di Don Marcello Stanzione
Teresa Chappuis nasce il 16 giugno 1792 in Svizzera, nel piccolo villaggio di Soyhières. settima di undici bambini. Suo padre era un cattolico fervente. Sua madre si occupava di tutta la famiglia. Teresa riceve il Battesimo il giorno stesso della sua nascita. La sua infanzia è felice all’interno di una famiglia unita. I suoi genitori le insegnano l’amore per Gesù e per la Chiesa . Teresa ha solo quattro anni quando scopre la Presenza Reale di Gesù nell’Eucarestia: “compresi tutto. Dio si rivelò a me; vidi che era il Sacrifico del Salvatore e fui colpita da una luce così’ grande che è sempre rimasta presente in me”.
Questa fede precoce non si smentirà mai. Molto presto, sarà soprannominata dai compaesani, “la piccola santa del signor Chappuis”. Entra a quattordici anni nel convitto della Visitazione di Friburgo, dove trova la sorella maggiore che era entrata in quella Comunità come religiosa: questo le fa sentire meno penoso il distacco dalla famiglia. A Friburgo, è una ragazza allegra ed entusiasta. Tutti apprezzano la sua gentilezza e il suo impegno al dovere e alla istruzione che le viene data, pur essendo di salute molto fragile. Ritornata a Soyhières compie con generosità il suo dovere ed aiuta i genitori ma si rende disponibile anche per aiutare in Parrocchia. In questo periodo scopre ogni giorno di più il Buon Dio e pensa a volte alla vita religiosa, senza soffermarsi molto su questo pensiero perché molto felice dell’atmosfera di gioia e di unione che le riserva la vita famigliare. Ha solo 18 anni quando, dopo un pellegrinaggio, decide di farsi religiosa, e monaca della Visitazione a Friburgo. L’esperienza però è negativa e tre mesi dopo è di ritorno in famiglia, alla quale è molto affezionata e non riesce ad accettarne il distacco. La giovane pensa allora di non essere fatta per la vita religiosa. Da quel momento, pur aiutando tutti e impegnandosi sempre più nella crescita spirituale, ha il cuore staccato da tutto. Attraversa un periodo molto duro, e a volte ha l’impressione che Dio sia molto lontano… La crisi è lunga; prosegue per tre anni. Ella soffre e porta la croce con pazienza, si abbandona tra le braccia della Mamma Celeste, e si reca molto spesso dalla Vergine di Vorbourg, vicino a Soyhièeres, per confidarle la sua sofferenza.
In quei momenti di preghiera e di intima unione con Maria comprende che Dio in quella prova ha voluto farle capire che bisogna saper lasciate tutto per donarsi unicamente al suo Amore. Inizia allora a vivere quell’abbandono che è la caratteristica della spiritualità salesiana e decide di ripartire per la Visitazione di Friburgo. Il 21 novembre 1814 lascia la famiglia ed entra in clausura. Dopo questo decisivo superamento di se stessa esclama con fede e convinzione : “Sono religiosa per sempre”. Da quel momento diventa una visitandina esemplare. La sua vita è intessuta di generose rinunce e fa il proposito di non affacciarsi più alla finestra della sua cella, da dove può godere un panorama molto bello che le ricorda la sua giovinezza. Inizia così una vita con esperienza nuove: si aggrappa alla obbedienza e all’abbandono che formano la vera Figlia della Visitazione, ma soprattutto all’umiltà, la ,prima e caratteristica virtù che i Santi Fondatori chiedono venga praticata dalle loro Figlie. Si dà con gioia ed entusiasmo e questo suo fervore a volte provoca qualche scenetta divertente; per esempio, in refettorio, stava portando un candeliere quando il suo slancio viene bloccato da un ostacolo che lei, disinvolta, supera con un salto, accorgendosi solo dopo che l’ostacolo era la superiora stesa a terra per la pratica della penitenza in uso nei monasteri durante certi tempi liturgici.
E’ vivace ma con grazia e questo le ottiene il dono di poter vestire l’abito religioso a Friburgo il 4 giugno 1815. Cambia quindi il suo nome di Teresa in quello di Suor Maria Francesca di Sales. Comincia così il suo noviziato, durante il quale approfondisce la conoscenza dei santi Fondatori e si impegna pienamente nello spirito dell’istituto. Spesso ripete: “tutto mi piace in san Francesco di Sales”. In noviziato studia con particolare interesse il Direttorio Spirituale per le azioni giornaliere. Non si accontenta tuttavia di leggerlo, ma lo vive pienamente per essere sempre più di Dio, e sempre meno del mondo. Questo non le impedisce di compiere con pazienza e devozione i suoi doveri quotidiani. La Maestra delle Novizie si trattiene con lei, e con stupore, scopre ogni giorno più come Dio vada formando questa anima come una piccola palla di cera e le doni la grazia di lavorare secondo il suo Progetto. La Maestra esorta perciò la novizia a mettere per iscritto tutto ciò che Dio le fa comprendere durante l’orazione.
