“Teresa Neumann. L’ascesi, le stigmate e le visioni profetiche”, di Don Marcello Stanzione – recensione di Cosimo Cicalese

di Cosimo Cicalese

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Teresa Neumann. L’ascesi, le stigmate e le visioni profetiche” è il titolo del nuovo libro di Don Marcello Stanzione, edito da Gribaudi.

Teresa nasce  in  Baviera  nel  1898.   Nasce,  cioè in  quella  regione  tedesca  che,  per  la  sua  fedeltà  al  cattolicesimo  si  contrappone  idealmente  al  profilo  culturale  dettato  dalla  Prussia protestante,  maggiormente  interessata  dallo  scisma   luterano.  Come  sovente  accade  nell’ampia casistica  di  santi  e beati,  Teresa  trae  le  sue  origini  da  umile  famiglia  ed   è  la  prima  di  undici  figli. Il  padre  Ferdinand  è  sarto  e  la  madre,  Anna  Grillmeier,  coltivatrice.  La  piccola  Teresa  è  alunna  diligente  alla  scuola  primaria.  Riceve  la  Cresima  a  10  anni  e  la  Prima  Comunione  a 11.  A  14  anni,  la  situazione  familiare  le  impone  di  iniziare  a  lavorare  come  domestica,  ma  la  ragazza  insiste  comunque  a  frequentare  con  zelo  la   scuola  domenicale  del  catechismo.  Aspira  sinceramente  alla  consacrazione religiosa  e  all’impegno  nelle  Missioni estere,  ma  il  suo  sogno  è  stroncato  dal primo   conflitto  mondiale.

Un’immaginetta  di  Teresa  di  Lisieux  portatale  dal  padre  durante  una  licenza  dal  fronte  desta  in  lei  devozione  e  interesse  profondi per la vita e l’operato dell’insigne carmelitana che  eserciterà  un ruolo  determinante  nel  corso  dell’esistenza  della Neumann.  A  cominciare  dall’incidente  accadutole  all’età  di  vent’anni  quando,  soccorrendo  i  vicini  per  un  incendio  nella  loro  cascina,  riporta  una  lesione  alla  seconda  e  terza  vertebra  lombare  con  compressione  del  midollo  che  la  riduce  all’immobilità.  Per  un  ulteriore trauma  cranico  subentrato  nello  stesso  periodo,  Teresa  rimane  in  coma  per  alcuni  giorni;  si  riprende,  ma  una  grave  lesione  al  nervo ottico,  dovuta  allo  stesso  incidente,  la  riduce  alla  cecità totale. La  sua  esistenza  sembra  arrestarsi  irrimediabilmente  qui,  ma  la  fiducia  nella  futura  santa carmelitana  di  Lisieux  convince  Teresa  a  non  demordere  mai,  con  una  fede  che  non  resterà  delusa. Due  avvenimenti singolari,  infatti  rispondono  alla  preghiera  inesausta  della  giovane  inferma:  il  29  aprile  del  1923, a  cinque anni  dal  primo  incidente,  proprio  nel giorno  della  beatificazione  della   suora carmelitana,  Teresa  riacquisisce la  vista.  Il  17  maggio  del  1925,  nel  giorno  della  canonizzazione  della  Patrona  delle  Missioni  ad  opera  di  Papa  Pio XI,  la  giovane tedesca ritrova il  perfetto  uso delle  gambe.  Ma  è  dall’anno  successivo  che  iniziano  a  manifestarsi nella  vita e  nella  persona  di  Teresa Neumann  quei fatti  inspiegabili  alla  scienza  umana  che  condurranno  il  suo  caso all’esame delle  massime autorità mediche ed  ecclesiastiche. Si  tratta  di  segnali  inequivocabili  negli  schemi  della  fede.  A  partire  dal  1926 nel  periodo  pasquale, la giovane  contadina  tedesca  scopriva  che  nella sue mani, nei  piedi,  nel  costato  e  anche  sul  capo  le  erano  apparsi  i  segni  della  Passione  di  Gesù:  da  allora  per  36  anni,  nella  notte  di  giovedì  entrava  letteralmente  nei  racconti  evangelici  a  partire  dall’Ultima Cena; e, come  in  tempo  reale, accompagnava  Gesù  fino alla  morte  nel  primo  pomeriggio  del  venerdì,  mentre  le  ferite  si  aprivano  sul  suo  corpo  e  sanguinavano; alle  ore  15  del  venerdì  cadeva  in  un  sonno  profondo  dal  quale  si  risvegliava  gioiosa,  con  le  ferite  rinchiuse,  il  mattino  della  domenica.  Da  quando   cominciarono  questi  fenomeni,  Teresa Neumann  per  trentasei  anni  non  mangiò  né  bevve  nulla,  assumendo soltanto  ogni  mattina  la  Santa  Comunione.

