Sri Lanka: qualche idea per capire chi c’è dietro alla strage dei cristiani – di Roberto Dal Bosco

C’era una volta un libro, ritirato clamorosamente dal commercio nel giro di una notte a poche ore dall’uscita (era il 2004) che si chiamava Pasque di sangue. L’idea del sacrificio umano pasquale, scimmiottatura diabolica del sacrificio divino di Cristo, deve piacere molto a coloro che i cristiani li odiano; e anche magari a quelli che i cristiani neppure li riescono a nominare (la Clinton, Obama, il Partito Democratico statunitense tutto…) tanto da ridurre i cristiani uccisi a Pasqua nello Sri Lanka ad anonimi «Easter Worshippers», «adoratori della Pasqua»: 300 e passa morti, mezzo migliaio di feriti, un massacro con pochi precedenti.

Nessuna rivendicazione, eppure le autorità cingalesi, seconde solo a Scotland Yard e al KGB in efficienza, trovano subito il colpevole: una sigla di islamisti radicali, espressione della microminoranza musulmana di una zona dell’isola. Una strage islamica: ovvio. Il riflesso condizionato, dopo anni di addestramento pavloviano è quello di pensare a questo tremendo scontro di civiltà con l’Islam. Lepanto e l’ISIS, l’11 settembre e Vienna, la rava e la fava.

Vale la pena che dica subito cosa penso: che invece di un piano stragista islamico si sia trattato di un bel false flag «buddista», laddove per «buddista» posso intendere il governo di Colombo e i suoi sponsor internazionali, che sono tanti – tantissimi: da Washington a Putin, passando per Pechino e Londra, praticamente nessuno fece a meno di complimentarsi quando il governo cingalese soffocò in un massacro ben più mostruoso la causa delle Tigri Tamil.

E proprio qui sta il sospetto: morto quel filone, che era politicamente ricchissimo, perché la guerra dà una legittimazione assoluta al potere, chi muove le fila della politica spicciola a Ceylon deve aver pensato che era il caso di mettere in piedi un altro nemico feroce quanto lo erano le Tigri (che avevano perfezionato, e finanche innovato, la tecnica dei kamikaze, per esempio; che erano riuscite, pensate un po’, ad uccidere un primo ministro indiano considerato traditore, il marito della vicentina Sonja e figlio di Indira, Rajiv Gandhi).

Del resto i musulmani davano problemi: e lo sappiamo non perché prima d’ora c’era stato chissà quale attentato (magari un paio di atti vandalici) ma perché i bonzi, i buonissimi buddisti che sono la maggioranza schiacciante nell’isola, ciclicamente ai musulmani incendiano case e negozi. E mi par giusto: quella del Budda è la religione della pace interiore e della non violenza vegetariana. Certo.

Ma non c’è un motivo, dico uno, per cui la minoranza musulmana dello Sri Lanka debba attaccare la minoranza cristiana. Minoranza cristiana a cui, peraltro, i bonzi incendiano spesso le Chiese.

I lettori di siti come Asianews ne vengono ciclicamente informati; qualcuno pure ricorderà il caso di un probabile miracolo eucaristico durante una persecuzione. 5 giugno 2012, la folla buddista attacca la chiesa cattolica di San Francesco Saverio ad Angulana, nell’arcidiocesi di Colombo. I persecutori fanno a pezzi un’antica statua della Vergine. Poi, siccome sono ben informati, non colpiscono alla cieca, si buttano sul tabernacolo: lo staccano dall’altare per dare fuoco all’Eucaristia. Scriveva Asianews: «Sebbene il tabernacolo sia stato trovato del tutto imbevuto di cherosene – per gli agenti sono stati versati almeno 30 litri – le ostie consacrate non hanno preso fuoco e sono rimaste intatte».

Sul perché la minoranza maomettana debba mettersi a perseguitare gli stessi che sta perseguitando il suo persecutore – l’inscalfibile buddofascismo cingalese – ripeto di non avere argomenti.

