Triduo pasquale – Venerdì Santo – letture e Vangelo del giorno e lettura dalle “Catechesi” di San Giovanni Crisostomo, Vescovo

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Liturgia tradizionale – venerdì 14 aprile 2017

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Letture

Questo dice il Signore: Nella loro tribolazione si alzeranno al mattino per venire a me. In via [diranno]: torniamo al Signore; poiché Egli stesso ci ha rapiti e ci salverà: ci ha percossi e ci guarirà. Egli ci renderà la vita dopo due giorni; il terzo giorno ci risusciterà e vivremo dinanzi a lui. Lo conosceremo e lo seguiremo per conoscerlo [sempre meglio]: egli verrà a noi come l’aurora e [desiderato] come la pioggia di autunno o di primavera. Che farò io a te, o Efraim? Che farò io a te, o Giuda? La vostra bontà è come una nube mattutina, e come la rugiada che al mattino scompare. Perciò io li ho trattati duramente per mezzo dei miei profeti e li uccideva colle parole della mia bocca; per tal modo la giustizia [della tua condanna] apparirà [chiara] come la luce. Perché io amo la misericordia e non il sacrificio, e la scienza di Dio più degli olocausti.

In quei giorni il Signore disse a Mosè e ad Aronne nella terra di Egitto: Questo mese sarà per voi il principio dei mesi: sarà il primo dei mesi dell’anno. Parlate a tutta l’adunanza dei figliuoli d’Israele, e dite loro: il decimo giorno di questo mese prenda ognuno un agnello per famiglia e per casa. Che se il numero è inferiore a quello sufficiente per mangiare l’agnello, chiamerà il suo vicino, quello che sta accanto alla sua casa, secondo il numero delle persone bastanti per mangiar l’agnello. Questo poi sarà senza macchia [o difetto], maschio di un anno; e con eguale rito potete prendere anche un capretto.
L’agnello lo serberete fino al giorno decimoquarto di questo mese; e tutta la moltitudine dei figliuoli d’Israele lo immolerà alla sera. E prenderanno del sangue suo e lo metteranno sulle due porte e sull’architrave della porta delle case nelle quali lo mangeranno. E in quella notte mangeranno quelle carni, arrostite al fuoco, con pani azzimi e lattughe selvatiche. Non mangerete nulla di crudo di esso, o cotto nell’acqua, ma soltanto arrostito col fuoco; mangerete anche il capo, coi piedi e gli intestini. Niente di esso deve avanzare per il mattino; se ne avanzasse qualcosa, si brucerà al fuoco. E lo mangerete in questo modo: Avrete i fianchi cinti, i calzari ai piedi, e il bastone in mano, e mangerete molto in fretta, perché è la Phase – Pasqua – [cioè il passaggio] del Signore.

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Passione di Nostro Signore Gesù Cristo secondo san Giovanni

 In quel tempo: Gesù uscì con i’ suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove era un orto, e vi entrò in loro compagnia. Conosceva bene anche Giuda quella località, perché Gesù vi andava spesso con i suoi discepoli. Avendo presa una coorte e alcune guardie dai capi dei sacerdoti e dei farisei, Giuda arrivò là con lanterne, con torce e con armi. Gesù pertanto conoscendo tutto ciò che stava per succedergli, andò loro incontro e disse: «Chi cercate?». Gli risposero: Gesù Nazareno. E Gesù replicò: «Sono io». C’era con essi anche Giuda, quello che lo tradiva. Non appena ebbe detto loro: «Sono io» andarono indietro e stramazzarono a terra. Di nuovo perciò domandò loro; «Chi cercate?». E quelli replicarono: Gesù Nazareno! Riprese Gesù: «Ve l’ho detto già, che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano». E ciò accadde perché si avverasse la parola già detta da lui: «Di quelli che tu mi affidasti, non ne perdetti neppure uno». Simon Pietro pertanto, avendo una spada, la sfoderò e, così, percosse un servo del pontefice e gli staccò l’orecchio destro. Questo servo si chiamava Malco. Disse perciò a Pietro Gesù: «Rimetti la spada nel fodero. Il calice che il Padre mi porge, non dovrò io berlo?». La coorte, intanto, e il tribuno e le guardie dei giudei afferrarono Gesù e lo legarono; e lo menarono prima ad Anna, suocero di Caifa, sommo sacerdote in quell’anno. Anzi, era stato proprio Caifa a dare ai Giudei il suggerimento: È opportuno che un uomo solo muoia invece di tutto il popolo. Andava dietro a Gesù Simon Pietro e un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal pontefice, e perciò entrò con Gesù nell’atrio di Caifa. Pietro invece se ne stava fuori alla porta. L’altro discepolo, conosciuto dal pontefice, riuscì fuori e parlò alla portinaia, la quale fece entrare anche Pietro. Gli disse però la portinaia: Che forse anche tu sei discepolo di quell’uomo? Rispose: No. Ora, siccome era freddo, così i servi e le guardie se ne stavano al fuoco e si scaldavano. Anche Pietro era con loro e si scaldava lui pure.

