PROTESTANTESIMO E MODERNISMO – di P. Giovanni Cavalcoli, OP

di P. Giovanni Cavalcoli, OP

 

Nellenciclica Pascendi S.Pio X collega il modernismo al protestantesimo. Per quale motivo? Se noi consideriamo quelli che furono gli intenti di Lutero, bisogna dire che egli, per sua espressa dichiarazione, non intese tanto esseremoderno”, quanto piuttosto mettere o rimettere in evidenza la verità del Vangelo, secondo lui oscurata o falsificata dal cattolicesimo medioevale, il quale avrebbe aggiunto alla Parola di Dio idee, credenze, usanze, riti, pratiche e tradizioni spuri e meramente umanipotremmo dire farisaici -, per i quali luomo pretende di glorificare se stesso davanti a Dio sostituendo la gloria delle opere e dei meriti delluomo alla gloria, alla grazia ed alla misericordia che vengono solo da Dio.S.Pio X

Lutero ha quindi inteso liberare il Vangelo e il costume cristiano da queste che egli considerava aggiunte illegittime, scorie, ipocrisie e falsificazioni, per ritrovare la pura essenza o sostanza del messaggio cristiano in piena aderenza alla Sacra Scrittura. Egli credette quindi con ciò di recuperare le fonti, le sorgenti genuine ed originarie del cristianesimo, che secondo lui ai suoi tempi erano state inquinate o soffocate da secoli di false concezioni e tradizioni, delle quali era responsabile il papato e tutta la struttura ecclesiastica, dottrinale e comportamentale che faceva capo a lui.

Egli bensì sapeva bene che caratteristica del Nuovo Testamento è il presentarsi come annuncio di novità salvifica, frutto di quello Spirito che rinnova la faccia della terra. Quindi Lutero non era estraneo allidea del progresso umano, morale e spirituale, che così profondamente caratterizza lanima di tutta la Scrittura, progresso peraltro da intendere non tanto come rottura col passatosalvo che si tratti di rompere col peccato o con avanzi del passato -, quanto piuttosto di passaggio dal bene al meglio nonchè rafforzamento, crescita ed avanzamento di valori perenni ricevuti da Dio. La metafora delcamminare nella veritàè uno dei temi fondamentali delletica giovannea, mentre S.Paolo usa altre espressioni, come quella dellaumento della luce del giorno che si avvicina o del rafforzarsi nella propria vocazione o del passaggio dalluomo vecchio alluomo nuovo.

La categoria delmodernoè certamente implicita nella Scrittura sotto i temi del rinnovamento e del progresso. Essa appare esplicitamente in S.Tommaso, il quale mette a confronto gli antiqui, che sarebbero i filosofi pagani, con i moderni, che sono i teologi del suo tempo. Listanza dellamodernitàcresce con i secoli seguenti: nel sec.XIV Guglielmo di Ockham è chiamato il venerabilis Inceptor; nel sec.XV nasce la cosiddettadevotio modernasoprattutto nei paesi fiamminghi con Ruijsbroek, lopera anonima La Teologia tedesca e lImitazione di Cristo, una spiritualità individualistica di tipo riflessivo ed interioristico, la quale tende a minimizzare le strutture oggettive della Chiesa, ed a sostituire il realismo e linteresse teologico medioevale di tipo contemplativo con uno sguardo rivolto alla coscienza e allio concreto, che pur sempre, per adesso, si misura sulla volontà di Dio. Ma con i secoli seguenti questa importanza data allio diventerà sempre più pervasiva sino a cancellare completamente, nei sec.XIX e XX, con lateismo e il panteismo, linteresse teologico. S.Agostino lo aveva previsto: amor sui usque ad contemptum Dei.

Lutero è sulla scia di questamodernità”, anche se, come ho detto, egli resta profondamente religioso e nel suo pensiero questa categoria non esiste esplicitamente. Essa tuttavia è sottintesa dalla sua passione per il rinnovamento della testimonianza cristiana e la volontà di recuperare il novum evangelico. Inoltre, ad accentuare questi spuntimodernistici”, è noto come in Lutero sia molto carente la sensibilità per la Sacra Tradizione, da lui semplicisticamente ed ingiustamente equiparata alle tradizioni umane, contingenti e caduche della Chiesa. Per lui la divina rivelazione sorge dalla sola Scriptura e non dalla Tradizione.

Tuttavia non dobbiamo dimenticare che in Lutero la Tradizione è in qualche modo sottintesa, benchè deformata, nella sua passione per la predicazione della Parola di Dio. E cosa è la Tradizione se non conservazione e trasmissione della Parola? Il guaio è che Lutero dimentica che questa trasmissione non avviene semplicemente tra teologi, biblisti e profeti, ma anzitutto per mezzo della catena apostolica, cosa che Lutero dimentica completamente col suo disprezzo per il sacramento dellOrdine e quindi dellEpiscopato.

