“Io sono di Gesù”. Pellegrini alla tomba del Beato Rolando Rivi, seminarista martire ucciso dai partigiani – di Giampaolo Scquizzato

Di fronte al martirio del giovane seminarista, chiediamoci: siamo pronti alle sfide che ci aspettano? Di fronte alla crescente cristianofobia che ormai anche in Occidente, giornalmente, si scaglia contro luoghi sacri, simboli e quanto altro ricorda nostro Signore, la fede cattolica e la santa madre Chiesa: ci ritiriamo, ci vergogniamo? Nascondiamo i nostri crocifissi, teniamo nel cassetto i nostri rosari? E contro la dilagante e opprimente ideologia omosessualista, contro il neo-regime del gender abbiamo il coraggio di rispondere, di parlare, di amare la Chiesa a parole e nei fatti, anche se la Sposa di Cristo sonnecchia e tergiversa? Siamo pronti al martirio, se Cristo lo chiedesse?

di Giampaolo Scquizzato

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beato Rolando RiviLunedì dell’Angelo ho avuto la grazia di recarmi in pellegrinaggio, assieme a due devoti e fervorosi sacerdoti, presso la tomba del beato seminarista martire Rolando Rivi, ucciso barbaramente da partigiani comunisti il 13 aprile del 1945, all’età di soli 14 anni. Il corpo del beato è sepolto nell’antica Pieve di San Valentino, presso il comune di Castellarano, in provincia di Reggio Emilia; sotto l’altare centrale del presbiterio, in un’urna in legno si venerano i resti mortali del santo fanciullo. L’urna è decorata da un bassorilievo scolpito a mano da Ferdinando Perathoner e rappresenta la Vergine Maria che poggia una mano sulla spalla del seminarista e lo presenta a Gesù; Rolando è rappresentato con la talare e la cotta bianca da chierichetto e sopra il suo capo c’è la scritta “beato Rolando Rivi, seminarista martire, 7.1.1931-13.4.1945. Io sono di Gesù”.

Senza ripercorrere[1] la sua pur breve ma intensa vita, già peraltro delineata in due recenti articoli apparsi sui Riscossa cristiana[2], mi soffermo brevemente sugli ultimi giorni di vita di Rolando, prendendo spunto dal libro di Paolo Risso “Rolando Rivi un ragazzo per Gesù” (Edizioni del Noce). Potete anche consultare il sito “Rolando Rivi”.

E’ il 10 aprile 1945, è scritto nel libro alle pp. 70-71 che, “Rolando, con i libri sottobraccio, si reca come al solito a studiare nel boschetto a pochi passi da casa. Indossa, come sempre, la sua veste nera. Inseparabile veste nera: la sua gloria. […] Alcuni partigiani comunisti lo hanno portato nella loro “base”. Rolando capisce con chi si trova. Quelli lo spogliano della veste talare che li irrita troppo. Lo insultano, lo percuotono con la cinghia sulle gambe, lo schiaffeggiano. Adesso hanno davanti un ragazzino coperto di lividi, piangente. Così era stato fatto un giorno a Gesù. Per tre giorni, nelle mani di quegli uomini senza-Dio. Una valanga melmosa di bestemmie contro Cristo, di insulti contro la Chiesa e contro il Sacerdozio, di scherni volgari si abbatte su di lui, povero piccolo. Quindi- secondo quanto hanno detto alcuni testimoni- l’orrore della flagellazione sul suo corpo puro di ragazzo. E l’indicibile[3], che non possiamo raccontare”. […] Decidono di ucciderlo[4]: “avremo domani un prete in meno!”. E a p. 73 continua così il racconto: “Scende la sera ormai. Lo portano, sanguinante, in un bosco presso Piane di Monchio (Modena). Davanti alla fossa già scavata Rolando comprende tutto. Singhiozza, implora di essere risparmiato. Gli viene risposto con un calcio. Allora dice: “voglio pregare per la mia mamma e per il mio papà”. S inginocchia sull’orlo della fossa e prega per sé, per i suoi cari, forse per i suoi stessi uccisori. Due scariche di rivoltella lo rotolano a terra nel suo sangue. Un ultimo pensiero, un ultimo palpito del cuore per Gesù, perdutamente amato… poi la fine. Quelli lo coprono con poche palate di terra e di foglie secche. La veste del prete diventa un pallone da calciare; poi sarà appesa, come trofeo di guerra, sotto il porticato di una casa vicina”.

