Supplemento a “FUORI MODA” – la posta di Alessandro Gnocchi

Che fare? “Vivere senza menzogna”: rileggiamo le parole di Aleksandr Solženicyn

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Alcuni lettori, dopo aver letto la risposta a Leandro C. pubblicata in questa rubrica lo scorso mercoledì, hanno scritto dicendosi d’accordo sull’analisi, ma dubbiosi sulla proposta operativa. Insomma, va bene la teoria, ma la pratica, in qualche modo, bisogna sempre aggiustarla. Tutti, comunque, chiedono che cosa e come si possa fare per resistere al disastro in atto nella Chiesa cattolica.

Ho pensato così di rispondere attraverso lo scritto di Aleksandr Solženicyn, inequivocabile fin dal titolo: “Vivere senza menzogna”. È del 12 febbraio 1974, il giorno precedente l’arresto e l’espulsione dall’Unione Sovietica dello scrittore russo, il più grande del suo secolo per valore non solo artistico, ma prima ancora spirituale.

Non servono tante precisazioni. Solo l’avvertenza di leggere queste pagine sostituendo nel vostro pensiero la neochiesa della misericordia all’Unione Sovietica, che era un neostato della misericordia.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo

 

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VIVERE SENZA MENZOGNA

Un tempo non osavamo fiatare, neppure bisbigliare. E adesso scriviamo per il «Samizdat», lo leggiamo, e ritrovandoci nei fumoir degli istituti di ricerca diamo sfogo al nostro malcontento: Quante ne combinano quelli, dove ci stanno portando! L’inutile smargiassata cosmica, con lo sfasciume e la povertà che c’è nel paese; rafforzano folli regimi all’altro capo del mondo; attizzano guerre civili; hanno dissennatamente tirato su (a spese nostre) quel Mao Tse-tung, e ancora una volta manderanno noi a combatterlo, e ci toccherà andarci, cosa vuoi fare? Mettono sotto processo chi vogliono, la gente sana la fanno diventare matta – loro, sempre loro, e noi siamo impotenti.

Stiamo ormai per toccare il fondo, su tutti noi incombe la più completa rovina spirituale, sta per divampare la morte fisica che incenerirà noi e i nostri figli, e, noi continuiamo a farfugliare con un pavido sorriso: – Come potremmo impedirlo? Non ne abbiamo la forza.

Siamo a tal punto disumanizzati, che per la modesta zuppa di oggi siamo disposti a sacrificare qualunque principio, la nostra anima, tutti gli sforzi di chi ci ha preceduto, ogni possibilità per i posteri, pur di non disturbare la nostra grama esistenza. Non abbiamo più nessun orgoglio, nessuna fermezza, nessun ardore nel cuore. Non ci spaventa neppure la morte atomica universale, non abbiamo paura d’una terza guerra mondiale (ci sarà sempre un angolino dove nascondersi), abbiamo paura soltanto di muovere i passi del coraggio civico. Ci basta non staccarci dal gregge, non fare un passo da soli, non rischiare di trovarci tutt’a un tratto privi del filoncino di pane bianco, dello scaldabagno, del permesso di soggiornare a Mosca.

Ce l’hanno martellato nei circoli di cultura politica e il concetto ci è entrato bene in testa, ci assicura una vita comoda per il resto dei nostri giorni: l’ambiente, le condizioni sociali, non se ne scappa, l’esistenza determina la coscienza, noi cosa c’entriamo? non possiamo far nulla.

Invece possiamo tutto! Ma mentiamo a noi stessi per tranquillizzarci. Non sono loro i colpevoli: è colpa nostra, soltanto nostra!

Si obietterà: ma in pratica che cosa si potrebbe escogitare? Ci hanno imbavagliati, non ci danno retta, non ci interpellano. Come costringere quelli là ad ascoltarci? Fargli cambiare idea è impossibile.

(…)

Ma veramente è un circolo chiuso e non c’è alcuna via d’uscita? E non ci resta se non attendere inerti che qualcosa accada da sé? Quel qualcosa che ci sta addosso non si staccherà mai da sé se continueremo tutti ogni giorno ad accettarlo, ossequiarlo, consolidarlo, se non cominceremo ad affrontarlo almeno dalla cosa a cui più è sensibile.

