UN COORDINAMENTO NAZIONALE DEL SUMMORUM PONTIFICUM? Intervengono nel dibattito Francesco Bernardini e Luciana Cuppo

Dopo la lettera di Chiara de Maria, ospitiamo ora altri due interventi sul dibattito che si è acceso sul “Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum” e sul Pellegrinaggio del 3 novembre a Roma, ringraziando gli amici che ci hanno scritto e che partecipano, per amore della Chiesa, a questa discussione.


cn

 

ci scrive Francesco BernardiniPresidente del “Circolo Ragionar Cattolico”:

 

Condivido in pieno le considerazioni fatte dalla nostra amica Chiara de Maria.
Le sue perplessità in merito all’iniziativa, ma soprattutto la modalità intesa come subordinazione
al “Placet CEI” sono condivisibilissime. Mi sembra un tentativo di dividere o irreggimentare
noi, cattolici legati alla Tradizione, che viviamo, ci diamo da fare, scriviamo, organizziamo,
ci esponiamo ai pesanti attacchi delle varie Curie (che colpiscono duro) al quale tentativo
mi sembra inutile espormi. Vivendo le mie esperienze soprattutto, ma non solo, a Livorno
sono perfettamente consapevole, vivendolo sulla mia pelle, dei giochi e ricatti atti a soffocare
le nostre libertà. Quello che assolutamente l’episcopato, nella sua maggioranza ovviamente, non sopporta è la rottura di uno status quo che comunque garantisce loro un minimo di tranquillità.
Sono preoccupato che la tranquillità, l’evitare problemi, il soffocare il libero scambio di idee, sia il
massimo degli obiettivi perseguiti dai nostri Vescovi. Stando così le cose e senza chiarimenti sarò
costretto e me ne dolgo a non partecipare al Pellegrinaggio.

in Christo et Maria

Francesco Bernardini

 

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ci scrive Luciana Cuppo

 

“tre interrogativi sul Coordinamento, e quindi (di riflesso) sul pellegrinaggio”

 

Abbocco all’amo: in risposta all’irresistibile invito di Riscossa cristiana riguardo a contributi sul Coordinamento Summorum Pontificum ed il pellegrinaggio del 3 novembre, ecco il mio obolo – tre interrogativi sul Coordinamento, e quindi (di riflesso) sul pellegrinaggio.

Il primo interrogativo riguarda la presa di distanze di Thomas Murphy, portavoce ufficiale del Coordinamento Internazionale Summorum Pontificum per il pellegrinaggio e segretario della FIUV, da una petizione che veleggia su internet e che vorrebbe la presenza del Papa come celebrante della Messa in rito antico al pellegrinaggio.

Il secondo riguarda la ragion d’essere del pellegrinaggio stesso, cioè (parola di www.summorumpontificum.org/chi-siamo/) “l’applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum di Sua Santità Benedetto XVI e della relativa nota interpretativa Universae Ecclesiae del 2011.”

Il terzo interrogativo riguarda l’opportunità, sia rispetto alla data prescelta che rispetto al bisogno, del pellegrinaggio del 3 novembre.


Primo “?”:

Thomas Murphy, in un commento ad un post di un blog che riportava la notizia del pellegrinaggio, dichiara che la petizione non è stata organizzata da Una Voce e che non ha alcun nesso (‘connection’) con il pellegrinaggio del 3 novembre. Il testo è reperibile in rete fra i commenti al post di Messainlatino.it dedicato all’intervista con Thomas Murphy.

Perché mai? quando chiesi lumi in proposito a Messainlatino.it, il redattore Roberto mi rispose – sempre fra i commenti alla succitata intervista – che Murphy non vuole “provocare i prelati contrari al rito antico e non vuole che quelli si arrabbino a tal punto che “impediscano (o meglio, convincano) il papa a non scendere neppure in basilica.” Secondo ques’interpretazione, Murphy avrebbe dunque preso le distanze “per allontanare dal Pellegrinaggio le nefaste ‘vendette’ dei prelati ‘nemici.’”