Oltre  ai  puntualissimi  riferimenti tra  le  esperienza  di  Teresa  e  quelle  delle  grandi  mistiche,  si  nota  anche  nella  mistica  tedesca  una  capacità  dialettica  d’efficacia  tale  da  indurre  alla  conversione  i  più  scettici  uomini  di  scienza.  Munita  di  un’istruzione  poco  più  che  elementare,  Teresa  è  in  grado  di  convincere  scienziati  perfettamente  laici  sui  dogmi  della  fede,  anche  con  esempi  di  xenoglossia  in greco, aramaico, latino  non solo citando  frasi  bibliche, ma anche corredandole d’appropriate  osservazioni, confermando così  le  parole di Cristo: “Quando sarete  condotti  per  essere  giudicati,  non vi preoccupate  di  quello  che  dovrete  dire,  ma  dite ciò che in quel momento vi  sarà  dato, poiché  non  sarete  voi  che  parlerete,  ma lo  Spirito  Santo” . Lo stesso padre francescano minore Agostino Gemelli, medico e psicologo sperimentale e fondatore dell’università cattolica del Sacro Cuore di Milano, incaricato da Pio  XI  di  visitare  la  mistica  quale  medico  e  commissario,  dichiara  che  in  Teresa “non c’è alcuna traccia  d’isterismo  e le  sue  condizioni  non  sono  scientificamente  spiegabili”. Tenendo presente che padre Gemelli non credeva alle stimmate di san Pio da Pietrelcina e neppure ai doni mistici di Natuzza Evolo, il suo parere è molto confortevole a favore della Neumann. Senza contare  che  la  mistica  si  rifiuta  di  ricevere  anche  una  sola  particola  che  non  sia  consacrata.  La  risposta  più  efficace  che  l’esperienza  di  Teresa  può  dunque  fornire ai  dubbi  del  mondo  contemporaneo si  riassume  in  ultima  sintesi  nella  schiacciante  domanda, che è anche un severo monito, del cardinale  Comastri: “La vita di  Teresa  Neumann  è  stata un  messaggio  rivolto a  noi  cristiani   scandalosamente  indifferenti  di  fronte  al  dono  dell’Eucarestia:  prenderemo finalmente  sul  serio  il  grande  dono  di  Gesù?”.

Il gesuita Carl Strater, che fu incaricato dal vescovo di Ratisbona mons. Graber di raccogliere materiale biografico in vista di una possibile beatificazione scrisse che il significato del  digiuno di Teresa Neumann è stato quello di dimostrare agli uomini di tutto il mondo il valore dell’eucarestia, far capire che Cristo è veramente presente sotto le specie del pane e che attraverso l’eucarestia può conservare anche la vita fisica.

4 commenti su ““Teresa Neumann. L’ascesi, le stigmate e le visioni profetiche”, di Don Marcello Stanzione – recensione di Cosimo Cicalese”

  1. Ricordo con profonda impressione la prima volta che “incappai” nella storia di Teresa Neumann. L’aspetto che più mi colpì fu proprio l’essersi cibata, per svariati lustri, esclusivamente di N S Gesù Cristo. Il fatto poi che il suo messaggio si sia dipanato lungo un periodo in cui l’assalto dei modernisti si faceva via via più pervicace e strutturato all’interno della Chiesa, lo rende ancora più accorato e verace. Non so se il processo di beatificazione della contadina bavarese sia poi partito, dubito fortemente , date le “attuali contingenze” che hanno impastoiato quello del Venerabile Pio XII. Spero ad ogni modo che sempre più persone “incappino”, come successe a me anni fa, nel monito di Teresa Neumann

  2. “La vita di Teresa Neumann è stata un messaggio rivolto a noi cristiani scandalosamente indifferenti di fronte al dono dell’Eucarestia: prenderemo finalmente sul serio il grande dono di Gesù?” Quanta verità in queste parole… Gli indifferenti più scandalosi sono stati i sacerdoti e l’alto clero conciliare, con i “papi” intenti a distruggere il cattolicesimo per sostituirlo con un protestantesimo inesorabilmente destinato a togliere i Dogmi, e quanto più prezioso vi sia al mondo: l’Eucarestia. La presenza reale di NSGC. Il metodo fu molto subdole e ingannevole. Ero piccola quando hanno introdotto il tavolo protestante e la nuova “messa “. Fu detto ai fedeli che era la “traduzione in lingua volgare della Messa di sempre”. Quale bugia! Non frequento la chiesa conciliare da anni, avendo ritrovato il cattolicesimo che in circa due mila anni ci ha donato schiere di martiri, santi e fedeli con doni mistici come Teresa Neumann che la chiesa conciliare conviene ignorare. Grazie per questo articolo edificante. Sia lodato Gesù Cristo!

  3. Paola Giovetti, in una precedente biografia, scriveva che è molto difficile che un dittatore sanguinario come Stalin o Hitler esitasse a far sparare su una folla, ma Hitler aveva un superstizioso timore di questa contadina analfabeta, tanto da vietare alle SS di molestarla. E’ in questo metus reverenzialis l’emblema del timore che Satana ha di Maria. In questo caso la di lei purezza allontanava il male e seguirla nel suo martirio era seguire il Gesù Ostia Sacrificale. Come Gesù Ella vinceva la morte, come lei e Gesù, seguendone l’esempio anche noi l’avremmo infine vinta, coi suoi indicibili orrori.

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