Scriptorium – Recensioni – rubrica quindicinale di Cristina Siccardi

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Recensioni  –  rubrica quindicinale di Cristina Siccardi

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La Madonna di Civitavecchia. Lacrime e messaggi, di Padre Flavio Ubodi  –  Questo testo risulta essere la deposizione conclusiva dell’inchiesta diocesana sulla “Madonnina delle lacrime” (conclusasi positivamente, definendo non umanamente spiegabili le lacrimazioni. Ora il dossier è passato alla Congregazione della Dottrina della Fede) .

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zzzzmdnncvtvDopo la tragica notte scorsa, quando Parigi è rimasta per ore sotto attacco bellico, non è possibile non ripensare ad una profezia di San Giovanni Bosco e di cui parleremo più avanti; non è possibile non riflettere, ancora una volta, sulle profezie di Fatima del 1917; non è possibile non ricondurre la memoria all’apparizione mariana di Civitavecchia.

A Pantano di Civitavecchia, nascosta dagli ulivi, lungo la litoranea tirrenica, un viale alberato conduce alla parrocchia di Sant’Agostino, eretta per volere di Monsignor Girolamo Grillo, già Vescovo di Tarquinia e Civitavecchia, a Santuario Mariano e dove si venera la «Madonnina delle lacrime». Qui, il 16 luglio 1995, alle ore 18,30, apparve per la prima volta la Vergine durante la Santa Messa celebrata dal parroco. «Sul caso Civitavecchia», scrive Riccardo Caniato nella prefazione al libro La Madonna di Civitavecchia. Lacrime e messaggi (Edizioni Ares) di Padre Flavio Ubodi, «si è parlato tanto, interrogandosi sulle lacrime di sangue comparse il 2 febbraio di quell’anno sul volto della Madonnina di gesso», dono del parroco alla famiglia Gregori, e si è discusso molto anche sulle essudazioni di una seconda statua di gesso, identica alla precedente, dono del Cardinale Deskur. E la Madonnina pianse lacrime di sangue sulle mani dello stesso Monsignor Grillo. Era il 15 marzo 1995. Il Vescovo ha lasciato un toccante memoriale su quei fatti.

Dal 2 al 6 febbraio 1995 la statuina venerata nel Santuario Mariano di Pantano di Civitavecchia lacrimò sangue per 13 volte. Pianse ancora sangue il 15 marzo, come abbiamo ricordato poc’anzi, fra le mani del Vescovo. Poi sono accaduti altri eventi soprannaturali. La Vergine è apparsa alla famiglia De Gregori (padre, madre, tre figli) e ha consegnato i suoi messaggi.

Questo testo risulta essere la deposizione conclusiva dell’inchiesta diocesana (conclusasi positivamente, definendo non umanamente spiegabili le lacrimazioni. Ora il dossier è passato alla Congregazione della Dottrina della Fede) a cui il Padre cappuccino Flavio Ubodi (già Provinciale della Provincia romana dei Frati Minori Cappuccini; docente di Teologia dogmatica; Vicepresidente della Commissione Teologica diocesana per la Madonnina di Civitavecchia) è pervenuto, e che oggi sente l’esigenza di esternare e divulgare pubblicamente. Il libro è ricco di fatti, di documenti inediti, di spunti di riflessione, di risultati ai quali si è giunti dopo accurate analisi scientifiche.

La Madonna di Civitavecchia, a detta dei molteplici testimoni, si presentò con i nomi di «Madonna delle Rose», «Regina del Cielo», «Madre della Chiesa», «Madre della famiglia». Nel 1995 la Madre e Regina, con parole gravi, mise in guardia dall’ «apostasia nella Chiesa». Scrive ancora Caniato nella prefazione: «A distanza di tanti anni la cronaca di tutti i giorni rafforza, purtroppo, il valore profetico di tali asserzioni. Più dei casi eclatanti […] che riguardano alcune nefandezze comportamentali attribuibili a sacerdoti e consacrati, l’apostasia passa attraverso la scarsa attenzione che tanti uomini di Dio danno alla vita della grazia e all’efficacia sacramentale; passa attraverso il non riconoscimento della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, o attraverso la messa in discussione del Cristo storico, dei suoi miracoli, della sua resurrezione, delle apparizioni stesse di sua Madre, nel corso dei secoli, a richiamo della verità della Rivelazione» (p. 9).

