Bianca come il latte, rossa come il sangue

bianca come il latte, rossa come il sangue.jpg

Bianca come il latte, rossa come il sangue  –  Alessandro D’Avenia, Mondadori, 2010 – pag.254, euro 19.

Di Rita Bettaglio

bianca come il latte, rossa come il sangue.jpgA vederlo appare come un giovanotto biondo, riccioluto, con un sorriso candido e furbetto. Avete presente il Piccolo Principe? Qualcosa di simile. Aggiungete una passione disarmante per la vita e le persone e avrete un’idea approssimativa di Alessandro D’Avenia.
Trentaduenne professore assolutamente sui generis di latino e greco al liceo classico, D’Avenia confessa con un pizzico d’orgoglio di detestare le antologie (“hanno qualcosa di necrofilo”) e di fare leggere per intero l’Iliade ai ragazzi di IV ginnasio. Il prof, autore di un gettonatissimo sito PROF 2.0, il cui titolo allude a una nuova versione di prof (l’originale blog PROFDUEPUNTOZERO, in seguito al successo editoriale è stato trasformato in  HYPERLINK “http://blog.librimondadori.it/blogs/profduepuntozero/0″http://blog.librimondadori.it/blogs/profduepuntozero/0 HYPERLINK “http://blog.librimondadori.it/blogs/profduepuntozero/” ).
In queste settimane sta scalando le classifiche librarie con la sua opera prima “Bianca come il latte e rossa come il sangue”, romanzo che sta avendo un grande successo soprattutto tra i ragazzi e gli insegnanti. E a ragione. La storia è quella di un sedicenne, Leonardo detto Leo, ginnasiale, che si racconta in una sorta di diario lungo un anno scolastico. Il cammino personale del ragazzo si costruisce intorno all’amore per Beatrice, compagna di scuola ignara dei sentimenti di Leo e che si ammalerà di leucemia. Co-protagonisti della vicenda sono personaggi come l’amica Silvia, Niko e la squadra calcistica dei Pirati, il Sognatore, un supplente di filosofia calato nella classe come una creatura di un altro, insondabile, mondo, e la famiglia (presente con discrezione) di Leo. La categoria di spettanza sarebbe quella del romanzo di formazione, ma questo libro è qualcosa di più: sono la scrittura e la sua poesia a trasformarlo e ad agire in profondità nel lettore.
Ma non si può comprendere il testo senza conoscerne l’autore. Partiamo, dunque, da lui.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo in occasione della presentazione di un altro libro e di passare qualche ora con lui. Ho avuto occasione di sentirlo parlare della sua vita, che sono i ragazzi, e, proprio qualche giorno fa, l’ho riascoltato al primo incontro del tour che lo porterà in giro per l’Italia per presentare la sua opera prima. Ebbene, il biondo riccioluto ragazzo-professore siciliano è una di quelle rare persone che, ad ascoltarlo, ti fa sentire migliore, sia te, sia il mondo che ti circonda. Tu lo ascolti, gli parli e non riesci a capire perchè di questa sensazione di benessere, di questa tua improvvisa capacità di vedere e toccare il miracolo insito in ogni persona e cosa. Ti domandi: “Ma come fa questo a trovare tesori dove io non ho mai visto nulla di speciale?”. Ci resti magari anche un po’ male, ma poi ti viene in mente che, forse, tu non avevi visto nulla perchè non avevi guardato con gli occhi giusti, ‘connessi’, come si usa dire oggi.
Spero di non violare il copyright se trascrivo qualche breve riga. Ecco il dialogo di Leo col Sognatore, il supplente di filosofia che aveva lanciato alla classe la sfida a trovare il proprio sogno.
«Ho parlato col Sognatore, finalmente.
“Come si fa a trovare il proprio sogno? Però, prof, non mi prenda in giro.”
“Cercalo.”
“Come?”
“Poni le domande giuste.”
“Che vuol dire?”
“Leggi, guarda, interessati… tutto con grande slancio, passione e studio. Poni una domanda a ognuna delle cose che ti colpiscono e ti appassionano, chiedi a ciascuno perchè ti appassiona. Lì è la risposta al tuo sogno. Non sono i nostri umori che contano, ma i nostri amori”»(pag 52).
E di amore e di colore è pieno il libro. Dal titolo fino alla conclusione l’aspetto cromatico domina le pagine del romanzo. Ecco l’incipit: «Ogni cosa è un colore. Ogni emozione è un colore. Il silenzio è bianco. Il bianco infatti è un colore che non sopporto: non ha confini. Passare una notte in bianco, andare in bianco, alzare bandiera bianca, lasciare il foglio in bianco, avere un capello bianco… Anzi il bianco non è neanche un colore. Non è niente come il silenzio. Un niente senza parole e senza musica. In silenzio: in bianco. Non so rimanere in silenzio o da solo, che è lo stesso.»
E la conclusione: «Il bianco di queste pagine non mi fa più paura e lo devo a Beatrice: lei, bianca come il latte, rossa come il sangue. Fisso l’azzurro degli occhi di Silvia: un mare in cui far naufragio senza morirne, sul fondo del quale c’è sempre pace, anche quando la superficie è in tempesta.»
Perchè questa prevalenza del colore e quest’idea del bianco? Alla domanda D’Avenia ha raccontato un piccolo importante aneddoto. Un giorno era in programma il tema in classe, ma il prof. l’aveva completamente scordato e si era presentato alla classe senza uno straccio d’idea sul titolo. Non restava che improvvisare. Risultato: emozioni che suscitano i colori. Dalla lettura dei testi dei ragazzi emerge un’idea tanto inusuale (per noi adulti) del bianco, come assenza, vuoto, angoscia, timore.
Ma questo non è l’unico apporto degli studenti al fortunato testo del loro prof. Per ammissione dello stesso, la prima stesura del romanzo è stata sottoposta alla lettura e al giudizio di una classe di ginnasiali che ha, ad esempio, suggerito di dare maggiore spazio al personaggio di Niko, amico e compagno di squadra, la parte più francamente ‘maschile’ della vicenda. Ciò ha consentito uno sguardo sulle dinamiche dell’amicizia ‘al maschile’ tra ragazzi.
Insomma, io ora smetto di scrivere perchè sennò vi dico troppo e imbastisco un panegirico sul D’Avenia, ma vi consiglio davvero di leggere il libro. Pare che ce ne sia già un altro in arrivo.
Concludo con una battuta del D’Avenia medesimo: “Dicono che il romanzo migliore è il terzo. Io sto cercando di scriverlo subito saltando il secondo!”.
Buona lettura a tutti!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici

Seguici su Spotify e Youtube

Cari amici,
con “Aleksandr Solženicyn: vivere senza menzogna”, primo episodio del podcast “Radio Ricognizioni. Idee per vivere senza menzogna”, il nostro sito potrà essere seguito anche in video e in audio sulle due piattaforme social.

Podcast

Chi siamo

Ricognizioni è nato dalla consapevolezza che ci troviamo ormai oltre la linea, e proprio qui dobbiamo continuare a pensare e agire in obbedienza alla Legge di Dio, elaborando, secondo l’insegnamento di Solženicyn, idee per vivere senza menzogna.

Ti potrebbe interessare

Eventi

Sorry, we couldn't find any posts. Please try a different search.

Iscriviti alla nostra newsletter

Se ci comunichi il tuo indirizzo e-mail, riceverai la newsletter periodica che ti aggiorna sulla nostre attività!

Torna in alto