ogni affetto – decide di tornare a Berlino abbandonando, altresì, una brillante carriera da pianista che l’avrebbe oltremodo lanciata nel firmamento dei grandi musicisti, come l’amato Chopin, e dei più affermati interpreti. Ora, la donna, più che cinquantenne e nel momento acmetico dell’attività professionale, mostra tutte le offese del tempo – come le rughe sul viso e l’incurvatura  della persona – mentre nel 1989 anche il muro crolla restituendo ai Tedeschi l’agognata libertà.

Ancora una volta, entra in ballo l’’eterogenesi dei fini’ che, nella fattispecie, risolve il male in bene; nel caso di Ellen, è vero che essa si redime, in particolare per il suo indubbio talento musicale – il riscatto riguarda anche Mario ed Eleonora – ma è altrettanto certo che il prezzo di tale redenzione comporta il sacrificio di Corrado e di Marcello, fratelli agli antipodi, ma, alla fine, riconciliati.

Questi i fatti. L’Autore, nel redigere il presente romanzo lo ha pure corredato di un ampio apparato di dialoghi apprezzabili, sul piano della forma e nella sfera contenutistica. Egli ha, inoltre, dimostrato, con tale lavoro, di possedere una cultura sia di carattere letterario, sia di natura musicale, sia, infine, di ordine psicologico dati i vari riferimenti a tale scienza. Ma c’è di più perché il percorso di ‘redenzione’, diciamo così, iniziato col libro ‘L’angelo azzurro’, prosegue col presente romanzo nel cui seno l’ansia religiosa dell’Autore, viene fuori non solo rafforzata, ma anche corroborata da una professione di fede frutto di sincera riflessione. Non bisogna, a questo punto, dimenticare, che dietro le tragedie dei due fratelli, segnatamente, Marcello, e dietro le visioni di quest’ultimo, durante l’anestesia,  si staglia, sotto mentite spoglie, il dramma di Bruno Magliocchetti reduce, alcuni anni fa, da una delicata e difficile  operazione.

Il volume, in ultima analisi, è tutto da meditare non foss’altro, tral’altro, per i suggerimenti religiosi in esso contenuti; dopo la morte del figlio Piergiorgio, l’Autore rinviene un’altra dimensione della vita: precisamente quella che attraverso la ‘fede’ rende la vita degna di essere vissuta.

 

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