È sempre un piacere leggere la prosa di Roberto, agile e scorrevole, con qualche accento melodrammatico (“nefaste vendette di prelati nemici”), per fortuna discretamente racchiuse tra virgolette. Un pezzo di bravura, insomma; ma a spremere il succo di tanta virtuosità verbale si ricava che il Papa non dovrebbe celebrare la Messa al pellegrinaggio perché ciò potrebbe dar ombra a quelli non favorevoli al rito antico, e non è detto che siano tutti alti prelati; e lasciamo le nefaste vendette alla prossima rappresentazione di una fosca e losca scena di melodramma verdiano.

Se questo è veramente il tono che gli organizzatori vogliono dare al pellegrinaggio, però – che armata Brancaleone calerà suRoma il 3 novembre per protestare imperitura fedeltà al Papa ed al rito antico, ma solo se e finché ciò non offenda la suscettibilità di chi la pensa diversamente? Il pellegrinaggio potrebbe significare, in effetti, “noi siamo fedeli al Papa e sosteniamo il rito antico, ma non troppo.” E se è così, è meglio starsene a casa.


Secondo “?”:

Certo nulla da eccepire riguardo all’applicazione del motu proprio Summorum Pontificum promossa dal Coordinamento italiano, ci mancherebbe. L’auspicata applicazione “della relativa nota interpretativa Universae Ecclesiae del 2011” è però un altro paio di maniche, per il semplice motivo che tale nota interpretativa non esiste; non c’è  nella nota del 2011 e non c’era in quella del 2007, base per quella successiva. La nota che esisteva nel 2007 e fu riaffermata nel 2011 è una nota applicativa del Motu Proprio; e fra “applicativa” ed “interpretativa” c’è una bella differenza, perché “applicare” vuol dire mettere in pratica, mentre “interpretare” vuol dire “mettere in pratica secondo quanto intende l’esecutore,” cioè, in sostanza, come pare a me; ed i pareri di chi interpreta la nota non sono necessariamente quelli del suo Autore. E mentre “applicazione” vuol dire obbedienza al Papa, ”interpretazione” apre orizzonti sconfinati; e che siano quelli stessi che vedeva il Papa è ancora tutto da dimostrare.

E c’è di più.  Il testo succitato tratto da “Chi siamo” del sito summorumpontificum.org sembra mettere sullo stesso piano, con notevole disinvoltura, il Motu Proprio del 2007 e la nota del 2011. In realtà il Motu Proprio fu firmato da Benedetto XVI (diversamente non sarebbe un motu proprio), le note del 2007 e del 2011 dal Cardinal Levada e da Mons. Guido Pozzo; nella nota del 2011 il Cardinal Levada specificò che Sua Santità aveva approvato la nota applicativa e ne autorizzava la pubblicazione. Ora, chiunque abbia libato una sola stilla di diplomatica pontificia sa che c’è una certa qual differenza fra un documento voluto e firmato di proprio pugno dal Papa (sub anulo piscatoris, si diceva una volta) ed uno semplicemente autorizzato dal Papa e firmato da alcuni suoi collaboratori.

Infine, giova ricordare qui alcuni punti, già ampiamente discussi, del ben noto Articolo 19 della Nota: “I fedeli [che richiedono la Messa secondo il rito antico] non devono sostenere gruppi che si manifestano contrari alla validità o legittimità della S. Messa o di sacramenti celebrati nella forma ordinaria e/o al Romano Pontefice come Pastore supremo della Chiesa universale.”

