UN MONDO A TASSO ZERO – di Giovanni Lazzaretti

di Giovanni Lazzaretti

 

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Papa Benedetto XIV


 

 

Ci siamo sposati nel 1980 e abbiamo quindi attraversato gli anni in cui esplodeva l’euforia finanziaria. Pur tenendoci ai margini, abbiamo assaggiato un po’ di tutto: titoli di Stato, fondi azionari, fondi obbligazionari, piani di accumulo, polizze vita.

Arrivati al Giubileo del 2000 abbiamo detto “Basta”: anche cercare la miglior collocazione del denaro è una forma di idolatria. Ci siamo così spostati sull’investimento che facesse perdere meno tempo possibile: buoni postali ventennali. Li prendi, e per 20 anni te ne dimentichi; non hai da cercare “il meglio” perché i tassi sono quelli che sono, prendere o lasciare.

Nel frattempo avevo cominciato, dal 1998, a studiare il sistema bancario e i sistemi di emissione della moneta. Nel 2012 avevo raggiunto delle certezze: tranne l’emissione di monete metalliche da parte dello Stato e le emissioni da parte di falsari, tutto il denaro che circola, cartaceo o elettronico, è emesso dal sistema bancario privato col metodo della moneta-debito.

Sintetizzai il tutto in una frase: “Poiché l’ente che emette il denaro è il medesimo ente che presta quel medesimo denaro a interesse, il debito del mondo, per motivi matematici e non per la buona o cattiva volontà dei popoli, è impagabile”.

Qui però nasceva il problema personale. La matematica spiega che il mondo ha un problema insormontabile: gli interessi passivi. E se il problema sono gli interessi passivi, l’altra faccia del problema sono gli interessi attivi. In altre parole, anche se avevo scelto la forma d’investimento più soft, ero anch’io complice del problema.

“Però” – mi dicevo – “la Chiesa in tempi già molto lontani ha sdoganato il prestito a interesse: come è possibile che la Chiesa mi consenta una cosa che oggettivamente danneggia la comunità umana?”

Mai fidarsi del “sentito dire”! Sono andato a leggere cosa davvero la Chiesa disse sul prestito a interesse e sull’usura (Benedetto XIV, enciclica “Vix Pervenit”).

1)    Ogni guadagno che superi il capitale prestato è illecito ed ha carattere usuraio. A scanso di equivoci l’enciclica precisa che questo vale anche se fosse un povero a prestare a un ricco.

2)    E’ possibile che esistano, a fianco del prestito, altri titoli esplicitamente concordati e scritti; è possibile che da questi titoli derivi una ragione giusta e legittima di esigere qualcosa in più del capitale prestato.

3)    “Ciascuno si convincerà a torto e in modo sconsiderato che si trovino sempre e in ogni dove altri titoli legittimi accanto al prestito”: in realtà normalmente non ci sono altri titoli legittimi che non siano il puro prestito.

Quindi l’unico “investimento cattolico” è quello a tasso zero. Se vuoi che il tuo capitale generi un di più, occorre che ci sia un “titolo” abbinato a quel prestito; ad esempio la partecipazione al rischio d’impresa: ricevo un extra se l’impresa a cui ho prestato realizza dei guadagni; ma devo anche correre il rischio di perdere denaro se l’impresa va in perdita.

L’abbinata “capitale sicuro + interessi attivi” è una tentazione fortissima. Nell’ottobre 2011 alle Poste mi convinsero a prendere buoni a 18 mesi, invece dei ventennali: 15.000 euro dell’ottobre 2011 diventarono 15.560,06 euro nell’aprile 2013. Quei 560,06 arrivati senza far nulla sono una tentazione.

Per fortuna c’è un professore non cattolico, che capisce la cattolicità meglio di me, a ricordarmi la verità “Se da una parte c’è qualcuno che guadagna senza lavorare, da un’altra parte c’è qualcuno che lavora senza guadagnare. La Vix Pervenit non era un trucchetto ecclesiastico per ribadire il peccato di usura e al contempo sdoganarla: era invece la distinzione solennemente formalizzata tra il fresco ruscello del capitale utilizzato per il lavoro e l’acquitrino del capitale inutile e autoalimentato. Una distinzione di carattere morale che, oggi lo sappiamo, era anche fonte di una grande saggezza economica.”

Il debito del mondo è impagabile. Il prestito a tasso zero è l’unica opera di misericordia che possiamo attivare per rompere questa sistema e per salvare i nuovi schiavi che “lavorano senza guadagnare”.

“Da qui, se volete, comincia la lotta di liberazione”.

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