20 giugno a Roma. C’era una volta il Family Day – di Patrizia Fermani e Elisabetta Frezza

… è chiarissimo che quello che viene sbandierato come un grande movimento popolare e spontaneo, in realtà è condotto al guinzaglio da un concordato preventivo tra forze di governo della Chiesa e dello Stato. Un concordato che nei termini illustrati, oltre che preventivo, non può non essere pure fallimentare.

di Patrizia Fermani e Elisabetta Frezza

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zzzzgianoQuelli che, con tanto entusiasmo, avevano pensato di partecipare a un nuovo Family Day, potranno raccontare ai nipoti di essersi ritrovati un giorno, come Dante, in una selva oscura, “chè la diritta via era smarrita”.

Lo smarrimento della diritta via e il ripiego su una viuzza di riserva sono quelli, ormai noti, della grande manifestazione indetta per il 20 giugno a Roma, con lo scopo di contrastare il corso parlamentare del disegno di legge Cirinnà. Per bocca dei suoi prestigiosi organizzatori – che hanno presentato l’iniziativa in una conferenza stampa a Roma l’8 giugno – al tema iniziale è stato sostituito quello della opposizione al gender nelle scuole. Con un cambiamento in corsa di ragione sociale che vale la pena osservare da vicino.

Sino a una diecina di giorni fa, infatti, il ddl Cirinnà andava assolutamente fermato perché avrebbe introdotto “un vero e proprio matrimonio gay con tanto di adozioni mascherate e apertura al riconoscimento dell’utero in affitto, del mercato internazionale di figli”; col risultato che “l’intero diritto di famiglia italiano sarà stravolto, a maggior danno del diritto dei bambini di crescere col loro papà e la loro mamma, e di non essere trattati come prodotti commerciali”.

Un programma in apparenza di tutto rispetto.

In realtà, come già abbiamo avuto modo di spiegare diffusamente (CLICCA QUI), ad esso veniva affiancato dagli illustri ideologi del Sì alla Famiglia (Introvigne, Mantovano) un progetto alternativo, sottoforma di testo unico, per la sistemazione delle coppie omosessuali eventualmente deluse dal fallimento parlamentare del piano originario: esso infatti è individuato come lo “strumento più adeguato” “per raggiungere l’obiettivo condiviso di una società rispettosa e aperta nei confronti delle persone omosessuali”.

. Patacca che è stata prima rifilata agli “incolpevoli” Pagano e Sacconi per essere da loro presentata in ambedue i rami del Parlamento quale nuovo cattolicissimo disegno di legge idoneo a dare veste giuridica alle convivenze omosessuali; poi resa pure oggetto di una lettera indirizzata a tutti i deputati e i senatori e fatta sottoscrivere da 58 “intellettuali” di chiara fama quali sostenitori dichiarati della manifestazione. Il testo unico è così divenuto la base giuridica a schizofrenico sostegno dell’iniziativa di piazza San Giovanni.

Come si vede, la preoccupazione dominante nell’Italia del 2015, per gli intellettuali e i politici di qualunque colore, cultura e fede religiosa, è quella di felicemente accasare le coppie omosessuali. Il fatto è che bisogna fare i conti con la nuova casta degli “intoccabili”, nel senso rappresentato da Brian De Palma in una sua pellicola memorabile. E proprio questa intoccabilità non poteva non decretare la condanna a morte del nuovo Family Day.

Opporsi alla Cirinnà vuole dire infatti denunciare il più ampio disegno eversivo messo in opera da lustri su scala internazionale ai danni della conservazione della vita sociale, e frenare l’avanzata di un potere tentacolare che sembra non trovare ostacoli significativi nella sua marcia distruttiva. Significa impegnarsi a difendere le nuove generazioni da un attacco senza precedenti sferrato contro di loro nel vuoto educativo generalizzato.