Ci sono invece molti, moltissimi pensieri che corrono verso i Rajapaksa. I Rajapaksa sono la dinastia del potere di Colombo par excellence. Mahinda Rajapaksa, figlio e nipote di prominenti figuri della politica postcoloniale, è stato Presidente del Paese per 10 anni (2005-2015). Pareva invincibile quando Sirisena, l’attuale presidente, lo battè alle elezioni. Pareva invincibile anche perché aveva «risolto» la questione Tamil, anche grazie al fratello Gothabaya Rajapaksa, che aveva messo a capo delle forze armate. Gothabaya, accusato di crimini contro l’umanità da inchieste ONU, è stato latitante sino a che non lo hanno trovato nel parcheggio di un supermercato in Californiameno di tre settimane fa. Tempismointeressante.

Per chi non se lo ricorda, ecco cosa fu la «soluzione finale» (invocata più o meno con queste parole dall’arcivescovo di Colombo) della questione del separatismo Tamil: i 20.000 e passa morti dell’attacco finale contro i non-buddisti nel 2009, i maschi Tamil sopra i 15 anni rastrellati e giustiziati, le fosse comuni, l’inutile ONU cacciata via, etc. Un massacro infinito di cui nessuno ha avuto il coraggio di parlare: le Tigri Tamil, a differenza del governo di Colombo, non avevano fiancheggiatori se non i Tamil della diaspora (che sono un po’ ovunque, a Palermo, per esempio, o a Londra, come la cantante M.I.A.).

Dopo essere stati incredibilmente trombati alle ultime elezioni, i Rajapaksa stanno tornando al potere. Mahinda, da capo dell’opposizione, è riuscito a farsi nominare dal suo avversario primo ministro. I magheggi parlamentari si sprecano.

Ora, pensiamo all’ecatombe Tamil e al massacro di Pasqua. Con evidenza, il registro è lo stesso: siamo oltre la guerra, siamo al terrorismo più puro, alla morte massiva usata come napalm per incenerire qualsiasi pensiero avverso alla propria agenda. Vuoi discutere davanti a 300 morti? No. Sangue e distruzione senza remora alcuna, perché, lo insegna il testo epico e sacro srilankese Mahavamsa.

In esso, vero livre de chévet della jihad buddista contro i non-buddisti, Dutugemunu, il regale eroe autoctono dei versi epici, si chiede se sia giusto uccidere tutti quei nemici. «Come potrebbe esserci conforto per me (…), visto che per mano mia è stato il macello di grandi schiere che si contano in milioni?»si domanda il giovane re in pena.

Alcuni arahant, cioè dei saggi buddisti, lo rassicurano con puntiglio teologico: «in queste gesta non c’è ostacolo alla vostra via per il paradiso, (…). Miscredenti e uomini dalla cattiva esistenza erano tutti gli altri, da stimarsi non più delle bestie. Voi porterete gloria alla dottrina del Budda in molteplici vie; per cui gettate via dal cuore ogni premura, o Padrone degli uomini!». In poche parole: uccidili pure, non sono esseri umani.

Ho parlato di queste cose in un capitolo di Contro il Buddismo, dove raccontavo della guerra cingalese e delle sue follie buddocratiche mai rivelate dai media occidentali. Mi scrisse un sacerdote srilankese per dirmi: «Ciao Roberto, volevo solo dirti che quello che scrivi è vero».

Gli stessi media, in testa il coro di campanari cattolici pagati dall’8×1000 e dal finanziamento pubblico alla stampa, in concomitanza conil trionfale viaggio di Bergoglio a Ceylon (2015) dimenticarono, ma guarda, i sacerdoti cattolici resi desaparecidos (termine che qualcuno dice il Pontefice conosca benissimo) dalla buddocrazia cingalese.

Qualcuno dovrebbe ricordare i loro nomi. Siccome la stampa, laica o cattolico-terminale, giammai lo farà, ne ricordiamo noi almeno alcuni di una lista ben più lunga.

Padre Mary Bastian, prete cattolico, attivista per i diritti umani Tamil, ucciso esattamente il 6 gennaio 1985. L’esercito regolare srilankese lo tira fuori con altre dieci persone dalla Chiesa di Sant’Anna, la sua parrocchia. Poi gli spara a bruciapelo.

Padre Nicholaspilai Packiyaranjith, esploso su di una mina nel 2007.

Padre Thiruchelvam Nihal Jim Brown, scomparso nel 2006 a 35 anni a seguito del bombardamento della Chiesa di San Filippo Neri nella penisola di Jaffna. Secondo un giornale locale, nel 2007 un torso mutilato trovato lungo la costa sarebbe stato identificato con il povero sacerdote cattolico.