Dalla menzogna.

Quando la violenza irrompe nella pacifica vita degli uomini, il suo volto arde di tracotanza ed essa porta scritto sul suo stendardo e grida: «Io sono la violenza! Via, fate largo o vi schiaccio!». Ma la violenza invecchia presto, dopo pochi anni non è più tanto sicura di sé, e per reggersi, per salvare la faccia, si allea immancabilmente con la menzogna. Infatti la violenza non ha altro dietro cui coprirsi se non la menzogna, e la menzogna non può reggersi se non con la violenza. Non tutti i giorni né su tutte le spalle la violenza abbatte la sua pesante zampa: da noi esige solo docilità alla menzogna, quotidiana partecipazione alla menzogna: non occorre altro per essere sudditi fedeli.
Ed è proprio qui che si trova la chiave della nostra liberazione, una chiave che abbiamo trascurato e che pure è tanto semplice e accessibile: il rifiuto di partecipare personalmente alla menzogna. Anche se la menzogna ricopre ogni cosa, anche se domina dappertutto, su un punto siamo inflessibili: che non domini per opera mia!

È questa la breccia nel presunto cerchio della nostra inazione: la breccia più facile da realizzare per noi, la più distruttiva per la menzogna. Poiché se gli uomini ripudiano la menzogna, essa cessa semplicemente di esistere. Come un contagio, può esistere solo tra gli uomini.

Non siamo chiamati a scendere in piazza, non siamo maturi per proclamare a gran voce la verità, per gridare ciò che pensiamo. Non è cosa per noi, ci fa paura. Ma rifiutiamoci almeno di dire ciò che non pensiamo.
È questa la nostra via, la più facile e accessibile, data la nostra radicata e organica codardia, una via molto più facile che non (fa spavento il nominarla) la disubbidienza civile alla Gandhi.
La nostra via è: non sostenere in alcun modo consapevolmente la menzogna. Avvertito il limite oltre il quale comincia la menzogna (ciascuno lo discerne a modo suo), ritrarsi da questa cancrenosa frontiera! Non rinforzare i morti ossicini e le squame dell’Ideologia, non rappezzare i putridi cenci: e saremo stupiti nel vedere con quale rapidità la menzogna crollerà impotente e ciò che dev’essere nudo, nudo apparirà al mondo.

Ognuno di noi dunque, superando la pusillanimità, faccia la propria scelta: o rimanere servo cosciente della menzogna (certo non per inclinazione, ma per sfamare la famiglia, per educare i figli nello spirito della menzogna!), o convincersi che è venuto il momento di scuotersi, di diventare una persona onesta, degna del rispetto tanto dei figli quanto dei contemporanei. E da quel momento tale persona:

 

  • non scriverà più né firmerà o pubblicherà in alcun modo una sola frase che a suo parere svisi la verità;
  • non pronunzierà frasi del genere né in privato né in pubblico, né di propria iniziativa né su ispirazione altrui, né in qualità di propagandista né come insegnante o educatore o in una parte teatrale;
  • per mezzo della pittura, della scultura, della fotografia, della tecnica, della musica, non raffigurerà, non accompagnerà, non diffonderà la più piccola idea falsa, la minima deformazione della verità di cui si renda conto;
  • non farà né a voce né per iscritto alcuna citazione «direttiva» per compiacere, per cautelarsi, per ottenere successo nel lavoro, se non è pienamente d’accordo col pensiero citato o se questo non è esattamente calzante col suo discorso;
  • non si lascerà costringere a partecipare a una manifestazione o a un comizio contro il proprio desiderio o la propria volontà. Non prenderà in mano, non alzerà un cartello se non è completamente d’accordo con lo slogan che vi è scritto;
  • non alzerà la mano a favore di una mozione che non condivida sinceramente; non voterà né pubblicamente né in segreto per una persona che giudichi indegna o dubbia;
  • non si lascerà trascinare a una riunione dove sia prevedibile che un problema venga discusso in termini obbligati o deformati;
  • abbandonerà immediatamente qualunque seduta, riunione, lezione, spettacolo, proiezione cinematografica, non appena oda una menzogna profferita da un oratore, un’assurdità ideologica o frasi di sfacciata propaganda;
  • non sottoscriverà né comprerà in edicola un giornale o una rivista che dia informazioni deformate o che taccia su fatti essenziali.