L’apostasia la respiriamo ogni giorno quando avvertiamo che dogma e dottrina perenne della Chiesa non sono più, per molti pastori, i pilastri della Fede. La Madonnina di Civitavecchia, come riportato negli interrogatori diocesani, ha affermato: «Figli miei, le tenebre di Satana stanno oscurando ormai tutto il mondo e stanno oscurando anche la Chiesa di Dio. Preparatevi a vivere quanto io avevo svelato alle mie piccole figlie di Fatima» (p. 85 – ricordiamo che con Lucia e Giacinta c’era anche Francesco, ma a quest’ultimo non era dato di udire la voce della Madonna); infatti più volte, come raccontato non soltanto dalla famiglia Gregori, ma dallo stesso Vescovo Grillo, la Madonna a Civitavecchia avrebbe fatto espliciti riferimenti ai messaggi delle apparizioni di Fatima. Il Vescovo ha altresì rivelato di aver consegnato a Giovanni Paolo II un segreto comunicatogli dall’allora piccola Jessica, figlia dei coniugi De Gregori. Il segreto è rimasto ancora tale, ma si sa per certo che il contenuto riguarda la Chiesa ed è direttamente collegato al terzo segreto di Fatima, in Portogallo, la nazione nella quale, come rivelò la Madonna, si sarebbe conservato «il dogma della Fede» (la Madonna, si badi bene, non disse soltanto Fede, ma precisò «dogma»), lasciando intendere (anche se la parte successiva del messaggio è ancora celata) una perdita altrove… «Il mio volere», avrebbe detto la Madonna in un messaggio del 25 agosto 1995, «è che vi consacriate tutti al mio Cuore Immacolato per potervi condurre tutti a Gesù».

Ma quale fu la profezia di Don Bosco che abbiamo accennato in apertura? Nel 1864 Pio IX stilò il Sillabo, dove aveva condannato una vasta gamma di posizioni associate al razionalismo, al liberalismo, al materialismo e al fideismo. L’apertura del Concilio Vaticano I fu indetta ufficialmente da Pio IX nel giugno 1868 e le sessioni del Concilio furono interrotte due anni dopo, nel luglio del 1870. Con questa Assise il Pontefice voleva ottenere la conferma della posizione assunta proprio nel Sillabo. La definizione di infallibilità papale non era nell’ordine del giorno originario degli argomenti da discutere (il tema era troppo scottante), ma fu aggiunta  dopo che il Concilio si radunò. Fu controversa, non perché molti non credessero che il Papa fosse infallibile nel definire un dogma, ma perché molti che credevano che non fosse prudente definire la dottrina formalmente, come, per esempio, il Cardinale Newman, il quale pensò che una tale definizione dogmatica potesse allontanare potenziali convertiti. Alcuni temevano che essa avrebbe condotto al rinnovato sospetto che i cattolici avessero un’alleanza straniera; tale visione fu sostenuta dai due terzi dei vescovi degli Stati Uniti e da molti della Francia e della Germania.

Con la costituzione dogmatica Pastor Aeternus il dogma dell’infallibilità pontificia[1] venne definito il 18 luglio 1870. Circa 60 membri del Concilio si astennero, lasciando Roma il giorno prima del voto. L’Arcivescovo (più tardi canonizzato) Antonio María Claret y Clará (1807-1870), confessore presso la corte spagnola e fondatore dei Figli Missionari del Cuore Immacolato di Maria (Missionari Claretiani), fu uno dei più energici difensori a riguardo della questione dell’infallibilità del Papa e del primato della Santa Sede Romana. Inoltre fu il solo membro del Concilio ad essere proclamato santo[2]. La discussione e l’approvazione della costituzione dette adito a serie controversie che portarono all’abbandono della Chiesa alcuni che divennero noti come «veterocattolici».

Lo scoppio della Guerra Franco-Prussiana (1870-1871) interruppe il Concilio. Fu sospeso in seguito alla presa di Roma e non più radunato, ma non venne ufficialmente chiuso se non nel 1960 da papa Giovanni XXIII, come formalità, prima dell’apertura del Concilio Vaticano II.

I risultati del Concilio Vaticano I tracciarono il trionfo del movimento dell’ultramontanismo che sostenne un governo della Chiesa centrale basato sulla figura del Papa. Fu rilevata una crescente consapevolezza della propria identità tra i cattolici nel mondo e il numero delle vocazioni alla vita religiosa e sacerdotale crebbe.

Don Bosco durante il Concilio si schierò logicamente fra coloro che sostenevano il dogma dell’infallibilità pontificia, affermando che essa avrebbe posto termine agli errori del Gallicanesimo[3] diffusi in Francia e del Febronianismo[4] in Germania e sarebbe stata necessaria qualora il Sommo Pontefice si fosse trovato nelle dolorose circostanze di Pio VII (1742-1823). Il fondatore dei Salesiani si dispiacque molto quando seppe che diversi vescovi si dichiaravano contrari all’opportunità di tale definizione. Prima dell’apertura dell’Assise era giunto in Piemonte Monsignor Félix-Antoine-Philibert Dupanloup (1802-1878), Vescovo d’Orlèans, acerrimo sostenitore dell’inopportunità della definizione e cercò alleanze.