Se la nota è “interpretativa,” le interpretazioni possono essere di fatto le più svariate. Per esempio, “sostenere”  potrebbe semplicemente voler dire condividere alcune idee dei gruppi citati nella nota, a prescindere dai punti controversi (validità della Messa NO  od obbedienza al Papa); ed in tal caso, ben pochi fedeli potrebbero ottenere la Messa secondo il rito antico.  Un caso analogo potrebbe essere la “legittimità” della S. Messa celebrata secondo il NO. Se si intende legittimità giuridica, certo quella Messa è legittima. Ma se si intende legittimità morale – è moralmente legittimo imporre, contro il volere di molti cardinali e di una larga maggioranza dei vescovi, un nuovo rito in cui la teologia della Messa – l’esplicitazione della dottrina cattolica, quella che dovrebbe nutrire ogni fedele ad ogni Messa – è ridotta al lumicino? Dubbi in questo senso potrebbero costituire motivo sufficiente per non aderire alle richieste di un gruppo che, per quanto stabile, non si ritiene sufficientemente allineato. È questo che si va a celebrare a Roma il 3 novembre? et de hoc satis.


Terzo “?”:

Già sentito da più parti: un raduno a Roma il 3 novembre distoglie dai loro compiti le persone normalmente impegnate nelle loro sedi nella preparazione di celebrazioni in rito antico. Verissimo; vorrei solo aggiungere – ed a scarico di coscienza dico “a titolo di ipotesi”, perché tale è – che un nome per tali tattiche ci sarebbe, ed è depistaggio. Uso il condizionale perché è un’ipotesi, e sarò io la prima a rallegrarmi se si dimostrerà errata; ma la grande manifestazione a S. Pietro potrebbe essere un depistaggio per sviare i fedeli da quelle Messe umili e nascoste, oltre a dirottare energie da compiti ben più urgenti; e non penso solo alla diffusione del VO nelle varie sedi locali, ma anche a quell’elevare il livello dottrinale delle Messe NO affinché anche il NO rispecchi la realtà della transustanziazione.

Una domanda ci sarebbe ancora, ma è retorica: cosa ha a che fare chi crede nella Chiesa una santa cattolica apostolica con un portavoce che, come Thomas Murphy,  pensa che anche la liturgia VO sia un mezzo per la Nuova Evangelizzazione? La “liturgia in latino” è la Messa, e la Messa è Cristo presente sacramentalmente in corpo, sangue, anima e divinità. L’evangelizzazione deve condurre a Cristo, non viceversa. Se si strumentalizza la Messa – cioè nostro Signore – in vista di una non meglio definita “Nuova Evangelizzazione,” chi crede in Cristo vero Dio e vero uomo starà a prudente distanza da questi incontri.

Luciana Cuppo


P.S. – Un post scriptum alla mia ultima domanda retorica: MessainLatino ha ripubblicato l’intervista a Thomas Murphy, stavolta in varie lingue fra le quali l’inglese (lingua originale), ed ecco le parole testuali di Murphy:

“This is our invitation to all the faithful to affirm our Catholic faith and our fidelity to the Roman pontiff, to express our belief that traditional Latin liturgy is a perfect instrument of the New Evangelization, [because of] its appeal to the young and its universality.”

Ed ecco come le capisco io: “Questo è il nostro invito ai fedeli ad affermare na lostra fede cattolica e la nostra fedeltà al romano pontefice, per esprimere la nostra convinzione che la liturgia latina tradizionale è uno [il grassetto è mio] strumento perfettto della Nuova Evangelizzazione, [……….] la sua attrattiva sui giovani e la sua universalità.”

Allora ripeto: Gesù presente sacramentalmente sull’altare è uno strumento perfetto della Nuova Evangelizzazione? Insomma, Thomas Murphy non vuole la Messa VO perché vuole Cristo, ma perché la Messa in latino attira i giovani, ha un appeal universale ed è uno strumento perfetto per la Nuova Evangelizzazione:

There is no greater treason

than to do the right thing for the wrong reason, ossia: Non c’è maggior abbaglio – che il far le cose giuste, ma per sbaglio.

 

 

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