di Luigi Iannone

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I media stanno giustamente dando enorme spazio a Gian Marco Moratti. Tuttavia, grazie alla sua morte, torna a galla un faccione che tutti avevamo dimenticato, quello di Vincenzo Muccioli, e anche il ricordo di una Comunità come quella di San Patrignano che, proprio dalla famiglia Moratti, ebbe sempre sostegno.

Per i più giovani questo nome dice poco o nulla ma quando penso ad una ipotetica Italia ….penso ad un Paese con una classe dirigente che pur vagamente somigli a Muccioli.

Una Italia, forse sì, sbrigativamente ed erroneamente definita del ‘bastone e della carota’, ma consapevole dei perimetri di liceità. Capace di coniugare inflessibilità e tolleranza, severità e solidarietà, ma che abbia impresso nel proprio Dna un senso profondo di comunità.

E Muccioli ha pagato tutto questo. Ha pagato con tanta sofferenza i suoi metodi bruschi ma efficaci. Eppure ha salvato migliaia di vite. Cosa che nessuno, lo Stato o qualunque associazione privata, è riuscito a fare con la medesima potenza di fuoco e ossessiva fermezza.

Non ha biascicato alcun rivolo di notorietà, anzi se ne è tenuto sempre lontano, diversamente da tanti piccoli personaggi e pretuncoli che si aggirano nei pomeriggi televisivi a mo’ di novelli salvatori del mondo e dell’umanità. Al contrario, erano i potenti ad andare da lui perché lo riconoscevano diverso, ‘altro’ da tutto il resto. Un esempio da seguire e quindi da supportare.

Con terminologia tutta moderna lo definiremmo ‘uomo del fare’, uno che si tirava su le maniche di quella camicia a quadroni e calpestava ogni giorno il fango della quotidianità più atroce e bislacca.

Un’Italia di questo tipo, mi piacerebbe. Un’Italia dove gli alunni non sfregiano col coltello le docenti ma, anzi, si alzino in piedi al suo ingresso. Un’Italia dove la classe dirigente abbia contezza delle condizioni generali e misuri le parole e il grado di demagogia e retorica. Un’Italia dove sia abolito per legge il chiacchiericcio e data piena libertà a chi ha voglia di fare, per il proprio bene e per quello degli altri. Una Italia dove la meritocrazia sia il tema del primo articolo della Costituzione.

Ma un’Italia che sappia curare le ferite dei suoi figli, come faceva Muccioli, anche con qualche ceffone, e poi sappia indicare la giusta via e la liberazione. Quella vera. Quella verso la dignità della persona e la sua piena realizzazione.

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fonte: Il Giornale   

4 commenti su “Torniamo a Muccioli – di Luigi Iannone”

  1. Cercando notizie su Roberto Fiore, ne ho trovata una di un ex ragazzo che era stato in Inghilterra in una casa gestita da R. Fiore che l’aveva chiuso in cantina, quindi Fiore violento. Ed è stato intorno a questo resoconto che mi è tornato in mente Muccioli. Andai a San Patrignano in visita. Non era un mistero che in quell’oasi di lavoro e rieducazione di tossicodipendenti, le crisi di astinenza si smaltivano anche legati ad un letto, finchè (il demonio) la crisi si allontanava. Niente dialoghi, niente allisciate in particolare quando il ragazzo era un pericolo per se stesso e per gli altri. Mano ferma, lieve o pesante secondo necessità di guarigione. Un padre. Come oggi non se ne trovano più, o molto pochi. E’ questa figura del padre che è venuta a mancare. Il dilagare del femminile in campi estranei alla sua pertinenza, in tempi sbagliati, in modi sbagliati è parte del male in cui siamo piombati. Per me una garanzia, che non posso ignorare, è che R. Fiore è padre, padre di tanti figli, questo per me fa una differenza, grande. Grandissima. Questo nessuno lo capisce.

    1. GENTILE SIGNORA IRINA,
      cosa vuole che si capisca in un paese come il nostro dove l’innaturale assurge a naturale, dove la “cultura” della morte è imposta per legge contro la vita.

  2. giorgio rapanelli

    Conoscevo Vincenzo Muccioli quando teneva le sue conferenze, portandosi dietro alcuni dei suoi ragazzi. Lo ricordo quando “segregava ” i ragazzi, d’accordo con i genitori, perché egli e i genitori sapevano che ritornare sulla “piazza” avrebbe significato per essi degradazione ulteriore e forse la morte. Ho visto morire ragazzi per la droga. Li ho visti uscire dalla droga e poi morire per esserci tornati. La droga era ed è una “mamma” che ti calma, che ti “consola”. Muccioli è stato denunciato parecchie volte da coloro che volevano la “droga libera”, “il possesso di una modica quantità ad uso personale” e “spinello libero”, con la giustificazione che così avremmo tolto soldi alla mafia. Fu, ed è, un metodo subdolo che noi comunisti escogitammo – e stupidamente seguimmo – per espandere la droga in Italia. Al punto che oggi sarà impossibile risolvere il problema di una società drogata e alcolizzata, priva di autodeterminazione, come il potere satanico vuole per dominare il pianeta. Ho visitano recentemente San Patrignano e sono rimasto affascinato.

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