Quando fu aperta la seconda Sessione del Concilio (6 gennaio 1870), nella quale i Padri conciliari pronunciarono la solenne professione di Fede, a don Bosco venne comunicata una profezia. Ciò che vide e udì lo trascrisse di suo pugno. Riportiamo i passi più significativi:

«Parigi e Roma le imputate, le “effemminate” e superbe che vivranno giorni inquietanti per le loro mancanze: Dio solo può tutto, conosce tutto, vede tutto. Dio non ha né passato, né futuro; ma a Lui ogni cosa è presente come in un punto solo. Davanti a Dio non v’è cosa nascosta, né presso di lui àvvi distanza di luogo o di persona. Egli solo nella sua infinita misericordia e per la sua gloria può manifestare le cose future agli uomini.

La vigilia dell’Epifania dell’anno corrente 1870 scomparvero tutti gli oggetti materiali della camera e mi trovai alla considerazione di cose sopranaturali. Fu cosa di brevi istanti, ma si vide molto. Sebbene di forma, di apparenze sensibili, tuttavia non si possono se non con grande difficoltà comunicare ad altri con segni esterni e sensibili. Se ne ha un’idea da quanto segue. Ivi è la parola di Dio accomodata alla parola dell’uomo.

Dal Sud viene la guerra, dal Nord viene la pace.

Le leggi di Francia non riconoscono più il Creatore, ed il Creatore si farà conoscere e la visiterà tre volte colla verga del suo furore. […]

Parigi… Parigi! ! … invece di armarti del nome del Signore, ti circondi di case d’immoralità. Esse saranno da te stessa distrutte: l’idolo tuo, il Panteon, sarà incenerito, affinché si avveri che mentita est iniquitas sibi.  […] guai a te se non riconoscerai la mano che ti percuote! Voglio punire l’immoralità, l’abbandono, il disprezzo della mia legge, dice il Signore.

[…] Se sarai nelle angustie, non arrestarti, ma continua finché non sia troncato il capo dell’idra dell’errore. Questo colpo farà tremare la terra e l’inferno, ma il mondo sarà assicurato e tutti i buoni esulteranno. […] I giorni corrono veloci, gli anni tuoi si avanzano al numero stabilito; ma la gran Regina sarà sempre il tuo aiuto, e come nei tempi passati così per l’avvenire sarà sempre magnum et singulare in Ecclesia praesidium.

Ma tu, Italia, terra di benedizioni, chi ti ha immersa nella desolazione? … Non dire i nemici; ma gli amici tuoi. Non odi che i tuoi figli domandano il pane della fede e non trovano chi  loro lo spezzi? Che farò? Batterò i pastori, disperderò il gregge, affinché i sedenti sulla cattedra di Mosè cerchino buoni pascoli e il gregge docilmente ascolti e si nutrisca.

Ma sopra il gregge e sopra i pastori peserà la mano […] E di te, o Roma, che sarà? Roma ingrata, Roma effeminata, Roma superba! Tu sei giunta a tale che non cerchi altro, né altro ammiri nel tuo Sovrano, se non il lusso, dimenticando che la tua e sua gloria sta sul Golgota. […] Roma! … io verrò quattro volte a te!

Nella 1ª percuoterò le tue terre e gli abitanti di esse.

Nella 2ª porterò la strage e lo sterminio fino alle tue mura. Non apri ancor l’occhio?

Verrò la terza, abbatterò le difese e i difensori ed al comando del Padre sottentrerà il regno del terrore, dello spavento e della desolazione.

Ma i miei savii fuggono, la mia legge è tuttora calpestata, perciò farò la quarta visita. Guai a te se la mia legge sarà ancora un nome vano per te! Succederanno prevaricazioni nei dotti e negli ignoranti. Il tuo sangue ed il sangue dei figli tuoi laveranno le macchie che tu fai alla legge del tuo Dio.

La guerra, la peste, la fame sono i flagelli con cui sarà percossa la superbia e la malizia degli uomini. Dove sono, o ricchi, le vostre magnificenze, le vostre ville, i vostri palagi? Sono divenute la spazzatura delle piazze e delle strade!

Ma voi, o sacerdoti, perché non correte a piangere tra il vestibolo e l’altare, invocando la sospensione dei flagelli? Perché non prendete lo scudo della fede e non andate sopra i tetti, nelle case, nelle vie, nelle piazze, in ogni luogo anche inaccessibile, a portare il seme della mia parola? Ignorate che questa è la terribile spada a due tagli che abbatte i miei nemici e che rompe le ire di Dio e degli uomini?

Queste cose dovranno inesorabilmente venire l’una dopo l’altra. […]

Ma l’Augusta Regina del cielo è presente.

La potenza del Signore è nelle sue mani; disperde come nebbia i suoi nemici. Riveste il Venerando Vecchio di tutti i suoi antichi abiti.

