Viva il modello americano! O forse no, questi dati dimostrano un’altra verità – di Marcello Foa

di Marcello Foa

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zzzzpvrmrcConfesso : sono stato, in gioventù, un grande ammiratore degli Stati Uniti. Poi, da inviato speciale, ho iniziato a girare questo grande Paese in lungo e in largo ma non nelle solite, note grandi città – New York, San Francisco, Boston, Washington – bensì nell’America profonda, quella, noiosissima, mai battuta dai turisti e dove i giornalisti si recano solo se costretti dai loro direttori. Un paio di anni fa con la mia famiglia abbiamo trascorso le vacanze negli Usa ; lasciammo la Grande Mela per addentrarci nello Stato di New York, su verso Albany e Catskills Mountains, sedotti dalla descrizione, letta sulle guide turistiche, dei tipici, deliziosi villaggi, simbolo di una vecchia America.

Bastarono poche decine di chilometri per restare sconcertati: i villaggi erano davvero vecchi ma tutt’altro che deliziosi. Erano angoscianti, costellati di case derelitte e talvolta piegate su sé stesse ; viaggiavamo su strade piene di buche da cui spuntavano erbacce che nessuno strappava più da tempo e intorno a noi vedevamo solo povera gente. I più fortunati vivevano in baracche di legno, gli altri vagavano trascinando i propri cenci nei carrelli della spesa.
Scoprimmo, allora, l’altro volto dell’America, quello che i turisti non vedono mai sulla Fifth Avenue o nel centro di San Francisco ed è un’America molto più numerosa di quanto si immagini, isolata, ignorata da tutti, abbandonata a se stessa.

Capii allora che erano veritiere le denunce di un commentatore molto coraggioso l’economista Paul Craig Roberts; non uno qualunque, ma uno dei principali collaboratori del presidente Reagan, docente universitario, pluripremiato. Craig Roberts sostiene che parte dei dati concernenti gli Usa, a cominciare da quelli sulla disoccupazione, non sono attendibili, in quanto manipolati alla fonte. Per intenderci : è uno di destra, un liberale. Ma con gli occhi aperti e un’autentica passione civica al servizio del proprio Paese.

Ora, grazie alla segnalazione di un amico, scopro uno studio di due docenti americani, Hershey H. Friedman e Sarah Hertz, intitolato: “Gli Stati Uniti sono il miglior Paese al mondo? Ripensateci”, basato su una serie di statistiche internazionali, da cui trova conferma il ritratto di un Paese in fase di evidente involuzione sociale, politica ed economica. Qualche dato: nella classifica sulla percentuale della popolazione che vive in povertà, gli Usa sono al 35 esimo posto su 153. Quella riguardante i bambini in povertà nei Paesi occidentali è ancora più disastrosa: gli Usa sono 34esimi su 35, solo la Romania fa peggio. Sono il quarto Paese al mondo con la maggior disuguaglianza reddituale, dietro a Cile, Messico e Turchia. E gli stessi americani non si sentono molto felici: sono appena al diciassettesimo posto della classifica mondiale. L’aspettativa di vita è bassa: gli Usa sono appena 42esimi, mentre battono tutti riguardo la popolazione carceraria: hanno 2,2 milioni di detenuti, molto più della Cina (1,6 milioni) che però ha una popolazione oltre 3 volte maggiore e della Russia dell’orribile Putin (600 mila). Secondo una fonte insospettabile, l’Economist, nemmeno Stalin raggiungeva queste cifre.

Potrei continuare ma mi fermo qui. Intuisco lo sconcerto del lettore, che si chiede: ma come? Io pensavo che l’America… Già, lo pensavamo tutti, ma per valutare davvero questo Paese non ci si può limitare agli annunci ufficiali, che descrivono solo una parte della realtà, ignorando tutto quello che non collima con la verità ufficiale, con il mito che Hollywood e le tv continuano ad alimentare. Quanti film avete visto sui 45 milioni di americani in povertà? Quante denunce giornalistiche? Chi solleva questo tema nei dibattiti televisivi? La risposta è sempre la stessa: nessuno.
Tutti pavidi e conformisti, tranne pochi commentatori coraggiosi come Paul Craig Roberts.
That’s America. Purtroppo.

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fonte: Il Giornale

8 commenti su “Viva il modello americano! O forse no, questi dati dimostrano un’altra verità – di Marcello Foa”

  1. Esiste un America “minore” (nel senso di meno nota ai turisti) molto migliore di quella descritta dal dr. Foa ed è quella di origine ispanica. Sarà perché la presenza cattolica in questi stati e piu grande ma luoghi come nuovo messico, Texas, Arizona sono decisamente più vivibili dell’upstate new York.

  2. è ora che gli italiani si destino dal sonno dogmatico (probabilmente) causato dalle bombe sganciate dai liberatori e applaudite da loro servi italiani
    complimenti all’autore del testo!

  3. All’involuzione morale segue l’involuzione sociale, politica ed economica.
    Questo è un destino inevitabile per chi abbandona Dio e le Sue leggi!

    1. D’accordo, caro Diego: l’ involuzione morale, l’albero, dà come frutto
      l’involuzione sociale, politica ed economica.
      Diagnosi perfetta!
      Grazie!

  4. Ha ragione l’ottimo Foa. Dalle notizie che mi giungono da oltre Oceano, da parte di parenti e amici, la descrizione di Foa è un riconoscimento fotografico della realtà. Quando mia sorella tornò dagli USA, dove era stata per questioni di studio, ha riferito una realtà completamente diversa dall’immaginario italiota. Trovarsi ogni mattina attorniati da centinaia di homeless, gente che fino a poco tempo prima stava relativamente bene, non è uno spettacolo edificante. Molti statunitensi cercano addirittura di cambiare vita in Canada. Una situazione che, prima o poi, dovrà esplodere.

  5. Materialismo puro e semplice, molto simile a quello dell’URSS. Gli stati senza Dio non possono costruire nulla di serio, soltanto rovine.

  6. è un po’ quello che succede da noi dove le autorità di governo applaudono ad una ripresa in corso, ad una Italia che cresce mentre non si parla dei quattro milioni di poveri che trascinano la loro vita nei loro cenci !!

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