speciale CULMEN ET FONS: il venerdì santo – di Andrea Maccabiani

Il venerdì santo, indicato nel messale come “feria VI in Parasceve”, è l’unico giorno a-liturgico dell’anno, perchè l’unico in cui non si celebra l’Eucarestia. Nei riti orientali tutte le ferie di Quaresime sono a-liturgiche e probabilmente questa doveva essere la prassi anche nella Chiesa antica, dove via via si sono inserite le ferie del mercoledì e del sabato e poi tutte le altre. Nel rito ambrosiano sono aneucaristici tutti i venerdì di Quaresima. La Chiesa sosta ogni venerdì santo attonita sotto la croce, dopo aver meditato i patimenti sofferti dal suo Signore e unendosi al dolore straziante della S. Vergine. Il colore liturgico è il nero, proprio del lutto, mentre nel rito moderno è il rosso. L’altare è totalmente spoglio di ogni ornamento. L’austera azione liturgica che la Chiesa celebra in questo giorno è composta da diverse parti, anticamente autonome e successivamente fuse in un’unica celebrazione

1- la liturgia della Parola: il sacerdote e i ministri arrivano all’altare e si prostrano qualche istante in assoluto silenzio. Quindi il sacerdote canta l’orazione e tutti siedono. Segue una prima lettura con responsorio e orazione del sacerdote, poi una seconda col suo responsorio. E’ poi il momento della proclamazione o canto della Passione secondo S. Giovanni. Al termine il sacerdote può tenere un’omelia.

 

2- le orazioni solenni o “dei fedeli”: è il momento in cui la Chiesa presenta le intenzioni di preghiera alla Santissima Trinità, nel giorno in cui si commemora il sacrificio di Cristo mediatore. Sono 9 intenzioni introdotte in canto dal diacono a cui segue l’orazione del sacerdote. Esse sono:

a. per la Santa Chiesa

b. per il Sommo Pontefice

c. per i fedeli di ogni ordine e grado

d. per i governanti

e. per i catecumeni

f. per le necessità dei fedeli

g. per l’unità della Chiesa

h. per la conversione degli Ebrei

i. per la conversione degli infedeli

 

 

3- l’adorazione solenne della Santa Croce è il terzo momento dell’azione liturgica. Il diacono porta un crocifisso coperto dal consueto drappo viola del tempo di passione. Per tre volte canta l’antifona “Ecce lignum crucis, in quo salus mundi pependit: venite adoremus”, scoprendo un lembo della copertura. Il crocifisso è dunque scoperto agli occhi dei fedeli che possono adorarlo, seguendo il sacerdote e i ministri che lo venerano genuflessi e scalzi. Il crocifisso rimarrà esposto fino alla veglia pasquale e verrà onorato con la genuflessione come usa solitamente con il santissimo sacramento.

 

4- la S. Comunione. Pur essendo un giorno aneucaristico, la Chiesa non intende privare i suoi figli della S. Comunione. Il diacono giunge dalla cappella dell’Eucarestia utilizzata la sera precedente per la reposizione e porta la pisside con le ostie consacrate sull’altare che nel frattempo è stato rivestito della tovaglia. Si prosegue con la recita del Padre Nostro e con le consuete preghiere della comunione dei ministri. Quindi il popolo si avvicina alla balaustra per comunicarsi. La liturgia termina con la benedizione solenne e lo scioglimento silenzioso.

 

Una piccola curiosità storica: lo schema di questa funzione è antichissimo ed era utilizzato per i giorni della settimana dove non era uso celebrare la S. Messa (eccetto la parte dell’adorazione della Croce). Non essendoci la consacrazione si utilizzavano i cosiddetti “presantificati”, ovvero le ostie consacrate in una S. Messa e conservate nel tabernacolo.

 

 

 

3 commenti su “speciale CULMEN ET FONS: il venerdì santo – di Andrea Maccabiani”

  1. Ringraziando per l’articolo pongo una domanda: come mai è stato deciso, suppongo nel C Vaticano II, di abolire i paramenti neri per i ministri ?

    1. Perché si ritenne che il colore del lutto (peraltro poi sparito anche se mai di fatto abolito) non confacesse al Signore in quanto risorto e non bisognoso certo di un funerale o di suffragio come i defunti comuni. Il rosso è anche colore della passione che richiama il sangue. Vero è che il nero rappresenta l’oscurità (si fece buio su tutta la terra…) e interpreta
      meglio lo stato di mestizia e di attesa del popolo cristiano …

      1. Grazie mille! In effetti, riflettendo, penso il nero acquisti significato e ragion d’essere nell’afflizione del popolo cristiano (e quindi die suoi ministri) lasciati nelle tenebre piuttosto che come paramento funerario per N.S.G.C. e perciò si fa pregnante…. Chiederò al prevosto qui da me e Le farò sapere Cosa ne pensa……. Intanto grazie ancora, una Santa Pasqua a Lei e a tutta la Redazione e le vostre famiglie

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