Vi invitiamo anche alla lettura dell’articolo di Veronica Rasponi: “Un coordinamento nazionale del Summorum Pontificum?”, pubblicato su Riscossa Cristiana il 7 agosto 2012
di Pucci Cipriani
Si era sparsa la voce, qualche settimana fa, di un pellegrinaggio a Roma, il 3 novembre, dove Benedetto XVI, nella Basilica di piazza San Pietro, avrebbe, finalmente, celebrato la S. Messa nel rito romano antico, dunque un pellegrinaggio di ringraziamento al Santo Padre che ha promulgato il motu proprio “Summorum Pontificum” con il quale – anche se non accolto dalla quasi totalità dei vescovi – rendeva ai cattolici quella Messa detta di San Pio V:”il quale, sorretto da grande zelo pastorale, a seguito dell’esortazione del Concilio di Trento…curò l’edizione dei libri liturgici”. Come prevedibile la notizia fece molto scalpore specie tra quei gruppi di cattolici, fedeli alla Tradizione, che iniziarono la loro battaglia contro l'”autodistruzione della Chiesa”(tanto per usare le parole di Paolo VI) e che a novembre festeggeranno, come il sottoscritto, non il cinquantennale del Concilio Vaticano II, ma quello della loro Resistenza che iniziò già durante lo svolgimento del Vaticano II. “Cui bono?” Vale a dire “con quale speranza?”, scriveva già l’indimenticabile amico Tito Casini ne : “La Tunica Stracciata” (Ed. Il Carro di San Giovanni – Firenze 1967). Rispondiamo: nulla nell’uomo, tutta in Colui del quale la Cresima ci fece soldati: costretti a combattere da partigiani, con tutte le intemperanze, possibili, dei partigiani.” Nessuno prova dunque, come noi, gratitudine e affetto nei confronti del Santo Padre che, con il motu proprio, ha reso dignità anche a coloro che, in questo mezzo secolo, hanno combattuto la buona battaglia, senza compromessi, a viso aperto: “Combattiamo e combatteremo – scriveva ancora Casini – per Israele, dentro Israele, per la Chiesa dentro la Chiesa, memori di quelle parole: ‘non veni pacem mittere sed gladium’, offrendo a Dio anche questo grande dolore di dover guerreggiare contro nemici che sono nostri amati fratelli.
Ma i nostri “nemici” si annidano, da tempo, nei “Consigli Pastorali” e nelle “Conferenze Episcopali” che, praticamente, hanno annullato il ‘Motu Proprio’. Un’occasione dunque, per i fedeli della Tradizione, per recarsi a Roma per ringraziare il Santo Padre e chiedergli, finalmente di far applicare quel Motu Proprio da Lui stesso emanato, che per molti – e cito le parole del Novello Masaniello Enzo Bianchi, logorroico imbonitore – addirittura:” il tre novembre non è un cammino di riconciliazione e di comunione, ma di rivincita, di condanna per l’altro”.(Sicut scripsit).
Tutto questo non ci esime, anzi ci rafforza nel nostro convincimento di prendere le distanze da quel pellegrinaggio del 3 novembre, proprio in quei giorni dedicati, dalle nostre famiglie, alla commemorazione dei Santi e dei defunti e alle visite dei cimiteri.
Innanzi tutto non ci sarà il Papa, come in un primo momento avevano detto, a celebrare la Messa in San Pietro…forse, dopo, chi sa, potrebbe anche impartire una benedizione…e forse parlare ai fedeli…forse non ci sarà…forse…
Inoltre il Coordinamento fantasma che, con “motu proprio”, si è autoconvocato assumendosi il compito di organizzare l’evento, manca di referenze che diano garanzie ai vari gruppi del tradizionalismo storico che avrebbero dovuto aderire: nei pellegrinaggi della Tradizione degli anni Settanta, per la Pentecoste, a Roma il “garante” fu il filosofo francese Marcel de Corte, nella formazione del Comitato Anti 89 i garanti si chiamavano: Augusto Del Noce (fui con lui, a Roma, a Palazzo Pallavicini, per presentare detto Coordinamento), Massimo de Leonardis, Jean de Viguerie, Roberto de Mattei, Julien Freund. Fu proprio il nome e il rilievo di questi personaggi, e non tanto il lavoro mio e del collega francese François Brignau, a richiamare l’attenzione e l’adesione di quasi tutti i gruppi italiani che si rifacevano ai valori della Tradizione.
