Dopo la pubblicazione dell’articolo “Un commento sulla lettera del Papa a Scalfari”, di Don Mauro Tranquillo, un lettore, il sig. Gianluca Valpondi, ci ha scritto una lettera con cui esprime alcune obiezioni. Don Mauro Tranquillo, tramite Riscossa Cristiana, ha risposto al lettore. Pubblichiamo qui di seguito lo scambio di corrispondenza, e ringraziamo gli Autori per il contributo che hanno dato all’approfondimento dell’argomento.
PD
LA LETTERA DI GIANLUCA VALPONDI
Caro direttore,
in un contesto dove da una parte si inneggia al “papa grillino”, dall’altra si dà addosso al “papa progressista”, l’articolo di don Mauro Tranquillo, facendo scrivere letteralmente al papa ciò che il papa non ha scritto, non fa che aumentare la confusione. Il papa non ha parlato massonicamente di separazione tra sfera religiosa e sfera politica, ma semmai cattolicamente di distinzione tra le due. Alterare così la lettera delle parole scritte dal papa non mi sembra corretto.
Altro discorso, ma connesso col precedente, va fatto per lo spirito delle parole del papa: è ovvio che solo chi si converte e crede in Dio può invocare contrito la Sua misericordia infinita, quindi è chiaro che il papa dice a Scalfari che se non crede non si può salvare, ma allo stesso tempo non si permette di dare un giudizio sulla persona, cioè sul suo foro interiore. E’ come se dicesse: se con la tua libera coscienza non arrivi a credere a Dio, come potrai invocare la sua misericordia infinita ottenendo così la salvezza? Ma su questo ammetto che si possa dissentire e si possa, secondo me ingiustamente, accusare il papa di ambiguità. Ma trasformare magicamente la parola cattolica “distinzione” usata dal papa, in quella massonica “separazione” messa da don Tranquillo nella penna del papa, è a dir poco incauto e molto peggio se da qui parte una filippica a dimostrare la condanna della Chiesa della separazione tra Chiesa e Stato: come dire: ti metto in bocca parole che non hai pronunciato e poi ti condanno per tali parole…ma così condanno me stesso.
con stima
Gianluca Valpondi
LA RISPOSTA DI DON MAURO TRANQUILLO
Caro Direttore,
grazie per aver pubblicato il mio intervento. Il lettore, la cui mail mi è stata inoltrata, lamenta che io abbia travisato le parole del Papa, ma penso che basterebbe che mi leggesse con attenzione.
Io non contesto il Papa perché avrebbe “parlato massonicamente di separazione tra sfera religiosa e sfera politica”; tantomeno lo contesto perché dice che le due sfere sono distinte, ma per un’altra affermazione molto più chiara: perché dichiara che la Chiesa non è in “ricerca di una qualsivoglia egemonia”. Se il cattolico crede che i due poteri sono distinti, è altresì tenuto a credere che il potere civile è giuridicamente subordinato a quello spirituale, come testimoniano le autorità magisteriali da me riportate. Due autorità che agiscono sugli stessi soggetti sono necessariamente in qualche ordine tra loro, e i Papi hanno sempre affermato la priorità del potere spirituale in modo inequivocabile. La Chiesa quindi nel suo Magistero esige “l’egemonia” (per usare questo termine) sulla società temporale. Da qui appunto la menzione della condanna della separazione dello Stato e della Chiesa, che nel linguaggio magisteriale indica la non-subordinazione dello Stato alla Chiesa (basta leggere i documenti citati e tanti altri, per esempio Immortale Dei di Leone XIII). Il Papa può anche dire “distinzione”, ma dal momento che esclude “qualsivoglia egemonia” della Chiesa e che parla positivamente del processo avvenuto in Occidente nei rapporti religione/politica, non esiste possibilità di leggere benevolmente tale passaggio.
Sulla questione della coscienza, mi posso anche accontentare del fatto che il lettore ammetta l’ambiguità. Come prete, non vedo l’utilità di rassicurare il peccatore o il miscredente in buona fede, quanto quella di istruirli sull’ordine oggettivo della redenzione, ricordando loro che “chi crederà sarà salvo… chi non crederà sarà condannato”. Ergere la coscienza (anche di chi NON CERCA la verità) a unica regola menzionata del bene e del male è un discorso perlomeno assai pericoloso.
Noto con piacere che il lettore non ha nulla da contestare circa la ribadita nuova teologia della Vecchia Alleanza, che secondo i novatori sarebbe sempre valida. Evidentemente nessuno può credere che una cosa del genere non sia in contrasto con la Tradizione, il Magistero e i Vangeli stessi nel loro senso ovvio (vedihttp://www.sanpiox.it/public/index.php?option=com_content&view=article&id=143:antica-e-nuova-alleanza&catid=59:info-rimini&Itemid=88).
Dio la benedica, e a presto
Don Mauro Tranquillo