60 ANNI DI UN “SECOLO D’ITALIA” – recensione di Giuseppe Brienza

Antonio Rapisarda (a cura di) – 60 anni di un Secolo d’Italia – Roma 2012, € 10,00

 

di Giuseppe Brienza

 

 

Curato dal giornalista catanese Antonio Rapisarda, questo libro esce per ricordare i sessant’anni “ideali” de Il Secolo d’Italia. “Ideali” perché, nel 1952, questo giornale nacque come l’organo di un partito che, da molti anni ormai, non c’è più e non ha più eredi diretti. Mi riferisco, naturalmente, al Movimento Sociale Italiano (1946-1995), comunità culturale e politica che non ha più gruppi o “contenitori” che dir si voglia di rilievo cui riferirsi. Che superino cioè gruppi o gruppuscoli costruiti ad personam e, quindi, privi di quel respiro nazionale, se non internazionale, di cui si poteva fregiare l’Msi.

lrRitornando al Secolo che, per molti anni, recava come sottotitolo “Quotidiano del MSI-DN”, esso è diventato, dopo Fiuggi, per dieci anni l’organo di Alleanza Nazionale (1995-2005) che, bene o male, rappresentava la continuazione ideale del partito e dei movimenti legati al neofascismo italiano. Dopo lo sfascio di An nel 2005, però, questa gloriosa testata è stata colpevolmente trasformata, fino allo scorso anno per fortuna, quando finalmente l’ha “rilevata” Marcello De Angelis, ex direttore del mensile della destra sociale “Area”, la voce personale di Gianfranco Fini che, come altre sue “creature”, in pochi anni l’ha mandata in rovina.

Il libro di Rapisarda è utile per rileggere la storia d’Italia e della destra nazionale dal punto di vista di una piccola redazione che ha sfornato, nonostante le avversità, tante eccellenze giornalistiche, fra le quali, solo per fare alcuni esempi, quelle di Pietrangelo Buttafuoco, Luciano Lanna e Italo Cucci. E’ diviso in due parti, la prima è un saggio molto puntuale del giornalista catanese sulla storia del Secolo. La seconda parte è invece una collezione delle “prime” storiche accompagnate dagli editoriali dell’epoca, ma anche da contributi del tutto nuovi e “originali”. Fra questi, quello di Franco Cardini sulla svolta epocale del Concilio Vaticano II, quello di Giampaolo Pansa di rievocazione della “primavera di Praga”, ed il ricordo di Giorgio Almirante scritto da Marco Pannella. Quest’ultimo, ricordiamolo, fu il primo (e unico) segretario nazionale di partito che, rispondendo all’invito rivolto per quasi cinquant’anni dall’Msi a tutto l’arco costituzionale (eccetto il PCI) di partecipare ai suoi Congressi, venne e parlò, appunto vicino ad Almirante, all’Ergife di Roma il 20 febbraio 1982, alla chiusura della XIII assise nazionale missina.

Anche se non arriva più in molte edicole del sud Italia e nelle isole, il giornale di via della Scrofa è ancora stampato e, quindi, ben venga il ricordo del suo sessantesimo “compleanno”. Che non si trasformi, però, in un evento commemorativo… Questa speranza è oggi nelle mani del direttore Marcello De Angelis che, nel suo editoriale di presentazione ai lettori, ha scritto, ormai è quasi un anno: “Guardatevi allo specchio. Lo specchio sarà questo giornale. Non vogliamo insegnarvi niente. I valori profondi non si apprendono sulle colonne di un giornale. Ma vi possono ritrovare, si possono riconoscere. L’identità, l’appartenenza, si portano dentro e si vivono”. Peccato che in queste (e nelle altre) righe non compare la parola “Tradizione”. Ma non è mai troppo tardi.

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