Il pontefice pertanto interrogò Gesù intorno ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gli rispose Gesù: «Io ho parlato a tutti all’aperto. Ho insegnato sempre nella sinagoga e nel tempio, dove i giudei affluiscono senza numero. In segreto poi non ho insegnato mai nulla. Perché interroghi me? Interroga piuttosto quelli che mi hanno ascoltato. Sanno ben loro quello che ho detto». A tali parole di Gesù una guardia, lì presente, gli dette uno schiaffo, esclamando: Cosi tu rispondi al pontefice? Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, mostrami dove è il male; se poi ho parlato bene, perché mi percuoti?». Dopo averlo legato, Anna lo mandò al pontefice Caifa. Là era pure Simon Pietro che, in piedi, si stava scaldando. Gli dissero perciò alcuni: Forse, anche tu sei dei discepoli di lui? Rispose: No, no; non sono. Riprese uno dei servi del pontefice, parente di quello a cui Pietro aveva staccato l’orecchio: O non t’ho veduto io stesso nell’orto con lui? E Pietro di bel nuovo negò; e subito cantò il gallo. Condussero pertanto Gesù dalla casa di Caifa al pretorio. S’era fatto giorno oramai; ed essi non entrarono dentro per non contaminarsi, ed esser cosi in grado di mangiare la Pasqua. Uscì perciò Pilato e andò lui verso di loro, domandando: Qual è il capo d’accusa che mi presentate contro quest’uomo? Per risposta gli dissero: Se non fosse un malfattore, noi non te l’avremmo tradotto. E Pilato allora per tutta risposta: Pigliatevelo, e giudicatelo secondo la legge vostra. Ma i giudei gli soggiunsero: A noi non è permesso dare la morte a nessuno. E ciò, perché si verificasse la parola che aveva detto Gesù intorno al genere di morte che gli sarebbe toccato a subire. Pilato per tanto rientrò nel pretorio, e chiamò Gesù e gli disse: Sei tu il re dei giudei? Gesù rispose: «Dici questo di tuo, oppure te l’han detto altri di me?» Pilato gli replicò: Sono io forse un giudeo? La tua gente e i pontefici ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto? Gesù rispose: «Il mio regno non è di questo mondo. Se di questo mondo fosse il mio regno, le mie guardie avrebbero combattuto perché non fossi messo in potere dei giudei. Il mio regno ora non è di qui». Ma Pilato riprese: Dunque tu sei re? Gesù rispose: «Tu lo dici: io son re. Io sono nato per questo, e per questo son venuto nel mondo, per rendere, cioè, testimonianza alla verità. Chi proviene dalla verità, dà ascolto alla mia parola». E Pilato gli domandò: Che cos’è la verità? Detto ciò, uscì di nuovo verso i Giudei, dicendo loro: Io non trovo in lui colpa alcuna. Ma siccome c’è usanza che rilasci libero uno in occasione della Pasqua, così volete che sia messo in libertà il re dei giudei? Ma essi gridarono ad una voce, dicendo: Non lui, no, vogliamo, ma Barabba! E Barabba era un ladro. Pilato prese allora Gesù e lo flagellò. E i soldati intrecciarono una corona di spine e gliela misero sul capo, e lo ricoprirono con una veste rossa. Poi gli si avvicinarono e gli dissero: Salve, o re dei giudei, e gli davano schiaffi. Di nuovo Pilato uscì fuori e disse: Ve lo faccio nuovamente vedere qui, perché vi convinciate che non trovo in lui colpa alcuna. Venne fuori infatti Gesù che aveva la corona di spine e la veste di porpora. E disse loro Pilato: Eccovi l’uomo! A tal vista, i pontefici e i ministri si dettero a gridare dicendo: Crocifiggilo! Crocifiggilo! Rispose loro Pilato: Pigliatelo e crocifiggetelo voi. Per parte mia, io non vi trovo nessuna colpa. Gli replicarono i giudei: Noi abbiamo la legge; e secondo la legge egli deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio. Sentendo queste parole, Pilato s’intimorì ancora di più. Rientrò quindi nel pretorio e interrogò Gesù: Di dove sei? Gesù per altro non gli dette alcuna risposta. Gli disse perciò Pilato: Non mi rispondi? Ma non sai che ho il potere di crocifiggerti, come ho il potere di rimetterti in libertà? Gli replicò Gesù: «Non avresti potere alcuno sopra di me, se non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani, è reo più gravemente di te».

