di Piero Nicola
Ci sono articoli di informazione che sarebbe un male passassero per noi sotto silenzio oppure ignorati. S’intende che le notizie di carattere sensazionale andrebbero approfondite e circostanziate, con tutto il rispetto per la giornalista del caso: Silva Kramar. Tuttavia, se anche avessi appreso soltanto un terzo del contenuto del suo pezzo, comparso su Il Giornale lo scorso 17 luglio, avrei avuto materia per inorridire.
Il titolo annuncia che Hollywood, la fonte della mondiale inondazione filmica, a corto di soggetti appetibili e in cerca di spettacoli che colpiscano e riempiano le casse, ha scoperto le Sacre Scritture (Bibbia e Vangelo). Per la verità, non sarebbe una scoperta. I colossal sulla storia sacra impegnarono il cinema americano per oltre un decennio, sino al 1966, quando venne prodotta La Bibbia di John Huston; e i risultati furono sovente notevoli, quantunque, essendo le storie buone sia per i cattolici che per i protestanti, fossero, in realtà, viziati da aggiustamenti ambigui e da omissioni talvolta intollerabili per i figli della Chiesa. Da allora, a parte alcune pellicole su Gesù Cristo assai criticabili, la cinematografia d’Oltre Oceano infangò i santi di passata (San Cirillo di Alessandria), senza imperniare un film sui Patriarchi e sulla Sacra Famiglia.
Veniamo ai misfatti di cui la Kramar ha raccolto dati raccapriccianti, a proposito dei progetti e delle faraoniche lavorazioni già in atto. Va subito notato che i responsabili sono registi di peso: Spielberg, Aronosfky, Mel Gibson (forse meritevole d’essere distinto dal novero) ed altri, tra i quali l’attore premio Oscar Will Smith, al suo esordio di regista con La redenzione di Caino: un Caino assetato di sangue e affatto vampiresco. E sarebbe ancora soltanto dissacrante che Mosè sia presentato col piglio del gladiatore, cioè tutto basato su forze umane e per niente figura del futuro Salvatore, come sino a qualche tempo fa i messsalini ad uso dei devoti lo rappresentavano nelle loro esegesi. Evidentemente l’invalso sfruttamento della inclinazione umana per la cafonaggine e per l’abbandono ai bassi istinti, è diventato irrinunciabile tanto da contaminare le cose sante. Quanto a Spielberg, sembra abbia dichiarato di voluto rendere omaggio alla fede ebraica. Ma anche questa fede, scaduta all’avvento del Messia, dovette concepire la vita di Mosè in funzione del superiore intervento divino e del culto di Jahvè.
Sono in grave imbarazzo nel riferire il peggio: una “biografia” di Gesù. La sua divinità scompare nel nulla, in un nulla per cui devo segnarmi, prima di mostrarne l’origine: la Celeste Madre, la Piena di Grazia, avrebbe subito violenza da un soldato romano (guarda caso!) e, in seguito a tale misfatto, sarebbe nato Colui che avrebbe messo in crisi le potestà ebrea e romana.
Infine il regista di Harry Potter, Chris Columbus, racconta l’infanzia di Gesù. Il che è tutto dire.