Infatti, la Cirinnà non è un fascicolo parlamentare. È la proiezione di un potere paradossale e nefasto acquistato proditoriamente dai movimenti omosessualisti e incarnato negli individui che vantano come segno virtuoso di distinzione le proprie particolari tendenze sessuali. È il carro armato allestito per dare la spallata definitiva alla famiglia, guidato dalle truppe scelte che hanno l’omosessualità come distintivo. Quindi, essere contro la Cirinnà vuole dire per forza di cose combattere un nemico ben individuato, un esercito di persone che vestono tutte la stessa divisa e sventolano tutte la stessa bandiera da issare sul tetto delle case italiane. E se qualcuno magari non si è arruolato e se ne sta in disparte, questo non toglie nulla al fatto che c’è una guerra in corso e che le guerre comportano una contrapposizione delle forze in campo.

In ogni caso, l’omosessualità non è una virtù che giustifichi collusioni con il nemico. Se lo fosse, non ci sarebbe motivo di manifestare per difendere i bambini dal gender, perchè un altro fatto puntualmente dimenticato è che il gender non è cosa estranea al progetto omosessualista, bensì una sua precisa arma strategica: se il sesso è una variabile indipendente, frutto di libera scelta – come vuole questa cosiddetta teoria – la scelta omosessuale è una espressione rispettabile di libertà, come quella di una professione o di un capo di abbigliamento. Ma non si può combattere questa menzogna grossolana senza combattere chi l’ha elaborata a fini di conquista.

Ora, l’omosessualità è il nuovo valore universale imposto da Bruxelles e da New York ai paesi a sovranità limitata. Gli ordini superiori sono inderogabili.

E in effetti qualcuno a Roma, di qua o di là dal Tevere, si deve essere accorto che una manifestazione contro la Cirinnà finiva per mettere in discussione la sostanza virtuosa dell’omosessualità ormai unanimemente riconosciuta, violando quelle direttive. Gli incauti promotori sono stati quindi richiamati perentoriamente all’ordine: questa manifestazione non s’ha da fare. Quantomeno, visto che la miccia ormai è accesa e spegnerla non si può più, ne va (politicamente) corretto il tiro.

È così che Massimo Gandolfini, il portavoce unico ufficiale del comitato organizzatore – comitato che, per inciso, ha mutato pure esso il nome: il fu “Da mamma e papà” è stato ribattezzato “Difendiamo i nostri figli” – esibendosi in una stupefacente virata di centottanta gradi, espunge categoricamente dal programma l’opposizione alla Cirinnà (insieme a quella alla Scalfarotto e alla Fedeli, testi connessi per materia) e assicura che la mobilitazione a Piazza San Giovanni “non ha niente a che fare con il Family Day del 2007” e non è né contro il disegno di legge Cirinnà, né contro gli omosessuali, né “contro qualcuno”, ovvero – come ben osserva il professor Roberto de Mattei (clicca QUI e QUI) – «è una manifestazione contro nessuno».

Del resto, quello di non essere contro nessuno è il pensiero dominante che ossessiona il nuovo esercito del cattolicesimo postconciliare. Sullo sfondo della pace universale, ottenuta con la non belligeranza, tutto viene livellato: scompaiono i criteri di valutazione e quindi ogni differenza tra il bene e il male, in vista del raggiungimento della pace eterna.

E pensare che è stato Cristo stesso, quella volta, a consacrare la lotta contro il male, dicendo con discreta chiarezza «chi non è con me, è contro di me» in una pagina del Vangelo sconosciuta ai nuovi fedeli come ai loro pastori riformati.

Di fatto, dunque, nell’arco di un così breve lasso di tempo, una manifestazione pubblica, indetta in tutta fretta al preciso scopo di contrastare una altrettanto precisa iniziativa legislativa, ha cambiato nome e ha cambiato obiettivo. E la gente chiamata in forze a mobilitarsi per riempire la piazza si trova ora a spendersi per una causa cangiante, in processo di progressiva evaporazione estiva; quantomeno, sicuramente decisa altrove e sopra la propria testa.

Perché è chiarissimo che quello che viene sbandierato come un grande movimento popolare e spontaneo, in realtà è condotto al guinzaglio da un concordato preventivo tra forze di governo della Chiesa e dello Stato. Un concordato che nei termini illustrati, oltre che preventivo, non può non essere pure fallimentare.

