Belle lettere e buone letture – apocalypse now – di Rita Bettaglio

libro Soloviev

di Rita Bettaglio

libro SolovievCon questo articolo vorrei cominciare una breve escursione, incompleta e soggettiva, nel genere apocalittico esaminando tre romanzi e i relativi autori.
Nel mondo d’oggi l’apocalisse va poco di moda, a meno che non sia cinematografica e a lieto fine.
Quella che aspetta tutti noi, che ci crediamo o no, sarà sì a lieto fine perchè vedremo finalmente il trionfo del bene anche in noi stessi, ma sarà anche vera, reale e non popolata di mostri di celluloide.
Non pensiamo volentieri alle cose ultime e in una certa misura è fisiologico, ma è sbagliato e miope pensare, come molti oggi fanno, che il mondo finirà quando moriremo noi e, quindi, non vale la pena di farsi delle domande. Certo individualmente potrebbe sembrare così, ma il mondo, la creazione, il consorzio umano, la comunione dei santi (per usare i due termini, naturale e soprannaturale, della realtà) in cui viviamo attestano chiaramente che tutti e ognuno attendiamo la salvezza, la resurrezione, la vita piena. Lo dice San Paolo, come fa notare Pippo Corigliano nel suo ultimo (e bellissimo) “Preferisco il paradiso”: tutta la creazione aspetta di rinascere, attende con ansia cieli nuovi e terra nuova.

Prendete nota dei testi: si tratta de La favola dell’Anticristo di Vladimir Soloviev, Il padrone del mondo di Robert H. Benson e Il nemico di Michael O’Brien. Ci soffermeremo separatamente su ognuno dei tre autori ed opere, ma sempre in una visione d’insieme che supera tempi, modi di scrittura e ambienti in cui sono vissuti gli scrittori medesimi.
Non è neppure necessario dire che queste opere sono di un’attualità sconcertante, ma vorrei che bandissimo i facili alibi che tanto ci allettano. Gli antichi dicevano ‘mala tempora currunt’, ma non è il tempo ad essere malvagio, è quello che in esso si fa (o non si fa): in ogni tempo, fin dal famoso albero, il male ha scorrazzato per il mondo. Da Adamo ed Eva ai giorni nostri si sono sofisticate le forme, ma la sostanza non è cambiata. E’ aumentato il male nel mondo? Chi lo sa? Chi lo può dire? L’unica cosa che sappiamo è che esso non avrà l’ultima parola e che sta a noi scegliere la parte migliore che non ci sarà tolta. Questo non significa passività e rassegnazione ma lotta quotidiana,  serena e fiduciosa, contro il male che è anzitutto nel nostro animo. Non è quello che viene da fuori che ci contamina, la corruzione germoglia da dentro e questo va riconosciuto e messo nelle viscere di misericordia di Dio. Nel combattimento spirituale, lottare è già vincere.
Quindi, sursum corda e godiamoci questi romanzi!
Partiamo dal primo; gli altri seguiranno nelle prossime puntate