Non abbiamo enumerato, s’intende, tutti i casi in cui è possibile e necessario rifiutare la menzogna. Ma chi si metterà sulla strada della purificazione non stenterà a individuarne altri, con una lucidità tutta nuova.

Certo, sulle prime sarà duro. Qualcuno si vedrà temporaneamente privato del lavoro. Per i giovani che vorranno vivere secondo la verità, all’inizio l’esistenza si farà alquanto complicata: persino le lezioni che si apprendono a scuola sono infatti zeppe di menzogne, occorre scegliere. Ma per chi voglia essere onesto non c’è scappatoia, neppure in questo caso: mai, neanche nelle più innocue materie tecniche, si può evitare l’uno o l’altro dei passi che si son descritti, dalla parte della verità o dalla parte della menzogna: dalla parte dell’indipendenza spirituale o dalla parte della servitù dell’anima. E chi non avrà avuto neppure il coraggio di difendere la propria anima non ostenti le sue vedute d’avanguardia, non si vanti d’essere un accademico o un «artista del popolo» o un generale: si dica invece, semplicemente: sono una bestia da soma e un codardo, mi basta stare al caldo a pancia piena.
Anche questa via, che pure è la più moderata fra le vie della resistenza, sarà tutt’altro che facile per quegli esseri intorpiditi che noi siamo. Ma quanto più facile che darsi fuoco o fare uno sciopero della fame: il tuo corpo non sarà avvolto dalle fiamme, non ti scoppieranno gli occhi per il calore, e un po’ di pane nero e d’acqua pura si troveranno sempre per la tua famiglia.

(…)
Una via non facile? La più facile, però, fra quelle possibili. Una scelta non facile per il corpo, ma l’unica possibile per l’anima. Una via non facile, certo, ma fra noi ci sono già delle persone, anzi decine di persone, che da anni tengono duro su tutti questi punti e vivono secondo verità.
Non si tratta dunque di avviarsi per primi su questa strada, ma di UNIRSI AD ALTRI! Il cammino ci sembrerà tanto più agevole e breve quanto più saremo uniti e numerosi nell’intraprenderlo. Se saremo migliaia, nessuno potrà tenerci testa. Se saremo decine di migliaia, il nostro paese diventerà irriconoscibile!
Ma se ci facciamo vincere dalla paura, smettiamo di lamentarci che qualcuno non ci lascerebbe respirare: siamo noi stessi che non ce lo permettiamo. Pieghiamo la schiena ancora di più, aspettiamo dell’altro, e i nostri fratelli biologi faranno maturare i tempi in cui si potranno leggere i nostri pensieri e mutare i nostri geni.

Se ancora una volta saremo codardi, vorrà dire che siamo delle nullità, che per noi non c’è speranza, e che a noi si addice il disprezzo di Puskin:

A che servono alle mandrie della libertà i doni?

Il loro solo retaggio da generazioni

sono il giogo, la frusta e i sonagli

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Mosca, 12 febbraio 1974 [Giorno dell’arresto di Solženicyn, precedente all’espulsione dall’URSS].

16 commenti su “Supplemento a “FUORI MODA” – la posta di Alessandro Gnocchi”

  1. Io ne so qualcosa….. Ci sono passata sia nel campo lavorativo che in quello della “vita sociale”. Sono perfettamente d’accordo. Aggiungo, inoltre, che lontano da queste cattive compagnie, si vive benissimo.

  2. Quanto mi si confà! Ed è poi in fondo così più semplice e cristallino agire così. Dio aiuta i giusti che confidano in Lui!