Certo che di smarrire la diritta via è capitato a tanti, anche nelle favole antiche. Per imprudenza come a Cappuccetto Rosso, per essere stato tratto in inganno da genitori impietosi come Pollicino. Ma gli speranzosi manifestanti sono ora costretti a ritornare docilmente nel bosco dal quale avevano pensato con troppa audacia di poter uscire. Ricacciativi a forza da Renzi e Galantino.

12 commenti su “20 giugno a Roma. C’era una volta il Family Day – di Patrizia Fermani e Elisabetta Frezza”

  1. Volevo solo complimentarmi con le autrici per l’abituale acume in genere e per aver smascherato in specie lo sdoganamento subdolo delle convivenze gay da parte di ormai… ex- cattolici come Introvigne. “quantum mutatus ab illo ” viene proprio da dire. Triste epilogo di un errore cominciato negli anni ’70, cioè da quando Alleanza Cattolica volle associarsi alla Cei in occasione dei referendum su divorzio e aborto, invece di resistere a fianco di Mons. Lefebvre, una volta considerato amico, il quale invece pregò i cattolici italiani di astenersi da tali referendum, in se stessi immorali, anche per non permettere il raggiungemento del quorum nel malaugurato caso che divorzisti e abortisti avessero anche solo una maggioranza relativa.
    Alleanza invece andò appunto per suonare e ritornò suonata.
    Da quel momento in poi la sua parabola tra i movimenti sedicenti difensori della Tradizione non ha fatto altro che scendere… Ma questi, e concludo, e solo questi sono gli effetti dell’”entrismo”, cioè di coloro che vorrebbero cambiare la Chiesa di oggi… dal di dentro!
    A questa “pia” (o demoniaca?) illusione si oppongono invece a mio modestissimo avviso due saggi proverbi del passato e cioè: “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei” , cosiccome “chi va con lo zoppo impara a zoppicare”. E a furia di andare con chi fece del “compromesso” la propria bandiera, ecco che Alleanza Cattolica, come i suoi membri più illustri quali Introvigne, segue passo passo l’evoluzione che fu già della DC… per cui, a mio modestissimo avviso, ineluttabilmente, ne seguirà pure la fine.

    1. Condivido pienamente i suoi complimenti alle autrici e altrettanto pienamente
      il suo ottimo commento!
      Cosa altro aggiungere?
      Che sono stati e lo sono ancora i cosiddetti cattolici, mi correggo i falsicattolici
      a spalancare le porte al demonio e al suo numeroso seguito…

  2. Ottime autrici e ottimo articolo. Purtroppo ancora una volta c’è l’amarezza di essere presi in giro invece di saper difendere con forza valori importanti come la famiglia sotto attacco da tutti i fronti

  3. Le forze demolitrici del cattolicesimo, vogliono irregimentare e di conseguenza imporre il silenzio ai cattolici che ancora osano essere rispettosi del Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo: l’accaparramento del Family Day non va disgiunto da quello analogo della Marcia della Vita propugnato non certo nascostamente da Gian Luigi Gigli: lor signori si sono accorti che esiste ancora nel popolo cristiano o almeno in gran parte di esso, un autentico sensus Fidei e questo è, per i loro giochetti, pericoloso, devono quindi mettergli un bavaglio e al più presto. Ma dov’è qua la voce tonante che grida. “vergogna! vergogna! vergogna!”?

  4. Sono completamente d’accordo sula puntuale disamina; tuttavia chiedo: anche se ciò che è alla base della manifestazione non è più l’opposizione alla Cirinnà, ma l’essere a favore unicamente della famiglia, perché osteggiare il family day? se lo scopo è quello di far vedere ai nostri politicanti che un fiume immenso di persone si batte per la famiglia naturale e non vuole sentir parlare di gender e quant’altro, perché andare a cavillare sulle motivazioni più o meno cambiate in corso d’opera?
    E’ un momento in cui occorre mostrare i muscoli e le nostre armate, far vedere al nemico di quante forze disponiamo e cercare di ottenere il medesimo effetto del 2007.
    Che Dio ci aiuti.