Il processo contro i partigiani colpevoli e rei confessi non si poté svolgere in Emilia. Le zone dove visse e fu ucciso Rolando facevano parte del cosiddetto “triangolo rosso della morte dell’Emilia”, luogo di efferati stragi dei partigiani e che per tutti gli anni a seguire risentì dell’influenza politica e ideologia culturale comunista, cosicché a causa di una palese opposizione e un aperto ostracismo dei gruppi comunisti il processo per l’omicidio di Rolando fu celebrato in Toscana: nel 1951 la Corte di Assise di Lucca condannò gli autori, condanna confermata dalla Corte di Assise di Appello di Firenze e dalla Cassazione in via definitiva. Tuttavia i responsabili dell’omicidio non rimasero che pochissimo tempo in carcere, beneficiando dapprima dell’amnistia di Togliatti, allora ministro di grazia e giustizia, per poi trovare rifugio nella comunistissima Cecoslovacchia.

Di fronte a questa atroce vicenda, ma ancor più di fronte all’eroica testimonianza di Rolando è necessario diffondere, accentuare, propagare l’esempio di questo santo seminarista, ucciso in odium fidei, che non ha avuto paura di vivere e dimostrare fino in fondo l’orgoglio, l’amore per la veste talare, per il suo “sogno sacerdotale”, per la sua fede cattolica anche in una situazione di pericolo quotidiano, di morte imminente, di rischio altissimo, ove nel disastro generale, l’odio anticlericale, di matrice nazista, ma soprattutto comunista, fomentava la pretestuosa caccia alle spie e ai preti.

Ma soprattutto è ovvio chiedersi: e oggi, che amore c’à per la veste sacerdotale, quale attaccamento, quale orgoglio nell’indossarla quale segno sacro e inequivocabile di riconoscimento? La risposta pare essere retorica, guardiamoci attorno.

Io studio da prete e la veste è il segno che io sono di Gesù”: queste le parole di Rolando che fino all’ultimo ha voluto indossare la talare che lo faceva essere tutto di Gesù, anche nelle pieghe più intime del suo corpo e del suo cuore e che è stata la causa della sua morte, il distintivo di riconoscimento che ha scatenato la furia partigiana.

Nella chiesetta c’era anche un gruppo di ragazzi della diocesi di Parma accompagnati dal loro parroco, che indossava, anche lui, come Rolando, la sacra talare, anche lui quasi a voler dire, senza vergogna con gioia, “Io sono di Gesù”.

E noi fedeli a che punto siamo? Siamo pronti alle sfide che ci aspettano? Di fronte alla crescente cristianofobia[5] che ormai anche in Occidente, giornalmente, si scaglia contro luoghi sacri, simboli e quanto altro ricorda nostro Signore, la fede cattolica e la santa madre Chiesa: ci ritiriamo, ci vergogniamo? Nascondiamo i nostri crocifissi, teniamo nel cassetto i nostri rosari? E contro la dilagante e opprimente ideologia omosessualista, contro il neo-regime del gender abbiamo il coraggio di rispondere, di parlare, di amare la Chiesa a parole e nei fatti, anche se la Sposa di Cristo sonnecchia e tergiversa? Siamo pronti al martirio, se Cristo lo chiedesse?

Sursum corda, non è tempo di nascondersi! Impariamo dal beato Rolando Rivi a pregare per i nostri persecutori, ma a ripetere ogni giorno: io sono di Gesù!



[1] Per una bibliografia si segnalano “Il sangue e l’amore” Jaca book, Emilio Bonicelli”;”Beato Rolando Rivi seminarista Martire, Emilio Bonicelli, ed. Shalom”.

[3] Dalle carte del processo di beatificazione risulta che i partigiani, tra le altre cose, evirarono Rolando.

[4] Dopo l’assassinio di Rolando Rivi, furono uccisi dai partigiani anche don Dante Mattioli, parroco di Coruzzo; don Giuseppe Jemmi, viceparroco di Felina; don Carlo Terenziani, parroco a Ventoso, don Umberto Pessina, parroco a S. Martino di Correggio.

11 commenti su ““Io sono di Gesù”. Pellegrini alla tomba del Beato Rolando Rivi, seminarista martire ucciso dai partigiani – di Giampaolo Scquizzato”

  1. aevo 10 anni qui nella mia valle ne ho visti di tutti i colori. Assassinii per motivi privati. Ve lo ricordate Moranino ? Condannato per omicidi commessi per motivi privati. Fuggito nei paesi dell’Est e poi graziato da Saragat. E le Fosse Ardeatine? che bisogno c’era di uccidewre 30 tedeschi a tradimento quando si sapeva che avrebbero prelevato 300 italiani (10 ogni tedesco ucciso), quando si sapeva che i tedeschi stavano ritirandosi e si sapeva che sarebbero arrivati gli americani che erano oramai alle porte. Il nostro Presidente era dei loro…

  2. Ariel S. Levi di Gualdo

    “E noi fedeli a che punto siamo?”

