VAL DI SUSA COME BENGASI, LA PROTESTA HA UNA REGIA – di Piero Laporta

Gli scontri erano organizzati e Maroni ha sguarnito le forze

 

di Piero Laporta

da ItaliaOggi (gruppo Class)

tumulti in val di susa

Val di Susa come una piazza di Bengasi o Tunisi, quando la protesta della folla diventa combattimento. Ripetiamolo: la folla non combatte; solo un gruppo organizzato, addestrato e ben diretto combatte. La domanda è: vi fu combattimento fra due gruppi militarmente organizzati? I filmati certificano che il gruppo che sarebbe dovuto essere militarmente organizzato, cioè la polizia, non aveva equipaggiamenti adeguati ed era palesemente incapace di disperdere alcune centinaia di sediziosi.

Questi, a dispetto del numero contenuto, hanno mostrato grande coordinazione, generando una pioggia incessante di sassi, molotov e bombe carta. Bombe carta? Il lemma “carta” fa velo all’altro più truce “bomba”, lo inzucchera ma rimane una bomba, confezionata per ferire e uccidere. Voi, lettori, non sapete confezionate una bomba, quantunque bomba carta; né sapete procurarvela se v’urge in Val di Susa. Quand’anche ve la procuraste, non sapreste come farla scoppiare o evitare che vi scoppi in mano. Altrettanto improbabile è un pacifico valligiano, quantunque incazzato, mentre confeziona una molotov o un mortaio rudimentale col tubo idraulico acquistato nel magazzino di ferramenta del cognato. Neppure come operare con maschera antigas e nonostante i lacrimogeni s’apprende mentre si pascolano le mucche. Duecento feriti della polizia, cioè più del doppio di quelli fra i sediziosi, con solo 5 arrestati fra questi, certificano l’inferiorità militare della polizia, la quale, con scudi di plastichetta, inutili manganelli e idranti al minimo della potenza, poté solo lanciare quantità industriali di lacrimogeno, trovando i rivoltosi largamente preparati e accuratamente informati. Questi i fatti, che non sbiadiscono se i violenti sono stati fermati dagli stessi capataz politici che li avevano accolti, resisi conto che la violenza NoTav era svelata senza rimedio dall’incapacità della polizia. Insomma un paradossale G8 alla rovescia. Il comico Beppe Grillo non ha capito la situazione (comprensibile, vista l’età) costringendosi alla caricatura di se stesso.Tentato omicidio, obietta il ministro Roberto Maroni, il quale ha tuttavia mandato sguarnite al fronte le potenziali vittime. Pierluigi Bersani fa il controcanto appellandosi alla magistratura, consapevole che molti piemme eludono il codice penale dai tempi del terrorismo (Art. 283 Attentato contro la costituzione dello Stato, Art. 284 Insurrezione armata contro i poteri dello Stato, Art. 285 Devastazione, saccheggio e strage, Art. 286 Guerra civile; tanto per ricordarne alcuni). Bersani sa bene che una sala del Parlamento è tuttora intitolata a Carlo Giuliani ucciso per legittima difesa da un carabiniere, a sua volta linciato dai media. Bersani e Maroni, la dimostrazione che il braccio di ferro è talvolta un modo di darsi la mano. Val di Susa come Bengasi o Tunisi. È imprudente presumere che le folle libiche, tunisine o, come tempo addietro, quelle bosniache, siano più irrazionali dei valligiani. Grande è il disordine sotto il sole, osservava Mao Tse Tung, la situazione dunque è eccellente. Un rivoluzionario sa che la destabilizzazione d’un paese, la sua frantumazione e la ridistribuzione del potere passano attraverso scoppi apparentemente incontrollati di violenza; ieri quelli di Napoli, oggi in Val di Susa e domani forse Milano, Palermo o chissà nuovamente Napoli.

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