Tommaso Romano racconta i pensatori antimoderni e/o critici della modernità – di Piero Vassallo

Testimoni della censurata tradizione siciliana

di Piero Vassallo

 

lbtmrmCornelio Fabro ha definito puntualmente il motore dei successi ottenuti dal progressismo quantunque entrato nella fase agonica: “La maggioranza degli uomini è incline a scambiare l’opinione dominante con quella vera o almeno a rassegnarsi di fronte alla posizione di monopolio delle medesima”.

La menzogna storiografica prospera in regime di monopolio. La Sicilia, ad esempio, è frequentemente citata e apprezzata quale ideale approdo dei gloriosi garibaldini e talora quale patria di alcuni fra i più noti interpreti delle aspirazioni e delle inquietudini della modernità, ad esempio Luigi Pirandello, Luigi Verga, Giovanni Gentile, e Salvatore Quasimodo.

 Sottovalutata e severamente censurata è invece l’eredità spirituale della Sicilia profonda, un patrimonio che fu ed è tuttora propizio alle sapienti e audaci incursioni degli antimoderni e dei critici della modernità.

 A colmare la lacuna scavata dalla pubblicistica obbediente al dominante club dei giusti, ha provveduto un saggio del dotto e infaticabile ricercatore Tommaso Romano, il capofila della fiorente scuola di pensiero, che si dichiara irriducibile agli squilli delle trombette marsigliesi, suonanti imperterrite nel crepuscolo della modernità.

 Edito in Palermo dall‘ISSPE, Istituto siciliano di studi politici ed economici, il saggio di Romano, “Antimoderni e critici della modernità in Sicilia dal ‘700 ad oggi”, dimostra la vitalità e la vastità delle due correnti di pensiero, che hanno opposto una risoluta resistenza alle suggestioni emanate da una cultura indirizzata al naufragio nell’assurdo.

 Il fine dell’opera, peraltro, è dichiarato da Romano nell’introduzione: “Rintracciare profili e segreti, smascherare false etichette e cancellature con il bianchetto sulle idee e le coerenze, è stato ancora una volta un percorso difficile in tale terreno accidentato di indagine, un vettore tuttavia di conoscenza ulteriore e di risorse necessarie, libere dal pensiero uniforme e dal conformismo di comodo della contemporaneità”.

 Nelle 200 pagine del panoramico volume sono raccolti, in schiera variegata anche dal punto di vista filosofico, i profili degli antirivoluzionari siciliani “cattolici e intransigenti all’interno e ai margini della Chiesa o senza appartenenze, di cultura e visione non cristiana, eredi del ceppo guénoniano, evoliano e panunziano“.

 La faticosa ricerca condotta da Romano ripropone, in veste aggiornata, le biografie di testimoni censurati dai progressisti e dagli utili idioti militanti nel partito dei clericali senza princìpi.

 Avvincenti sono alcuni profili dei valorosi e illuminati cattolici refrattari agli errori dei moderni e renitenti all’obbligo delle genuflessioni modernistiche.

 Fra i tanti protagonisti della reazione cattolica al delirio filosofante, si segnalano Nicola Spedalieri (1740-1795), implacabile critico dell’illuminismo; il vescovo di Agrigento Domenico Turano (1814-1885), strenuo difensore dell’autonomia della Chiesa dalla tirannia sabauda, padre Nunzio Russo (1841-1906), inflessibile oppositore al liberalismo; Salvatore Riccobono (1864-1958), insigne studioso del diritto naturale; il filosofo Francesco Orestano (1873-1945) acuto critico di Nietzsche e promotore della Conciliazione:  l’arcivescovo di Palermo cardinale Ernesto Ruffini (1888-1967), illuminato difensore dell’ortodossia cattolica durante l’infelice Concilio Vaticano II; il filosofo Pietro Mignosi (1895-1937) teorico di una tradizione  fonte di verità concorde e indiscutibile; padre Antonio Messineo s.j. (1897-1978) a tempo debito coraggioso critico del nazismo e contestatore della filosofia di Jacques Maritain; il filosofo Carmelo Ottaviano (1906-1980) sagace interprete della filosofia scolastica; il filosofo Michele Federico Sciacca (1908-1975)  geniale interprete della filosofia di Antonio Rosmini; Don Bruno Lima (1964), giusnaturalistica, docente universitario e Presidente dell’Istituto di studi giuridici; e fra gli esponenti della ultima generazione, Giuseppe Provenzale (1962) interprete intransigente della teologia politica e Antonino Sala (1974) fondatore del movimento Tradizional popolare.

 Interessanti sono anche i profili di Julius Evola e degli esoteristi antimoderni (ad esempio Salvatore Ruta, Aldo La Fata, Roberto Incardona, Salvatore Tringale) che interpretarono il pensiero evoliano e quelli degli esponenti della più classica cultura della destra, Gaetano Falzone, Giuseppe Tricoli, Domenico Fisichella.

 Il volume si raccomanda a quanti intendono conoscere la verità sulla più importante regione della cultura sommersa dagli iniziati alla mistica del silenziatore.

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