Suor Maria Francesca di Sales, come sempre, ubbidisce, anche se questo le costa molto. Inizia il suo “piccolo quaderno spirituale” nella festa del Sacro Cuore di Gesù, coincidenza molto significativa che ella ancora non può capire nè conoscere. Ma ciò che scrive manifesta quanto ella si sia lasciata plasmare dalla grazia e quanto grande sia il suo abbandono. “La santificazione della creature, la più debole e la meno capace di riconoscere i Tuo benefici deve, così mi sembra, prima di tutto glorificarTi. Questo motivo, più grande di ogni altra cosa, mi sosterrà nella dipendenza che vuoi da me”. Questa affermazione sarà dimostrata da tutta la sua vita. Si dona al Signore con la Professione il 9 giugno 1916. Con altre due Sorelle è mandata a Metz per ristabilire il monastero chiuso a cause della Rivoluzione, si ammala però gravemente ed è obbligata a rientrare a Friburgo nell’ottobre 1819, dove le viene dato l’incarico di Maestra delle Novizie. Adempirà questo compito per diversi anni. Nel 1826 la Visitazione di Troyes chiede Suor Maria di Sales come superiora. La Comunità di Friburgo ha un po’ di esitazione nell’accettare questa richiesta, ma lei, durante l’orazione, comprende chiaramente che il “Buon Dio” le chiede di accettare questa carica e lo confida alla superiora, che, evidentemente, rimane sorpresa. Arriva a Troyes il 1 giugno 1826, e la Comunità trova in lei una vera Madre che fa “tutto per amore e niente per forza”. Prima di tutto, anche se con fatica, ritrovano lo spirito di ubbidienza e di abbandono, essenziale per la Visitazione e che viene richiesto a loro dalla nuova Madre. I risultati di questa amorosa guida sono così rapidi che tutte le Figlie si impegnano quasi subito a seguire l’esempio della Madre, che presto sarà chiamata dagli abitanti di Troyes la “Buona Madre”. Il rilassamento del monastero di Troyes dalla sua riapertura nel 1807 era cosa chiaramente nota a tutti; la clausura particolarmente non era esattamente definita, per la presenza di un educandato. La decisione però non è accettata dai genitori e, dopo poco tempo, non rimangono che quattro educande. Ne segue che la situazione finanziaria del monastero è molto provata e la povertà più che evidente. Madre Maria di Sales Chappuis si abbandona più che mai alla Provvidenza, la quale in seguito non la abbandonerà mai: è attraverso questa incrollabile fiducia che riuscì miracolosamente ad ingrandire il monastero e, particolarmente, restaurare la cappella. Troyes si arricchisce di preziosi frutti, e il Buon Dio mostra chiaramente la sua volontà, compiendo nella Madre ciò che ella aveva scritto parecchi anni prima: “Ho visto che avrò il frutto e gli effetti della vita contemplativa ed attiva”.
Un giorno, vede un giovane seminarista che accompagna il sacerdote entrato in monastero per amministrare il Sacramento degli Infermi ad una religiosa. Il Signore allora si rivela a lei, e la Madre confida al sacerdote: “Oggi ci avete portato il nostro confessore: deve essere riservato per noi, perché Dio ce l’ha scelto”. In effetti questo giovane seminarista, diverrà l’abate Brisson, che sarà cappellano e confessore della Visitazione per 44 anni. Nel 1838 la Madre parte per Parigi dove è stata eletta superiora nel secondo Monastero della Visitazione nella capitale francese, a Vaugirand. Anche lì sarà fedelissima al suo servizio materno, sempre gioiosa, irradiando vita attorno a sè, sollevando le anime, rendendo tutto facile, come scriveranno le sue figlie. Durante i suoi “anni parigini”, il confessore l’invita a scrivere circa la luce che riceve di Dio durante l’orazione. Ella, ubbidisce, e scrive ogni giorno alcune note da cui traspare la grandezza e l’amore infinito del Buon Dio. Lascia Parigi nel 1844, e ritorna a Troyes, dove la Comunità la ricorda e l’attende con fervore. Ritrova un monastero vivo, un educandato in pieno sviluppo e lei si dona con tutto il cuore: è in questo spirito salesiano che vengono formate le giovane educande. Tuttavia, nella vita di Madre Maria di Sales Chappuis non si è ancora realizzato il Progetto che Dio vuole compiere per mezzo suo.