  3. Grazie per averci ricordato queste bellissime parole… quanto mai di attualità oggigiorno, anche furi dalla Chiesa Cattolica.
    Grazie

  4. Incredibile ! calza alla perfezione, come un guanto di velluto, per la Chiesa modernista (da Roncalli in poi), quella falsa Chiesa costruita sulle menzogne dei teologi della “Nouvelle Thèologie” (gente senza più un briciolo di vera fede cattolica), dei papi conciliari e postconciliari, dei vari Ravasi, Cantalamessa, Martini, (e tanti, tanti altri…), di Famiglia Cristiana, Avvenire, Osservatore Romano; ma si guardi bene, si tratta non solo di menzogne “apertis verbis”, cioè di bugie spudorate, pronunciate con arroganza e, spocchia, saccenteria e intimidazione dei dissenzienti, ma anche, e sopratutto, di “menzogna omissiva” (pensieri, parole, opere e omissioni, ricordate?); è sopratutto quest’ultima che ha caratterizzato il modernismo postconciliare, strumento indispensabile per far attecchire le folli bugie proferite dall’intero corpo ecclesiale, pena la destituzione, l’epurazione, l’emarginazione. In seminario i dissenzienti venivano minacciati di espulsione e non ordinazione se non accettavano le menzogne e le imposizioni dittatoriali del corpo docente (come il divieto di indossare la talare).

  5. Purtroppo gli abitatori dei serragli parrocchiali se ne fregano della menzogna (e della verita’) a loro interessa solo assecondare le loro pruderie spirituali e i loro gusti personali.

    Non e una questione di verita ma di opinione.

  6. Verso Dio e verso la Sua vera Chiesa, che sono Verità, tale fedele rettitudine, tale onesta coerenza, è tanto più tassativa.

  7. Il problema è mantenere quell’onestà intellettuale che ci consenta di riconoscere la menzogna. I più non hanno voglia di pensare e si accodano ai più acriticamente, ed il peggio è che per far credere che la scelta è farina del loro sacco, la sostengono con ogni mezzo, anche con la violenza, verbale e non. Che Dio illumini le nostre menti ed il nostro cuore.

  8. Dobbiamo unirci agli altri dice Solzenicyn. Questa è una verità per noi cattolici praticamente impossibile. Siamo divisi in cento gruppi e gruppetti Siamo divisi in noi stessi. Siamo il corpo di Cristo? Ebbene allora uniamoci in Cristo!Ma ormai non parliamo più la stessa lingua, siamo sbandati e appecoronati ogni volta che cambia il vento al nuovo divo del momento.Abbiamo cento pensieri diversi,pro don tizio o pro don caio, chi guarda sola all’erbetta di casa sua dicendo : facciano gli altri. Siamo diventati il nulla! Immersi e confusi in un umanità che brancola nel buio, non siamo più luce ne’ sale. Siamo senza identitià. Confusi zombi televisionari assieme ad altri zombi televisionari.Frigniamo perchè speriamo le cose cambino, ma lasciamo sempre fare agli altri.Vogliamo che gli altri siano i testimoni, poi semmai se la cosa ci fa comodo, forse, può darsi, magari col tempo se non piove e se alla tv non danno niente ci aggregheremo!Vigliacchi che buttiamo il sangue di Cristo e dei martiri nelle fogne.Siamo i Crociati di Gesù? Amiamo Gesù? Allora combattiamo la santa battaglia .

  9. Stefano Mulliris

    Grazie di cuore caro Gnocchi, un bicchiere d’acqua fresca in mezzo alle fiamme di questo inferno di menzogne. Qualche notte fa dopo cena stavo chiacchierando con un amico di infanzia, e io li ho chiesto se per caso anche lui, avvertisse la cappa asfissiante a cui dobbiamo stare sottomessi , ma la mia impressione è stata che non si rendeva conto del periodo infame in cui stiamo vivendo, e lo sa perché ?perché prima ci hanno tolto Dio dalle nostre speranze , e a parer mio ce lo hanno tolto proprio con la libertà, naturalmente l’unica, cioè con quella elargita magnanimamente dai: Padroni del discorso, come gli chiamano in qualche sito internet dove ancora si raccontano le vicende di questo mondo secondo verità. Anni e anni di americanizzazione ci hanno fatto illudere, almeno a me e molti come me, che noi eravamo destinati ad un futuro radioso e felice e invece adesso ci troviamo , come dice il salmo:…..senza ne olocausto ne sacerdote ne un luogo dove offrire la nostra oblazione. Qualche volta guardandomi intorno non riesco a credere a quale degrado siamo arrivati e la cosa…….

