Gli Ultimi giorni del mondo (Marcovalerio Editore, pagine, 152 euro 12) scritto dal giornalista e scrittore piemontese Patrizio Righero, è un Drabble. Ma cos’è un Drabble, si chiederanno i nostri lettori? Non è semplicemente un tipo di racconto. È prima di tutto un’arte. L’arte di raccontare una storia in 100 parole. Si può raccontare una storia in 100 parole, ovvero poco meno della pagina di un libro? La risposta è inequivocabilmente sì, e questa certezza viene dal fatto che ciò è stato possibile. Abbiamo esempi di drabble nella letteratura mondiale, pochissimi in italiano, e quindi il libro di Patrizio Righero è assolutamente il benvenuto già solo per questo motivo.

Il Drabble è un’arte difficile e impegnativa. La creatività dell’autore deve dispiegarsi con precisione chirurgica. Ma non solo: il racconto deve essere chiaro, deve avere una trama minima ma coerente, deve avere una conclusione evidente. Insomma: è una sfida. Non è un caso che all’origine di questa produzione letteraria ci siano anche delle competizioni tra autori. Competizioni, più che concorsi, dove la gara è in primo luogo con se stessi, con le proprie abilità e capacità.

C’è un ulteriore aspetto importante di questo genere letterario che occorre sottolineare: la gran parte degli autori di questi scritti appartiene al genere fantascientifico, o per dirla in inglese, di Science-fiction. È un dato evidentemente su cui riflettere. I maestri del Drabble sono stati scrittori e scrittrici come Brian Aldiss, Gene Wolfe, Louis Mc Master-Bujold, che hanno al loro attivo grandi romanzi di successo, tutti di genere Science Fiction o Fantasy.

Patrizio Righero appartiene anch’egli al mondo degli appassionati del genere fantascientifico, così come di quello fantasy. I racconti di questo libro (cento più una sorpresa finale) appartengono anch’essi a questo filone. Perché questo feeling tra fantasia e racconto brevissimo? Forse perché la fantasia ha un potere evocativo, una capacità di stuzzicare e sollecitare la mente, che 100 parole possono bastare a fare una buona storia. C’è qualcosa di poetico in un Drabble, di evocativo, di simbolico, e forse anche per questo trova nel genere fantastico il suo terreno più favorevole.

Esiste un filone ibrido nella fiction speculativa: lo Science Fantasy, più o meno il fantasy scientifico; detto anche Space Fantasy, fantasy spaziale, il sottogenere che unisce, fonde e integra il fantasy alla fantascienza, rispettando entrambi. Lo Science Fantasy è quella forma narrativa che rende possibile l’impossibile; ovvero che conferisce del realismo a situazioni che nel nostro mondo concreto non potrebbero accadere. Nello specifico, lo Science Fantasy può arricchire di sfumature magiche e immaginifiche delle storie fantascientifiche che tali sfumature normalmente non avrebbero, come mettere in mano un’antica bacchetta magica a un ingegnere aerospaziale che deve costruire una stazione orbitante per salvare l’umanità dall’estinzione per un virus pandemico; oppure può spiegare scientificamente elementi di norma inverosimili presenti nelle storie Fantasy, come argomentare come un drago sputafuoco innamorato di una principessa che terrorizza una contea e deve essere ucciso da un eroico cavaliere errante in realtà sia un’aberrazione genetica creata in laboratorio da uno scienziato pazzo.

Nei Drabble di Patrizio Righero c’è tutto questo. Gli elementi fantascientifici sono allusi, quasi dati per scontati agli occhi del lettore, eppure capaci di stupire continuamente. L’invasione aliena, i viaggi nel tempo e nello spazio, la sociologia futura, la tecnologia sperimentale, le aberrazioni genetiche, sono gli elementi di sfondo di queste storie. Ma non solo: c’è anche un pizzico di fanta-filosofia, che non guasta. Si avverte il retrogusto della distopia, ovvero il volto che l’utopia ha assunto nella modernità.

La modernità scientista e tecnologica è anche, paradossalmente, il tempo di nuove utopie, di sogni della ragione che spesso sono diventati incubi bioetici: il “giocare a fare Dio” dello scienziato che vuole rimodellare la creazione, che vuole dominare l’uomo e il mondo. Di fronte a queste prospettive inquietanti, la tela dei Drabble di Righero ci porta al centro, dove non ci attende un orribile ragno, ma una Speranza, antica ma sempre nuova.

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