Sui diritti del “bambino inguaribile” arriva il decalogo del Bambin Gesù. Ma non è legge di Dio, è parola dell’ospedale “del Papa” (e si vede) – di Roberto Dal Bosco e Cristiano Lugli

Il 28 maggio scorso, a un mese dall’omicidio di Stato del piccolo Alfie Evans – omicidio perpetrato dallo Stato sanitario con la complicità della chiesa – si è tenuto un importante convegno nell’Aula Salviati dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma.

Il fine dell’evento, strombazzato dai media di tutto il mondo, era presentare la «Carta dei Diritti del Bambino Inguaribile». Una sorta di decalogo, dettato però non da Dio Padre, ma dal Bambin Gesù, inteso come Ospedale della Santa Sede che si fregia del nome del Figlio di Dio infante.

Erano presenti delegazioni di medici, politici, ricercatori e bioeticisti.

Non poteva mancare, certo, il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, Mons. Vincenzo Paglia, vescovo emerito di Terni-Narnia-Amelia, il quale, ricordiamolo, è anche Gran Cancelliere del Pontificio istituto teologico San Giovanni Paolo II per le Scienze sul matrimonio e sulla famiglia e Presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia.

Per i cattolici, insomma, in teoria nessuno più di lui dovrebbe essere titolato a parlare dei temi della vita e della famiglia, intorno ai quali ruota la tragedia appena consumata della famiglia Evans.

Paglia si è distinto per molte iniziative, tra cui ricordiamo solo la promozione alla Giornata della Gioventù dei simpatici pornolibretti (dei cui intarsi satanisti si è accorta soltanto Riscossa Cristiana in tutto il giro della stampa nazionale e internazionale sedicente cattolica), oppure la commissione a un artista omosessuale di un imponente pornoaffresco nella cattedrale di Terni in cui campeggia un Gesù effemminato ritratto su modello di un noto parrucchiere locale.

Nessuna delle sue tante belle iniziative ha mai scottato Paglia, anzi. Il monsignore è stato protagonista di un’ascesa inarrestabile nei posti chiave della gerarchia ecclesiastica che hanno a che fare con la morale cattolica.

Ma torniamo all’ospedale vaticano.

Il grande evento di presentazione della Carta ha potuto contare anche sulla presenza della parlamentare europea Silvia Costa, del direttore del Centro Nazionale Trapianti (perché, i trapianti, come i vaccini, sono molto amati dalla neochiesa), di Alessandro Nanni Costa, direttore della Pediatria e della Rianimazione Neonatale dell’Ospedale A. Beclere di Parigi, di Daniele De Luca e Mons. Francesco Cavina (il vescovo di Carpi che portò Thomas Evans da Bergoglio per iniziare il percorso senza uscita della «diplomazia vaticana», sfociato, come noto, nell’assassinio del piccolo Alfie e nella proibizione ai preti di avvicinarsi alla sua famiglia).

Del team del Bambin Gesù erano presenti, oltre al presidente Mariella Enoc (quella che riguardo agli Evans cominciò a ventilare di «test genetici» – cioè eugenetici – per i figli successivi), il direttore scientifico Bruno Dallapiccola (appunto, un genetista), il direttore dei dipartimenti clinici Nicola Pirozzi e il responsabile dell’Etica Clinica, don Luigi Zucaro.

Tale dispiegamento di forze aveva come obiettivo la stesura di un documento in grado di «promuovere l’alleanza terapeutica e il sostegno ai bambini con malattie gravi e inguaribili», che prevede dieci diritti in dieci punti, che commentiamo tra parentesi.

 

1) Il bambino e la sua famiglia hanno diritto al miglior rapporto possibile con medici e personale sanitario

(Una puntualizzazione che tutti sentiamo come necessaria, in molti infatti pensano di aver diritto ad un rapporto mediocre o scadente con chi li cura)

 

2) Il bambino e la sua famiglia hanno il diritto all’educazione alla salute

(Qui parte un po’ di paternalismo: le famiglie vanno educate. Anche se la parola che sentiamo più vicina è di sapore maoista: rieducate)

 

3) Il bambino e la sua famiglia hanno il diritto di ottenere una seconda opinione medica

(Ci era sfuggito fosse proibito. Grazie Enoc!)