    Più o meno siamo a questo punto:

    http://www.oggi.it/focus/cronaca/2011/10/11/don-mazzi-erika-de-nardo-resta-un-mistero-per-lei-e-il-periodo-piu-difficile/

    http://it.wikipedia.org/wiki/File:Alex_Zanotelli2.JPG

    http://it.wikipedia.org/wiki/File:Luigi_Ciotti_hand.jpg

    http://www.bisceglie15giorni.com/i-fili-invisibili-della-corruzione-incontro-pubblico-sulla-lotta-alla-corruzione-e-dedicato-alla-memoria-di-sergio-cosmai/

    http://www.ihu.unisinos.br/noticias/529523-a-revanche-dos-padrecos-tomados-pela-mao-por-francisco

    http://maurtimer.wordpress.com/2012/08/29/le-pere-guy-gilbert/

    http://www.ceruldinnoi.ro/pages/Guy%20Gilbert.htm

    http://www.450-jahre-jesuiten.at/geschichte/bedeutende-jesuiten/karl-rahner-sj.html

    http://www2.glauco.it/jesi/diocesi/conferenze.htm

    http://resurrectionhope.blogspot.it/2011/08/nt-wrights-critique-of-edward.html

    http://fratres.wordpress.com/2010/04/20/full-text-open-letter-to-bishops-by-hans-kung/

    http://iltafano.typepad.com/il_tafano/2008/04/losceno-attacco.htm

    http://blog.pucp.edu.pe/item/183295/ratzinger-elogi-al-te-logo-guti-rrez

    http://gesuitinews.it/germania-la-storia-dei-gesuiti-tedeschi/

    http://gesuitinews.it/corriere-anticamorra-i-gesuiti-a-scampia-come-coltivare-felicita-e-talenti-16052011-napoli/

    https://www.youtube.com/watch?v=3ftX_9HUOHk

    ecc… ecc …

    POI CI SONO ANCHE I VESCOVI:

    http://mondieuetmontout.com/Mgr.-Pierre-Andre-Fournier-97-2013-Un-depart-canon-Session-Mgr.-Albert-Rouet-Laicite.html

    http://rnatv.com.br/noticias/2013/05/22/bispo-de-sao-felix-do-araguaia-visita-comunidade-catolica-de-confresa/

    http://www.lanazione.it/arezzo/cronaca/2014/01/13/1009519-arezzo-fontana-bassetti.shtml

    http://www.spetteguless.it/2011/05/se-la-chiesa-veste-armani/

    Ecc… ecc …

  3. Desidero segnalare che c’è a disposizione una mostra itinerante su Rolando Rivi, che può essere di grande aiuto per far conoscere questa figura e per essere utilizzata per le catechesi e le attività pastorali nelle parrocchie.
    Per informazioni rivolgersi allo 0541/728565, info@meetingmostre.com

  4. Già, collegandomi all’intervento di Sergente non posso fare a meno di considerare che per Priebke c’è odio eterno nonostante si sia pentito e convertito. Per il mandante della strage delle Ardeatine – se non ricordo male allora il comandante del CNL era Pertini, che non risulta si sia mai pentito – tutto ok, sorrisi e pacche sulle spalle. La misericordia a quanto pare non è uguale per tutti: per qualcuno – vedi Pannella o Scalfari, che hanno sostenuto le campagne per la legalizzazione di aborto, divorzio, droga libera – c’è un colloquio affettuoso ma guai agli eticisti, guai ai Francescani dell’Immacolata, guai a chiunque osi ricordare ciò che dice Gesù nel Vangelo e non si pieghi alla ‘pastorale’ aggiornata. La misericordia è a senso unico, idem la carità: ma di chi insegna questo tipo di carità e di misericordia ci si può fidare? Ormai sembra che la chiesa non ammetta neppure in via ipotetica che il mondo possa esserle ostile e cerca il nemico esclusivamente al suo interno, nelle file dei ‘tradizionalisti’ o presunti tali. E’ come una malattia autoimmune che non riconosce più l’agente infettivo e si accanisce contro l’organismo…..