    1. Stefano Mulliri

      …..e la cosa peggiore e che sembra non esserci via d’uscita, se non fosse per la speranza in Gesù Cristo ci sarebbe da farla finita senza troppi rimpianti !. A tale punto siamo caro Gnocchi e la massa inerte continua inebetita a consumare come in un grande allevamento, aspettando inconsapevolmente il turno di essere macellati.Tanto ormai e quasi fatta anche la legge su l’eutanasia, e l’ inferno sulla terra è pronto.

  10. Non Metuens Verbum

    Grande anima Solzenicyn. Certo, è tanto comodo che cose così belle le abbia scritte lui, così non c’è bisogno che le scriva io, che mi esponga io per scriverle.
    E invece comincio a capire che di tutti i possibili peccati, il più grave è la menzogna, è il distacco cosciente, deliberato, pianificato, dalla Verità, che è Dio. Prima di tutto la Verità, poi il resto consegue.

  11. Per resistere al disastro in atto nella Chiesa cattolica, e vivere senza menzogna, è sufficiente desistere dal partecipare a celebrazioni della neochiesa uscita dal CVll.
    Oggi domenica 28 maggio 2017 sono andato con mia moglie alla Santa Messa. Eravamo, solo in 40 persone. Chi da Udine (130 km), chi da Padova (60 km), chi da Castelfranco Veneto (20 km), chi da altre località. Per nostra fortuna e grazia immeritata noi abbiamo solo 5 km da percorrere. Un nulla per la stessa Santa Messa a cui parteciparono i nostri avi. L’edificio non è né in stile romanico, né gotico, né barocco, ma siamo in una chiesa cattolica, con sacerdote cattolico, Santa Messa cattolica, altare cattolico, arredi cattolici e non ci vengono propinate menzogne.
    La neochiesa occupa gli edifici, noi abbiamo la Fede. Sia lodato Gesù Cristo!
    Evitiamo di illudere quei onesti presbiteri Novus Ordo di essere cattolici. Forse potrebbero iniziare a comprendere l’inganno e adoperarsi per diventare veri sacerdoti cattolici.

    1. Scusi Umberto, potrebbe rivelare dove si trova questa chiesa dove si celebra ancora la santa Messa V.O. ?; si tratta forse di un Priorato della FSSPX ?

      1. Si tratta di una cappella privata ove officia don Floriano Abrahamovicz,
        Don Floriano Abrahamowicz
        cel. +393460905134
        Via delle Levade 9
        Paese, Treviso 31038
        Personalmente, pur considerando che i preti della FSSPX sono validamente ordinati, e certo bravissime persone, sembra celebrino un tantino “una cum”. Io non ci riesco !!

  12. Corriere della Sera del 29: scrive Galli della Loggia a proposito della nomina del Card Bassetti alla presidenza della CEI in linea con il pensiero di Bergoglio a riguardo della chiesa cattolica cui verrebbero affidate principalmente due missioni: “..Occuparsi in special modo di coloro che a vario titolo sono vittime di situazioni di disagio, di privazioni e sofferenza -di situazioni cioè che richiedono la sua misericordia e|o il suo aiuto e conforto. E in secondo luogo esse dovrebbe rivolgere la sua attenzione nel denunciare e far luce sui grandi mali strutturali del mondo: dalla distruzione della natura all’ingiusta divisione delle risorse, dal commercio delle armi , alle grandi migrazioni umane..” Secondo l’articolista in questo sta il successo di Bergoglio. Questa è l’immagine della chiesa cattolica guidata da.. che si è dimenticato che per prima viene l’adorazione di Dio, che i poveri saranno sempre con noi, che le risorse saranno sempre divise assai male, che nessuno ha mai rifiutato misericordia e aiuto ecc. ecc.In che mani!!!

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