Un viaggio nell’incubo burocratico
di Piero Vassallo
I mali oscuri generati dalle congreghe incombenti sul nostro farraginoso apparato statale e sulle servili agenzie della formazione e della dis-informazione, sono descritti con stile corrosivo da Ugo Frasca, studioso in rivolta contro l’untuosa macchina dell’oppressione totalitaria, rombante/vaniloquente dietro lo schermo della democrazia populista.
Frasca, infatti, è stato involontario protagonista di un viaggio nel tritacarne allestito dai poteri progressivi, incollati alle poltrone delle università de noantri, dei tribunali politicizzati, dei quotidiani disinformanti e delle case editrici thanatofile.
L’incubosa esperienza, narrata dal protagonista, ha inizio nel 1986, quando Frasca presentò una relazione grazie alla quale superava la prova di ammissione al dottorato di ricerca in storia delle relazioni internazionali, presso la facoltà di scienze politiche dell’università La Sapienza in Roma.
Frasca sostiene e dimostra che la sua partecipazione al concorso disturbava e irritava il potere settario costituito nella facoltà: “avvertii pressioni, ammonimenti e toni minacciosi indescrivibili affinché mi allontanassi dal giocare quella carta.”
Naturalmente l’irrispettosa decisione di concorrere e vincere attirò su Frasca l’avversione dei baroni, iniziati e/o politicamente impegnati, che contestarono il suo testo e tentarono di squalificarlo mediante l’azione concomitante di giudici intransigenti e implacabili, giornalisti impegnati ed editori schierati.
La spiacevole esperienza ha svelato a Frasca la radice ateista/immoralista dell’eversione in atto e gli ha suggerito le puntuali considerazioni critiche, che costituiscono il cuore del saggio, “Diritto e potere”, pubblicato in questi giorni da Alfredo Guida editore in Napoli.
Il giudizio sul clima incombente sulla seconda e adesso sedicente terza repubblica, è esemplarmente spietato. Frasca denuncia, infatti, l’odio contro la verità quale motore dell’inversione del diritto e della degradazione settaria della politica: “Un grande dramma, che viviamo oggi, è quello di imbatterci nella menzogna, sovente istituzionalizzata … Mentire diventa una prassi, un costume che rende l’atmosfera torbida al servizio dei partiti sempre più stretti nella morda dell’incompetenza. E’ un virus che ammala l’intero apparato dello stato, rinvenibile nella componente demoniaca che occulta il vero per imbastire brogli e vendette aventi un unico scopo: la protezione intransigente dell’interesse particolare, costi quel che costi”.
Una volta identificata la menzogna quale origine del disordine politico italiano, Frasca indirizza il lettore alla riflessione sull’indeclinabile primato della verità. E al proposito cita un testo dell’illustre giusnaturalista Alessandro Catelani, che indica l’antico sentiero battuto dagli eversori del diritto naturale. L’immoralismo, infatti, avanza al seguito della disgraziata e bifida Cometa di Pierre Bayle: “La concezione dei diritti inviolabili dell’uomo si è tradotta in una metafisica la quale ha avuto la pretesa, a differenza di quella tradizionale, di tradursi in una disciplina positiva, negatrice in quanto tale di entità trascendenti, che essa in realtà viene invece a presupporre”.
Ridisegnata la grottesca figura dell’ateo, virtuoso e pio secondo lo stravagante Bayle e suoi continuatori democristiani, e trasformati in valori immanenti le verità di ragione e di fede, la politologia prevalente in Italia si allontana dalle indispensabili fonti delle buone leggi per perdersi nella foresta dei paradossi dettati dal materialismo: “Se tutto è materia e non esiste un rapporto intersoggetivo con l’assoluto, allora non si ha alcun obbligo, perché nessuno lo impone. Dalla materia, che è in realtà inanimata, non può provenire alcun comando. Se tutto è materia e non esiste Dio nessuno è obbligato a fare il bene anziché il male, perché non esiste un obbligo di fare il bene mancando ogni norma morale”.
La figura dell’ateo virtuoso, disegnata da Bayle e apprezzata dagli ecumenici visionari, si capovolge nell’incubo oppressivo che tradisce la struttura immoralistica dello stato moderno: “La negazione della Divinità si identifica con l’assenza di ogni norma morale e con il rendere lecito qualunque atto immorale”.
La tartuferia dei cercatori delle virtù nascoste nella pia coscienza degli atei finisce al seguito della perpetua, ora conciliare cometa di Bayle, ossia cade preda della devastante unione della menzogna moderna con la falsa tradizione e con la presunta felicità.
Un’unione disgraziata, di cui, lo afferma l’autorevole don Michel Schooyans, sono complici “quei cristiani troppo zelanti nello stringere la mano che tende loro l’angelo delle tenebre“.
La testimonianza di Frasca costituisce pertanto un importante contributo all’azione dei cattolici insorgenti contro la nuova etica, motore dell’inganno e della dissoluzione in corsa sotto la luce equivoca della cometa del contraffatto ecumenismo.
1 commento su “Università, questione morale e politica – di Piero Vassallo”
Grazie, prof. Vassallo.
Ugo Frasca