“VOGLIAMO TUTTO”. RIFLESSIONI SUL GRILLISMO – di Danilo Quinto

di Danilo Quinto

fonte: Corrispondenza Romana

 

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«Abbiamo incanalato tutta la rabbia in questo movimento. Dovrebbero ringraziarci ad uno ad uno. Se noi falliamo, l’Italia sarà guidata dalla violenza nelle strade», dice Grillo al “Timeˮ, con quel suo stile da demagogo populista che ricorda i dittatori dell’America Latina ‒ Hugo Chavez in testa, pace all’anima sua, che nei suoi 15 anni di permanenza al potere ha creato lo Stato con la più alta percentuale di criminalità al mondo (120mila omicidi dal 1999 ad oggi) – osannati e celebrati dall’intellighenzia comunista nostrana, che considera  questi personaggi degli eroi della libertà.

Una libertà fondata sulla tirannide, sul despotismo, sul disprezzo dell’essere umano e delle Istituzioni, e sulla piazza, che deve essere fomentata per il cambiamento. «Vogliamo il 100% del Parlamento, non il 20% o 25% o 30%: quando i cittadini diventeranno lo Stato, il movimento non avrà più bisogno di esistere. L’obiettivo è quello di estinguere noi stessi», aggiunge il comico genovese, che minaccia di abbandonare la politica se i suoi voteranno la fiducia.

Grillo ha in mente un movimento che diventa Stato, che in esso si dissolve, per travolgerlo e conquistarlo. Quel suo «Vogliamo il 100%», ricorda molto un famoso libro dei primi anni ’70, di Nanni Balestrini, editore Feltrinelli, che raccontava, dal punto di vista operaio, la rivolta in atto, o che si credeva fosse in atto, e la riflessione sulla rivolta. S’intitolava Vogliamo tutto. Non a caso, lo stesso slogan scelto dalle associazioni e realtà lesbiche, gay, bisessuali, trans e queer (lgbtq), riunite nei giorni scorsi a Roma e che hanno fissato per il 15 giugno la data del Roma Pride 2013. «Vogliamo ribadire ‒ si legge in una nota del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli ‒ l’urgenza e la necessità di sostanziali passi avanti verso l’obiettivo del pieno raggiungimento dell’uguaglianza e dei diritti per le persone lgbtq. La nostra piattaforma rivendicativa è immutata negli anni perché nessuna delle nostre richieste di democrazia e civiltà ha ancora trovato risposta e siamo convinte e convinti che la domanda di profondo rinnovamento che dalle urne giunge alla politica sia anche nella direzione di dare ascolto alle sollecitazioni di progresso e cambiamento che vengono dalla società civile e che per troppi anni sono rimaste inevase. Per questo il nostro punto di partenza non può che essere il“Vogliamo Tuttoˮ del 2012 dal quale non intendiamo arretrare di un millimetro, nella certezza che una delle risposte più forti alla crisi che stiamo attraversando debba venire da una rinascita democratica e dei diritti in grado di riaccendere energie e di dare risposte alla società».

C’è un elemento che accomuna gli operaisti degli anni ’70, gli omosessuali e i transgender del terzo millennio e il movimento di Grillo: l’esaltazione della cosiddetta società civile, portatrice di valori e principi di «democrazia e civiltà» sui quali si dovrebbe ricostruire quello che prima andrebbe distrutto. Una balla assoluta, presentata come verità assiomatica e, nel caso di Grillo, ammantata da quella iattanza tipica di chi vive un delirio di onnipotenza. Quella di ritenere che senza di lui e la sua politica, si passerebbe alla violenza nelle strade. Dimentica, il comico, molte cose. Tra queste, i 60 miliardi di corruzione che si producono ogni anno in questo paese, che non possono essere spesi tutti dal ceto politico.

La gran parte circolano proprio grazie agli uffici di una buona parte di quella società civile che sarebbe linda e pinta, immune da colpe, pronta a fare pulizia e ad ergersi come dea vendicatrice. La storia insegna che questo tipo di movimenti, basati sulla solidità del nulla e sulla mistificazione  ‒ corteggiati e adulati per puri interessi di bottega ‒ sono molto più pericolosi di coloro che vorrebbero abbattere.

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