 

4) Il bambino e la sua famiglia hanno il diritto di ricevere la diagnosi più competente

(Anche qui, pensavamo di avere diritto solo alla diagnosi incompetente; poi sarà comunque a carico dell’ospedale far arrivare premi Nobel a visitarci la prole)

 

5) Il bambino ha il diritto di esser sottoposto al miglior trattamento sperimentale

 

6) Il bambino ha diritto a trasferimenti sanitari transfrontalieri

(Certo, si è visto nel caso di Alfie; si è sentito soprattutto quando un impiegato vaticano ha risposto a una emissaria degli Evans che  in lacrime domandava la cittadinanza per Alfie qualcosa come «Signora, se lo facciamo per questo bambino dovremmo farlo per altri venti, duecento, duemila»)

 

7) Il bambino ha diritto alla continuità delle cure e alle cure palliative

(Pensavamo al bambino spettassero cure discontinue e nessuna cura palliativa. Fanno bene a puntualizzare)

 

8) Il bambino ha il diritto di veder rispettata la sua persona anche nella fase finale della vita, senza ostinazione terapeutica

(Ecco: su questo diremo più sotto)

 

9) Il bambino e la sua famiglia hanno il diritto all’accompagnamento psicologico e spirituale.

(Idem: diciamo più sotto, e qui centriamo il punto)

 

10) Il bambino e la sua famiglia hanno il diritto di partecipare alle attività di cura, di ricerca e accoglienza.

(Qualsiasi cosa voglia dire questa infilata di parole vuote, ci va bene lo stesso: almeno lo strazio della lettura di questo «decalogo del niente» è finito)

 

C’è da rilevare come alla base di tutto, al solito, ci sia quella cultura contrattualista per cui l’obiettivo supremo starebbe nell’alleanza terapeutica fra medici e genitori: una posizione fatta per far scivolare la discussione bioetica sul piano del volontarismo (si decide in base alla volontà) e dell’utilitarismo (si decide in base al massimo del piacere esperibile per la comunità di esseri senzienti, essendo il dolore cosa orrenda che va evitata).

Notiamo la folle volontà di stringere un’«alleanza» con i dottori e le strutture che ammazzano i bambini, e pure non se ne scusano: il caso del recente comunicato riguardo alla morte del piccolo Isaiah indica con quale bestia assetata di sangue abbiamo a che fare.

Sappiamo, del resto, che le belve piacciono ai nemici dei cristiani: un tempo, i seguaci di Cristo erano dati in pasto ai leoni, peraltro proprio nei luoghi dove oggi sorge San Pietro (di qui, forse, la simpatica trovata di proiettare immagini di fiere varie sulla facciata di San Pietro, un paio di anni fa).

Comunque sia, è il caso di lasciar la parola al loquace uomo Paglia:

«Io credo che iniziative come queste siano particolarmente utili, perché i due casi di cui si fa memoria – quello di Charlie e di Alfie – mostrano un punto molto critico della società contemporanea. Ecco perché è indispensabile ritrovarsi insieme per riscoprire quella alleanza terapeutica o alleanza d’amore tra medici, familiari, malati e chi è amico, per accompagnare, senza mai abbandonare, anche coloro che sono inguaribili. Io mi augurerei che casi come questo ci aiutino a riflettere sul fatto che mai nessuno deve essere scartato. Io credo che sia indispensabile una cultura che contesti e si sdegni contro uno scarto quotidiano per aiutare un mondo che invece capisca; come dice Papa Francesco: “Se lo vogliamo umano, dobbiamo ripartire dalle periferie o dagli scartati”».