SOLOVIEV E IL RACCONTO DELL’ANTICRISTO

Vladimir Serghejevich Soloviev, figlio del grande storico russo  Serghej Michajlovich Soloviev, nacque a Mosca nel gennaio del 1853. Studiò filosofia e teologia sia in patria che all’estero e insegnò presso le università di Mosca e San Pietroburgo. Il suo pensiero è alquanto complesso perchè si sviluppò nel corso degli anni a seguito della profonda speculazione e della caduta di alcuni ideali giovanili. Egli si spese molto per l’ecumenismo, per l’unificazione delle confessioni cristiane, ma ne ricevette grande delusione. Il giro di boa del suo pensiero, il nodo centrale è l’avvento del Regno di Dio: egli vede la storia del mondo in tre fasi. Come ha scritto Szylkarski, uno dei suoi migliori critici, Soloviev concepisce lo sviluppo della natura e dell’umanità come un dramma gigantesco. Il dramma comincia con il peccato originale che separa la creazione dal Creatore, per consegnarla alla miseria di un’esistenza in cui vengono meno le fonti dell’acqua vivificante. Poichè, però, Dio è amore, la sua Onniscienza creatrice non può lasciare la creazione al suo destino. Lo sviluppo della natura e dell’umanità, che costituisce il secondo atto del grande dramma cosmico, non è altro che un’unica e lunghissima via che porta la creazione alla soglia dell’eterno Regno di Dio. Nell’ultimo atto la creazione decaduta ritorna in seno al Padre celeste. L’opera provvidenziale della Sapienza divina si compie nel Regno di Dio in cui Dio è tutto in tutto. La comparsa di Cristo sulla terra costituisce il punto centrale dello sviluppo cosmico.
Soloviev ebbe come obiettivo quello di formulare una filosofia cristiana che fosse una sintesi integrale di religione filosofia e scienza. Molti tratti del suo pensiero affondano le proprie radici nel suo essere profondamente russo, con uno spiccato senso del tragico e un tipico messianesimo. Interessante, per chi volesse approfondire, è l’affinità con Dostoevskij: Szylarski paragona Il racconto dell’Anticristo con La Leggenda del Grande Inquisitore traendone un suggestivo commento.
Il cardinal Biffi in Pinocchio, Peppone e l’Anticristo, come pure in Le cose di lassù (Esercizi spirituali con Benedetto XVI), ha pagine di gran valore sul Nostro. Se vi capita, leggeteli; sono editi entambi da Cantagalli. Ne traggo una citazione che ben descrive l’uomo, e non solo il filosofo, Soloviev.
“Appassionato difensore dell’uomo e allergico ad ogni filantropia; apostolo infaticabile della pace e avversario del pacifismo; propugnatore dell’unità tra i cristiani e avversario di ogni irenismo; innamorato della natura e lontanissimo dalle odierne infatuazioni ecologiche in una parola amico della verità e nemico di ogni ideologia. Proprio di guide come lui abbiamo oggi un estremo bisogno”, conclude il nostro sagace cardinale.
Ma veniamo al Racconto dell’Anticristo: esso è collocato al termine de I tre dialoghi, opera  del 1900, quando ormai tutto ciò per cui ha lottato e sofferto, la speranza di veder realizzati i suoi progetti è caduta di fronte al trionfo non solo del pensiero di tipo materialista ma, sofferenza, ancora maggiore, è stato tramutato in un finto cristianesimo di matrice tolstoiana. A pochi anni dalla morte  Soloviev sente imperioso il bisogno di affrontare il problema del male e, come egli stesso dichiara, viene colto da “ un veemente  e fermo desiderio di mettere in luce, in maniera evidente e alla portata di tutti, quegli aspetti essenziali del problema circa il male che devono interessare ciascuno”.
Nascono così I tre dialoghi che così iniziano: “Nel giardino di una delle ville, che stringendosi ai piedi delle Alpi  si rispecchiano nell’azzurra profondità del mare Mediterraneo, s’incontrano occasionalmente questa primavera cinque russi: un generale vecchio combattente; un ‘uomo di stato’ che si riposava dalle fatiche teorico-pratiche degli affari di governo – e io lo chiamerò l’uomo politico; un giovane principe moralista e populista che aveva pubblicato diversi opuscoli più o meno buoni, su problemi morali e sociali; una dama di mezza età interessata a tutto ciò che riguarda l’umanità; e ancora un signore di età e di posizione sociale indefinita che io chiamerò il signor Z”.
Non è difficile scorgere nel principe la raffigurazione di Tolstoj e del suo nefando naturalismo.
Nucleo dell’opera, che ha come apice e conclusione Il racconto dell’Anticristo, è indicato chiaramente dall’autore nella loro Prefazione: “E’ forse il male soltanto un difetto di natura, un’imperfezione che scompare da sè con lo sviluppo del bene oppure una forza effettiva che domina il mondo per mezzo delle sue lusinghe sicchè per una lotta vittoriosa contro di esso occorre avere un punto d’appoggio in un altro ordine di esistenza?”.
Dopo aver lungamente discettato, si giunge al quesito centrale: Che necessità c’è di Cristo? A porlo è la dama: “Spiegateci piuttosto perchè mai sia necessario anche lui (Gesù Cristo, n.d.r.), in che cosa consista secondo voi l’essenza della sua azione e se verrà presto”. Allora il signor Z. propone e legge ai quattro un prezioso manoscritto lasciatogli in eredità da un amico fattosi monaco: è Il racconto dell’Anticristo.
Non vi dico nulla sulla ‘trama’ del breve racconto (lascio a voi di godervelo in pieno). Trovate I tre dialoghi e il Racconto dell’Anticristo nell’omonimo volume edito da Marietti (I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo, 2006, pag 284, euro12) oppure il solo racconto online, pubblicato nel 1988 da “Il Sabato”, cliccando qui.

Buona lettera e ci risentiamo presto con Robert H. Benson e il suo Il padrone del mondo!

Per la serie BELLE LETTERE E BUONE LETTURE, Rita Bettaglio ha già pubblicato gli articoli sui seguenti Autori (cliccate sul nome per leggere l’articolo)

Rodolfo Caroselli

Angelo Gatti

Eugenio Corti

Giovannino Guareschi

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