    1. Ma per fortuna questa peste modernista non riesce ad infettare tutti, caro Fabio e caro sergente, probabilmente San Pio X e l’Immacolata proteggono a dovere coloro che gli si rivolgono. Parafrasando le parole del giudice Borrelli, riferite a Berlusconi, vorrei dire “Resistere ! Resistere ! Resistere!” Il modernismo finirà, prima o poi, tra l’altro non sono più giovani sessantottini arrabbiati questi, ma ormai vecchie cariatidi incallite nell’odio (eh già, perché i tratti distintivi dei modernisti sono la menzogna, l’intrigo nell’oscurità, l’arrivismo, l’ambizione sfrenata, l’enorme presunzione, la superbia, l’invidia, l’odio, e forse ne dimentico qualcuno). Pace e bene quindi, e coraggio. Viva Maria,Sia lodato Gesù Cristo

    2. Ariel S. Levi di Gualdo

      Caro Fabio.

      Ho conosciuto Eric Priebke nel 2005 mentre stavo finendo la stesura del mio libro “Erbe Amare – il secolo del sionismo” (Bonanno Editore, 2007), analisi storico-politica sul rapporto tra ebraismo e sionismo.
      Parlammo per alcune ore presso l’istituto religioso dove era agli arresti domiciliari.
      Aveva chiesto ai giudici due soli permessi che gli erano stati accordati: poter andare a fare la spesa la mattina e poter andare alla Messa.
      Mi sono ritrovato dinanzi a un uomo pentito e schiacciato dal peso di certi eventi indelebili. Un uomo che da Dio ha avuto la grazia di una lunga vita per trascinare per lunghi decenni il peso della sua colpa e del suo sempre rinnovato pentimento.
      Prima di morire ha ricevuto il Sacramento della penitenza e della riconciliazione molte volte nel corso degli anni, ed in pericolo di vita ha ricevuto per due volte il Sacramento dell’unzione degli infermi. In tasca aveva sempre la corona del rosario e spesso, per strada, camminava per questo con la mano in tasca, perché camminando pregava.
      Questo l’uomo che ho conosciuto io, dandone testimonianza a voce e per scritto.
      I coniglieschi monsignorotti del Vicariato di Roma hanno negato le esequie funebri, la storia è tanto nota quanto vergognosa.
      Non avrei esitato a celebrare io il rito funebre, ma dinanzi ad un divieto imposto dall’autorità ecclesiastica non è possibile; e se il divieto imposto è sbagliato, ne risponderà essa dinanzi a Dio, non certo chi le ha ubbidito per non compiere un errore forse maggiore, tale sarebbe per un sacerdote quello di agire in aperta disubbidienza all’autorità della Chiesa.

      Gli stessi monsignorotti valliniani non hanno però battuto ciglio quando le stesse esequie furono concesse invece a Riccardo Schicchi e celebrate durante la Messa.
      Schicchi è stato un famoso, impenitente e mai pentito produttore di film porno; e durante quel funerale abbiamo potuto vedere Ilona Staller in arte Cicciolina salire all’ambone a sproloquiare un elogio funebre assieme all’attore porno Rocco Siffredi, dopo che le più celebri pornostar avevano fatto la passerella per ricevere la Comunione.

      http://unesorcistaoggi.blogspot.it/2013/03/sacrilegi-su-sacrilegi-e-ne-vediamo-e.html

      http://video.repubblica.it/cronaca/schicchi-l-addio-in-chiesa-il-ricordo-di-cicciolina/113372/111772

      http://2.andreatornielli.it/?p=5378

      Lei scrive e giustamente lamenta: “La misericordia è a senso unico, idem la carità: ma di chi insegna questo tipo di carità e di misericordia ci si può fidare?”.

      Una volta si diceva: fate quel che dicono ma non fate quel che fanno. Oggi non possiamo fare quel che fanno e meno che mai quel che spesso di eterodosso dicono.

      … molti dei discepoli del Signore si tirarono indietro e non andavano più con lui, tanto che ne rimasero infine solo dodici; ed un giorno, per questi dodici, parlò Simon Pietro dicendo: “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna” [Gv. 6,68].

      Come può vedere, caro Fabio, la domanda era quella 2000 anni fa e resta quella oggi. Però abbiamo anche la risposta: basta andare verso chi, unico e solo, ha parole di vita eterna.

  5. Eh si caro padre Ariel ha ragione…

    L’unica precisazione non ho capito l’articolo sul card. Bassetti che rispetto ad altri mi sembra un buon Vescovo per quanto ne so…o si riferiva in generale alle congratulazioni del confratello vescovo?

    1. Ariel S. Levi di Gualdo

      Grazie per la segnalazione!
      E’ finito per sbaglio un collegamento che non c’entrava niente, l’intenzione era quella di inserire un vescovo in maglietta a mezze maniche gialla, ma ho appunto sbagliato copia/incolla.

  6. luciano pranzetti

    A quando la sua canonizzazione? O è forse un esempio che disturba il dialogo ateismo/Chiesa?
    Luciano Pranzetti

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