Oltre a non ricordare, non si capisce il perché, il piccolo Isaiah – i cui funerali, in pochi lo sanno, sono stati celebrati lo scorso giovedì dopo ben tre mesi dalla morte atroce cagionatagli dallo Stato ospedaliero assassino – il Paglia, che quando Alfie era ancora vivo pontificava di «accanimento terapeutico», torna a fare i soliti discorsi incentrati sul buonismo, sulla volontà di trovare spunti di condivisione puntando, à la Roncalli, su ciò che unisce e non ciò che divide.

C’è un piccolo particolare, però: Alfie è morto. Tante parole, tanta condivisione.

L’assassinio è avvenuto lo stesso.

Alfie, per settimane, è stato lasciato nel braccio della morte in attesa della pena capitale.

La corsa ai ripari del nosocomio vaticano arriva leggermente troppo tardi, e forse con lo scopo di salvare la faccia dopo che, nel settembre del 2017, in seguito alla visita di Alfie all’Alder Hey di Liverpool, proprio gli specialisti del Bambino Gesù di Roma avevano decretato l’inguaribilità di Alfie.

Oggi, invece, arrivano a parlare di differenza fra «possibilità di guarigione» e «possibilità di cura».

Se il significato vi pare anche qui un po’ oscuro, esso vi diventerà più chiaro andandosi a rileggere il punto 8 e il punto 9:

«Il bambino ha il diritto di veder rispettata la sua persona anche nella fase finale della vita, senza ostinazione terapeutica».

Ecco. «Accanimento terapeutico», l’espressione gergale con cui la Necrocultura vuole iniettare definitivamente l’eutanasia nella morale cattolica.

«Al bambino in condizione di particolare fragilità, ivi comprese le malattie non guaribili e le situazioni ad evoluzione terminale devono essere garantiti trattamenti medici, infermieristici e di sostegno (psichico, sociale, spirituale) adeguati e proporzionati alla specifica condizione, con astensione da ogni ostinazione irragionevole nella somministrazione dei trattamenti».

Ecco. accanimento terapeutico bis, dunque, e sostegno «psichico, sociale e spirituale». La psicologia messa sul piano dello Spirito: ci sembra giusto, specie negli anni in cui l’Ordine degli Psicologi radia chi sostiene la matrice patologica dell’omosessualità.

Ma soprattutto: il sostegno spirituale che abbiamo in mente è quello dei preti a Liverpool, costretti ad abbandonare l’ospedale lasciando soli Tom e Kate, con annessa l’ingiunzione episcopale di non avvicinare la famiglia (inaudito!).

Tutto torna, è il pattern costante di ogni presa di posizione della neochiesa: si usa il sacro per coprire l’agenda della morte; si parla di accompagnamento spirituale per confermare l’«accompagnamento» alla morte, cioè l’omicidio, cioè la strage programmata via aborto, provetta, eutanasia dal Principe di questo mondo.

 

 

8 commenti su “Sui diritti del “bambino inguaribile” arriva il decalogo del Bambin Gesù. Ma non è legge di Dio, è parola dell’ospedale “del Papa” (e si vede) – di Roberto Dal Bosco e Cristiano Lugli”

  1. La Pontifica Accademia per la morte (vita) di Paglia è anche artefice del gran salto mortale fatto per i vaccini prodotti a partire da bambini abortiti. Per la cronaca, nel 2005 la PAV emanò un documento dove affermava che i cattolici hanno il dovere di fare obiezione per tali vaccini. Nel 2017, pochi giorni dopo la legge Lorenzin (la sequenza temporale non deve essere casuale vista la partecipazione del card. Parolin al Bilderberg di questi giorni) la medesima PAV smentiva se stessa affermando che, beh sì gli aborti ci sono stati, ma è successo tanto tempo fa e quindi chissenefrega. Giustificando di fatto gli aborti come fonte di medicinali.

  2. Carla D'Agostino Ungaretti

    Io dico soltanto, da cattolica “povera e piccola” quale sono, che il demonio sta seminando la sua zizzania ovunque e quest’erba maledetta sta crescendo sempre più rigogliosa. La confusione aumenta in tuttoil mondo. Certe notizie io quasi non riesco più a leggerle perché mi viene da piangere e allora prego il Signore perché veda che questo mio pianto è una preghiera anche se non espressa a parole. Fino a quando, mio Dio, permetterai questo scempio della Tua Parola?