    1. “Osteggiare il Family Day”, o meglio ignorarlo e spiegare perché lo si ignora, caro Stefano, perché gli organizzatori hanno messo in chiaro che esso non sarà “CONTRO” nulla né nessuno.

      Come scrive il professor Vassallo (commento del 10 giugno al suo proprio articolo sul Matrimonio), “il buonismo è la lue (sifilide) della Cristianità”.
      Io mi permetto di identificare Buonismo e Satanismo (non più “Ama, poi fa ciò che vuoi”, bensì “Fa ciò che ami fare”: motto satanico che ho letto, naturalmente in inglese, su una maglietta).

      http://w2.vatican.va/content/paul-vi/it/audiences/1972/documents/hf_p-vi_aud_19721115.html

  5. Articolo eccellente. Sono d’accordo con il maccabeo quando dice ” a furia di andare con chi fece del “compromesso” la propria bandiera, ecco che Alleanza Cattolica, come i suoi membri più illustri quali Introvigne, segue passo passo l’evoluzione che fu già della DC… per cui, a mio modestissimo avviso, ineluttabilmente, ne seguirà pure la fine”. I Cattolici sono obbligati ad ammonire contro l’esistenza di atti intrinsecamente cattivi, accogliendo la dottrina della Sacta Scrittura. L’apostolo Paolo afferma in modo categorico “Non illudetevi: Né immorali, né idolatri, né aduteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il Regno di Dio.” (1 Cor 6,9-10)

  6. Ma è tanto semplice l’insegnamento di Cristo! Come semplice e chiaro è il Suo ammonimento sul nostro parlare: “sì e sì e no e no”. Non ci sono scorciatoie, né vie di mezzo. Invece oggigiorno al rettilineo si preferiscono le curve (non sono monotone, scatenano l’adrenalina e come quella certa bevanda, “ti mettono le ali”). Però non si sa mai: ce ne potrebbe essere qualcuna imprevista, un po’ pericolosa che alla fine ti manda fuori strada. A dar retta a certi indicatori di percorso certe volte non si arriva alla meta e allora bisogna vagliarli bene, stare sul chi va là . Dispiace per la gente sprovveduta, quella che va dietro alla massa fidandosene ciecamente, come le pecore che “ciò che fa la prima, e l’altre fanno”. Questo nuovo family day sarà un successo, comunque, perché vaglielo a dire alle persone comuni tutto l’inghippo che c’è dietro. Magari, questo articolo a firma Fermani-Frezza apparisse sulle testate che “contano” così che lo lo potessero leggere quanti più possibile! Invece il meglio è nascosto e il peggio è alla portata di tutti. Ringraziamo il Signore per questo meglio, per questo privilegio che ci è dato frequentando Riscossa.

  7. E’ meglio fare qualcosa o è meglio non fare niente? Forse è meglio tentare di far capire alla politica che c’è una vasta area della popolazione che non è in sintonia con quanto bolle nelle pentole parlamentari. Chi l’ha detto che la manifestazione del 20 luglio è già un compromesso? Più saranno le persone più chiaro sarà il messaggio e più forza acquisiranno anche i tiepidi che pensano di mirare al compromesso.

  8. Attenzione però, viene offerta la possibilità di scendere in piazza e mostrare pacificamente la bellezza della famiglia naturale. Proprio così, MOSTRARE PACIFICAMENTE, perchè ormai è tardi e non è più possibile stare a discutere.La controparte non cerca un dialogo, bensì l’installazione di un pensiero unico che lo si voglia o no, e gode della tutela di poteri forti e sponsor. Le famiglie invece si trovano a fare i conti con un dramma, sole, e non hanno protezione politica nè religiosa.
    Perciò forse sarà inutile ma non sia mai detto che non avremo detto la nostra fino alla fine, fino a quando non ci verrà tappata la bocca con le cattive.
    Nel 2005 ero a Madrid e avevo 15 anni,lontana dalla Chiesa. Per manifestare contro i provvedimenti del governo Zapatero. Ci hanno ignorati; ma oggi sono felice di poter dire “IO C’ERO!” .Potrò forse mancare ora che ho due figli e mi sono innamorata della Verità?

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