Padre M.X. Karunratnam, ucciso mentre tornava alla sua parrocchia nella diocesi di Mannar (2008).

Padre Francis Joseph, prelevato dall’esercito cingalese durante lo scontro finale del 2009 e mai più rivisto assieme ad altri 146.000 desaparecidos Tamil.

Tuttavia, al di là di queste valutazioni, vale la pena di ricordarci la storia… d’Italia. Dobbiamo essere fieri della nostra storia perché le siamo sopravvissuti, e perché possiamo in teoria trarne tanto insegnamento.

Per diversi decenni, in Italia si combattevano due blocchi contrapposti. Il linguaggio, con il quale manipolavano la politica nostrana, era noto: bombe nelle piazze, nelle stazioni, nelle banche, sui treni. Gruppi terroristi improbabili che venivano armati, addestrati e lanciati su strade di sangue: una terminava in via Caetani, dove trovarono, il 9 maggio 1978, il cadavere di Aldo Moro crivellato dai colpi di una mitraglietta Skorpion.

Ebbene, lo Sri Lanka di oggi non si trova in una situazione diversa. Sullo sfondo di questa tragedia c’è il fatto incontrovertibile di come la Cina negli ultimi quindici anni abbia reso l’isola una base commerciale e soprattutto militare che la proietta sull’Oceano Indiano e quindi sull’Africa e sull’India.

Un ragazzo conosciuto una sera ad Hong Kong, un cingalese di buona famiglia figlio di alti ufficiali dell’esercito, mi descrisse l’attività intensa dei sommergibili cinesi nel suo Paese, e la totale prostrazione dei militari locali verso il padrone cinese.

Il potere cinese passa attraverso anche la forsennata creazione di infrastrutturetalvolta improbabili e misteriosamente inutilizzate (porti, aeroporti: alcuni talmente gargantueschi da essere oggetto di evidenti sospetti di corruzione).

Quindi, di conseguenza, sullo sfondo di questa strage c’è ora anche l’America trumpiana, che la Cina forse ha iniziato a volerla contenere davvero. Quell’America che di stragi negli altri Paesi, soprattutto in tempi di pace, se ne intende assai: la chiamavano, da noi, strategia della tensione.

La premiata ditta dei fratelli Rajapaksa forse vuole tornare al potere e per farlo ha bisogno di quel mandato in bianco che gli diedero quando sconfissero le Tigri Tamil. Un Paese in guerra, del resto, ha bisogno di un presidente guerriero: quindi, eccoti l’Islam, eccoti la guerra.

Non è possibile sapere se Rajapaksa stia ancora con i cinesi o sia stato indotto dalla CIA a sposare di nuovo la causa americana: non conta. Conta che il gioco sporco, che conosciamo alla perfezione (la strategia della tensione, ripeto, noi l’abbiamo subita!) ha già ucciso 300 cristiani.

Mostruoso? Sì. Ma lasciamo perdere i riflessi di Pavlov: perché è proprio quello che vuole il manovratore. Non è più possibile cadere nella manipolazione del concetto dei «Cristiani perseguitati».

Non dopo che per che i cristiani di Siria, massacrati dallo Stato Islamico e da ogni altro gruppo jihadista supportato anche apertamente dall’Occidente, non è stato mosso un dito.

Non dopo che per i cristiani d’Iraq, fatti a pezzi dalle squadre di Zarkawi (l’ISIS origina lì…) appena dopo l’invasione americana, non è stato mosso un dito, non uno.

Non dopo che per i cristiani nigeriani, bombardati da Boko Haram sotto la minaccia di Obama di non dare alcuna informazione satellitare sui terroristi se il governo non avesse promosso il matrimonio gay,  non è stato mosso un dito, non uno.

Non dopo che per i cristiani che vivono in Terra Santa, in quel Paese che chiamano Israele che ora vorrebbe svuotare completamente anche l’ultima parvenza di cittadinanzadichiarando il Paese una teocrazia ebraica,  non è stato mosso un dito, non uno.

Non dopo che i cristiani cinesi sono stati traditi senza pietà da Roma, con evidente conseguenza, taciuta da tutti, che le torture per chi non si confermerà si faranno ancora più mostruose, e con imprimatur papale.