Succederà ancora un violento uragano.

L’iniquità è consumata, il peccato avrà fine e, prima che trascorrano due plenilunii del mese dei fiori, l’iride di pace comparirà sulla terra.

Il gran Ministro vedrà la sposa del suo Re vestita a festa.

In tutto il mondo apparirà un sole così luminoso quale non fu mai dalle fiamme del Cenacolo fino ad oggi, né più si vedrà fino all’ultimo dei giorni»[5].

Di fronte all’apostasia di uomini che hanno rinnegato Dio e la Rivelazione, che si fanno beffa del Vangelo e dei Sacramenti, che oltraggiano dogmi e dottrina, che non credono più e profanano la Presenza di Nostro Signore, che compiono peccati mortali come nulla fosse, che ripudiano le loro radici cristiane, che tradiscono la loro identità addirittura all’interno del Tempio di Dio, le mariafonie e le profezie dei Santi sono balsamo e speranza per vedere oltre il tragico scenario presente.

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[1] Secondo questo dogma il Sommo Pontefice deve essere considerato infallibile quando egli parla ex cathedra, cioè quando esercita il «suo supremo ufficio di pastore e di dottore di tutti i cristiani» e «definisce una dottrina circa la fede e i costumi»; quanto stabilito dal Papa sotto queste condizioni «vincola tutta la Chiesa».

[2] Beatificato nel 1934 da papa Pio XI e canonizzato da papa Pio XII nel 1950.

[3] Il Gallicanesimo è una dottrina politico-religiosa che ha per oggetto l’organizzazione della Chiesa cattolica in Francia (la Chiesa gallicana) largamente autonoma dal Papa. Pur riconoscendo al Pontefice un primato d’onore e di giurisdizione, ne contesta il potere assoluto, in favore dei vescovi e dei sovrani nei loro Stati. Il suo opposto è l’ultramontanismo.

[4] Il Febronianismo è un sistema politico-ecclesiastico che ebbe una grande influenza nella seconda metà del XVIII secolo. Suo rappresentante principale fu Johann Nikolaus von Hontheim (conosciuto col nome di Febronio, 1701-1790), vescovo ausiliare di Treviri, nell’attuale Germania, che nel 1763 scrisse la sua opera fondamentale De statu ecclesiae et legittima potestate romani pontificis liber singularis ad reuniendos dissidentes. Partendo dai principi del Gallicanesimo, che aveva appreso a Lovanio, Hontheim prosegue sulla tale via e la supera con un radicalismo acceso, sviluppando una teoria sull’organizzazione ecclesiastica fondata sulla negazione della costituzione monarchica della Chiesa. Il suo intento era di riconciliare le posizioni della Chiesa protestante con quella cattolica, diminuendo il potere e l’autorità del Papa: si tratta di una forma dell’eresia del Conciliarismo.

[5] G.B. Lemoyne, Memorie biografiche di Don Giovanni Bosco raccolte dal sacerdote salesiano Giovanni Battista Lemoyne, Vol. IX, Ed. 1917, Capo LXI, ¶ 779-783; Cfr. C.Siccardi, Don Bosco mistico. Una vita tra cielo e terra, La Fontana di Siloe, Torino 2013, pp. 355-359.

3 commenti su “Scriptorium – Recensioni – rubrica quindicinale di Cristina Siccardi”

  1. Mi appare perfettamente attinente ai sei decenni trascorsi la presentazione ed il commento della Dottoressa Cristina Siccardi delle mariofanie di Fatima e di Pantano di Civitavecchia, che si innestano mirabilmente con la visione di San Giovanni Bosco e le comunicazioni della “Regina della Famiglia e Madre della Chiesa”.
    I Pastori della Chiesa sono chiamati in causa inequivocabilmente, noi veramente siamo entrati, anzi sospinti, nella fase della “Grande Prova” che Dio ci manda come aspra medicina per la nostra finale salvezza. Beati coloro che non resteranno sordi al Celeste richiamo.
    Raccomando vivamente la lettura del testo brevemente recensito dalla bravissima Dottoressa Siccardi

  2. Ricordo l’episodio e la commovente testimonianza di Mons.Grillo : ” ha pianto tra le mie mani”; e poi la data centrale nella nostra Fede, il 2 febbraio. Certo la Santa Madre di Dio di ragioni per piangere ne ha molte… Bellissima la presentazione del testo, ringrazio come sempre la dott.ssa Siccardi.

  3. Corro a comprare il libro. Ho letto già la commovente testimonianza di Mons Grillo e sento nel cuore i fatti di Civitavecchia
    come profondi e importanti richiami del Cielo alla nostra patria che sta perdendo la fede. Grazie alla Sig.ra Siccardi presente
    attenta e competente,

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