Vincent Lambert e l’ascesa del paradigma bionazista – di Elisabetta Frezza e Roberto Dal Bosco

«Vincent non piangere piccolo mio. Io e papà siamo qui con te. Non ti abbandoneremo». Vincent piange perché ha saputo che i medici dell’ospedale di Reims lo faranno morire di fame e di sete. Lui, il “vegetale”, capisce. E piange. La madre lo consola, ai piedi della sua croce.Vincent Lambert ha quarantadue anni, è tetraplegico, respira autonomamente. Solo, ha bisogno di cibo e acqua per vivere. Ma l’apparato di Francia ha deciso che deve morire. Così come l’apparato inglese aveva deciso di ammazzare il piccolo Alfie.

LA PIETÀ RUBATA I suoi genitori hanno visto Vincent domenica – a domenica risalgono le immagini che lo ritraggono piangere mentre sua madre gli parla – poi lunedì hanno ricevuto via email la comunicazione dell’avvio della procedura di sedazione profonda che prelude alla sospensione della idratazione e della alimentazione. Sicché Vincent è stato sedato dagli aguzzini in camice bianco senza che i suoi cari potessero nemmeno avvicinarlo, salutarlo, abbracciarlo, baciarlo.

Anche in questo caso, il potere voleva gestire in proprio l’iconografia dell’assassinio. Fu dal disastro della guerra in Vietnam, che con foto di violenze inaudite distrusse il morale della nazione americana, che il Pentagono decise di controllare quali immagini uscivano dai conflitti: della prima guerra del Golfo vedemmo solo immagini digitali, notturne; della seconda quelle trasmesse all’esterno dai giornalisti embedded, accorpati alle truppe e null’altro.

Ma lo sterminio ora avviene (anche) al di fuori delle guerre convenzionali. Ci sono altre guerre con altre vittime. Ed ecco che, per la nuova crocifissione eutanasica, il potere prevede che la madre debba uscire dalla stanza mentre le uccidono il figlio, altrimenti ci scappa una scena che potrebbe plasticamente ricorderà la Pietà. Ed è meglio non correre il rischio. L’abbraccio estremo, quella volta, non ha giovato all’impero del male. All’inferno, lo sappiamo, piace riprendere beffardamente le immagini sacre per pervertirle, o forse solo per tentare di dominarle.

Così, anche la pietà di Vincent doveva essere negata agli occhi del mondo. Ma ecco che, grazie al genio di una madre e della sua speranza contro ogni speranza, trapela il video della vergogna, che mostra lo scandalo della pietà. E il mondo, che non provava pietà, la vede, la tocca, si scuote: la verità manifesta è che vogliono uccidere un uomo senziente che chiede di vivere. La sua vita è la vita di sua madre, è la nostra vita e la vita dei nostri figli.

NAZI-PARADIGMA DEMOCRATICO Improvvisamente un ordine superiore ferma il boia ospedaliero. È l’ONU che batte un colpo obbligato, e umilia gli sciacalli che già danzano intorno al prossimo cadavere. Evidentemente, anche i palazzi di vetro si accorgono che il salto è eccessivo, e quelle lacrime trasmesse in diretta dalla Provvidenza hanno diffuso oltrecortina il rumore cupo della marcia funebre programmata per accompagnare la soppressione di un innocente indifeso. Prima troppo pochi sentivano i rintocchi dell’orologio della morte, e piangevano e pregavano.

Ma sbaglia il mondo a non provare pietà se non davanti alla Pietà, perché Vincent domani potrebbe essere chiunque di noi o uno dei nostri figli. Non un domani figurato, proprio domani domani. Gli ospedali hanno cessato di essere luoghi di cura e rifugi per la vita e si sono trasformati in case di detenzione e templi di morte.

Vincent lo volevano ammazzare barbaramente senza alcuna foglia di fico: niente DAT o “biotestamenti”, lo volevano ammazzare e basta, a scopo di pervertimento dell’umano. La guerra silenziosa ingaggiata dal potere è mossa ad affermare il nuovo paradigma utilitarista e “scientifico” secondo la concezione di scienza funzionale al piano di dissoluzione.

È il potere, pilota del pensiero unico, a decidere cosa è la vita e cosa è la morte e quando il rubinetto si deve aprire o si deve chiudere. La vita umana deve diventare per tutti un bene disponibile, dove la disponibilità si misura sul volere della regia necrofila dietro i paraventi bionazisti della “qualità della vita”, per quantificare la quale hanno inventato perfino una formula matematica, realizzando così la continuazione nelle democrazie borghesi della Lebensunwertes Leben (vita indegna di essere vissuta) concepita sotto la svastica. Tutto nel best interest del morituro, ovviamente.

Oggi la svastica ha perso quattro gambette e si manifesta sottoforma della croce che ancora, per qualche arcano motivo, indica gli ospedali. La quantità di morte che vi viene prodotta è imponente: sei milioni di aborti in 40 anni sono solo l’aperitivo; poi arrivano i morti della FIVET, i morti del suicidio (istigato e) assistito e dell’eutanasia, o anche – tema sconosciutissimo – i morti della “morte cerebrale”, trovata harvardiana dai contorni flessibili, e infatti ogni Stato ha il proprio criterio (posso essere vivo in Italia e morto in Olanda, vivo in Giappone e morto negli USA…), e il cui fine altro non è se non la predazione degli organi a cuore battente.