Non dopo che il nostro Paese, assieme ai suoi alleati atlantici (non solo gli USA, anche la Francia) ha dato prova di voler sostenere il regime fondamentalista e assassino dell’Arabia Saudita, impegnato non solo in una guerra sanguinaria in Yemen, ma anche nella repressione persino dell’idea che vi possa essere il cristianesimo su suolo arabo (c’è: è quello delle migliaia di immigrati, quelli sì poveri, che vi arrivano dalle Filippine, e che devono celebrare la Santa Messa in chissà quale catacomba perfettamente accettata dall’Italia, dall’Occidente e dal Vaticano).

Non dopo che il «Papa» è andato a baciare la mano di Mohammed bin Zayed, il re degli Emirati che appena fuori da Abu Dhabi, dove Bergoglio ha fatto la sua entrata trionfale, ha creato una cittadella per formare e smistare nel mondo quegli stessi mercenari che hanno terrorizzato l’Iraq nei primi anni 2000 (dettaglio curioso: il suo socio, Erik Prince, è vicino all’Opus Dei, come del resto la moglie ex miss universo di Rajapaksa).

Non dopo che i preti ci hanno costretto ad assistere quotidianamente alla realizzazione del piano di sostituzione etno-religiosa dell’Europa, con centinaia di milioni di euro che finiscono nella macchina dell’accoglienza cattolica, danari che poi servono, lo sappiamo, ad alimentare a Roma e ovunque festini a base di prostituti e cocaina.

No, cari miei. Non esistono «cristiani perseguitati» nelle zone calde del pianeta: i cristiani ora sono tutti perseguitati. Perseguitati da una chiesa senza fede che vuole solo la loro liquidazione definitiva.

18 commenti su “Sri Lanka: qualche idea per capire chi c’è dietro alla strage dei cristiani – di Roberto Dal Bosco”

  1. vero, persecuzione sanguinosa là, persecuzione a colpi di incendi, attentati, qua, a colpi di mass media e linciaggio mediatico altrove, non luoghi lontani…un inganno di usurpazione del nome cattolico da chi non lo è, né in foro esterno né in foro interno, ma dice di esserlo…ha mantenuto l’involucro …della cassa…quella non la vuole perdere…

    1. Albino Mettifogo

      Cara Angela,
      parafrasando un famoso detto di Winston Churchill, possiamo tranquillamente affermare che la “chiesa” degli ultimi sessant’anni poteva scegliere se tradire Cristo, volgendosi al mondo, o affrontare la persecuzione. Ha scelto di tradire Cristo. Avrà anche la persecuzione.
      A noi non resta che l’incoraggiamento fattoci da Gesù: “Quando dunque cominceranno ad accadere tutte queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.
      Cordialmente,
      Albino

  2. Certi dubbi sembrano diventare certezze in virtù del fatto che,guarda caso,48 dico 48 ore dopo l’attentato ecco spuntare il fantomatico ISIS(si legge C.I.A) a rivendicarne la paternità:probabilmente tale ritardo è legato al fatto che i suddetti stavano ancora digerendo il “pranzo di pasqua”.Comunque vada,che siano integralisti mussulmani,buddisti,induisisti,animisti e chi ne ha più ne metta,gli artefici di tali atrocità,le vittime sono sempre le stesse,i cristiani dal cuore duro,farisaico,i loro relativi sacerdoti affetti da clericalismo,incapaci di accoglienza e del senso del dialogo come dice l’uomo vestito di bianco,che non sanno apprezzare il fatto che DIO STESSO ha voluto tante religioni(sempre parole sue);ribadisco:se questo è un papa!!!

  3. Bergoglio la fede ce l’ha eccome. La stessa di Soros, del B’nai B’rith e di tutti quelli che comandano le istruzioni nel mondo moderno. Tutti impegnati nella preparazione dell’avvento dell’anticristo. Isis e terrorismo islamico sono costruzioni loro, così come lo è la falsa chiesa novus ordo. Buon divertimento. Ma quando tornerà il NOSTRO Signore (e sottolineo il NOSTRO), gliela farà vedere Lui.

  4. I “preti” sono sottoposti da secoli -da quando è nata la Massoneria- a un unico, martellante messaggio: “Ma davvero voi (vera élite, vero gruppo influente e del tutto superiore al Volgo) volete continuare a fare i Ministri, cioè i Servi, di Dio? No: con l’adesione al Neopaganesimo che noi abbiamo lanciato, voi sarete la leadership, la fascia dominante, del Sistema Unico Pacificato e Normalizzato”.
    Fino all’arrivo della Massoneria ai vertici della Chiesa, i preti hanno risposto “Servire Domino regnare est”. Oggi -eccezion fatta per quelli che sono effettivamente massoni e quindi hanno scelto- non sanno cosa rispondere.