Da quel punto Pilato cercava, il modo di rimetterlo in libertà. I giudei invece incalzavano dicendo: Se lo rilasci, non sei amico di Cesare. Chiunque infatti pretende di essere re, va contro Cesare. Pilato allora, dopo tali discorsi, riportò fuori Gesù, e si assise in tribunale in un punto detto «Litostrato», in lingua ebraica, Gàbbata. Era la vigilia di Pasqua, ed era, quasi, l’ora sesta. Egli disse ai giudei: Ecco il vostro re! Ed essi per risposta vociarono: Toglilo, toglilo di mezzo, e crocifiggilo! Replicò loro Pilato: Dovrò io crocifiggere il vostro re? Gli soggiunsero i pontefici: Non abbiamo altro re fuori di Cesare. Fu allora che glielo consegnò nelle mani, perché lo mettessero in croce. Afferrarono quindi Gesù e lo menarono fuori. E portando la propria croce, egli si avviò a quel luogo che è chiamato Calvario, cioè, teschio, in ebraico, Golgota; dove lo crocifissero; e con lui crocifissero altri due, uno di qua e uno di là; e Gesù nel mezzo. Pilato, poi, compose il titolo della condanna e lo affisse alla croce. Era scritto: «Gesù Nazareno Re dei Giudei» Questo titolo infatti lo lessero molti, perché era vicino alla città il luogo, dove Gesù era stato crocifisso. Era scritto in ebraico, in greco e in latino. I pontefici ebrei per altro dissero a Pilato: Non ci scrivere: «Re dei Giudei» ; ma che costui aveva dichiarato: Io sono il Re dei Giudei. Pilato rispose: Quel che ho scritto, ho scritto. I soldati, pertanto, dopo averlo crocifisso, ne presero la veste e ne fecero quattro parti, una per ciascuno, e si impadronirono pure della tunica; la qual tunica era senza cuciture, perché fatta tutta a maglia dal capo in giù. Si dissero perciò: Non la dividiamo, ma tiriamola a sorte è sia di chi la vince. E ciò, perché si adempisse la Scrittura che dice: «Si son divisi i miei abiti, e misero a sorte la mia veste». E i soldati fecero appunto così. Stavano poi presso la croce di Gesù la sua Madre e la sorella di sua Madre, Maria di Cleofa e Maria Maddalena. Quando Gesù vide la Madre, e, lì vicino, il discepolo a cui voleva bene, disse alla Madre: «Donna, ecco il tuo figlio!» E poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel punto il discepolo la ritenne come tale. Dopo ciò, conoscendo Gesù che tutto si era verificato, perché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; ed essi, inzuppata una spugna nell’aceto ed avvolta ad ramo di issopo, gliela accostarono fino alla bocca. Dopo che ebbe sorbito l’aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto». Ed, abbassato il capo, spirò.