Macron, al riparo dei suoi vomitevoli tweetpilateschi e mellifui sta mandando avanti il piano del suo mentore Attali, che teorizza testualmente (La médicine en accusation, in AA.VV., L’avenir de la vie, Seghers, Paris 1981, pp. 268-274): «Quando si sorpassano i 60-65 anni, l’uomo vive più a lungo di quanto non produca e costa caro alla società. L’eutanasia sarà uno degli strumenti essenziali delle nostre società future. Il diritto al suicidio, diretto o indiretto, è perciò un valore assoluto in questo tipo di società. Macchine per sopprimere permetteranno di eliminare la vita allorché essa sarà troppo insopportabile, o economicamente troppo costosa».Brigitte, attenta…

DI LEONI E DI VERMI Hitler è il vincitore postumo della grande guerra bioetica. In vita non riuscì a portare a compimento il proprio obiettivo perché la campagna di eutanasia massiva Aktion T4 fu fermata a mani nude dal vescovo Von Galen, “il Leone di Munster”, che tuonò: «Hai tu, ho io il diritto alla vita soltanto finché noi siamo produttivi, finché siamo ritenuti produttivi da altri? Se si ammette il principio, ora applicato, che l’uomo «improduttivo» possa essere ucciso, allora guai a tutti noi, quando saremo vecchi e decrepiti! Se si possono uccidere esseri improduttivi, allora guai agli invalidi, i quali nel processo produttivo hanno impegnato le loro forze, le loro ossa sane, le hanno sacrificate e perdute! Se si possono eliminare con la violenza esseri improduttivi, allora guai ai nostri bravi soldati, che tornano in Patria gravemente mutilati, invalidi!»

«Allora nessuno è più sicuro della propria vita. Una qualunque Commissione lo può includere in una lista degli “improduttivi”, che, secondo il loro parere, sono diventati “vite inutili”. E nessuna polizia li proteggerà, e nessun Tribunale punirà il loro assassinio e condannerà l’assassino alla pena che si merita. Chi allora potrà avere ancora fiducia nel proprio medico? Può darsi che egli dichiari il malato come “improduttivo” e gli si ordini di ucciderlo. È inimmaginabile quale imbarbarimento dei costumi, quale generale diffidenza saranno portati entro le famiglie, se questa dottrina sarà tollerata, accettata e seguita. Guai agli uomini, guai al nostro popolo tedesco, se il sacro comandamento divino: “Non uccidere”, che il Signore ha annunciato tra tuoni e lampi sul monte Sinai, che Iddio, nostro creatore, ha impresso sin dall’inizio nella coscienza degli uomini, non soltanto sia trasgredito, ma se tale trasgressione sia perfino tollerata ed impunemente messa in pratica».

Oggi di leoni, a Munster a Parigi o a Roma, non vi è nemmeno l’ombra remota. Prevalgono i vermi. La chiesa ufficiale è schierata con Attali. Tutti troppo occupati a insultare Salvini che invoca la protezione della Vergine e dei Santi sull’Italia e sull’Europa. La cosa del resto ha un suo perché, visto che stanno assisi, molli e viziosi, sul fronte opposto.

OLTRE IL DELITTO DI STATO Il problema, alla fine, è che non bisogna pensare che sia finita qui. La guerra continua anche dopo la grazia sovranazionale concessa a Vincent.

Secondo lo schema già sperimentato con la tragedia di Terry Schiavo, chi vuole affondare il colpo è il consorte. Lì il marito aveva già pronta l’amante da impalmare lucrando l’eredità della moglie; qui Rachel Lambert, chissà perché, si innervosisce quando arriva l’ordine di riprendere il sostegno vitale per Vincent. E rilancia sparando denunce contro chi combatte per la vita.

Ma la guerra continua anche perché va oltre l’obiettivo della soppressione dell’innocente: i corpi delle vittime presenti e future non saranno lasciati stare. Dietro l’imperativo eco-utilitarista del riciclaggio, verranno predati gli organi e ciò che resta – rendiamo grazie alla propaganda massonica della cremazione oramai pienamente accettata anche dall’universo cattolico tutto: nello Stato di Washington vogliono imporlo per legge – dovrà divenire “biosludge“, “biofango”, poltiglia organica per concimare i campi. I morti ammazzati negli ospedali torneranno così nella catena alimentare: in pratica, si realizzerà il cannibalismo obbligato di cui parlava Anthony Burgess nel suo Il seme inquieto.

Sì, viviamo un’era distopica, con scene da romanzo di fantascienza.

Siamo nel tempo del ritorno del sacrificio umano. Senza più la protezione di chi il sacrificio umano lo aveva combattuto, quando credeva nell’unico vero sacrificio, quello divino.

