S. Stefano, re di Ungheria
L’Ungheria di Orban con il 1° gennaio 2012 ha intrapreso la strada per ritrovare se stessa, con la nuova democratica costituzione che infatti rimette al centro delle proprie istituzioni Dio, la persona e la profonda identità del suo popolo legata alla tradizione cristiana voluta e difesa da Re Stefano. Inoltre con legge dello stato ha limitato notevolmente lo strapotere della banca centrale sottoponendola al controllo delle istituzioni liberamente elette dal popolo. Tutto ciò è stato salutato da quasi tutti gli organi di regime europei come un rischio per la democrazia in Europa, ma in verità le oligarchie temono l’espandersi di un fenomeno di rifiuto delle imposizioni e delle intromissioni di Bruxelles nella vita delle nazioni. Nell’introduzione della nuove legge, inoltre, è scritto che viene “onorata la sacra la corona di re Stefano che da più di mille anni rappresenta l’unità della nazione” e si fa riferimento al cristianesimo come elemento fondante della nazione. Viene inoltre ribadito che il matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna e si sostiene che “la vita del feto va protetta fin dal suo concepimento”. Un’altra misura seria è stata la ristatalizzazione dei fondi pensione e le maxitasse imposte ai grandi gruppi stranieri attivi in settori chiave quali distribuzione alimentare, telecomunicazioni e credito (questi gruppi hanno presentato ricorso in sede comunitaria). Infine, il governo ha limitato i margini di manovra della Banca centrale europea, attirandosi ulteriori e copiose critiche dall’Ue, che chiede a Orban di ripensarci. La risposta è stata bella e perentoria: «Non c’è nessuno al mondo che possa dire ai deputati eletti dal popolo ungherese quali leggi possono o non possono votare», ha tagliato corto il primo ministro.
Nino Sala
segretario federale del Partito Tradizional Popolare
4 gennaio 2012