Al suo ritorno da Parigi, ritrova l’abate Brisson come cappellano del monastero. In questo vede un segno evidente della volontà di Dio e confida al giovane sacerdote un progetto che da molto tempo custodisce in fondo al cuore: diffondere largamente lo spirito di san Francesco di Sales. Nel giungo 1843 aveva scritto: “Il Salvatore dice di andare a fare la missionaria tra i nostri fratelli; di andare senza borsa e senza bastone, inviati per il Signore…”. Ma l’abate Brisson si oppone con fermezza al progetto. Ella insiste invano. Il giovane sacerdote è cocciuto! Il 24 febbraio 1845, però, il Signore gli appare perché si convinca e accetti. Allora, finalmente, l’abate Brisson si inchina senza tardare! Questo momento arriva però molti anni più tardi. Nel 1868 Mons. Mermillod, amministratore della Diocesi di Ginevra incontra Mons. Ravinet, vescovo di Troyes, e conosce il suo desiderio di una fondazione di religiosi che diffondano il pensiero salesiano. I due Vescovi ne parlano alla Madre che vede allora un segno della Divina Volontà. Lo stesso anno, in dicembre, il vescovo di Troyes incontra l’abate Brisson per un motivo apparentemente molto diverso: per il sacerdote si tratta di salvare l’istituzione Saint- Etienne, istituzione scolastica cattolica della diocesi che sta per chiudere a motivo di difficoltà finanziarie. L’abate Brisson accetta, ma va ad aprire il suo cuore, sulle difficoltà di questo compito, a Madre Maria di Sales . Ella, lo incoraggia, lo spinge a proseguire: il segno decisivo della volontà di Dio è quello, gli Oblati di San Francesco di Sales stanno per nascere! La Madre sa che si avvicina la fine della sua corsa terrena e questa ultima opera, gli Oblati di S. Francesco di Sales, sacerdoti impegnati a diffondere lo spirito salesiano, coronerà una vita che Dio ha riempito con la ricchezza delle sue grazie!
Gli Oblati resteranno cari al suo cuore fino alla fine della sua vita, come dirà a Padre Brisson: “siate sicuri che è volontà di Dio che gli Oblati esistano […] si servirà di essi per produrre dei grandi frutti in tutto l’universo…desidererei molto vedere gli effetti di quest’opera, ma ciò che amo e desidero di più è il divino Volere”. Questa parole riassumono esattamente e molto bene la sua vita. Molti sono coloro che la vogliono conoscere, le vogliono parlare o le scrivono: vescovi, sacerdoti, laici. La sua vita è stata un atto incessante di fedeltà alla Volontà di Dio, tutto ha compiuto alla Sua Presenza, testimoniando con le opere quanto aveva scritto: “La cosa più importante è donarci totalmente nel momento presente: tutto sta lì. E,ancora: dobbiamo stare come i poveri che tendono la mano al salvatore senza pretendere di avere diritto alla sua liberalità, ma che si fidano di lui e sono sicuri che riceveranno”.
Nel 1875 si ammala e rimane a letto tutto il mese di agosto: è molto debole e stanca. Ma è solamente l’inizio di una lunga agonia, che accetta pazientemente. Degna figlia di san Francesco di Sales, riconsegna la sua anima a Dio il 7 ottobre dello stesso anno, dopo avere assicurato la Comunità che sarebbe sempre rimasta la loro Madre.
Nella vita della venerabile Maria Di Sales Chappuis, scritta da P. Brisson, che fu per anni il suo confessore, è narrata la guarigione miracolosa della suora oblata Emanuela Fourier. Costei fu colpita da necrosi ossea al tallone. Medici celebri, tra cui il dott. Claudel, dichiararono ch’era urgente amputare. La malata si raccomandò alle preghiere della venerabile Madre Chappuis, ed ottenne da lei un po’ di ovatta con cui era stata toccata una reliquia di S. Francesco di Sales. Dopo una notte passata tra sofferenze insopportabili, essa si addormentò verso le quattro e mezza del mattino, e vide in sogno S. Francesco di Sales che le ungeva il piede malato. Al risveglio si trovò guarita e si recò in chiesa ad ascoltare la S. Messa per ringraziamento.
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