14 commenti su “Vincent Lambert e l’ascesa del paradigma bionazista – di Elisabetta Frezza e Roberto Dal Bosco”

  1. Buongiorno

    colto dal raccapriccio, vorrei comunque chiedere qualche informazione in più sul “biofango” alimentare a cui si accenna.

    Un saluto,

    Giordano Persi

    1. Anche io non sono riuscito a trattenere un conato di raccapriccio. Per cortesia Vi chiedo di fornirci qualche informazione in più su quest’ultimo abominio.

  2. Solo Dio può decidere il momento in cui la nostra vita abbia termine, la speranza è l’ultima a morire.
    Tanto disprezzo per il dono della vita, lo può provare solo chi è lontano da Dio, e cioè dall’amore.

  3. Dio, abbi pietà di noi. Sommessamente imploro, rorido delle colpe mie e del mio tempo, quasi con vergogna pigolo pietà, per questi miei simili, per errori all’essenza della loro umanità. Abbi pietà di me, abbi pietà di loro, abbi pietà di noi.

  4. Oswald Penguin Cobblepot

    Lentamente, e malgrado la censura del monopensiero, la verità emerge. Vincent non è per niente un vegetale, ma una creatura umana, perfettamente cosciente di se stesso e della realtà che lo circonda. Quindi è pienamente in possesso delle proprie capacità razionali e facoltà intellettive. Ammettere tutto questo è impossibile per i necrofori laicisti, poiché se si presuppone che egli ha coscienza di sé, questo comporta necessariamente la soppressione di un essere umano, la cui dignità di vivere – indipendentemente dalle condizioni fisiche in cui si trova – è intoccabile. Cianciano della falsa libertà di morire dignitosamente, ma è solo una cortina fumogena, con cui cercano di occultare il diritto sacrosanto di vivere. Pregare per Vincent. LJC da Gotham, il Pinguino.

    1. Caro Oswald, la perversione di questi elementi è tale che essi non si pongono affatto la questione se si tratti di essere umano (cosciente o incosciente che sia), in quanto l’hanno già “risolta”, a favore – horribile dictu ac auditu! – del sì. Solo misero camuffamento è infatti dichiarare la perdita della umana dignità (il discorso in realtà è eminentemente ontologico) in caso di grave e irrimediabile (sul piano umano, giacché Dio è negato) sofferenza, onde millantare una pietas che invece è spirito di morte e di malvagità. Quando si pratica un aborto, altro cavallo di battaglia di lor signori, il camuffamento libertario è dato dai “diritti” della donna!, fregandosene del tutto dei diritti del più indifeso e innocente e soprattutto dei diritti di Dio. Dal punto di vista strettamente morale è la stessa cosa poiché sempre di omicidio si tratta, ma osserviamo come nei States che permettono il cd. aborto post partum, che consente di eliminare il GIA’ NATO anche qui dichiarando che nei primi mesi egli non avrebbe caratteristiche “umane” per presentarsi mondi dinnanzi all’istinto

  5. Conclusione profondamente vera. Sull’impensabile divenuto realtà la nostra incredulità fa fatica a battere la ritirata, ché il senso della giustizia si ribella e la coscienza non può che gemere. Un autentico dolore misto a rabbia invade tutto il nostro essere e ci si chiede perché proprio a noi è toccato vivere questa immane tragedia. Né si può far finta di niente, se ancora abbiamo un briciolo di umanità, quanto basta a farci distinguere dalle bestie così tanto ultimamente tenute in considerazione. Il rovesciamento delle più sane prospettive è lo sport che ora va più di moda, tanto che persino nei foglietti della messa domenicale si auspica
    per la chiesa la capacità di ascoltare” la buona novella dei popoli indigeni” .
    Ne vedremo delle belle al sinodo per l’Amazzonia.

  6. Una civiltà (?) giunta a un tale livello di perversione… merita di sopravvivere? Forse è una tale civiltà (?) a meritare l’eutanasia. Grazie.

  7. Purtroppo penso sia solo una questione di soldi, vedendo i video credo che qualsiasi genitore non riuscirebbe ad accettare la decisione dello stato,se fosse una persona famosa starebbe tra le mura di casa con la sua famiglia non serve far nome ma si sa,chi non può deve accettare quello che lo stato decide di fare tristezza solo tristezza di quanto valore possa avere la vita umana

  8. (segue) …stesso di conservazione degli individui e della società, accade la stessa cosa: si assume una assurda petizione di principio (non è ancora, o non è più un uomo) laddove la qualifica di “uomo” non è data più dalla biologia e da quel sinolo costituito dall’unione di anima e corpo finalizzato all’eternità dell’anima, ma dalle tabe eudemonistica della vita “giusta” e “felice”, esibendo così in pienissima evidenza la somma ipocrisia di declassare un uomo a “altro” nel momento stesso in cui però quell’uomo è pienamente tale ed essi (i perfidi) non possono far nulla (se non mentire, rectius tentare di mentire) per cambiare siffatta realtà la quale est et stat, e li sovrasta, talché la loro stessa menzogna li conferma nella loro pienissima consapevolezza (che non si vede come potrebbe non esser tale!) della realtà della vita che essi intendono sopprimere. A casa mia ciò si chiama res diaboli.

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