    1. Oggi non sanno cosa rispondere, caro Raffaele, perché la loro fede si è indebolita e in generale ritengono che la strada più comoda sia l’obbedienza alle direttive dei vescovi i quali, a loro volta, obbediscono al loro superiore per non avere problemi. A quanto pare, la coscienza a costoro non rimorde mai.

      1. Come di consueto ha centrato il punto, cara signora: la coscienza. Dal consueto -e più che fondato- “Nessuno è perfetto, né io né i Superiori; se faccio ciò che mi viene indicato, un eventuale errore ricade sul Superiore”, si è passati al negare l’evidenza, cioè al cestinare la ragione per fare della Vera Fede una sorta di cieco tuffo nel vuoto (vecchissima eresia mille volte confutata, e mille volte riproposta).
        Torna alla mente papa Paolo VI, oggi Santo, che nel pieno del disastro postconciliare disse “La Chiesa è rimasta quasi sola nello stimare la ragione” (parole non testuali). Ovviamente intendeva dire “La Chiesa-non-eretica è rimasta…”.
        Un grande augurio pasquale- Grazie

  5. ma allora? non ci resta che il martirio!
    mai possibile che Gesù Cristo nostro Signore se ne stia a “guardare” senza soccorrere i Sui figli…

    1. Oswald Penguin Cobblepot

      Se hanno perseguitato Lui, perseguiteranno anche i Suoi, perché il mondo Lo odia; in fin dei conti l’evangelista s. Giovanni (cap. 15, vv. 18-21) è chiaro. LJC da Gotham, il Pinguino.

  6. Albino Mettifogo

    Grazie all’ autore per l’analisi della situazione, che inutilmente proveremmo a cercare su qualche media ufficiale. In effetti il sospetto che dietro l’ attentato ci fossero i pacifici buddhisti e non gli islamici l’ho avuto anch’io, anche se le dichiarazioni ufficiali mi avevano poi tratto in inganno. Comunque, per vedere le persecuzioni contro i cristiani non è necessario guardare in quei paesi. Basta passare le Alpi e recarsi nella civilissima Francia della “liberté, égalité, fraternité”…
    Albino

  7. Mi è stato mozzato (censurato?) un commento in cui fornivo il link di un’altra -particolareggiata-tesi…
    Anche Riscossa Cristiana si è adattata al “politically correct”?

    1. Nei commenti, Riscossa Cristiana pubblica il parere dei lettori e non quello di altri siti (di cui peraltro riprende gli articoli). E’ questione di ambiti e di ruoli, non di censura. Lei dica quello che pensa con parole sue e noi lo pubblichiamo. Se questo le sembra politically correct… Ci pare che se c’è un sito che va porprio contro tulle correnti è proprio il nostro, ma esiste comunque un’ampia scelta.

      1. Ringrazio sentitamente la Redazione per avermi risposto e mi scuso se mi sono permesso di sostituirmi a lei nel tentare di proporre un’altra tesi -peraltro supportata da diverse fonti- di un altro sito.
        Continuerò -così come da anni- ad abbeverarmi a Riscossa Cristiana e, magari, a postare un commento prendendo atto dei suoi “paletti”.

  8. A me è stato totalmente CENSURATO un commento sull’articolo del 3 aprile scorso: Cirinnà, ovvero la signora che minaccia di rieducare i nostri figli – di Patrizia Fermani. La redazione, che pur conosce la mia mail, non si è nemmeno degnata di motivarmene il perché.
    La mia stima per questo sito si è ridotta al 50%!

    1. Gentilissimo signor “Cosmo”, il suo commento è stato cestinato perché ci esponeva a un giustificato riscio di di querela. Se avesse portato argomenti invece che allusioni insulyanti rivolte alla signora in questione li avremmo volentieri pubblicati. Capiamo l’esasperazione, ma non possiamo scendere sul piano dei nostri avversari. Questo è il primo segno della nostra diversità. Scriva e argoenti quanto vuole e troverà lo spazio che hanno tutti gli altri.

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