Questi germi di modernismo presenti in Lutero fruttificheranno nel protestantesimo dei secoli seguenti, in quanto la teologia protestante, accortasi dellimportanza della filosofia così disprezzata da Lutero, salirà sul carro della cosiddettafilosofia modernadi Cartesio e postcartesiani, trovando, dopo Ockham, nel soggettivismo idealista cartesiano una buona interpretazione del soggettivismo di Lutero.

In tal modo il protestantesimo, soprattutto a cominciare dai secc.XVII e XVIII, avverte se stesso sempre più comemodernorispetto al vecchiume medioevale e ci tiene ad esserlo, soprattutto in relazione al progresso degli studi biblici, i quali però appaiono sempre più ispirati non alla fede già propria di Lutero nella verità assoluta della Bibbia in quanto Parola di un Dio trascendente superiore alla ragione, ma alla convinzione della divinità della stessa ragione del soggetto individuale. Da qui, sempre sulla linea dellibero esameluterano, il sorgere di una critica biblica, ispirata a Spinoza e Reimarus, su su sino a Lessing, Schleiermacher, Harnack, Wellhausen e Bultmann, che vedeva nella Scrittura, anche se si affettava di credere ancora in Dio, nulla di più che un testo letterario come qualunque altro, totalmente sottoposto al giudizio inappellabile del metodo storicocritico.

A questo punto si comprende molto bene il matrimonio di luteranesimo e modernismo denunciato da S. Pio X. Indubbiamente Pio X non esaminò a fondo la possibilità che il metodo storicocritico elaborato dagli studiosi protestanti potesse riservare qualche aspetto accettabile dai cattolici. Egli fu invecee così esigevano i tempipreoccupato soprattutto di porre un argine allinvasione di spirito protestante (per non dir di peggio) nellarea del cattolicesimo. E il suo energico intervento resta più che mai attuale ed utile. Solo negli anni successivi iniziarono nel mondo cattolico i primi tentativi, per esempio ad opera del Servo di Dio il biblista domenicano Padre Joseph Lagrange, di recuperare gli elementi validi di quel metodo, per realizzare anche in campo cattolico una sana modernità.

Come è noto lopera del Lagrange non fu immediatamente compresa dal S.Pio X e dal Maestro Generale dellOrdine, il Beato Giacinto Cormier (anche tra Santi non sempre ci si intende!), ma poi Papa Sarto, notando il grande spirito di obbedienza e di umiltà nel dotto Domenicano, apparentemente rivoluzionario, ma in realtà rispettoso della Tradizione, gli dette campo libero, sicchè a questo grande e santo esegeta della Parola di Diosimile in ciò ai Santi Padri e Dottori della Chiesava il merito di aver preparato cinquantanni prima i progressi dellesegesi cattolica promossi dal Concilio Vaticano II e codificati nel documento della Commissione BiblicaLinterpretazione della Bibbia nella Chiesadel 1993 dedicato appunto allesegesi della Sacra Scrittura.

Per essere moderni non è necessario essere modernisti protestanti, con tutto il rispetto per i valori esistenti anche in questi grandi ed importanti movimenti spirituali e culturali. Il cattolico, come persona privata, fallibile e limitato, fosse anche il Papa, avrà da imparare, alloccorrenza, anche da quei movimentiecco lecumenismo -, ma il cattolicesimo, come pienezza della verità rivelata per mezzo della Chiesa da Gesù Cristo, non ha nulla da imparare ma anzi molto da correggere in quei movimenti i quali, per quanto conservino elementi di cristianesimo, sono ben lungi dal conservarne la pienezza e lautenticità.


Bologna, 16 novembre 2011

1 commento su “PROTESTANTESIMO E MODERNISMO – di P. Giovanni Cavalcoli, OP”

  1. Anna Maria Sisino

    leggo nell’introduzione di paolo volontè al libro analogia entis di przywara:come la tradizione protestante anche il modernismo tendeva a interpretare il rapporto tra Dio e l’uomo come un rapporto di completa alterità.Non trovo nulla di scandaloso in questa interpretazione anzi è confortevole sapere che solo Dio è Dio e tutto il resto,tutti noi,siamo fallibili e per questo motivo dobbiamo andarci piano nel giudicarci e condannarci vicendevolmente.Ma da questa alterità non discende il valore soggettivo di ogni espressione riferita a Dio,dogma incluso.Non sta scritto da nessuna parte e tanto meno nelle nostre coscienze che in attesa della realizzazione della Gerusalemme celeste dobbiamo radere al suolo la Chiesa cattolica.Quel che l’alterità indubbia tra Dio e l’umanità(quando smetterà l’uomo\maschio ad appropriarsi della rappresentanza universale ?)proclama è il miracolo che solo il cristianesimo tra le religioni mondiali afferma:dio è nato a Bethlem!Tutto il resto,dogmi,gerarchia ecc.sono miracoli che conseguono ed è chiaro oggi più che mai che la speranziella cristiana è la…

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