Non ci sembra, sia detto senza offesa per nessuno, che nel Coordinamento Summorum Pontificum, come si fanno chiamare, ci sia qualche nome di rilievo…eppure si ha la pretesa, nel sollecitare l’adesione, di chiedere l’invio di una mail con la storia del gruppo e si assicura che la domanda verrà esaminata (da chi, di grazia?) ed eventualmente il richiedente sarà contattato dal “Promotore regionale”…sempre che si tratti di “Gruppi stabili” (non abbiamo capito quali sarebbero quelli “instabili”).
Onestamente per noi sarebbe anche difficile :”Svolgere in modo permanente una costruttiva attività di confronto ecclesiale etc.etc.” dove, dietro il linguaggio dell’Azzeccagarbugli e del sindacalismo anni Settanta, così lontano dall’evangelico “sì sì-no no”, sembra nascondersi il malcelato intento di consegnarci, mani e piedi legati, alle Conferenze Episcopali, che remano contro il Papa quando si scrive di voler: “istituire, a livello nazionale, insieme all’Istituzione Ecclesiastica, un tavolo di lavoro comune per partecipare, ciascuno nel suo modo proprio, ad una serena e generosa applicazione etc.etc”
Forse gli estensori del documento dimenticano che, ad eccezione di Roma, Diocesi del Papa, in nessun’altra Diocesi, hanno concesso una, dico una, parrocchia personale per i fedeli della Tradizione come invece prevede l’art.10 del “Summorum Pontificum”.
Ora, invece, accodandosi a un andazzo che dura da cinquant’anni, si vuol aprire un “tavolo di lavoro” per produrre altri documenti, come se non bastassero le migliaia di commissioni che ne sfornano, settimanalmente, a tonnellate…e che nessuno legge.
C’è un documento essenziale che è il motu proprio “Summorum Pontificum”. Lo si applichi!
Si chiede l’adesione a una iniziativa e si riempiono di insulti volgari coloro che non sono d’accordo. Capisco come in ogni iniziativa possano infiltrarsi i personaggi del folklore, ma quando sono loro i portavoce i rappresentanti in loco, allora si rimane perplessi e amareggiati: la Tradizione vuol dire anche rispetto per le storie altrui, per le testimonianze date, per una vita, in difesa della Fede.
Il 3 novembre io inviterò tutti i miei amici ad una S. Messa in rito romano antico, che farò celebrare a Firenze in memoria di quei sacerdoti che non abbandonarono mai la loro prima Messa ma continuarono a celebrarla, nonostante le persecuzioni, prima ancora che ci fossero i preti di Mons.Lefebvre e quelli degli Istituti di Diritto Pontificio come la Fraternità di San Pietro e l’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote di Gricigliano. Per questi sacerdoti fedeli “usque ad effusionem sanguinis”, che ci insegnarono la Fedeltà alla Chiesa e a tenere la schiena diritta senza cedere mai, farò celebrare, in quel giorno, la Santa Messa e affideremo le loro anime alle preghiere dei tanti fedeli che ebbero l’incommensurabile fortuna di conoscerli: Mons.Luigi Stefani, Don Luigi Migliorini, Don Rino Bresci, Don Ivo Biondi e Don Umberto Primo Lenzini, ai quali ho dedicato un libro :”Fidem Servavi” che uscirà a Natale.
Ma il tre novembre dovrà essere, per noi, anche giorno di preghiera per questo straordinario Papa, per il nostro Benedetto XVI, affinché non cada mai in mano dei suoi nemici…o dei falsi amici.