Siccome per altro era la Parasceve, così, perché non ne rimanessero in croce i cadaveri nel sabato — in realtà, era molto solenne quel sabato — i giudei pregarono Pilato che fossero ad essi spezzate le gambe e fossero levati via. Vennero infatti i soldati e ruppero le gambe al primo e al secondo che erano stati crocifissi con lui; ma quando furono a Gesù, poiché lo videro già morto non gli fracassarono le gambe; ma un milite gli aperse colla lancia il costato, dal quale uscì subito sangue ed acqua. E chi vide ciò, ne fa testimonianza, ben sapendo di dire la verità, appunto perché crediate anche voi. Tutte queste cose infine sono avvenute, perché si adempisse la Scrittura: «Non romperete a lui nessun osso», e un altro punto della Scrittura che dice: «Volgeranno lo sguardo verso di colui che hanno trafitto». Dopo questi avvenimenti, Giuseppe d’Arimatea — essendo discepolo di Gesù, sebbene di nascosto per paura dei giudei – pregò Pilato per avere il corpo di Gesù; e Pilato gli permise di prenderlo. Arrivò dunque e prese il corpo di Gesù. Giunse pure Nicodemo — quell’individuo che era andato la prima volta da Gesù di notte – e portò una mistura di mirra e di aloe, quasi un cento libbre. Presero dunque il corpo di Gesù e lo avvolsero in lenzuoli con gli aromi, come s’usa dai giudei nelle sepolture. In quella località poi, dove [Gesù] era stato crocifisso, si trovava un orto, e nell’orto un sepolcro nuovo, dove non era stato messo nessuno. Ivi appunto, giacché quella tomba era vicina, essendo la Parasceve dei giudei, deposero Gesù.

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Dalle «Catechesi» di san Giovanni Crisostomo, vescovo

Vuoi conoscere la forza del sangue di Cristo? Richiamiamone la figura, scorrendo le pagine dell’Antico Testamento. «Immolate, dice Mosè, un agnello di un anno e col suo sangue segnate le porte» (Es 12, 1-14). Cosa dici, Mosè? Quando mai il sangue di un agnello ha salvato l’uomo ragionevole? Certamente, sembra rispondere, non perché è sangue, ma perché è immagine del sangue del Signore. Molto più di allora il nemico passerà senza nuocere se vedrà sui battenti non il sangue dell’antico simbolo, ma quello della nuova realtà, vivo e splendente sulle labbra dei fedeli, sulla porta del tempio di Cristo. Se vuoi comprendere ancor più profondamente la forza di questo sangue, considera da dove cominciò a scorrere e da quale sorgente scaturì. Fu versato sulla croce e sgorgò dal costato del Signore. A Gesù morto e ancora appeso alla croce, racconta il vangelo, s’avvicinò un soldato che gli aprì con un colpo di lancia il costato: ne uscì acqua e sangue. L’una simbolo del Battesimo, l’altro dell’Eucaristia. Il soldato aprì il costato: dischiuse il tempio sacro, dove ho scoperto un tesoro e dove ho la gioia di trovare splendide ricchezze. La stessa cosa accade per l’Agnello: i Giudei sgozzarono la vittima ed io godo la salvezza, frutto di quel sacrificio. E uscì dal fianco sangue ed acqua (cfr. Gv 19, 34). Carissimo, non passare troppo facilmente sopra a questo mistero. Ho ancora un altro significato mistico da spiegarti. Ho detto che quell’acqua e quel sangue sono simbolo del battesimo e dell’Eucaristia. Ora la Chiesa è nata da questi due sacramenti, da questo bagno di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito santo per mezzo del Battesimo e dell’Eucaristia. E i simboli del Battesimo e dell’Eucaristia sono usciti dal costato. Quindi è dal suo costato che Cristo ha formato la Chiesa, come dal costato di Adamo fu formata Eva. Per questo Mosè, parlando del primo uomo, usa l’espressione: «ossa delle mie ossa, carne dalla mia carne» (Gn 2, 23), per indicarci il costato del Signore. Similmente come Dio formò la donna dal fianco di Adamo, così Cristo ci ha donato l’acqua e il sangue dal suo costato per formare la Chiesa. E come il fianco di Adamo fu toccato da Dio durante il sonno, così Cristo ci ha dato il sangue e l’acqua durante il sonno della sua morte. Vedete in che modo Cristo unì a sé la sua Sposa, vedete con quale cibo ci nutre. Per il suo sangue nasciamo, con il suo sangue alimentiamo la nostra vita. Come la donna nutre il figlio col proprio latte, così il Cristo nutre costantemente col suo sangue coloro che ha rigenerato.

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