  3. Stefano Mulliri

    Be che una tizia che ha un cognome dal sapore vagamente ebraico, si metta in concorrenza con L’Altissimo, e si metta a fare una specie di tavola dei dieci comandamenti, francamente non mi sembra poi tanto strano del resto come ha detto Nostro Signore:………… “Gv 8,44 Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin dal principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna.”………….. e poi insomma c’è monsignor Paglia, degno membro di una gerarchia allo sbando, che ormai non crede più in nulla e che nulla ha più da dire.

    1. Esattamente Stefano. A proposito del cognome “dal sapore vagamente ebraico”, cito da La Stampa di due anni fa:
      “Mariella Enoc, 71 anni, novarese, una vita da manager nel campo della sanità, già a capo della Confindustria piemontese, oggi passa le sue giornate tra Milano, Roma, Novara e Como, per i cda del Bambin Gesù, della Fondazione Cariplo e dell’ospedale Valduce. Ospite del Soroptimist, ha incontrato le donne manager a Borgomanero”. Confindustria, fondazioni bancarie, Soroptimist: ergo, MASSONERIA di alto grado.
      Poi qualche altra googlata, e salta fuori il sito (ebraico) che racconta il pedaggio obbligatorio nei confronti dei fratelli maggiori: http://moked.it/blog/2016/10/21/ad-auschwitz-lato-oscuro-della-medicina/ dove la Enoc si dice “felice di concretizzare la collaborazione tra l’Ospedale Israelitico e il Bambino Gesù”.
      Il cognome, la carriera, le azioni la qualificano come l’ennesima infiltrazione ebraico-massonica in Corpore Christi, in quella che un tempo era la Sua Chiesa, la Sua civiltà. Ormai più nulla si salva, su questa terra: vediamo di salvare noi stessi.

  4. L’articolo è ben fatto e mette in luce appunto una serie di regole a casaccio in cui l’una si contrappone alle altre. Di certo in questa melma di diritti stanno quelli negati al bambino, per il quale non vi deve essere accanimento terapeutico, ma sostegno psichico, sociale e spirituale. Il tutto vale a dire Mons Paglia che rappresenta se stesso ed è il nuovo gerarca n…a che permette di togliere ogni cura ai bambini, a cui gli ospedali staccano la spina e ogni sostegno vitale, tanto la neo-chiesa rappresentata dall’a-morale Mons Paglia avvalla tutto, anzi suggerisce le stesse cose. Mi viene da pensare che forse Mons Paglia non è un umano dotato di cuore, bensì un umanoide robot programmato in base alla scienza e ai calcoli umani. Mi verrebbe di pensare le stesse cose di un altro degno rappresentante, il quale ha pure una morale confusa nella quale egli si contraddice, ma lo lascio alla cura di ns. Signore Dio.

  5. E c’era bisogno di fare un convegno per scrivere queste banalità?Hanno rischiato di dover prendersi carico di Alfie Evans e sono corsi ai ripari : a scanso equivoci,qui avremmo fatto lo stesso,ma gentilmente,con garbo ed educazione ,con judicio! .
    Tutte le beghe etiche,la vita da rispettare sempre…….Sono beghe.
    Signore,guarda la tua Chiesa .Se ci manchi cosa faremo?

  6. Atti della prima Giornata nazionale della Compagnia della Buona Morte (26.05.18):

    TRE VIDEO:
    1) “Il processo della necrocultura: dalla dolce morte agli infanticidi di Stato” (Cristiano LUGLI);
    2) “Timore e tremore: i Novissimi e le anime dannate” (don Claudio CRESCIMANNO);
    3) “Medicalizzazione della morte e tramonto della vita spirituale” (prof. Matteo D’AMICO).

    https://www.radiospada.org/2018/06/da-vedere-compagnia-della-buona-morte-i-filmati-della-i-giornata-nazionale-26-5-18/

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