TOMMASO ROMANO BIOGRAFO DI VINCENZO MORTILLARO, UN ITALIANO REFRATTARIO ALLA LIBERTÀ TIRANNA – di Piero Vassallo

Riabilitazione di un italiano refrattario alla libertà tiranna

 

di Piero Vassallo

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Narcotizzata dallo ruminazione televisiva, appiattita su pensatori da cabaret e avvilita dai premiati romanzieri che (lo ha dimostrato Pier Francesco Borgia) usano solamente un vocabolario da quinta elementare, la cultura italiana rischia il naufragio nella paludosa mulinante mitologia buonista.

Il risveglio della coscienza nazionale, pertanto, è impensabile senza la riabilitazione degli oppositori alla rivoluzione laicista e il salvataggio dell’ingente biblioteca tradizionale, costituita dagli autori calunniati ed esiliati (ultimamente è stata proposta addirittura l’abolizione dello studio di Dante nelle scuole) da un apparato crepuscolare: il vociante tribunale/salotto, che rappresenta il resto futile e ringhioso del pensiero laico, illuminato, democratico e progressivo.

Al riscatto dei protagonisti della cultura refrattaria alle suggestioni illuministiche al lumicino, si dedica con passione intelligente e gusto raffinato Tommaso Romano, discepolo palermitano dell’illustre filosofo Giulio Bonafede e dello storico Giuseppe Tricoli e valoroso continuatore dell’opera del giusnaturalista ispanico/napoletano Francisco Elias de Tejada y Spinola.

Risparmiata dalla la guerra civile e immune dai suoi ottenebranti veleni, la gente di Sicilia è felicemente disposta a produrre e sostenere il laboratorio della revisione culturale, del quale oggi è appunto animatore e guida Romano.

Esploratore sagace della storia siciliana proibita dai superiori anonimi e incappucciati, Tommaso Romano, uno fra i più interessanti e fecondi scrittori attivi nella vasta area della rinascente scolastica tradizionale, lavora da anni alla ricerca e allo studio delle personalità epurate e ostracizzate, che compongono il quadro di una storia immune dalle mitologie strombazzanti nelle feste dei palazzi romani.

La più recente opera di Romano (che nella circostanza si è avvalso della prestigiosa collaborazione di Paolo Pastori, autore di una magnifica nota sui primi princìpi dell’ordine civile) è la biografia del marchese Vincenzo Mortillaro (1806-1888), (“Contro la rivoluzione la fedeltà Il marchese Vincenzo Mortillaro cattolico tradizionalista intransigente) edita in questi giorni dalla palermitana Isspe .

Romano rammenta che Mortillaro fu “Genio precocissimo, arabista e professore dell’Università dal 1834, astronomo, matematico, cultore di storia patria (in radicale antagonismo con Michele Amari) fu poliedrico nelle attitudini e negli svariati interessi”.

Durante gli ultimi anni del Regno borbonico, Mortillaro ricoprì la carica di Controloro generale interno della Reale Tesoreria di Sicilia e concepì una riforma dei Monti di Pietà, audace progetto ispirato dal fermo rifiuto della qualunque concessione ai principi liberali professati e attuati dagli usurai, mani magiche del mercato mangia uomini.

Dopo la fine del Regno di Napoli, il grande erudito fu inflessibile esponente del guelfismo e dell’opposizione al pensiero massonico a monte del risorgimento garibaldino. Pertanto la sua biografia e le sue opere furono deportate e nascoste in scaffali polverosi e quasi irraggiungibili.

Grottesca misura dell’ostracismo imposto dai liberali, fu la biografia conformista scritta all’inizio del xx secolo dal nipote di Mortillaro, Luigi Majorca Mortillaro conte di Francavilla, un testo ispirato dalla volontà “di sviare dall’indirizzo politico perseguito dopo l’unità“.

La ricerca controcorrente e spregiudicata di Romano restituisce agli storici la figura di uno studioso geniale, il cui intento era difendere la gente di Sicilia “dal pregiudizio anticattolico, che allora diventava egemone anche a causa delle opere pubblicate da Michele Amari, il quale, esaltando gli Arabi e la loro civiltà, sosteneva illuministicamente una rinascita della gente dell’isola“.

Avversario del centralismo politico, nel 1962 Mortillaro fondò il giornale Il Presente, con cui tentò di organizzare un fronte critico, impegnandosi sui temi più spinosi e sostenendo apertamente il primato del Cattolicesimo come religione di Stato.

Fedeli alla loro strutturale doppiezza, i liberali autorizzarono la pubblicazione de Il Presente, ma attivarono contro i redattori intimidazioni, sequestri, pressioni fiscali e lanciarono oscure minacce all’indirizzo dell’incolpevole stampatore.

Di conseguenza, nell’aprile del 1864, Mortillaro fu costretto a sospendere la pubblicazione del suo battagliero giornale.

Mortillaro non si diede per vinto e nel 1865 sfidò il potere instaurato dai liberali candidandosi alle elezioni per il parlamento nazionale. Nella circostanza i liberali offrirono una splendida prova della loro invincibile inclinazione alla truffa e al sopruso: scrutinarono le schede dividendo le preferenze attribuite al Mortillaro a tre persone distinte, e cioè: Marchese Mortillaro, barone Mortillaro e marchese di Villarena.

Nel 1866 Mortillaro fu arrestato e accusato di attività sovversiva: “Religiosissimo, come sempre, Mortillaro affrontò con dignità la carcerazione, frequentando spesso la chiesetta”.

Il 16 settembre del medesimo anno scoppiò l’insurrezione (detta dei Sette e Mezzo) del popolo cattolico contro il carovita, la coscrizione obbligatoria, la spoliazione dell’asse ecclesiastico e l’oppressione fiscale.

Gli insorti liberarono Mortillaro riconoscendo in lui il vero capo e il punto di riferimento dei refrattari all’oppressione liberale.

Repressa la rivolta, dalle truppe del generale Luigi Masi, Mortillaro fu nuovamente arrestato e rinviato al tribunale militare presieduto da Raffaele Cadorna, l’uomo che il 20 settembre del 1870 si coprirà d’infamia a Porta Pia.  Per fortuna il processo fu sospeso a seguito dell’amnistia e nel febbraio del 1867 Mortillaro fu messo in libertà.

Alla ricostruzione degli episodi censurati dalla cultura liberal-patriottarda, Romano fa seguire un’ampia antologia degli scritti di Mortillaro.

E’ in tal modo è compiuto da Romano un altro passo avanti in direzione della verità storica, che contempla la resistenza del popolo minuto, dell’aristocrazia e del clero cattolico contro l’oppressione liberale.

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